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Autore: hjsdjmples    17/03/2013    10 recensioni
Cinque.
Devo morire, perché a nessuno fotte un cazzo di me.
Quattro.
Devo morire, perché a me non fotte un cazzo di nessuno.
Tre.
Devo morire, perché non servo a niente, se non a mangiare, per quanto io mangi.
Due.
Devo morire, perché questo non è il mio mondo apposta per me.
Uno.
Devo morire, perché sono soltanto una crepa in questo castello di ghiaccio.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cause I’m only a crack in this castle of glass,
Hardly anything left for you to see,
For you to see.
 
 

 
Nella vita arrivi a un punto in cui capisci che ormai è finita. Che non ci sono più speranze, che non ne vale la pena di continuare. Se hai fortuna lo capisci ad ottant’anni, o anche più tardi, quando stai per morire in pace, e sei soddisfatto della tua vita. Se invece hai sfortuna, come nel mio caso, inizia a capirlo durante l’adolescenza. Capisci che sei troppo poco bella, troppo poco magra, troppo poco alta, troppo poco simpatica. Sei troppo poco. Capisci che l’alcol, il fumo, gli antidepressivi, le pasticche e le lamette non risolvono nessun problema. Capisci che ormai ci sei fin troppo dentro, e niente potrà mai,realmente, cambiare. Potrai illuderti dicendoti “non durerà per sempre, prima o poi sarò felice.”, ma quel prima o poi non arriverà mai. Perché non arriverà mai? Perché tu sarai troppo occupato a deprimerti e illuderti per far si che qualcosa cambi. Arrivi in un punto in cui capisci che non ha senso continuare a vivere, non ha un cazzo di senso. E i coraggiosi si suicidano. I codardi invece restano lì, a guardare le persone felici, come se concertarsi su di loro potesse veramente cambiare qualcosa. Non cambia niente.
Samara Morgan.So che state già pensando alla bambina inquietante di The Ring, ma credetemi Sam era molto peggio.
Samara Morgan aveva capito tutto. Pure io l’avevo capito, forse anche prima di lei. Ma la differenza è che lei è stata coraggiosa, io no. Così, quando lei ha detto tre io sono rimasta immobile. Immobile come una totale cretina. Immobile perché ero, e sono, una codarda. Ho pensato “me ne pentirò forse, quando sarà troppo tardi” nonostante sapessi che non avrei avuto il tempo di mentire.
Samara Morgan non era solo coraggiosa. Samara Morgan era bella. Samara Morgan era carismatica. Simpatica. Intelligente. Attraente. Ma lei non se ne rendeva conto. Lei aveva migliaia di persone che avrebbero risentito la sua morte. Samara Morgan era anche un’egoista. Perché non si era soffermata a pensare a cosa sarebbe successo dopo la sua morte. Cosa avrebbero passato le persone. A lei non importava. Si è uccisa lo stesso. Diceva “tu non puoi capire” con quel tono eccentrico che aveva solitamente. E sinceramente non capivo davvero.
Samara Morgan aveva intorno a se centinaia di persone che le volevano bene. Per questo la chiesa è gremita di gente oggi.
Certo, non tutti sono realmente dispiaciuti per la sua morte, ma ci sono persone realmente distrutte. Esempi?
Niall Horan, quarto anno. Era il suo migliore amico. Ovvio che fosse segretamente innamorato di lei, ma Sam era così piena di se da non accorgersene. Lui le andava dietro da quando al primo anno lei gli aveva rivolto la parola. Strano, visto che le avesse chiesto solo una penna. Fa quasi paura il ragazzo. È completamente bianco. Gli occhi azzurri sono spenti, mentre avevano sempre brillato, in qualsiasi situazione. Niall Horan
Liam Payne, suo fratello. Stessa madre, padri diversi. Il padre di Liam era morto in un incidente d’auto poco prima della sua nascita e la signora Morgan aveva sposato un altro uomo, da cui poi aveva avuto una figlia: Samara. Peccato che il signor Morgan fosse morto tre anni fa. Katherine, la madre, era diventata pazza. I figli non riuscivano più a sopportarla, ma si facevano forza l’un l’altro. Prima che Samara se ne andasse. Liam è rimasto solo, deluso. Non ha più nessuno, adesso. Di norma avrei tentato di consolarlo, ma non c’è veramente niente che possa fare, se non peggiorare le cose. Perché adesso sono la persona meno indicata per consolare, visto che in parte è colpa mia. Guardo anche lui, e forse sta peggio di Niall. È smunto, stanco, con le occhiaie. Si passa una mano sul viso, per sopprimere le lacrime.
Louis Tomlinson, quinto anno. Era il suo ragazzo. Il ragazzo perfetto. Quello che tutte vogliono. Il capitano della squadra di football, dolce, simpatico. Teneva a lei. E nonostante sia morta, so che passerà molto tempo prima che lui frequenti un’altra ragazza. Molti dicevano che lui non le era fedele, che andava con altre ragazze, ma non era assolutamente vero. Era un ragazzo stupendo. Gentile, premuroso, dolce, onesto, sincero, spiritoso. Fantastico. Così fantastico che me ne ero innamorata, ma ovviamente Samara non lo sapeva.
Zayn Malik, quinto anno. Era il suo altro migliore amico. Ed è gay. Ma solo Samara ed io lo sapevamo, ed adesso solo io lo so. Era stato con Samara, e si era accorto di provare qualcosa per il fratello. Ovvio che Liam non ha mai ricambiato. Si sfogava con noi Zayn. Teneva a lei più di ogni altra cosa, avendo in casa una situazione familiare difficile. Sapevo molto di Zayn, ma non eravamo così legati. Solo che quando si sfogava con Samara c’ero anche io. E sapeva bene che non avrei detto a nessuno.
Harry Styles, terzo anno. Sta tra il quarto ed il terzo, ma principalmente nel terzo. Alterna alcuni corsi, visto che nella vecchia scuola era molto avanti. Ha la mia età, ma io sto un anno avanti. Era stracotto di Samara. Inutile dire che le passasse sempre i compiti, l’aiutasse anche con una minima richiesta. Ah, piccolo dettaglio. Sono cotta di lui da quando è arrivato. Ma lui era innamorato di Samara. E di certo io non sono il tipo di persona di cui ci si innamora. Nonostante lui sia la persona meno legata a lei, fra quelle descritte, ha un aspetto triste e sconvolto come tutti gli altri. Ha gli occhi immobile, non esprimono sentimenti, però. L’espressione è silenziosa, la posizione è monotona e i ricci non sono ben pettinati come sempre.
Mary Wonderwood, sua cugina.La conosco. D’estate quando andavo a casa di Samara c’era sempre. Giocavamo sempre, spensierate, ma avevamo nove anni all’epoca. Mary e Samara erano molto legate. Erano più sorelle che cugine. Solo che Mary aveva qualche anno più di noi ed era partita per il college un anno prima. Lei e Sam avevano litigato, perché con il suo solito egocentrismo sosteneva che la cugina non dovesse lasciarla. Un’altra cosa che mi faceva arrabbiare di Samara. Poteva essere estremamente capricciosa, abnormemente gelosa, ma lei era sempre migliore, non riuscivi ad essere più bella di lei, più simpatica, più intelligente. Lei era sempre migliore. E tu non potevi fa altro che accettarlo. Mary. Mary adesso si sentiva in colpa. Mary era distrutta, non portava un filo di trucco, aveva i capelli biondicci non troppo pettinati e il viso smunto.
Katherine Spice, l’ex miss Morgan, o Payne. La donna è così abituata ad i funerali che ormai neanche piange. Tra Katherine e Sam prima c’era un bel rapporto. Prima che Katherine impazzisse. Samara l’aveva lasciata, “non voglio entrarci” diceva, e non l’aveva mai fatto. Al contrario del fratello che aiutava la madre con i farmaci. Katherine adesso? Immobile. Senza un’espressione, come il figlio. Ma al contrario di lui lei non sembra ne stanca ne triste. Sembra indifferente come a dire “doveva succedere”, anche se sto che dentro sta morendo. Lo so perché io sono esattamente come Katherine Spice in questo momento. Lo so perché  la conosco meglio di quanto conoscessi mia madre prima che morisse. Lo so perché mi sento più a casa da lei che con mio padre. Lo so, lo so e basta. Non c’è un perché è un semplice dato di fatto.
Maya Lloyd, la capo cheerleader. Era un’amica stretta di Sam, ma non la migliore. Per quanto strano possa sembrare Maya non era affatto una di quelle galline, o troie dei film americani. Era una ragazza semplice, bella, intelligente, generosa. Non avrebbe mai superato Samara, ma io mi sarei accontentata di certo di essere come lei, chiunque l’avrebbe fatto. Eccetto Sam, ovvio. La sua carnagione è più chiara del solito, e gli occhi azzurri che chiunque le invidia non sono più così belli.
Tutto ha perso colore senza Samara.
Hannah Torres, la migliore amica. Lei e Samara erano un tutt’uno. Dove andava una andava l’altra, anche se per la maggior parte delle volte era Samara a decidere. Hannah era conosciuta come “il cagnolino di Samara”, ma la gente si sbagliava di grosso. Sam non la dava mai per scontata. Sam aveva tentato di baciarla, ma Hannah si era ritirata. Sam era quasi innamorata di Hannah, ma non era di certo lesbica, ed entrambe lo sapevano. Perciò avevano continuato a frequentarsi. Dopo tanto tempo entrambe iniziarono a soffrire di depressione. Insieme. Iniziarono a tagliarsi, ubriacarsi, impasticcarsi e via via uccidersi. Conosco bene la loro storia. la conosco bene perché Hannah sono io. Ma parlare in terza persona rende tutto più facile. Hannah e Samara erano sempre insieme, quindi. Tutti sapevano in che giro erano entrate. Ma nessuno sapeva che non era stata Sam ad essere la prima, ero stata Hannah, ero stata io. Tutti mi vedevano come un’insulsa al suo fianco, non sapevo di niente, ero una sua brutta copia. Ma la verità era che nelle cose più pericolose ero io a portarla.
Volete sapere un segreto? Ho ucciso io Samara Morgan.Ho ucciso io la ragazza con i capelli rossi e gli occhi verdissimi. Io l’ho spenta, lei si è solo buttata dalla finestra. È come con una candela. Non la usi mai fino alla fine, ma arriva ad un punto che anche se c’è ancora è inutilizzabile, perciò la butti via. Io non l’ho buttata, l’ha fatto da sola. Ma io l’ho consumata. Le consumato l’anima, fino a renderla ghiaccio. Fino a farle venire voglia di morire. E si è uccisa. Ed è stata tutta colpa mia.  
- Hannah. – sento una voce chiamarmi, ed una mano sulla mia spalla. Mi giro e mi ritrovo Harry, di fronte a me, nello stesso stato di prima. Solo una differenza c’è: nei suoi occhi c’è la speranza. Ed quella speranza è così vomitevole che mi fa schifo. Perché la speranza è una cazzata.
Mi guardo intorno e capisco perché mi sta chiamando. La messa è finita, e nella chiesa siamo rimasti solo in pochi. Io ed Harry verso il muro, e tutti gli altri ragazzi da prima nominati (eccetto la signora Spice) che ci guardano. Probabilmente l’hanno mandato a chiamarmi. Si sono riuniti tutti. Maya, Liam, Zayn, Niall, Louis, Mary. Solo io manco all’appello. Si sono riuniti tutti per consolarsi, per farsi forza. E questo mi fa ancora più rabbia. Samara è morta, si è uccisa, li ha mandati a farsi fottere. Perché loro sono qui? Perché stanno piangendo per Samara? Perché? Se è morta vuol dire che non gliene fregava un cazzo di loro. Perché devono farsi forza?
- Harry. – ribatto dura. Faccio per superarlo, e superare gli altri, ma mi fermano.
Li guardo tutti. Patetici. Patetici perché sperano in qualcosa di migliore, ma la speranza non porta a niente. La speranza è la cazzata più enorme del mondo. Così come la fede. La fede è un’altra cosa da perdenti. Gli uomini hanno bisogno di credere in qualcosa, no? Ecco, la fede è la cazzata più enorme in cui possano credere.
- Hannah, sappiamo che fa male. Stiamo andando tutti da Louis, vuoi venire? – mi chiese Maya, avvicinandosi.
Scoppiai a ridere. Pensavano che stessi scappando perché mi dispiaceva che Samara fosse morta? Dio, che cosa assurda. Samara aveva deciso di buttarsi, cazzi suoi. Me ne stavo andando perché era colpa mia se Samara era morta, perché ero stata io ad indurla a quella decisione.
- Siete dei perdenti. – dico girandomi e facendo per uscire, ma ancora una volta venni interrotta. Louis. Quello a cui non piacevo. Quello che aveva provato a dividere me e Samara, perché era l’unico che c’aveva capito qualcosa. E probabilmente è l’unico che forse può avere dei rimpianti. Se solo avesse provato di più ad allontanarsi da me forse a quest’ora la sua Mar, soprannome indecente, non sarebbe morta.
- Che cosa intendi? – mi domanda la voce di quel ragazzo.
- Intendo che non so nemmeno perché siete qui. State tutti facendo il suo gioco: ancora una volta Samara si è dimostrata migliore di voi. Voglio dire … che ci fate in questo posto? Non l’avete mica uccisa. Lei se n’è sbattuta, se gliene fosse fregato qualcosa forse non si sarebbe buttata. – rispondo con tutta la rabbia e la malignità che possa avere.
- E tu invece? Perché sei qui? – interviene Niall, che era stato zitto fino ad ora. E per quanto mi riguarda poteva anche continuare a stare zitto.
- Non penso che voi lo vogliate veramente sapere, ma … – faccio una breve pausa – non mi interessa se ci rimarrete male. Ho ucciso io Samara. È colpa mia se si è buttata. Tutta. Colpa. Mia. E sapete anche perché sono qui? Perché di me le importava. Perché lei si sarebbe buttata solo se mi fossi buttata io. Così quel giorno siamo andate, ma io non ho avuto la forza di farlo. Lei invece si. Ecco perché sono qui. Ed ecco perché me ne sto andando. - .
Finisco il mio discorso e me ne vado, esco fuori dalla chiesa. Vivo in un mondo di stupidi. Un mondo in cui nessuno si accorge di niente, e il più furbo e stronzo vince su tutti, e non solo vince, gli altri lo trattano da vittima. Orribile.
Non appena varco la soglia della chiesa una ventata d’aria gelida m’investe, e sento i miei capelli inumidirsi. Fantastico, piove. Oggi una bene non me ne può andare, eh? Chiedo troppo, decisamente. Fanculo a tutti.
Accendo una sigaretta, lasciando che la pioggia mi bagni completamente. Non mi importa. Non mi importa di niente. Non mi importa di Samara. O forse si. Di te m’importa Sam. Sei l’unica persona di cui m’importa, e forse l’unica persona di cui t’importava ero io. O magari mi hai preso per il culo. Non lo saprò mai questo.
Inspiro dalla sigaretta, e la nicotina mi tranquillizza terribilmente. Sarà che sono un’anima in pena, un’anima agitata, ma senza le mie sigarette sento che non potrei trattenermi e scagliarmi contro tutti.
Non capisco dove sto andando. I miei piedi vanno in una direzione, ma non capisco dove.
Solo quando mi ritrovo davanti ad un edificio mi rendo conto. Il palazzo in cui Samara si è uccisa. Il palazzo dove tutto per lei ha avuto inizio, e tutto per lei ha avuto fine. Era un ex ospedale, ed eravamo nate entrambe lì, perciò avevamo deciso di morire lì. Insieme. Ma purtroppo lei era morta prima di me. Era nata circa una settimana e mezzo prima di me. Ed erano passati dieci giorni da quando lei era morta. Adesso toccava a me. Toccava a me, era sempre toccato a me dieci giorni dopo. Avevo perso la verginità dieci giorni dopo, fumato la prima canna dieci giorni dopo, dato il primo bacio dieci giorni dopo. tutto rigorosamente dieci giorni dopo.
Salgo le scalinate, che scricchiolano ad ogni mio passo, talmente sono vecchie. Sono affezionata a questo posto, per quanto sia brutto e vecchio. Quando io e Sam avevamo bisogno di parlare, fumare o pensare andavamo qui.
Vado verso il tetto, e quando sono arrivata sopra il vento gelido si fa sentire anche di più. Mi prenderò una broncopolmonite se non mi butterò immediatamente.
Salgo sul muretto e mi trovo sette metri sotto di me. Sono tanti sette metri. Così tanti che Sam è morta sul colpo. Mi giro, in modo da non vedere l’altezza. Buttarsi all’indietro magari è anche più romantico.
Cinque.
Devo morire, perché a nessuno fotte un cazzo di me.
Quattro.
Devo morire, perché a me non fotte un cazzo di nessuno.
Tre.
Devo morire, perché non servo a niente, se non a mangiare, per quanto io mangi.
Due.
Devo morire, perché questo non è il mio mondo apposta per me.
Uno.
Devo morire, perché sono soltanto una crepa in questo castello di ghiaccio.
Vi …
- Hannah! – sento urlare dietro di me, e sento che ormai e troppo tardi per buttarmi, per un fottuto secondo.
Mi giro e mi rendo conto che è Harry. Se non ne fossi “follemente innamorata” l’avrei già mandato a cagare da un pezzo, poco ma sicuro. Chiudo gli occhi e sospiro facendo un passo in avanti in modo da scendere dallo scalino.
- Che vuoi? Sto cercando di uccidermi, se non ti dispiace. – borbotto scontrosa.
- Sto cercando di salvarti se non ti dispiace. – ribatte lui, facendomi il verso.
Alzo gli occhi al cielo. Certa gente è proprio dura. Non l’ha ancora capito? Non l’ha ancora capito che non m’interessa la sua pietà? Non l’ha capito che se mi voglio suicidare è perché non servo a un cazzo?
- Perché lo stai facendo? Ci siamo rivolti la parola tre volte a mala pena. Ti conosco soltanto perché ti piaceva Sam. Solo per quello. Solo perché le volevi bene. – dico, cercando di capire che intenzioni abbia.
- A me non è mai piaciuta Sam, Hannah. Ma non è per questo che sono qui. -
- Perché non dovrei farlo? Perché non dovrei uccidermi? Perché, Harry? Dammi un cazzo di motivo per cui non dovrei farlo. – urlo, e faccio una breve pausa -Anzi, ti dico un motivo per cui dovrei farlo. Non c’entro nulla in questo cazzo di mondo. Non è fatto per me. - .
Le lacrime stanno iniziando a scendere dai miei occhi, e capisco che gliela sto dando vinta. Ma fortunatamente non può vederlo, data la pioggia.
- Perché? Perché non è fatto per te? – mi chiede.
- Perché sono soltanto una crepa in un castello di ghiaccio. E vedi una crepa si allarga, e il castello si rompe. Ma se la crepa scompare il castello è al sicuro. Non ho più niente dentro di me, Harry, lo capisci? Niente. A nessuno frega nulla di me. Non sono una cotta, come lo era Samara, non sono desiderabile, come lo era Samara, non sono niente! –sputo tutte le parole, che sono più indirizzate a me che ad Harry.
- Non è vero, Hannah. Non fare il suo stesso errore. Tu non te ne accorgi, ma qui ci sono tante persone che ti vogliono bene. – ribatte tenendo il suo tono calmo, senza avvicinarsi più del dovuto.
- Tipo? – domando sarcastica.
- Tipo noi. – dice una voce proveniente dalla scala che porta al tetto.
Mi giro e li vedo. Mary, Maya, Niall, Zayn, Liam e Louis. Ed Harry davanti a me.
- Samara ci ha lasciati. Non farlo anche tu. – continua Mary.
Ed in quel momento capisco. Capisco che forse la speranza non è da totali perdenti. E che forse anche io posso ricominciare. Forse con il loro aiuto anche io posso ricominciare a vivere.
E loro vogliono aiutarmi. Altrimenti non sarebbero qui sotto la pioggia a prendersi un accidente.
Ora finalmente l’ho capito: non è stata Samara quella coraggiosa. Samara è scappata. E se scappo sarò una codarda, sarò come lei. Ma io non sono come Samara Morgan. Io sono migliore di Samara Morgan. Ancora non lo sono, ma posso esserlo. O almeno posso provarci. 




cause i'm onlyyyy a craaaack in this caaaaaaastle of glaaaaaass (?)
quanto può essere meravigliosa questa canzone? lol
ok,facciamo finta di non notare di quanto sia depressa questa fanfiction. 
voglio precisare che i pensieri di hannah, sono i miei pensieri nei momenti depressi, ma non penso realmente così (?)
solo che in questi mesi ho avuto un po' di problemi in tutto, diciamo, perciò nei miei momenti no (dell'ultimo periodo) mi sono messa a scrivere dei pensieri - poi ampliati - che avevo.
spero che vi piaccia insomma. se non vi piace, o qualcos'altro mi dispiace (?)
va beh, recensite se vi va, se non vi va non recensite lol. 
ciao bellezze c: 
   
 
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