BLEEDING, BUT KEEP BREATHING
Ormai questa casa non rappresenta più nulla. Non mi trasmette nè sicurezza nè tranquillità, niente. Ricordo quando mamma mi telefonò, per la prima volta. Lì in quel preciso momento, le dissi del mio cancro, poi, buio. Non l'ho più sentita. Ammetto che la detesto, non sopporto il suo pensiero, ma sento terribilmente la sua mancanza. Non la vedo da quando avevo sedici anni, mi ricordo persino com'era vestita, come teneva i capelli, le sue ultime parole, le mie ultime parole.
Merito di rimanere da sola per sempre?
Merito di combattere da sola il cancro?
No, non lo merito.
Guardo l'orologio, sono le nove del mattino. Ultimamente mi sto svegliando all'alba per le chemio ed ho chiesto all'albergo dei giorni di ferie, riprenderò a lavorare quando starò bene, tralasciando il fatto che non starò mai realmente bene. Sento qualcosa vibrare nel jeans, è il cellulare. Lo sfilo dalla tasca e rispondo senza leggere il numero.
«Pronto?»
«Indovina chi è venuto a trovarmi?»riconosco la voce nuovamente squillante di Sophie.
«Non saprei.»rispondo annoiata.
«Nick!»
Ma che cazzo succede?
«Nick? E che ci fa da te? Che vuole?» chiedo preoccupata.
«É venuto a trovarmi e gli ho detto del bambino, ne sembra felice e questo mi fa troppo piacere.»
Non mi sono mai sentita così troia in tutta la mia vita. Non so se pensare che Sophie sia una povera illusa o che Nick sia la persona peggiore del mondo.
«Quindi? Lo tenete?» chiedo ansiosa sperando in un enorme, meraviglioso, emozionante, "No".
«Si!» svela eccitata.
Come non detto. Attendo qualche secondo, dopodichè, sento una voce maschile sostituire quella delicata e acuta di Sophie.
«Saremo una splendida famiglia! Charlie!» dichiara Nick, eccitato.
É evidente che sta prendendo per il culo Sophie, che starà ascoltando spensierata le false parole di quello sgradevole ragazzino
«Falla soffrire e la tua vita finirà.» mormoro fredda.
«Tranquilla, migliore amica della madre di mio figlio!»
«O figlia!» interviene Sophie, più che contenta, e di cosa? Di essersi rovinata la vita. Come fanno a pensare al sesso del bambino in questo momento?
Riattacco disgustata. Che palle questa cazzo di vita.
«Pronto?» rispondo al telefono, stanco di squillare per ore.
«Ho una sorpresa per te.» riconosco benissimo la voce.
«Joe!» esclamo contenta. «Come stai?»
«Scendi, non c'è tempo da perdere.» mormora, per poi riattaccare.
Mi affaccio alla finestra, adocchiando una Porsche nera accostata al mio palazzo. Wow, il ragazzo non bada a spese. Dovevo aspettarmelo da un aspirante avvocato. Afferro le mie scarpe e le indosso velocemente, prendo la borsa e scendo, divorata dalla curiosità. Raggiungo l'auto e mi ci infilo dentro, prendendo un respiro profondo.
«Ciao!» gli stampo un bacio sulla guancia, avvertendo un dolcissimo profumo proveniente dal suo collo.
Cazzo, questa roba smuoverebbe anche gli ormoni di una vecchietta!
«Adesso, sta ferma e aspetta, ti porto in un posto.»
«Va bene, posso ascoltare un pò di musica?» chiedo, sfilando gli auricolari dalla borsa. Lui annuisce, continuando a guidare, mentre io mi immergo nelle migliaia di melodie che sono entrate a far parte della mia stupida vita.
"Mama, take this bedge off of me. I can't use it anymore."
Ti prego, portami via da questo posto, portami lontano, in un posto che non sia casa mia.
"It' getting dark, too dark to see."
Non ci riesco più, non riesco più a vederci, questo dolore mi acceca ed è sempre più difficile.
"I feel like i'm knockin' on heaven's door."
Si, sto bussando alle porte del paradiso, sto supplicando quel Dio in cui affido la mia ingenua fiducia, di prendermi e portarmi via con lui.
Forse a questo potrebbe già pensarci Joe, però.