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Autore: C h i a    17/03/2013    2 recensioni
Dalla storia:
"Era stato allora che sua madre gli aveva spiegato tutto: lui era un mago. Uno di quelli che fanno magie. No, non come quelli che di tanto in tanto vedeva in televisione o alle feste degli altri bambini. Era un mago vero, e un giorno avrebbe avuto la sua bacchetta magica, e sarebbe andato in una scuola per imparare gli incantesimi, e avrebbe saputo fare le pozioni. Non era come gli altri bambini, era speciale.
Ma il suo papà non l’avrebbe mai capito."

Alcuni momenti dell'infanzia di Severus Piton, scritti per il contest "Tutti i grandi sono stati bambini, una volta".
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Eileen Prince, Severus Piton
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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Sei speciale

 
“Tu non sei come gli altri bambini, Sev. Sei speciale”.

La prima volta che sua madre glielo aveva detto era stato dopo uno dei soliti, violenti litigi con Tobias. Severus aveva solo cinque anni, ma avrebbe ricordato quel giorno per molto tempo. Era appena tornato da scuola con una A rossa segnata sul quaderno di grammatica, quando, nell’impazienza di mostrare al padre la valutazione ottenuta, aveva deciso di far svolazzare le pagine verso la poltrona del soggiorno dove il signor Piton era solito sedere per guardare il telegiornale. Felice, aveva seguito il suo “uccellino di carta” –così lo aveva ribattezzato-, pronto a vedere la soddisfazione nel volto del genitore. Quello che accadde, invece, lo sconvolse totalmente. Tobias aveva appena  avuto il tempo di intravedere con la coda dell’occhio una cosa  sospesa a mezz’aria, che subito, con un urlo sovraumano, aveva preso il figlio per la collottola e lo aveva trascinato fino alla cucina, dove la moglie stava preparando il tè. Aveva lanciato Severus contro il muro, facendogli sbattere la spalla destra, e aveva cominciato a gridare cose terribili, facendosi pian piano sempre più rosso in volto. Aveva accusato Eileen di essere una schifosa strega, una lurida incantatrice, di aver generato un mostro. La sua arringa era durata per circa dieci minuti, e alla fine Tobias Piton l’aveva schiaffeggiata ed era uscito sbattendo la porta, diretto chissà dove. La donna si era accasciata sul pavimento, le lacrime che le inondavano il viso pallido provocandole singhiozzi incontrollabili. Severus le si era avvicinato, timoroso, e l’aveva abbracciata.
Era stato allora che sua madre gli aveva spiegato tutto: lui era un mago. Uno di quelli che fanno magie. No, non come quelli che di tanto in tanto vedeva in televisione o alle feste degli altri bambini. Era un mago vero, e un giorno avrebbe avuto la sua bacchetta magica, e sarebbe andato in una scuola per imparare gli incantesimi, e avrebbe saputo fare le pozioni. Non era come gli altri bambini, era speciale.


Ma il suo papà non l’avrebbe mai capito.

**

Dicembre era arrivato, portando con sé il freddo tipico degli inverni inglesi. I fiocchi di neve scendevano giù formando un’unica distesa di bianco, a terra. Era il giorno di Natale, e, appoggiato sul davanzale della sua finestra, Severus guardava i bambini giocare nella piccola piazza davanti casa sua. Lucas e Ginger, i figli dei vicini, stavano costruendo un pupazzo di neve con l’aiuto dei loro genitori; Paul Harris, John Kayne e Gary Bennett si rincorrevano lanciandosi palle di neve; Ariel e Peighton McGregor giocavano a creare strane forme sul terreno. Come li invidiava! Quanto avrebbe desiderato avere un amico con cui divertirsi! Tutti, invece, sembravano evitarlo. E Severus non poteva fare a meno di sentirsi umiliato quando sentiva bisbigliare alle madri “sta’ lontano da quel Piton. Suo padre è un poco di buono!”.
A riscuoterlo dai suoi pensieri era stato il lieve rumore di nocche che sbattevano sulla porta.
“Avanti” aveva detto.
Era sua madre, il volto più pallido che mai, che reggeva tra le mani un vassoio con due tazze fumanti.
“Si può?” aveva chiesto, e senza aspettare una risposta si era seduta sul letto del figlio, invitandolo a prendere posto accanto a lei. Solo mentre gli porgeva la sua cioccolata calda Severus aveva notato che le mani le tremavano. Osservandola meglio, si era accorto che era dimagrita, e che un paio di lividi violacei spuntavano sulla guancia e sulla parte del petto lasciata scoperta dal maglione. Prima che potesse fare domande, Eileen aveva estratto dalla tasca del grembiule da cucina un bastoncino nero e sottile, e improvvisamente dal nulla era apparso un libro. Era piccolo, spesso, aveva la copertina nera e sembrava usato.
“Era il mio libro di pozioni quando andavo a Hogwarts” aveva spiegato. “Ho pensato che potesse piacerti. Sai, hai quasi dieci anni, tra un po’ comincerai anche tu ad andare a scuola, e…”
“Grazie, mamma”.
La aveva abbracciata, cercando di trasmetterle tutto il suo affetto e la sua gratitudine. Inevitabilmente, però, questo gesto lo aveva fatto pensare a Tobias, che non passava il Natale con loro da quando aveva appreso che il figlio era un mago. O un mostro, come amava definirlo lui. Il suo sguardo era caduto nuovamente sui bambini che giocavano in piazza.

“Non essere invidioso di loro, Sev. Tu sei speciale”.

**

Sei speciale. Sei speciale. Sei speciale.

Severus se lo era ripetuto tante volte in mente, cercando di convincersi della veridicità di quelle parole. Sua madre glielo diceva sempre, d’altronde.
Se era speciale, allora, perché non c’era nessuno ad assistere alla sua recita di fine anno? Eileen lavorava, questo lo sapeva. Ma perché Tobias non era lì con lui? Perché non lo incoraggiava, come facevano gli altri padri con i loro figli? Perché non gli sorrideva dalle poltrone del teatro della scuola? Perché non era con gli altri genitori a dire “sì, il mio bambino è quello lì, sulla destra. No, non il folletto, è quello che fa la parte del mago!”.
La risposta la sapeva già, ed era che il signor Piton lo odiava. Anzi, li odiava. Odiava lui ed Eileen. Odiava la magia, odiava il loro essere diversi, odiava il loro essere speciali.
Guardando i sorrisi dei suoi compagni di scuola, desiderò per un lungo istante rinunciare alla sua magia, essere normale. Suo padre non lo avrebbe odiato, sua madre non avrebbe pianto, e lui sarebbe stato il bambino più felice del mondo.

 


C h i a 's corner :)
Ciao a tutti! 
Inizio col dire che la storia ha partecipato al contest "Tutti i grandi sono stati bambini, una volta" di Sweet Cupcake, classificandosi quinta. 
Dal momento che Tobias Piton è un Babbano, ho pensato che Severus possa aver frequentato una scuola elementare (mi sono documentata, e lì i voti li danno in lettere, non in numeri; ecco il perché della "A"). Dico solo una cosa: per favore, RECENSITE.
Ecco qui il giudizio:

 
Trama: 35 punti – la trama risulta penalizzata dalla scelta della storia a episodi, che rompono un po' la continuità.
Grammatica:25 punti – come altre storie, anche la tua è stata penalizzata dalla mancanza di una punteggiatura adeguata.
Originalità:20 punti – punteggio pieno all'originalità: la storia della famiglia disastrata di Severus è piuttosto comune ed abusata, ma aggiungendo il particolare del suo senso di colpa per la sua “diversità” sei riuscita a creare una storia originale e piacevole.
Stile: 10 punti – il tuo stile semplice e pulito rende la lettura scorrevole e avvincente, meriti il punteggio pieno.
Punti extra: 2 punti
TOTALE: 92/100

 
  
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