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Autore: Rowan936    17/03/2013    2 recensioni
Anche uno spietato Mangiamorte come Lucius Malfoy può provare pietà per un'innocente ragazzina brutalmente torturata.
***
«Perché mi hanno fatto questo?»
[...]«Perché sono… siamo pazzi.»
«Tu non sei pazzo. Mi hai salvata.»
Lucius represse un sorriso.
«Io sono come loro.» la contraddisse, ma la ragazzina era innocentemente testarda.
«Se lo fossi non mi avresti aiutata, ma avresti fatto come loro.»
***
[Partecipa al contest "Edite ed Inedite: emozioni a pacchetti!" organizzato da Mitsuki91 sul forum di Efp]
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Lucius Malfoy, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
- Questa storia fa parte della serie 'The bright side of the dark [Malfoy Family]'
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[Questa storia partecipa al contest "Edite ed Inedite: emozioni a pacchetti!" organizzato da Mitsuki91 sul forum di Efp]


 

Un solo gesto di pietà non può cancellare anni di malvagità

 

Lucius Malfoy aveva trentaquattro anni, ma non aveva mai assistito ad una tortura più brutale di quella che stava osservando in quel momento.

Una ragazzina di soltanto quindici anni, babbana, urlava sotto l’effetto delle cruciatus infertile dai suoi aguzzini, rea di aver incontrato un Mangiamorte per le strade deserte della periferia di Londra.

Lei urlava e Lucius osservava con celato orrore il suo volto innocente, ancora da bambina, contorcersi in smorfie brutali. Era una sporca babbana, la sua colpa era esistere.

Dopo averla torturata con numerose cruciatus, i Mangiamorte decisero di “divertirsi” un po’. Abusarono di lei ridendo, ignorando le lacrime di quella che era poco più di una bambina, la fecero gridare e piangere lacrime di orrore e disgusto.

Lucius osservava.

Non aveva mai partecipato a quel genere di torture, si era sempre rifiutato di toccare una donna o ragazza babbana, usando la scusa del “non voler contaminarsi con il loro sangue sporco”. La verità era che detestava gli abusi di quel tipo e non avrebbe mai partecipato. Mai.

Passarono due ore e la ragazzina urlava, mentre Lucius continuava ad osservare, apparentemente impassibile.

Passò un’altra mezz’ora, e finalmente gli uomini si alzarono, lasciando la ragazza a terra, accartocciata come un sacco vuoto.

Si avviarono verso la porta, soddisfatti, e uno di loro sibilò in direzione di Lucius: «Occupatene tu. Se ti va, puoi anche divertirti un po’.»

Lui annuì, pur sapendo che non avrebbe fatto nulla.

Quando la porta alle sue spalle si fu chiusa, Lucius si avvicinò a piccoli passi alla ragazza sanguinante distesa a terra.

La guardò dall’alto in basso, cercando di vederla solo come spazzatura, ma, nonostante i vestiti stracciati e le numerose ferite, continuava a sembrargli solo una ragazzina brutalmente torturata.

Estrasse la bacchetta, lentamente, e gliela puntò contro.

Avada Kedavra.

Due parole, per mettere fine all’esistenza di quell’inutile babbana.

Avada Kedavra.

Due parole, per dichiarare definitivamente che lui non provava pietà, che era solo una macchina da guerra.

Avada Kedavra.

Due parole, impronunciabili in quel momento.

Lucius depose la bacchetta con un sospiro di frustrazione e si chinò per avvicinarsi alla ragazzina.

«Non… non farmi del male… ti prego…» mormorò quella.

Lucius fissò i propri occhi in quelli azzurri di lei: erano così vivi e lucenti quando era entrata in quella cella, anche se pieni di paura, mentre ora… erano solo specchi opachi ricolmi di terrore e dolore.

«Non ti farò niente.» le assicurò.

La ragazzina ricominciò a piangere, rannicchiandosi su se stessa. Evidentemente non gli credeva. E come darle torto dopo quello che aveva appena passato?

Lucius la guardò, indeciso sul da farsi, poi estrasse la propria bacchetta e si abbassò per passarle un braccio sotto alle gambe e uno dietro alla schiena, così da prenderla in braccio.

Lei cercò di opporre una minima resistenza, ma cedette quasi subito.

«Senti, tieniti forte a me o ti farai del male. E cerca di non vomitare.»

La ragazza annuì e si aggrappò al suo collo, affondando il volto nell’incavo della spalla di lui.

Si materializzarono fuori dal cancello che segnava il confine di Malfoy Manor, dove Lucius si fermò per controllare che la ragazzina stesse bene. Tremava e stringeva la presa su di lui talmente forte da fargli quasi male.

Riprese a camminare e la portò in camera sua, cacciando via gli elfi domestici che li fermarono lungo il tragitto, la adagiò sul proprio letto e sospirò, indeciso sul da farsi.

La ragazzina lo guardò impaurita, si rannicchiò su se stessa di modo da coprire i seni che la maglia lacerata lasciava scoperti mentre una timida fiducia si faceva strada nei suoi occhi.

Lucius si avvicinò con la bacchetta in mano e lei si ritrasse, riconoscendo l’oggetto che nelle ultime ore le aveva causato tanta sofferenza.

«Voglio solo curarti…» provò a rassicurarla Lucius, mentre sentiva crescere dentro di sé la consapevolezza di star aiutando una “schifosa babbana indegna di vivere”. Lei sembrò rilassarsi impercettibilmente e lui ne approfittò per curarle le numerose ferite. A lavoro terminato, si alzò in piedi e le voltò le spalle.

«Non muoverti.»

La ragazzina annuì: iniziava a fidarsi di quell’uomo.

Lucius rovistò tra le cose di Narcissa, che non era in casa al momento, ma non trovò nulla di adatto ad una ragazzina di quindici anni – per di più babbana –, così si materializzò fuori da un negozio di abbigliamento in un piccolo paesino nei pressi di Londra e rubò una maglia, un paio di pantaloni e della biancheria intima che ad occhio gli sembrarono andare bene. Tornò indietro e, giunto nella propria stanza, trovò la ragazzina esattamente dove l’aveva lasciata.

«Tieni.» disse lanciandole i vestiti e voltandosi per darle un po’ di privacy. «Vestiti in fretta.»

Sentì dei movimenti alle proprie spalle e si concentrò sulle motivazioni, del tutto irrazionali per un Mangiamorte, che lo spingevano ad aiutare quella sconosciuta. Le aveva fatto pena, innanzitutto. L’aveva vista soffrire e aveva pensato che fosse poco più di una bambina, che non meritasse tutto quello che le stava succedendo. Si era immedesimato nei genitori che non avrebbero saputo più nulla della loro figlia, inghiottita da un male sconosciuto.

«Ho finito.»

La voce debole della ragazzina interruppe il flusso dei suoi pensieri.

Lucius si voltò e notò con piacere che i vestiti le calzavano a pennello. La ragazzina si reggeva in piedi, ma le gambe le tremavano e Lucius sospettava che non sarebbe riuscita a muovere un passo.

«Riesci a camminare?» le chiese.

Lei annuì e mosse un passo in avanti, ma perse subito l’equilibro e Lucius si precipitò istintivamente a sostenerla.

«Grazie.» soffiò lei.

Lucius sentì una strana sensazione allo stomaco. Nessuno lo ringraziava mai, semplicemente perché non faceva nulla per aiutare gli altri, ma sentire quella parola soffiata con tanta gratitudine lo fece sentire ancora più meschino di quanto fosse in realtà.

«Dove abiti?» le chiese, come a voler interrompere le proprie riflessioni.

«Vicino a Londra… in campagna…»

Lucius si fece descrivere la casa e comprese che, fortunatamente, il luogo gli era conosciuto.

«Tieniti a me.»

«Rifacciamo quella cosa di prima?»

La prese nuovamente in braccio e lei si appese al suo collo, senza più timore.

«Esatto.»

 

La casa descritta dalla ragazza era una villetta indipendente, isolata nella campagna vicino a Londra e circondata da un giardino.

«È questa?»

Lei annuì.

Lucius s’incamminò verso la casa, attento a non inciampare nei sassi che ricoprivano il terreno, quando la ragazzina chiese: «Perché mi hanno fatto questo?»

Trovava strano che non glielo avesse chiesto prima, tuttavia il fatto che la domanda fosse ragionevole non lo aiutava a rispondere.

«Perché sono… siamo pazzi.»

«Tu non sei pazzo. Mi hai salvata.»

Lucius represse un sorriso.

«Io sono come loro.» la contraddisse, ma la ragazzina era innocentemente testarda.

«Se lo fossi non mi avresti aiutata, ma avresti fatto come loro.»

Non faceva una piega, ma non cancellava quello che aveva fatto in passato.

«Tu non mi conosci.»

«Ma so che sei buono.»

Buono… Forse un tempo lo era stato, sì, ma ora non più. Un solo gesto di pietà non poteva cancellare anni di malvagità.

«Ti sbagli.»

Lei non replicò più, ma lo strinse più forte, in modo quasi… confortante.

Giunsero alla casa pochi minuti dopo e Lucius mise in piedi la ragazzina.

Quella ci mise un minuto a stabilizzarsi, poi si raddrizzò per guardarlo negli occhi freddi e inespressivi.

«Grazie.»

Ancora. L’aveva fatto di nuovo e la seconda volta era stata anche peggiore della prima.

«Non ho fatto niente.»

«Hai fatto molto.»

La ragazzina si allungò e gli posò un lieve bacio sulla guancia, poi gli sorrise.

Lucius ricambiò il sorriso con una specie di ghigno malformato, non riuscendo a fare di meglio, ma lei sembrò apprezzare comunque.

Lui sospirò.

«Vai a casa. Saranno tutti preoccupati.»

Lei annuì.

«Non dimenticherò mai quello che hai fatto.»

Temo di doverti contraddire. Pensò lui amaramente.

Lucius estrasse la bacchetta senza farsi notare e, quando la ragazza gli ebbe voltato le spalle, gliela puntò contro sussurrando: «Oblivion

Lei continuò a camminare come se niente fosse, mentre Lucius si nascose ad osservarla abbracciare i suoi genitori, i cui volti preoccupati si rilassarono non appena videro la loro figlia.

Non riuscì a trattenere un piccolo sorriso.

«Buona fortuna, ragazzina.» disse prima di smaterializzarsi e tornare ad essere Lucius Malfoy, il Mangiamorte senza scrupoli al servizio di Voldemort.




Angolo Autrice

Ok, ho tanta voglia di nascondermi.
E pensare che questa storia partecipa anche ad un contest...
Allora, devo dire che non ho la più pallida idea che come mi sia uscita questa... cosa. Non so, ho sempre pensato che anche Mangiamorte come Lucius avessero provato un briciolo di pietà in tutta la loro, ok che stiamo parlando di uno spocchioso Purosangue, ma ha una moglie (e nella mia visione delle cose la ama molto u.u) oltre che un figlio, quindi non penso che sarebbe rimasto indifferente alla tortura di una ragazzina che potrebbe essere sua figlia.
Non so, probabilmente è OOC, ma quest'idea mi ha tormentata per un'intera giornata, quindi ho dovuto scriverla per forza! v.v
Che dire, fatemi sapere cosa ne pensate, accetto volentieri critiche costruttive, anche perché non sono troppo soddisfatta T.T
A presto!

  
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