Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: _Eterea_    18/03/2013    4 recensioni
Questo è un mio piccolo tentativo di far vedere che, nonostante alcune idee siano totalmente dei cliché, anche l'aggiunta di OC del genere possono risultare interessanti.
Questa fanfiction parla della storia di Kara Baratheon, figlia di Robert Baratheon e Cersei Lannister. Ovviamente è una What if? perché cambieranno moltissime cose della trama generale, anche se spero di riuscire a mantenere i personaggi più IC possibili.
Se siete almeno un po' curiosi, aprite e leggete!
Genere: Avventura, Guerra, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cersei Lannister, Nuovo personaggio, Sandor Clegane, Stannis Baratheon, Tyrion Lannister
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Note: Allora, eccoci al secondo capitolo. Questo sarà incentrato sul Torneo per il Primo Cavaliere e sulla morte di Re Robert; qui si aggiungerà anche il punto di vista di Cersei, oltre a quello di Kara. Come per il capitolo precedente, siamo ancora in un capitolo di passaggio, nel prossimo inizieranno a comparire i primi effetti che questo What if? provoca. Ringrazio come sempre Charme per aver betato il capitolo, non so cosa farei senza di lei.

Buona Lettura! (E un commentino è sempre gradito!)

 

 

LeCronache di una Baratheon che fu Regina
 

  



 
_Capitolo 2
 

***
 
KARA

 
 
«Guarda un po'... Il tuo cavaliere preferito!» La risata di Joffrey  fece sospirare pesantemente Kara, lo guardò malissimo e lui in risposta le diede una leggera e scherzosa pacca sulla coscia. I ragazzi erano seduti uno accanto all'altra, sullo spalto riservato alla famiglia reale, in attesa che cominciasse l'ennesimo scontro del torneo in onore del Primo Cavaliere. Solo in questi momenti Kara e Joffrey si trovavano in completa sintonia, tanto da riuscire a ridere e scherzare insieme come quando erano bambini.
«Ammettilo, se la Montagna ti facesse una proposta di matrimonio, accetteresti subito. D'altronde, quale uomo più attraente e dolce vorre- AHI!» Joffrey allontanò il piede dolorante dalla portata di Kara, mostrando un'espressione sofferente decisamente esagerata.
«Sinceramente, piuttosto andrei in sposa ad uno dei buffoni di corte.»
«Preferiresti il Mastino, magari? Ti ci vedo proprio insieme a lui!» Kara cercò di nascondere l'imbarazzo sorridendo ironica, e mentre Joffrey rideva lanciò uno sguardo al Re suo padre; esattamente dietro di lui si trovava Sandor. Ringraziò vivamente il cielo che in quel momento non si trovasse vicino a loro ad ascoltare i loro discorsi; Joffrey sicuramente non avrebbe avuto il tatto di risparmiare quella battuta, se così fosse stato.
Kara guardò Gregor Clegane, a cavallo, posizionarsi davanti a loro insieme al suo sfidante, un nuovo cavaliere del quale non ricordava neppure il nome. Quell'uomo le faceva venire i brividi; ogni volta che la guardava, la ragazza abbassava istintivamente lo sguardo. Non riusciva proprio a capire come avesse fatto Sandor a crescere insieme a una persona del genere; certo, Kara a volte dimenticava il vero carattere dell'uomo, difendendo a spada tratta il Mastino, che conosceva e valutava solo sulla base dei momenti condivisi nell’intimità della sua camera da letto.
«Che scontro inutile... Come se quel mingherlino potesse buttare giù la Montagna. Sarà una noia.»
«Mi sorprendo sempre, quando qualcuno riesce a farlo. Joffrey?» Il ragazzo voltò di scatto la testa, guardando ad un tratto concentratissimo i due sfidanti.
Sansa Stark, qualche gradinata più giù, chinò sconsolata la testa.
«Per gli Dei, Joff, non puoi continuare ad ignorarla così!»
«Faccio quel che mi pare e piace. Poi, proprio tu mi fai la predica? Quella che non vorrebbe mai sposarsi... Non ho mica deciso io di essere promesso a Sansa, e questo a nessuno importa.»
«Non dico che tu debba amarla, ma almeno non trattarla come se- Accidenti!»
Il rumore di due corpi che si scontravano le tranciarono la frase a metà, facendola esclamare e sobbalzare sulla sedia. Il cavaliere sconosciuto ora si trovava a terra, in una pozza di sangue che continuava a sgorgare dalla ferita che aveva alla gola. La lancia della Montagna era riuscita a trovare il punto scoperto tra l'elmo e la placca frontale dell'armatura, rompendosi e rimanendo incastrata nella gola del pover'uomo.  Kara non ne rimase particolarmente impressionata, aveva visto accadere incidenti del genere già dozzine di volte, ma non riuscì a reprimere una smorfia di disappunto vedendo l'eccitazione per quella nuova svolta sul volto del fratello.
«Ecco, questo sì che è divertente!» Joffrey guardò esaltato l'uomo che lentamente moriva, soffocando nel suo stesso sangue,quando all'improvviso sul suo viso apparve un'espressione perplessa.
«Kara, sai per caso perché zio Jaime non ha partecipato al torneo?»
La ragazza rimase sorpresa per la domanda, ma alla fine alzò le spalle.
«Non ne ho la più pallida idea.» Joffrey la guardò per un altro secondo, poi la sua attenzione fu nuovamente attirata dal campo di battaglia.
Dopo un pomeriggio di scontri, arrivò finalmente la finale. Questa sarebbe stata combattuta da Gregor Clegane "la Montagna" e Loras Tyrell "il Cavaliere di Fiori"; per la ragazza non poteva finire in modo più deludente. Non avrebbe mai potuto tifare per un uomo come Ser Gregor, e trovava terribilmente irritante il Cavaliere di Fiori. Quest'ultimo, come ad ogni torneo, alla fine di una sua stracciante vittoria, aveva lanciato una delle sue magnifiche rose bianche a Kara. Lei aveva dovuto reprimere il desiderio di ributtargliela addosso. La ragazza pensava che Loras fosse l'essere più smielato che avesse mai conosciuto, in più le sembrava tutto fuorché un cavaliere. Certo, anche suo zio Jaime amava farsi notare, lo si poteva capire dall'armatura dorata che indossava, ma mai era arrivato ad esibire una tale sfarzosità.
Joffrey, ovviamente, aveva urla di incitamento solo per la Montagna.
Lo scontro finì in un attimo, e non certo come Kara si aspettava: Ser Loras disarcionò immediatamente il suo avversario. La Montagna era caduta come un ramoscello, e questo grazie ad un ragazzino esaltato.
Kara, mentre applaudiva il vincitore, spostò lo sguardo sul Mastino e, con sorpresa, vide che, nonostante cercasse di nasconderlo, sorrideva in scherno al fratello. Fino a quel momento era stato completamente impassibile, come al suo solito, e quell'accenno di umanità, la ragazza non se l'aspettava proprio.
Poi, in un attimo, quell'espressione cambiò.
Kara si girò nuovamente verso il centro dell'arena; uno scoppio di urla alle sue spalle le fece venire la pelle d'oca. Ser Gregor, a quanto pareva, non era rimasto particolarmente contento del risultato, tanto che pochi istanti dopo aveva cercato di staccare la testa del Cavaliere di Fiori.
Non era raro che, dopo la sconfitta, alcuni cavalieri colpiti nell'orgoglio cercassero di vendicarsi dell'avversario, e l'assunzione di alcol prima dello scontro alimentava inevitabilmente il tutto. Nonostante questo, Kara rimase sconvolta  e basita di fronte alla furia della Montagna, e per un istante si ritrovò a temere per la vita del povero Ser Loras. Istante che durò ben poco, visto che pochi secondi dopo lo scatto di rabbia di Ser Gregor, il Mastino si era lanciato contro il fratello e in difesa del ragazzino. La folla sugli spalti a quel punto impazzì: tutti osservavano con gli occhi sbarrati lo scontro, urlando grida di incitamento.
Joffrey era scattato in piedi e fissava esaltato, con una punta di orgoglio per la sua guardia del corpo, il combattimento.
Kara poteva sentire il cuore sbatterle furiosamente nel petto. Ogni volta che un colpo di spada sfiorava Sandor, lei perdeva un battito.
«Padre!» Aveva dovuto urlare, per farsi sentire dal Re; quest'ultimo la guardò sorpreso, per poi alzarsi e far risuonare la voce potente, in modo da sovrastare la gente.
«Ora basta! Fermate questa follia, in nome del vostro Re!»
Il Mastino fu il primo a fermarsi, inginocchiandosi davanti alla famiglia reale; la Montagna guardò male il Re, poi, senza proferir parola si allontanò dal campo, lanciando via la spada. Joffrey si risedette accanto a Kara, visibilmente deluso dall'interferenza del padre.
«Ecco, nostro padre ha rovinato l'unico momento interessante dell'intera giornata!»
«Joff, il Mastino sarebbe potuto anche morire e-»
«Ma a te che importa? Ti sei per casoinnamorata del mio cane?» Esclamò, in tono derisorio.
La ragazza gli lanciò uno sguardo di fuoco, prima di essere nuovamente distratta dalle urla del popolo. Il Cavaliere di Fiori, in uno slancio di galanteria tipico del suo personaggio, aveva dichiarato Sandor Clegane il vero campione del Torneo. La maggior parte della gente si era alzata in piedi per acclamare il Campione, Kara rimase seduta, applaudendo freddamente senza mai sostenere lo sguardo con Sandor, Joffrey o suo padre. L'unica cosa che le mancava era che suo fratello sospettasse qualcosa; non l'avrebbe mai permesso.
La folla iniziava lentamente a defluire, quando Kara e i suoi fratelli decisero di scendere dagli spalti. Quando si erano ormai avvicinati ad uno degli ingressi della Fortezza, vennero raggiunti dal Mastino, pronto a riprendere servizio come guardia del principe. Joffrey non lasciò nemmeno finire Myrcella di fare i complimenti al Campione, che riservò a Kara un'occhiata ironica.
«Mastino, mia sorella è stata in ansia per te, durante lo scontro. Sarebbe meglio rassicurarla, cosa ne dici?»
Sandor le lanciò un'occhiata profonda, ma non lasciò trapelare alcuna emozione. Kara decise che era il momento giusto per distruggere ogni sospetto.
«Ti assicuro, Joffrey, che non è così.» La ragazza cercò di non sentirsi male, mentre pronunciava quelle parole. «Ero solo preoccupata che, durate quell'inutile scontro, potesse rimetterci Ser Loras... Mi interessava solo quello. Dopotutto, chi mai avrebbe potuto pensare ad altro?» Non ne fu totalmente certa, ma Kara giurò a se stessa di aver intravisto un ghigno comparire sul volto di Sandor, in quel momento.
«Ora, con permesso, sono stanca, e voglio tornare nelle mie stanze.» Lanciò un ultimo sguardo disgustato al Mastino ed uno glaciale a Joffrey che, sorpreso da quelle affermazioni, rimase silenzioso e l'osservò allontanarsi.
La ragazza non si sarebbe potuta sentire peggio. Odiava dover dire quelle cose, doverlo guardare in quel modo... Ma sapeva che era l'unico modo per proteggere il suo - il loro - segreto.
Quando entrò nella sua stanza, si stese sul letto pensierosa. Si sentiva tremendamente in colpa, doveva farsi perdonare in qualche modo... Magari, quella notte, avrebbe detto alle guardie fuori dalle sue porte di andarsi a divertire alla festa che il Re aveva organizzato per Stark e, magari, lei non si sarebbe sentita abbastanza bene per parteciparvi. Affondò il volto nel cuscino, sorridendo, ed iniziò a progettare un modo per mandare un messaggio nel modo più veloce e, soprattutto, segreto possibile.

 

*** 

 CERSEI



"So il motivo per cui Jon Arryn è morto."
Cersei sentì le proprie mani tremare leggermente, mentre alzava il vestito per salire i gradini che l'allontanavano dal giardino in cui aveva appena lasciato Eddard Stark. Non aveva lasciato trapelare neanche un accenno di esitazione o paura, mentre parlava con lui, ma in quel momento poté sentire tutta la tensione per quella conversazione gravarle addosso. Fin da quando l’uomo aveva varcato le soglie di Approdo del Re, Cersei era stata certa che, come John Arryn, anche Stark sarebbe potuto arrivare alla verità; ma non era ancora pronta per una situazione del genere.
Poteva ancora sentire le loro parole vorticarle dolorosamente nella testa, una per una.
"Sono tutti di Jaime?"
A quel punto,  a cosa sarebbe servito mentire.
"Sarebbe stato meglio, ma per quanto poco fosse riuscito a combinare la nostra prima notte di nozze, rimasi comunque incinta."
Un lampo di comprensione era passato per gli occhi dell'uomo, e Cersei in quel momento non poté fare altro che volgere lo sguardo altrove, consapevole di cosa avrebbe causato quella rivelazione.
"Quindi, solo Kara è sua figlia. L'avrei dovuto capire da solo."
Cersei amava i suoi figli; tutti, indistintamente. Quando aveva scoperto di essere incinta per la prima volta, sapere che quel figlio era di Robert le aveva fatto credere che non avrebbe mai potuto amarlo completamente; invece, quando si era ritrovata la figlia tra le braccia, si era dovuta ricredere. Niente l'avrebbe potuta spingere ad odiare la sua piccola creatura, nemmeno il disprezzo verso il marito.
"Quando il Re tornerà dalla caccia, gli racconterò la verità."
Le mani della donna tremarono di nuovo, impercettibilmente. Si trovava ormai vicino alle proprie stanze, dove si sarebbe rinchiusa per pensare; doveva assolutamente trovare un modo per cavarsi fuori da quella situazione. Era passata poco più una settimana dalla fine del torneo in onore del Primo Cavaliere, e Eddard Stark non era rimasto con le mani in mano. "Se solo Jaime fosse qui." Si ritrovò a pensare, con amarezza.  Nessun altro avrebbe potuto aiutarla in quella situazione, lui era l'unico, ovviamente, a conoscere la verità; probabilmente si sarebbe limitato ad uccidere il Lord Primo Cavaliere, non si sarebbe nemmeno posto dei problemi a riguardo, come era solito fare per ogni cosa. Cersei, una volta entrata nella sua stanza, si avvicinò ad una delle grandi finestre e, dopo essersi seduta sul davanzale, appoggiò la fronte sul vetro freddo, infine chiuse gli occhi.
Doveva pensare in fretta, sforzandosi per quanto le facesse male la testa.
"Al gioco del trono o si vince, o si muore. Non c'è una terza possibilità."
Quelle parole che aveva detto lei stessa le sembrarono in un attimo ancora più vere; non sarebbe scappata, ma non avrebbe nemmeno lasciato che Robert uccidesse i suoi figli. Quella era forse la prima volta che lo faceva credendoci veramente, ma, osservando il giardino degli Dei che si poteva ammirare da quella finestra, Cersei pregò gli dei di proteggerla. Avrebbe voluto rivolgere le proprie richieste per lo più alla Madre e al Padre, in modo che difendessero i suoi figli; ma sapeva che non avrebbero mai ascoltato qualcuno che si era sporcato di un crimine come l'incesto. Invece, pregò per l'unico dei Sette che non avrebbe, secondo lei, fatto caso ad un peccato del genere: lo Straniero. Si diceva fosse il dio che portava la morte,  e in quel momento Cersei non poteva chiedere di meglio. "O si vince, o si muore."
Lei doveva assolutamente vincere.
Qualcuno bussò alla porta, e Cersei riprese il controllo di se stessa prima di rispondere. Ad entrare furono il comandante della sua guardia personale più Ser Barristan Selmy, comandante della guardia reale. Ser Barristan aveva l'armatura sporca di sangue, in più sembrava stanco e stravolto.
Cersei lo guardò sorpresa: sapeva che era andato a caccia con Robert, quindi non si aspettava di trovarselo di fronte... A meno che anche Robert non fosse già tornato. Un brivido gelato corse lunga la schiena della donna, che cercò di nascondere il suo disagio il meglio possibile.
«Mia Regina, è capitato un terribile incidente al Re, sarebbe meglio che veniste subito.»
Lo sguardo pieno di dolore del vecchio cavaliere significava una sola cosa.
«Arrivo subito, se è così grave forse è il caso di chiamare anche Joffrey.»
Aveva cercato di usare un tono sofferente, che a quanto pareva era bastatoa convincere i due uomini del suo falso sgomento. Cersei si avvicinò a loro e lasciò che l'accompagnassero, in silenzio, dal marito.
La Regina sorrise dentro di sé; il giorno dopo sarebbe andata sicuramente al tempio degli Dei, per rendere omaggio allo Straniero.

 

***
 
KARA

 
Kara trovava rilassante passeggiare nel parco degli Dei. Da piccola ricordava di averlo sempre trovato vagamente inquietante poi, crescendo, aveva iniziato ad apprezzare la quiete di quel posto. In più, come se questo non fosse già abbastanza, aveva il permesso di muoversi da sola - quindi senza la solita noiosa guardia del corpo - tra i pallidi alberi dei Primi Uomini. Kara non si era mai interessata veramente alla religione, che riguardasse i nuovi o vecchi Dei non importava, non si era mai posta molte domande in quel campo, in realtà. Sua madre non era mai stata una credente incallita, pregava quando pensava fosse necessario, e più per una buona apparenza che per altro. Suo padre probabilmente non aveva mai pregato in vita sua, o almeno questo era ciò che Kara pensava.
L'unico che della sua famiglia che sembrasse tener profondamente conto del giudizio degli Dei era Renly.
La ragazza l'aveva visto molte volte pregare per il Guerriero,  ogni volta che si preparava per un Torneo.
Quando l'aveva detto a suo zio Jaime, in uno dei rari momenti che avevano passato insieme, lui si era messo a ridere, rispondendole che dubitava che un qualsiasi Dio si sarebbe disturbato a proteggere un ragazzino che giocava volontariamente con una lancia in mano.
L'unico del quale non sapeva cosa pensasse in merito era suo zio Stannis. In realtà, lei non aveva mai chiesto niente, preferiva parlare d'altro con il suo zio preferito, per esempio farsi raccontare aneddoti della guerra contro i Targaryen, oppure dei viaggi che aveva fatto per mare; quindi quell'argomento semplicemente non era mai saltato fuori dai loro discorsi.
Gli Dei degli Primi Uomini, comunque, non sembravano essere particolarmente apprezzati nel Sud; tutte le persone che conosceva a corte credevano nei Sette tranne ovviamente gli Stark.
Erano ormai dieci minuti buoni che Kara si trovava nel parco, che scorse poco lontana da lei una figura famigliare, intenta ad osservare l'albero Diga che aveva di fronte.
«Sansa!» Esclamò, in tono piatto. Non riusciva ancora ad apprezzare quella ragazza, le sembrava esageratamente vuota e frivola per i suoi gusti, infatti aveva deciso di preferire la piccola Arya, la Stark ribelle.
«Principessa, è un piacere per me.» Anche questo non riusciva a sopportare di Sansa: nonostante le avesse detto più volte che non c'era bisogno di usare quel tono formale con lei, specialmente quando erano sole, aveva continuato imperterrita con quel Principessa riverenziale che Kara non riusciva a proprio a sopportare.
«Sei qui per pregare? Mi dispiace, non volevo interromperti.»
«Oh, no!» iniziò lei, velocemente «Stavo solo - ecco - avevo solo bisogno di allontanarmi un po' da mia sorella.» A Kara sfuggì un sorriso, forse qualcosa poteva anche trovarla, in comune con Sansa.
«Non è facile essere la maggiore, eh? Arya, poi, non deve essere facile da gestire.»
Sansa la guardò sorpresa quindi annuì convinta e si sedette su uno dei muretti bassi di pietra che costeggiavano il giardino.
«Arya è un completo disastro! A volte non riesco proprio a capire come possiamo essere sorelle: non abbiamo niente in comune, e in più lei è sempre scusata perché è "piccola"!»
Kara si sedette vicino a lei, osservando il cielo limpido.
«Ti capisco, sai? Tommen e Myrcella sono adorabili, mi ascoltano tanto quanto ascoltano nostra madre... Ma Joffrey è tutta un'altra storia.» Si fermò per osservare il viso della ragazza, diventato improvvisamente di un colorito più rosso. Kara dovette ricordare a se stessa che stava parlando con la promessa sposa di suo fratello, e suo madre l'avrebbe uccisa se avesse saputo che aveva parlato male di lui di fronte a Sansa.
«Scusa, mi ero dimenticata... Posso farti una domanda, a proposito?»
«Ovviamente, Principes-cioè, Kara.»
«Sei innamorata di Joffrey per quello che è, o per chi è?» Lo sguardo confusa della ragazza la fece continuare «Intendo, sei innamorata di Joffrey solo perché è un principe di bell'aspetto, oppure per il suo carattere?»
Sansa ci pensò un po', probabilmente stava cercando di riordinare tutti i momenti passati con lui.
«Per entrambi, credo.»
"Non lo conosci per niente, allora... Povera ragazza" non poté fare a meno di pensare Kara.
Sansa stava per aggiungere qualcos'altro, quando furono interrotte dalla regina Cersei in persona.
Appena la ragazza Stark la vide si alzò in piedi di scatto e fece un profondo inchino rivolto alla regina; Kara si limitò a guardarla.
«Kara» iniziò Cersei, incerta, cosa che fece insospettire la ragazza. «Devi venire subito con me.»
«Perché?»
«Tuo padre è tornato mezz'ora fa dalla caccia e-»
«Come mai così presto?» Il Re era partito solo pochi giorni prima, e niente l'avrebbe portato alla fortezza prima, se non qualcosa di veramente grave.
«Ha avuto un incidente... Kara, davvero, devi venire.»
Sansa era rimasta zitta fino a quel momento, ma Kara la sentì trattenere il fiato violentemente.
Kara non aveva capito, più che altro perché non voleva, non osava pensare a quella che era la motivazione più probabile, per il ritorno anticipato di suo padre.
Si alzò come un automa e seguì la madre, in silenzio, sentendo il battito del cuore accelerare ad ogni passo.
 
 
Kara entrò nella sua stanza, un'ora dopo, con il volto coperto di lacrime. Si era imposta di non piangere di fronte a tutta la gente che si trovava al suo capezzale; ma la visione di suo padre in quel letto, pieno di bende che cercavano di  coprire la ferita raccapricciante sul suo ventre, l'aveva messa a dura prova. Quando si era trovava nel corridoio insieme a Lucas Arryn, la sua guardia personale, era scoppiata.
Kara non aveva mai pensato che suo padre potesse morire. Certo, non era una stupida, sapeva che prima o poi sarebbe successo, ma non si era mai preparata mentalmente a questo.
D'altronde aveva pensato la stessa cosa per Jon Arryn, eppure era morto lo stesso, ed in modo più veloce, anche.  
Il Re aveva scherzato come suo solito, soprattutto sul dannato cinghiale che l'aveva attaccato. Aveva parlato singolarmente con Joffrey e Kara, una sorta di ultime parole, poi aveva detto a tutti di lasciare la stanza per poter parlare da solo con il suo Primo Cavaliere: probabilmente per mettere per iscritto le sue ultime volontà.
Kara era rimasta fuori dalla porta insieme a sua madre e suo fratello, per ascoltare meglio cosa era successo da Ser Barristan e suo zio Renly, entrambi sconvolti e arrabbiati. Sandor, ovviamente, si trovava lì con loro quale guardia del corpo del principe, e non faceva altro che fissarla. Kara avrebbe voluto piangere, ma non voleva mostrarsi debole ai suoi occhi. Così, alla fine, disse di sentirsi male e si fece accompagnare da Lucas Arryn nelle sue stanze.
Era rimasta lì a camminare avanti e indietro per tutta la lunghezza della stanza, uscendo perfino sul balconcino, per chissà quanto tempo. Non riusciva a pensare a niente se non alle ultime parole di suo padre.
"So di non essere mai stato un buon padre."
Le lacrime ricominciarono a scorrere.
"Promettimi che prima o poi batterai quel tuo dannato zio Jaime a duello, e anche i miei fratelli..."
Sentiva ancora la sua risata rimbombarle nella testa, bloccata ogni tanto da qualche colpo di tosse e sangue.
"E sposa chi diavolo vuoi tu, se non lo fai sarà anche meglio... sii libera, Kara."
La ragazza si era persa nel paesaggio fuori dalla sua finestra, quando dalla porta entrò sua madre.
Aveva gli occhi lucidi, e si avvicinò lentamente a lei.
«Kara... mi dispiace.» "E' morto" non l'aveva detto ma Kara gliel'aveva letto in faccia.
A quel punto mandò al diavolo il suo orgoglio, dimenticò l'assurda faida con sua madre e... crollò.
Corse tra le braccia di sua madre, cosa che non faceva da quando aveva sei anni, e irruppe nel pianto più disperato che avesse mai provato. Cersei le carezzò lentamente i capelli, ripetendo il solito verso che soleva fare quando voleva calmarla da piccola. "Ssssh" vicino all'orecchio, appoggiando la sua fronte su quella della figlia. Era l'ultima persona rimasta che le volesse davvero bene, non avrebbe più voluto lasciarla andare.
Strinse più forte, lasciando cadere le ultime lacrime. 
   
 
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