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Autore: Ivan_    18/03/2013    1 recensioni
Tralala, Valhöll perché il Walhalla è un posto bellissimo.
Storia di un ragazzo qualsiasi che non aveva niente da fare, a voi
"Mi chiamo Ivan e questa è la storia della ragazza che amo e di come mi piacesse far annegare le formiche nel bianchetto."
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Chapter Three.

 

Per quanto faccia religioso come inizio.. Dal dialogo con Francesco:

c'ero io no? In piedi in camera di questo mio amico a camminare avanti e indietro.

E questo mio amico, Francesco, Emil, o come lo volete chiamare, era ancora mio amico, non ci avevo ancora litigato. Stava steso sul suo letto a giocare con la PSP e ad ascoltarmi.

È quel genere di amico che un po' lo ami e un po' di più vorresti spaccargli la faccia, però l'umana concezione di Buone Maniere ti impedisce di farlo.

E io gli raccontavo tutto di me, di Elena.

Non che gliene fottesse qualcosa di una donna, è quel genere di amico che ti ama, ma per l'umana concezione di Amicizia non ti scopa.

Ero lì a raccontargli quanto fossi cotto di lei ogni giorno che passava e come non mi sarei mai aspettato che l'averle parlato per la prima volta un po' per caso su internet avrebbe preso questa svolta.

Ci eravamo incontrati dal vivo durante l'estate, ad un raduno di appassionati di fumetti. Non avevamo nemmeno il coraggio di parlarci. Non le riuscivo a fare un discorso senza incartarmi sulle parole a causa del troppo imbarazzo. Portava una gonna viola che le arrivava poco sopra al ginocchio e per tutta la giornata ho continuato a spiarla di sottecchi, a seguire i suoi movimenti, senza alzare un dito finchè non ho fatto la cosa più geniale e cretina del mondo: le ho mandato un messaggio.

Ci eravamo scambiati il numero in chat, chiaro, e quando le arrivò il mio impacciato sms venne a sedersi di fianco a me ridendo con aria perplessa.

Non dicemmo molto nemmeno allora, però prendemmo a vederci sempre più spesso.

"Fra, merda, devi ascoltarmi, chissene frega di Sora."

Ahn come risposta non è il massimo.

"Fanculo."

e mi sono seduto di fianco a lui.

Ha appoggiato l'aggeggio e si è seduto di fianco a me e mi ha abbracciato dandomi delle pacche sulla schiena: "e insomma, sempre più innamorato"

il che non aggiungeva nulla di nuovo a quello che già sapevo.

Parlare con Fra è come bagnarsi le labbra conoscendogià il sapore dell'acqua, ma in quel caso non la si manda giù, si lascia nel bicchiere, anche se muori di sete.

Ti dice le cose che dici tu anche se volendo avrebbe qualcosa di più sensato e rilevante da dire.

Infatti poi vorresti rompergli il naso a suon di DizionarioDiInglese-ate. E invece mi ero rilassato nel suo abbraccio e avevo sospirato.

Naturalmente reprimendo anche la voglia sfrenata che avevo ogni volta di piangere esasperato.

Quando piango mi incazzo.

E quando mi incazzo piango.

"non arrovellartici sopra, tanto meglio che sia così, che siete pazzi l'uno dell'altra. È carina, dolce, simpatica, il tuo tipo no? Non aver paura di lasciarti andare."

e bastava mostrarsi vulnerabili che lui subito coglieva l'occasione per fare la Primadonna Eroina dell'opera. Tirava fuori tutta la sua teatralità, per questo il dizionario di inglese si tramutava in una sedia..

l'avete anche voi uno di quegli amici a cui piace fare scena? Di quelli che pensano di essere gli unici al mondo con un passato tarlato di brutte storie?

Emil era così, prima che litigassimo, volevi fargli mangiare cactus e farlo sedere su uno sgabello mono-gamba rovesciato, però le sue frasi fatte ti facevano sentire bene nei momenti di sconforto in cui anche tu ti trasformavi in parte in attore.

La mia parte è sempre stata quella del poeta menefreghista che vedi come trasgressivo, ma preso da parte è solo una persona come tante.

Il mio difetto principale è la difficoltà a permettermi le cose, ad accettare di avere una vita tra le mani da gestire. Per l'appunto ogni volta che mi si fa un regalo o un complimento io divento una bellissima statua di sale e sorridendo tirato dico 'aha, grazie'.

Non è scortesia, no, è uno spiffero della tomenta che mi turbina dentro.

Per distrarmi mi occupo della vita degli altri, li cerco con dei complessi, dei buchi nell'autostima, dei problemi famigliari.

Elena, per lei dire che le manca l'autostima è un eufemismo.

Io senza presunzione ho raccolto la sua vita e l'ho ripiantata per lasciarla sbocciare.

Elena io la invidio per la sua forza di volontà. La amo per come vive.

È lo stesso motivo per cui odio Emil, lui è come me, fa la vittima e non reagisce. Fa l'attore patetico per farsi notare subdolamente.

Io invidio un sacco di persone. Per esempio quelli che si fanno i capelli blu o viola, o completamente arcobaleno.

Quelli che si vestono gotico o punk o anni 50 tutti i giorni e sono capaci di mantenersi loro stessi per tutto l'anno.

Ivan è Ivan solo per sé stesso, per gli altri sono solo uno qualsiasi.

Elena la amo perchè lei mi ama e ha visto Ivan sotto Ivan.

Mi ha visto. E io l'ho lasciata guardare.

Ha visto, l'ho lasciata guardare e lei sbocciando ha lanciato un semino di vita anche a me.

Me l'ha lanciato come esca per invogliarmi a piantare anche me oltre che tutti quelli che mi stanno attorno.

Visto che Fra non mi ha nemmeno mai innaffiato ho sempre avuto la tentazione di cambiare la sedia con un pianoforte.

Poi abbiamo litigato e va da sè che il pianoforte è diventato un macigno di granito di quattro metri per sei.

Stesso peso sotto cui mi lancerei se non fossi il semino appena interrato da Lei.

  
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