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Autore: Simply96    18/03/2013    13 recensioni
Ciao a tutti! Prima storia su Ian e Nina, spero vi piaccia :) L'idea è quella di ripercorrere tutte le tappe della loro relazione fino a quando sono usciti "allo scoperto". La storia inizia dalle riprese della seconda stagione, quando si è iniziato a parlare di loro più come coppia.
Dal nono capitolo:
Il mio dito scivolò dalle sue palpebre fino al naso, poi delineò le mascella e risalì fino alle labbra.
Nel toccarle, Ian le dischiuse leggermente e il suo respiro caldo accarezzò i miei polpastrelli.
La mia pelle stava andando a fuoco sotto il suo sguardo.
Una voglia improvvisa m’investì il corpo.
Baciami.
Attenzione: all'interno potete trovare parti che sfiorano il Raiting rosso, ma non in modo esplicito. Per chi resta un pò imbarazzato davanti a certe scene, può sempre contattarmi per mp. Buona lettura :)
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ian Somerhalder, Nina Dobrev
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo quattordici
After

 
La serie stava giungendo lentamente al termine.

Fra meno di due mesi Stefan sarebbe partito con Klaus da Mystic Falls ed Elena avrebbe dato il suo primo bacio bendisposto a Damon.

Elena.Bacio.Damon.

L’idea di fare proprio quello davanti a tutti iniziava già a mettermi un po’ in agitazione, ma in fondo non avevo nulla di cui preoccuparmi.

E poi, era solo una scena, un piccolo ed innocente bacio, nulla a confronto di ciò che facevano Katherine e Damon.

Erano passati solo tre giorni da quando… da quando io e Ian avevamo fatto l’amore.

E non me n’ero pentita.

I suggerimenti di Paul si erano rivelati azzeccati e mi chiedevo spesso perché non avessi fatto una conversazione del genere molto tempo prima.

Io e Ian non ne avevamo parlato, con nessuno.

Entrambi, però, ci sentivamo un po’ strani all’idea che proprio tre sere prima rotolavamo scostumatamente sul suo letto.

Fortunatamente l’avevamo fatto da lui, perché altrimenti io non sarei più riuscita a dormire su delle lenzuola dove Ian avesse un tempo poggiato il suo bel…

– Nina! –

Kat richiamò la mia attenzione, mentre mi si avvicinava sorridente, con due caffè in mano.

– Tieni, te ne ho preso uno. – disse porgendomi la tazzina calda.

La ringraziai con un abbraccio, poi ci sedemmo sul comodo divano di Casa Salvatore.

– E’ solo una settimana che non ti vedo ma sembra da molto di più! – esclamò lei, posando la borsa e togliendosi il giubbetto.

Quegli ultimi giorni avevo vestito solo le parti di Katherine e mi ero trovata nella casa di Rick, quindi avevo passato del tempo solo con Matt.

Non vedevo Candice, Kat, Paul e Steven da un po’ di tempo.

Ero leggermente ansiosa, non vedevo Ian da quel giorno.

Non me ne pentivo, assolutamente no, però… c’era una remota e strana possibilità che magari lui venisse da me e mi dicesse “è stato uno sbaglio, credo sia meglio restare amici.”

E io morirei se mi dicesse una cosa del genere, perché per me non è stato assolutamente uno sbaglio.

Lo sapevo, ne ero sicura.

Ciò che provavo per lui era una sensazione che non avevo mai sentito, nemmeno con Ben.

Ian aveva già vissuto, amato, fatto esperienze che io potevo solo immaginare.

Era come se stesse più avanti di me.

Era maturo, ecco cosa. E io non lo ero, non ancora.

Ma credo di esser pronta per una storia con lui.

Ci avrei provato, impegnandomi al massimo.

Avrei diviso le cose: il lavoro, la vita privata, la famiglia…

Qualcuno entrò frettolosamente e mi riportò alla realtà.

– No, i fiori devono essere intonati con il vestito! Si, oddio, si, bianchi! … Come ce li avete solo neri? … No che non vanno bene, è un matrimonio non un funerale!... –

Paul camminava avanti e indietro per la stanza, così velocemente che il suo movimento provocava aria.

Kat scosse la testa, ridacchiando.

– I preparativi lo stanno decisamente sfinendo. – affermò continuando a scrutarlo divertita e ridendo di come lui litigasse con ogni ristorante o fiorista che contattava.

Non lo avevo mai visto così nervoso, anche se ero presente tutte le volte che i capelli non venivano fuori come voleva lui.

Eppure, Torrey aveva una certa priorità sul suo aspetto fisico, sul suo lavoro e sulla sua vita in generale.

Forse, un giorno, anche io sarei stata una priorità di Ian…

Paul sprofondò nel divano, stiracchiandosi stanco tra me e Kat che continuava a punzecchiarlo.

– Organizzare matrimoni è un lavoro. – sbuffò poco dopo lui.

Lo guardai accigliata.

– Sì Paul, per questo si chiamano agenzie che pensano a tutto. – dissi sorridendo e sedendomi più comoda.

Lui alzò il capo nella mia direzione, sgranando gli occhi.

– …Davvero?! – esclamò scattando, come se in  un batter d’occhio avesse ripreso tutta l’energia che fino a poco tempo prima gli era venuta a mancare.

Kat sbuffò rumorosamente.

– No, ti prego, non dirmi che hai fatto tutto da solo. – mormorò ironicamente alzando un sopracciglio.

Paul fece lentamente sì con la testa. E tutti in quella stanza capirono di trovarsi di fronte ad un vero e proprio idiota.

In senso buono, certo.

Lo sposo prese subito il cellulare, uscendo sbrigativo dalla scena.

Io ridacchiai, pensando che non esistesse uomo più impacciato e goffo di lui.

Oltre a Ian appena sveglio, certo.

– Ma dove sono finiti tutti? – mormorò schiarendosi la gola Kat e lanciando un’occhiata intorno.

Io feci spallucce. Era la prima volta dopo quasi una settimana che tornavo in quel set e francamente nemmeno sapevo chi doveva esserci e chi no.

Kat prese il copione, sfogliandolo alla ricerca di chi sarebbe comparso nella puntata che avremmo dovuto girare.

– Allora… io te e Paul ci siamo… mancano Daniel, Matt, Candice e Ian. – sospirò poi guardando l’orologio.

– Tutti in ritardo. – constatò poco dopo.

Io scossi la testa.

– Credo che noi siamo in anticipo. – notai accigliata e, nello stesso momento, qualcun altro entrò sul set.

– Oh, Somerhalder, pensavo che foste tutti morti! – gracchiò dalla poltrona Kat voltandosi.

A quel nome lasciai definitivamente perdere il cellulare, rizzandomi a sedere sul divano e voltandomi di scatto.

Ian aveva fatto l’occhiolino a Kat, poi si era voltato per posare la giacca.

Il mio cuore accelerò un tantino, ma cercai di non farci troppo caso.

Mi faceva sempre uno strano effetto rivederlo e di colpo sentivo fastidiosamente la gola secca.

Lui lasciò sul tavolino anche il suo fedele cappello scuro, poi prese il nuovo copione.

Alzò uno sguardo verso la mia direzione.

Sorrise.

– Ciao. – farfugliai portandomi una ciocca dietro l’orecchio, arrossendo timidamente.

Oddio, sembravo un’adolescente alle prese con il suo primo amore.

Sentii dei passi verso la mia direzione, poi Ian si sedé accanto a me.

Mi scrutò, con quegl’occhi che ogni giorno sembravano più chiari.

Si avvicinò lentamente, e sentii subito il calore del suo respiro sulle mie gote. Ma il pensiero di avere Kat e Paul nella nostra stessa stanza ci riportò entrambi alla mente che nessuno ancora sapeva di noi.
Ian deviò all’ultimo, stampandomi un semplice bacio sulla guancia, che mi fece quasi tremare.

Mentre lui sfogliava rapidamente il copione, io continuai ad armeggiare con il telefono,  pensando a cosa fare o cosa dire.

Kat si era messa ad ascoltare un po’ di musica, nella poltrona in fondo alla sala. La Plec e Kevin erano appena arrivati, ma sembravano dar più attenzione ai tecnici.

Mancava ancora un po’ di gente e quello era il momento giusto per parlare con Ian.

Posai il telefono in tasca, lanciando occhiate vaghe a Paul e Kat che continuavano indisturbati le proprie attività.

Mi schiarii la gola, passandomi una mano fra i capelli, in cerca di una qualche sicurezza.

Aprii bocca e…

– Nina, mi accompagni in macchina un secondo? – chiese Ian senza alzare lo sguardo dai fogli.

Oh.

Mi aveva battuto, ancora una volta, sul tempo.

Non mi ero neanche accorta che si fosse alzato, messo quel dannatissimo cappello nero e ora mi stava aspettando davanti alla porta.

Ridacchiai sotto voce, poi presi il giubbetto scuro e lo raggiunsi trotterellando.

Naturalmente, nessuno si era accorto di noi.

Ian entrò in macchina, e io lo seguii a ruota, domandandomi cosa avesse intenzione di fare.

La sua imprevedibilità mi spaventava delle volte, il fatto che per capire a cosa pensasse ci avessi impegnato diversi mesi.

Non c’era imbarazzo o… tensione.

Continuavo a sentirmi un po’ impacciata ma grazie ai suoi gesti e alle sue parole, ben presto mi tranquillizzai.

Ian voleva dire qualcosa, ma ogni volta che cercava di farlo apriva un po’ la bocca, poi la richiudeva sconcertato.

Mi guardai intorno. Non c’era nessuno.

Lentamente, come se a muovermi potessi scattare un qualche allarme di sicurezza, allungai il braccio verso il suo viso.

La mia mano andò a finire fra i capelli corvini di Ian che, intanto, aveva sorriso, arrossendo.

Oh, allora anche lui si sentiva un po’ inadeguato in certe situazioni?

Eppure, dava l’idea di essere così forte…

Lui si voltò, quasi di scatto, in cerca dei miei occhi.

Si avvicinò, fin quando i nostri respiri iniziarono a confondersi.

Ian dischiuse le labbra, e le avvolse alle mie. Le sentii così morbide e perfette.

Mi avvicinai, cautamente, come se potesse scomparire da un momento all’altro.

Mio Dio, quanto avevo penato per quel tragico momento.

Era passata solo una stupidissima settimana impegnativa e non avere il suo sapore su di me mi aveva fatto letteralmente impazzire.

Mi staccai, ma solo quel tanto che bastava per osservare i suoi occhi.

I nostri nasi quasi si toccavano, mentre avevo ancora le braccia intorno al suo collo.

Ian si staccò un poco, accarezzandomi i capelli, mentre io tornai a respirare.

Già, me ne scordavo sempre quando stavo con lui.

– Sei rimasta. – mormorò sorridendo appena.

M’inumidii le labbra, gustandomi la sua essenza che era rimasta su di esse.

Lui spostò i polpastrelli sul mio viso, accarezzando sensibilmente ogni suo centimetro.

– Anche tu. – commentai lieta.

– Sai che non ti avrei lasciata l’altra notte, Nina… – alzò leggermente la voce, calcando un po’ le parole.

– Ero consapevole di ciò che stavo facendo. – corrucciai la fronte, continuando ad osservarlo.

La sua mano raggiunse il mio collo, iniziando ad accarezzarlo, mentre la mia pelle s’infuocava sotto il suo tocco.

–  Quindi… – iniziò lui, mantenendo la voce bassa.

– Io e te… – proseguii scotendo debolmente la testa.
Ian sospirò, allontanando la mano dalla mia pelle e posandola invece sul manubrio.

Appoggiai completamente la schiena sul sedile, incrociando le gambe.

Era così strana l’idea che fino ad un mese prima non mi sarei mai e poi mai azzardata a fare quel gesto.

Era un qualcosa d’inconcepibile, d’impensabile, di peccaminoso.

Ma ora sembrava che non ne potessi fare più a meno.

– Non ne abbiamo mai parlato esplicitamente, ma Ian… – mormorai dopo qualche istante, lasciando nuovamente la frase a metà.

Il fatto è che non sapevo come continuare. Cosa dirgli.

In fondo sembrava che andasse bene così, ma in verità era impossibile che questa fosse la cosa giusta, che non affrontare l’argomento ci avrebbe fatti andare avanti.

Ian si mise gli occhiali da sole.

– Ci sono tanti problemi, tanti fattori che andrebbero contro a questa cosa… – iniziò, e a quelle parole la mia bocca tremò.

Dannazione. Con gli occhiali da sole non potevo capire cosa stesse pensando o meno.

E poi, perché definirla cosa?

Io e lui siamo andati a letto insieme… non era per niente definibile come cosa!

– Che vorresti dire? – domandai alzando la voce.

Volevo capire cosa gli passava per la mente.

E’ così enigmatico, mio Dio, fino a un mese prima sembrava ronzarmi attorno con quei suoi tipici gesti da tira-e-molla, e ora mi dice che ci sono dei problemi?

Ian storse la bocca, passandosi la lingua fra le labbra.

– L’età è uno di questi … ho molti più anni di te. –

– Ma davvero? – commentai sarcastica. Non poteva considerare quel maledetto numero un problema.

E poi si lamentava che ero io quella che si tirava indietro!

– I giornali ci staranno sempre appresso, soprattutto ora che Elena sembra inizi a provare qualcosa per Damon. – alzò le spalle, continuando.

– Non significa niente…. – feci debolmente, corrucciando la fronte.

Ian stava realmente cercando dei motivi per non continuare ad essere… qualunque cosa fossimo diventati?

– Molti attori fingono di stare insieme per pubblicizzare il proprio film o libro o qualunque cosa sia*. Crederanno che è tutta una messa in scena e non faranno altro che pedinarti, giorno e notte, ovunque andrai. – si voltò, gli occhi nascosti dalle lenti scure.

Non ci stavo capendo più niente.

– Dannazione… non devono saperlo per forza. Possiamo tenercelo per noi. Possiamo fingere, invece, di essere amici. Continueremo a fare ciò che abbiamo sempre fatto, smentendo le voci. – alzai il tono, quasi gridando.

Ero perplessa, sbigottita, meravigliata da quel suo comportamento.

– E secondo te non dovremmo comportarci come… una coppia mentre passeggiamo per strada? Non potrò baciarti in pubblico, non potrò abbracciarti, non potrò toccarti, tenerti per mano. Non potrò fare nulla di questo. –

Lessi una nota di tristezza, forse, nel suo tono di voce.

Abbassai lo sguardo, mentre il suo continuava a trapassarmi l’anima.

Presi un profondo respiro, cercando di far persistere in me la parte più combattiva e forte.

– La mia carriera sta avendo ottimi risultati, il successo è quasi alle stelle, lo so. So che sei più grande di me, so che una relazione, in questo periodo, è l’ultima cosa che farei, ma so anche di provare qualcosa per te, Ian. Quante volte devo ripetertelo? – mormorai, convinta al massimo della mia risposta.

Io lo amavo, anche se non riuscivo a dirglielo.

Volevo sapere cosa gli passasse per la testa, come avesse preso la mia dichiarazione.

Volevo sapere tutto, ogni singola cosa.

Ti prego.

Ian si tolse gli occhiali, finalmente. Erano umidi, i suoi occhi, e sorridevano.

– Io voglio continuare, Nina. – soffiò leggero.

Bastava quella frase. Bastava lui.

Tutto il resto non contava nulla.

Mi sporsi, nuovamente, e sentii le sue braccia attorno alla mia vita, stringermi con delicatezza, ma anche con una voglia che provavo anche io.

– Possiamo stare insieme e non farci vedere. – sussurrai, mentre lasciavo piccoli baci sul suo viso.

Si, era possibile.

Lo sentii sorridere contro il mio collo.

– Allora… stiamo insieme. – affermò mordicchiandomi la pelle.

Io ridacchiai, abbassando le mani sul suo petto.

– Si, Somerhalder. – finii baciandolo, mentre lui continuava a sorridere.
 


* In varie riviste ho letto di attori che stanno insieme solo per promuovere il film. L’ultimo esempio che mi viene in mente sono Dianna Agron e Alex Pettyfer. Oh, io li amo, ma sono durati davvero il tempo che “Io sono il numero quattro” uscisse dalle sale cinematografiche!

L'immagine invece non so di quand'è, però mi piace moltissimo.
 
Bene gente, ho aggiornato un po’ prima del previsto e SPERO di poter aggiornare anche la settimana prossima.
Voglio dirvelo… dovete saperlo. Non so se riuscirò a scrivere, almeno per questo periodo. Non so quando pubblicherò, se la storia continuerà… Per favore, non alzate i forconi… Questo capitolo l’ho finito di scrivere ieri. E’ un merda totale, a me non piace… mi dispiace, è il meglio che sono riuscita a fare… scusate ancora, odio lasciare le storie a metà…
La mia migliore amica si è suicidata...
Un bacione ragazze, a presto
  
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