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Autore: whitedeer    17/03/2013    3 recensioni
C'era qualcosa in quella donna che mi accendeva tutti gli interruttori, volevo sentirla svestirla completamente, assaporare ogni centimetro della sua pelle, ma non era solo questione di portarla a letto, volevo anche conoscerla. Sedurla fino a sottometterla completamente.
Tratto dal capitolo 9: " Sai.. ho fatto sesso in posti che crederesti impossibile, ma mai, mi è capitato di farlo su un divano in piena seduta psicologica.." mi studiò lui col suo solito ghigno, avvicinandosi a me.
"Hai intenzione di portarmi a letto?" chiesi maliziosa stando al gioco e lasciando che si avvicinasse a me.
"Certo che ho intenzione!" sussurrò lui bloccandosi a un palmo da me.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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24. Concern and happiness
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   24. Concern and happiness

Dopo aver sentito la porta chiudersi con un tonfo, mi sedetti sul letto e mi coprii il volto con le mani.
E anche se era la cosa giusta da fare, mi sentivo di merda.
<< Ragazzi sono Paige, tranquilli continuate  a parlare, prendo solo le chiavi e vado via! >> sentii urlare Paige dal salotto.
Da parte mia non arrivò nessuna risposta e sentii dei passi venire verso la mia camera.
<< Kate..? >> la sentivo ma il mio volto era ancora tra le mani ed esitavo ad alzare lo sguardo.
La mano confortante di Paige si posò sulla mia spalla e quando alzai lo sguardo, finalmente decisa a guardarla la vidi inginocchiata ai miei piedi con lo sguardo preoccupato che mi scrutava a fondo.
Deglutì inquieta e subito dopo si gettò su di me cingendomi nel suo abbraccio.
Con lei non c’era bisogno di parlare, mi capiva anche con un semplice sguardo e mi conosceva troppo bene da sapere che quello non era un bel momento. Sapeva che anche una singola parola mi avrebbe fatto scoppiare in un pianto infinito. E anche quel gesto non evitò quelle poche lacrime che scesero rigandomi il volto e bagnarono un po’ la maglia di Paige.
<< Scusami, ti sto bagnando la maglia.. >> mi ritrassi un po’ asciugandomi il volto in fretta.
<< Non mi preoccupo di questo.. che è successo con Joe? >> chiese poi un po’ titubante.
<< Ha.. seguito il mio consiglio. >> sospirai distogliendo lo sguardo e posando le mani sulle cosce.
<< C’è qualcos’altro che ti turba, i tuoi gesti sono troppo nervosi e ti conosco troppo bene per  sapere che è così, ne vuoi parlare? >> mi chiese inclinando il capo da un lato.
Era ora che anche le ragazze sapessero della mia preoccupazione.
Sospirai girando lo sguardo verso il suo fin quando i miei occhi non incontrarono quelli verdi di Paige e aggiunsi: << Sì.. ma vorrei parlarne anche con le altre. >>
<< Come vuoi.. andiamo allora. >> mi sorrise cingendomi la vita. Ricambiai il sorriso e a un tratto sentii una certa voglia pervadermi.
<< Ti dispiace se ci fermiamo al negozio qui sotto prima..? Ho voglia di qualcosa di.. salato. >>


Il mattino non tardò ad arrivare. Anzi, arrivò troppo in fretta.
Quando mi alzai da letto, sentii arrivare la stessa e identica sensazione di nausea del giorno prima.
Dopo aver fatto una capatina in bagno, andai in cucina dalle ragazze dov’erano tutte riunite.
<< Buongiorno Kate. >> parlò Scarlett sorridente mentre sorseggiava la sua tazza di caffè e così mi salutarono anche le altre due ragazze.
<< Noi abbiamo quello che ti serve.. sei pronta? >> chiese Laurel avvicinandosi a me.
<< Ho voglia di un succo! C’è? >> borbottai sedendomi su una sedia libera.
<< Abbiamo anche quello. >> rise Paige porgendomi un bicchiere con il liquido dentro. La osservai titubante come se quel giorno che forse tanto avevo desiderato, non arrivasse.
Ero pronta a scoprire la verità? Certo non ero nelle condizioni migliori! Non potevo dire di saltare per l’intera casa per quello che sarebbe avvenuto di lì a poco.
Ma.. o la va o la spacca, pensai.
<< Sono pronta. >>
Tutto il supporto che le ragazze mi diedero fu importante. Senza di loro forse non avrei mai fatto quel test da sola.
Paige mi porse la confezione di cartone rettangolare e con un ennesimo sospiro rivolsi un ulteriore sguardo alle ragazze.
<< E se.. >> parlai osservandole cercando qualsiasi argomento pur di rimandare il più possibile.
<< Kate, se non fai il test non saprai mai “se”! >> aggiunse Laurel saggiamente spingendomi a entrare in bagno.
<< E se sarà positivo, allora agiremo di conseguenza! Ti aspettiamo qui. >> concluse Scarlett quando entrai in bagno per poi chiudere la porta alle mie spalle.
Le ragazze avevano ragione, forse tutte quelle sensazioni erano frutto della mia mente, forse non stava succedendo nulla di tutto ciò che pensavo, forse..
<< A noi due. >> borbottai osservando la scatolina, contenente il test di ultima generazione che le ragazze avevano comprato accuratamente.

Quando aprii la porta del bagno, trovai Paige che camminava su e giù per il corridoio nervosamente, Laurel seduta con la schiena poggiata al muro e Scarlett al suo fianco.
<< Allora? >> parlò per prima Paige avvicinandosi a me, mordendosi nervosamente le unghie.
<< E’ positivo. Sono incinta. >>
Pronunciare quella frase faceva tutt’altro effetto che pensare che fosse vero. Un po’ della preoccupazione svanì e un leggero sorriso si dipinse sul volto. Istintivamente portai una mano sul ventre.
Laurel e Scarlett allibite presero il test e lo osservarono mettendo a confronto le due linee, quella della scatoletta dov’erano le istruzioni e quella del test.
<< Sei incinta. >> fece eco Paige portandosi una mano alla bocca per non strillare dalla gioia.
<< Ma Kate.. non prendevi la pillola? >> domandò d’un tratto Laurel increspando le sopracciglia.
<< Sì, ma  ho dovuto interrompere qualche settimana prima per non avere problemi con la partita. Non si posso prendere medicinali, di alcun genere.. >> spiegai alla ragazza che comprese. In effetti le regole erano chiare, ma quella sera dopo la vittoria, ero troppo contenta ed eccitata per rendermi conto di quello che poteva accadere in seguito.
<< E già.. è proprio incinta! >> confermò Scarlett guardandomi per poi rivolgermi un sorriso che ricambiai.
Beh almeno qualcuno l’aveva presa bene.
Non che non fossi felice della notizia. Pensare che un piccolo bimbo o bimba crescesse dentro di me e che quel figlio fosse anche di Joe mi rese la persona più felice al mondo.
Ma dopo quello che era successo con Joe le cose cambiavano. Ero stata io a  dire di volere del tempo, ero stata io a combinare quel casino e dovevo rimediare in qualche modo. Non gli avrei tenuto nascosta anche quella notizia, no, gliel’avrei detto anche in quel momento stesso. Ma non era una notizia da dare al telefono. Joe era ancora in trasferta, quella sera ci sarebbe stata la partita e se avrei parlato con Joe del bambino, potevo dire addio alla sua concentrazione che in quel momento era preziosa.
<< Quando glielo dirai a Joe? >> mi domando Paige come se mi leggesse nella mente.
Raggiungemmo la cucina.
<< Quando tornerà, non credo sia argomento da dire al telefono. >>
<< Ottima scelta Kate, ora però qualcuno di voi mi sa dire cosa me ne faccio degli altri test che ho comprato?? >> chiese Laurel con una smorfia.
Volsi lo sguardo nella sua direzione e spalancai gli occhi divertita.
<< Altri test?? >> chiese preoccupata Scarlett.
<< Sì ne ho altri in borsa.. >>
<< Laurel avevo detto una confezione, una! >> convenne Paige roteando gli occhi portandosi una mano alla tempia.
<< La commessa mi faceva pena, continuava a ripetere che era per sicurezza ed ho accettato.. >> fece una smorfia in sua difesa.
E mentre Paige e Scarlett sbuffavano, io mi morsi il labbro per non scoppiare a ridere.
<< Va bene ragazze cosa sarà mai, chissà che Scarlett non sarà la prossima dopo Kate e così avremo già dei test a disposizione! >> ci scherzò su Laurel dando una leggera gomitata alla compagna.
Scarlett sbarrò prima gli occhi per lo stupore della frase poi le rivolse uno sguardo truce che l’ammonì.
<< Stavo scherzando. >> aggiunse Laurel con un sorriso divertita.
Forse l’idea di Laurel non era male, dopotutto Scarlett e Mario si conoscevano da molto tempo ormai, vivevano insieme e si amavano perché non arrivare anche ai figli dopo un futuro matrimonio? Ma forse Scarlett vedeva ancora lontana una proposta del genere come vedeva lontano l’idea di avere un figlio.
Quella mattina andai in università con le ragazze, come mio solito e a pomeriggio inoltrato poiché non avevo gli allenamenti visto che la squadra era in trasferta, andai a trovare mia madre che era appena uscita dall’ospedale dopo aver fatto i controlli, ma prima di andare dai miei genitori mi diressi verso una concessionaria sempre in quelle zone.
Quando entrai c’erano molte macchine, sportive e non. Davvero belle. In realtà non stavo cercando una macchina per me, io aveva la mia Mini che funzionava ancora bene, ma cercavo una macchina per i miei genitori. Era ora che quel ferro vecchio facesse la fine che meritava dopo tanti anni.
Un signore sulla sessantina davvero cortese mi fece vedere molti modelli, ma nessuno di quelli mi convinceva davvero. Per mia madre che non aveva la patente, nelle sue condizioni non era possibile non possedere una macchina funzionante che l’accompagnasse in ospedale quando ne aveva bisogno.
Vidi, dopo un lungo giro, una macchina che poteva fare al caso loro, era una Jeep.
<< Questa! >> sbottai di colpo incantata dinanzi alla vettura maestosa.
Il signore mi osservò sbigottito, si aggiusto la cravatta in un gesto nervoso e mi raggiunse vicino alla macchina.
<< Questa..? >> fece eco lui un po’ titubante.
Voltai lo sguardo nella sua direzione e lo osservai con sguardo accigliato.
<< Ci sono problemi? >>
<< No, no certo che no. Questa macchina è bella, confortante, comoda.. >>
<< Si, si non m’interessa, prendo questa! >> parlai facendo un  gesto di nonchalance. Non volevo sentire altre parole. Bella comoda e confortante. Era quello che un’auto doveva avere.
<< Ma non vuole sentire di cosa dispone..? >> chiese allibito il signore.
<< Ho detto che la prendo, cosa vuole che senta ancora? Allora concludiamo il nostro accordo? >> lo esortai.
<< Sì, mi segua. >>
Così raggiungemmo il suo ufficio e uscì una serie di carte e documenti. Parlammo per un po’ di tempo sui vari optional che volevo aggiungere e sui vari costi.
<< Allora quando potrò avere la macchina? >> domandai sorridente osservandolo diritto negli occhi.
<< Tra un mese se tutto andrà a buon fine, può venire a prenderla. >>
<< Un mese? >> sbottai portandomi diritta di scatto e l’anziano signore trasalì per quel mio gesto improvviso.
Stava scherzando?
Come potevo aspettare un mese per avere la macchina?
I miei genitori avevano una certa urgenza e un mese era davvero troppo!
<< Senta io ho una certa fretta. Devo avere la macchina il prima possibile! >>
<< Mi dispiace, questi sono i tempi.. >>
<< Abbreviamoli allora! I miei genitori hanno bisogno di quella macchina, subito! >> parlai nervosa.
Il signore continuava a scusarsi impaurito per i miei sbalzi d’umore improvvisi a momenti nervosi e a momenti tristi e cercava di farmi calmare.
Dopo una lunga discussione arrivammo entrambi a una conclusione, avrebbe abbreviato i tempi di consegna e lo ringraziai per la comprensione.
<< Mi potrebbe fare un ultimo favore? >> domandai al signore con un sorriso mentre il suo sguardo era preoccupato. Annuì  e così parlai.
<< Potrei avere delle foto della macchina, vorrei farla vedere ai miei genitori.. >> Non servirono gli occhi dolci, il signore esasperato annuì roteando la mano e aggiunse: << Faccia pure, purché esca da questo ufficio! >>
Sorrisi e così scattai qualche foto alla macchina.

 

Quando suonai al campanello mi venne ad aprire mia madre.
Indossava una maglia  a maniche lunghe e una salopette di jeans mentre in mano girava e rigirava uno strofinaccio.
<< Mamma. >> convenni sorridente quando la vidi nelle migliori delle condizioni ed era impossibile non vedere la pancia.
<< Kate, sono felice di vederti, entra! >> mi abbracciò lei e mi fece spazio per entrare in casa.
Sorrisi e quando misi piede in salotto, sentii un buon odore provenire dalla cucina, forse stava cucinando qualcosa di buono. Mi guardai attorno e non vidi mio padre ma non gli chiesi dov’era.
<< Come mai da queste parti, non hai gli allenamenti a quest’ora? >> mi domandò curiosa osservando l’orologio alle sue spalle, mentre ci accomodammo sul divano.
<< Sì ma volevo vedere come stavi.. >>
<< Sto bene. >> mi sorrise stringendomi la mano. << Vuoi qualcosa da bere? Hai fame? >>
Possibile che mia madre pensasse a cosa volessi io nonostante le sue condizioni?, pensai sorridente.
<< No tranquilla non voglio niente, tu invece hai bisogno che ti porti da qualche parte per fare dei servizi? >> domandai curiosa.
<< Ho mandato tuo padre a comprarmi delle cose, non ti preoccupare e poi c’è tua zia Sandy che non mi lascia un attimo da sola, anzi mi domando dove sia finita, doveva essere qui.. >> pensò ad alta voce mia madre avvicinandosi alla finestra e scostando una tendina osservò fuori.
<< Ma meglio così quella donna mi fa stancare molto più di quando non sia già stanca! >> brontolò lei con gesto di nonchalance.
Quando entrò in cucina, la sentii armeggiare con delle pentole e così le andai incontro per vedere cosa stesse combinando.
<< Non dovresti cucinare, lo sai? >>
<< Ah sì? E tuo padre come lo sfamo? >> ci scherzò su lei scuotendo il capo divertita.
<< Sai cosa intendo. Devi riposarti. Lascia fare a me.. >>
<< Se vuoi renderti utile, prendi le carote dentro il frigo! >> parlò lei versando dell’acqua in una grossa pentola senza rivolgermi lo sguardo. Non la feci parlare due volte e così eseguii l’ordine.
Mentre sbucciavo le carote ed eseguivo gli altri ordini che mi diede, pensai su come dire le due notizie.
Avrei dovuto aspettare anche mio padre per comunicarlo a entrambi, pensai. Sì forse era la decisione migliore. E in quel momento fui travolta da un senso di solitudine. Avrei dovuto parlarne prima con Joe e poi comunicare la notizia a entrambe le famiglie con lui al mio canto, un maggiore sostegno era quello che mi serviva.
<< Dimmi Kate come va con Joe? >> quella domanda mi fece uscire dai miei pensieri e mi scosse profondamente.
Non potevo mentire ancora, non sarebbe servito a niente perché alla fine l’avrebbe saputo anche lei e mio padre.
<< Abbiamo avuto una discussione. >>
<< E’ successo qualcosa? >> domandò ancora, preoccupata, rivolgendomi la sua più completa attenzione.
<< Non di preciso, ma è stata una discussione seria.. >>
<< Vi siete parlati dopo la lite? >>
<< No, è in trasferta con la squadra e non mi andava di chiamarlo, so che è arrabbiato per il mio comportamento.. preferirei parlarli quando torna. >>  distolsi lo sguardo dal suo non riuscendo più a sostenere i suoi occhi profondi e indagatori.
<< Kate qualunque cosa sia successo anche la più seria di tutte, se Joe ti vuole bene, non sarà arrabbiato con te per il tuo comportamento. >> mi sorrise lei sicura prendendomi il mento con il pollice e l’indice girandomi il volto affinché incontrassi i suoi occhi.
Sospirai e a interrompere quella situazione davvero imbarazzante fu mio padre che entrò in casa.
<< Sono a casa! >>
Entrò in cucina con qualche busta alle mani che posò sul tavolo e mi osservò sorridente.
<< Kathleen, che ci fai qui? >>  si avvicinò e mi lasciò un bacio sulla tempia.
Un gesto davvero affettuoso che raramente lasciava mio padre, doveva essere particolarmente felice.
<< Ero venuta a vedere la mamma e a darvi una notizia a entrambi.. >> sorrisi osservandoli.
Alla fine dopo una lunga e accurata riflessione decisi di darli solo una delle due notizie. L’acquisto della macchina nuova. Pensai che fosse meglio così per il momento, aspettare qualche altro giorno non avrebbe creato dispiacere ai miei genitori, gli avrei detto del bambino subito dopo averlo detto a Joe.
<< Anch’io ho una notizia da darvi! >> convenne mio padre gioioso.
<< Sentiamo allora. >> lo esortò mia madre incrociando le braccia al petto.
<< Ho sistemato l’auto! >>
Alzai lo sguardo verso mia madre e la vidi chiudere gli occhi a due fessure curiosa di scoprire cosa avesse fatto mio padre. Io invece stirai le labbra per non ridere.
<< Sei andato dal meccanico? >> Mia madre pronunciò quelle parole molto lentamente e piena di curiosità.
<< No di certo, l’ho sistemata io. Un piccolo guasto al motore e adesso funziona meglio di prima! >> continuò sorridente.
Mia madre roteò gli occhi esasperata e conoscendola capivo il motivo. Mio padre era convinto che se riusciva a sistemare un tostapane, allora era in grado di sistemare tutto. Così come la sua adorata macchina.
<< Non fare quella faccia Isabelle! >> si lamentò lui portando le mani ai fianchi.
<< Come faccio a non fare questa faccia? Non possiamo sempre contare su tua sorella, Callan! >>
<< Mamma non dovrai contare ancora per molto su zia Sandy. >> parlai io con voce tranquilla spiegando come stavano i fatti.
<< Sì Isabelle, ascolta tua figlia! >> convenne mio padre dandomi ragione.
<< Intendo dire che vi ho comprato una macchina, non ci saranno più problemi. >> sorrisi osservandola.
<< Che cosa? >> parlarono all’unisono entrambi scioccati per ciò che avevo detto e aggiunsi: << Era questa la mia notizia. Ve la consegneranno poco prima di un mese.. >>
<< Kate ma come ti è saltato in mente? >> convenne mio padre non accettando che gli avessi comprato una macchina.
E neanche mia madre sprizzava gioia da tutti i pori ma era leggermente sollevata rispetto a mio padre che mi osservava con occhi a due fessure come se avessi commesso un reato.
<< Avanti papà non fare quella faccia, sai benissimo che hai bisogno di una macchina nuova ed io te l’ho comprata fine della storia. >> cercai di mettere un punto a quella conversazione, perché l’unica cosa che volevo, era che accettassero il mio regalo senza neanche un commento di più.
<< Ma Kate.. >> tentò di parlare lui ma lo ammonii con lo sguardo. Poi mi ricordai delle foto e presi il telefono dalla tasca e gliele mostrai a entrambi.
<< Ecco la vostra nuova macchina. >> dissi sorridente mostrandogliela.
Mia madre prese il telefono e mio padre si avvicinò per osservare le foto.
<< L’ho scelta nera, è grande, ha dei sedili comodissimi l’ho provata io stessa, fidatevi e poi.. non è bella? >>
<< Ma allora le persone costruiscono ancora macchine.. e io che pensavo si fossero fermati al modello di tuo padre! >> beffeggiò mia madre osservando mio padre con un ghigno.
<< Scommetto ti è costata una fortuna! E stai tranquilla ti ridarò ogni soldo! >> disse mio padre osservandomi serio.
<< Sì mi è costata tanto, ma no. Non accetterò neanche un singolo centesimo da voi. Ho abbastanza denaro da comprarvi una macchina e voglio che lo accettiate come un regalo! >> aggiunsi alzando il sopracciglio severa.
Vedendo il mio sguardo, la loro risposta non poteva che essere un sì, anche se mio padre continuava a ripetere che era in debito con me.
Quella sera avvisai Paige e le ragazze che rimanevo a casa dei miei genitori. Cenai con loro e guardai anche la partita della squadra. Ma purtroppo il risultato finale non era dei migliori.

 

Joe pov.
Le sconfitte per quanto dure possono essere, arrivano, ma l’importante è sapere come rialzarsi.
Quella sera il mister tornò più nervoso del solito negli spogliatoi. La partita si poteva considerare conclusa già a metà secondo tempo, quando la squadra avversaria era sul 2-0 e noi eravamo chiusi tutti nella nostra metà campo.
Dalla porta osservavo ogni singolo compagno di squadra ed era impossibile non vedere l’incredibile sforzo che mettevano per rubare la palla e continuare a giocare fin quando l’arbitro non suonava tre volte per annunciare che la partita era finita.
Eravamo tutti stanchi, fisicamente e psicologicamente. I troppi impegni, le continue accuse da parte dei giornalisti che ci ritenevano incapaci di vincere questa partita, ci avevano buttato il morale a terra. Per molte squadre era facile rifarsi ma noi avevamo un punto a sfavore, il morale dei ragazzi. Sapevano dove colpirci e con quali armi e molti dei nostri si abbattevano.
Ma nonostante il risultato della partita, il mister venne comunque negli spogliatoi per congratularsi della partita.
Il viaggio in pullman non fu molto lungo, come ogni trasferta tornammo a casa il mattino presto. Ero distrutto ma non ero poi così stanco e quando arrivai a casa dopo aver posato i borsoni in camera, mi gettai sul divano e accesi la tv.
Quando finalmente trovai i miei primi dieci minuti, dopo tre giorni, per pensare solo ed esclusivamente ai problemi che mi tormentavano il mio pensiero, sviò direttamente su Kate.
C’eravamo lasciati così. Senza ma e senza forse, senza un ciao o un a dopo. Ero solo andato via da casa sua senza seguendo ciò che aveva detto, senza ragionare perché ero troppo arrabbiato e nervoso per la pressione del mister.
Ma ora che ero tornato a casa lasciandomi alle spalle quello che era successo durante quei tre giorni di trasferta avevo voglia di fare solo una cosa.
Andare a parlare con Kate e sapevo anche come fare.

NOTE FINALI
Buonasera ragazze :D
Perdonate la lunga assenza, questa volta credo di aver superato il record, fra qualche giorno avrei fatto un mese dall’ultima pubblicazione.. mi dispiace davvero, ma in questo mese sono riuscita solo a scrivere il capitolo in quei pochi giorni che avevo di tranquillità.
Spero che il capitolo non faccia schifo, spero sia piaciuto o che almeno sia accettabile se non è così, vi chiedo umilmente scusa U.U,
Cosa posso dire del capitolo? Beh non molto, parla da sé. Le ipotesi di Kate erano fondate.. la ragazza è incinta, Joe è finalmente tornato dalla trasferta e ha tutte le intenzioni di parlare con Kate.. quale sarà il suo modo di riavvicinarsi a lei?? :3
Prima di concludere, ringrazio infinitamente tutte le ragazze che mi hanno sostenuto e che continuano a farlo e anche a chi avrà voglia di continuare a leggere la mia storia! GRAZIE!! :3 vorrei davvero dedicarvi tutto il mio amore, affetto, con qualche bella frase, ma purtroppo ora come ora potrei scrivervi qualcosa di Diritto o Filosofia.. xD lol
Perciò mi dispiace se sono molto riduttiva con i ringraziamenti!
Ah, prima di andare volevo dirvi che, siamo giunti alla fine della storia. Questo è il penultimo capitolo, il prossimo sarà l’ultimo.. :’3 però ho una sorpresa per voi e ve la dirò nel prossimo capitolo!  Ci tenevo a dirvi questo, vi mando un grosso bacio!
Con affetto Betta.
P.S.: Riguardo Take me aggiornerò il nuovo capitolo a breve, promesso :)

   
 
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