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Autore: SilverKiria    18/03/2013    1 recensioni
Sei morto Al, semplice. Ma ciò che più temi deve ancora arrivare. Sarai pronto? Lei lo è.
- STORIA CLASSIFICATASI 20^ AL CONTEST DI GINEVRACORVINO " E LA MORTE NON AVRÀ PIÙ DOMINIO"
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Albus Silente, Ariana Silente
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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IN PACE

 
 
Un lampo verde e senti come l’aria evaporare da dentro te, come svuotarti.
Vedi dall’esterno il tuo corpo cadere nel vuoto, ancora con il sorriso gentile che tanto ti aveva contraddistinto da vivo.
Sei morto; semplice.
La cruda e chiara realtà ti fa sorridere.
“Albus Percival Wulfric Brian Silente, che ti aspettavi? Fuochi d’artificio e dolore infinito? “ pensi tra te e te.
In effetti, di dolore non ce n’è stato affatto, è stato quasi come addormentarsi: indolore e incosciente.
Perso in queste riflessioni noti solo ora che sei arrivato in un qualcosa di indefinito, più che un luogo si potrebbe chiamare uno spazio.
Bianco, bianco ovunque.
Guardi in giù e vedi il tuo corpo, o meglio la tua anima, come se fossi ancora vivo. Ma sai che vivo non lo sei più.
Ti guardi indagatore intorno, aspettandoti qualcosa.
“Che devo fare?“ ti chiedi e nello stesso istante qualcosa compare davanti a te.
Ti avvicini incuriosito all’oggetto grande come un armadio però più sottile, coperto da un velo.
Lo togli e ti sorprendi di vedere te stesso.
E’ uno Specchio.
Ma la paura ti sovrasta mentre la tua mente così dolorosamente acuta capisce che non è un semplice specchio, è il tuo incubo più grande, ciò che temi di più.
Fai per allontanarti ma invano, sembra quasi che per quanto tu possa correre rimarrai lo stesso inchiodato lì.
Ma non cederai, no. Ci hai messo troppo tempo per rinnegare i tuoi errori e rinchiudere in te stesso i tuoi sbagli.
Poi, la senti.
“Al…“
No, non può essere. E ti accorgi che stai piangendo solo quando vedi le tue maniche macchiate, lo sguardo offuscato.
“Al, voltati.“ dice dolcemente la voce che tanto hai cercato di dimenticare.
Lo fai, perché non riesci a resisterle, perché è pur sempre lei.
Ariana ti sorride, lieta.
I capelli biondi le ricadono in morbide spirali, la pelle pallida, gli occhi come tiepidi specchi d’acqua. Indossa un leggero vestito di lino bianco, le gambe gracili scoperte sotto il ginocchio, i piedi nudi.
Continui a piangere, mentre ti si avvicina e ti asciuga le lacrime.
“Al, smettila.“
Non sai cosa dire, dubiti perfino che potrai mai dire ancora qualcosa.
Distogli lo sguardo, incapace di sostenere il suo così tranquillo che per te sembra peggio del più crudele sguardo d’odio.
Lei ti prende delicatamente il mento e fa in modo che vi guardiate negli occhi; non smette di sorridere.
Non ce la fai: crolli.
Cadi a terra come un pupazzo, in preda alle lacrime ed ai singhiozzi violenti.
Lei ti abbraccia e comincia a sussurrarti “E’ tutto ok“ mentre canta la ninna nanna che troppe poche volte le avevi cantato tu quando era piccola; prima di anteporre la tua cieca ambizione alla cosa più preziosa che avevi.
Ti accorgi sorpreso che non piangi più, alzi lo sguardo e pronunci le parole che avresti voluto dirle mille volte ma che ora sembrano le più difficili della tua lingua.
“Mi dispiace“
Lei ti sorride ancora, dolce.
“Non dire sciocchezze, tu non devi…“
“No devo!“
E tutto ciò che hai trattenuto nel più oscuro antro del tuo cuore esplode e senza volerlo lo urli con rabbia, rabbia che però sai non essere indirizzata a lei ma a te stesso, perché ti odi, ti sei sempre odiato da allora.
“E’ colpa mia! E’ sempre stata colpa mia! Ero così ossessionato dalle mie idee, dalla mia ambizione, che ti, che vi ho perso. La mamma è morta e io avrei dovuto esserti vicino, avrei dovuto proteggerti. Ma no, sono stato sempre più cieco e idiota, mi sono addirittura convinto che foste un ostacolo! Quanto stupido e ingenuo sono stato! E senza che me ne accorgersi ti ho perso, sotto i miei occhi, mentre tu stavi difendendo me. Tu sei morta…difendendo me. Perché? Perché hai dimostrato un così incredibile e assurdo amore nei confronti di chi ti ha odiata, perfino.“
Noti la tua voce affievolirsi e le lacrime ricominciare alle ultime parole.
Ma lei no, lei ti bacia sulla fronte, lentamente.
La guardi come folgorato, odiandoti ancora di più perché sai che non meriti tutto ciò.
“Perché sei mio fratello Al, il mio fratellone. Non avresti potuto fare nulla per farti odiare da me. Non lo sai, l’amore è cieco.“ e ride delicatamente.
Malgrado tutto il disgusto che provi per te stesso non puoi fare a meno che sorridere anche tu.
“E troppo a lungo ti sei proibito di amare Al. Smettila di odiarti, lo so che ti disgusti, ma non devi. Sei stato una persona fantastica, io ti ho sempre amato e sempre ti amerò.“
“Come puoi dire che sono stato una persona fantastica? Dopo tutto ciò che ho fatto? Gellert, tu, Abeforth, ho sbagliato tutto.“
“Al sei sempre così irrimediabilmente egocentrico. Non capisci? Sei un umano! E’ umano errare, non sei il primo né l’ultimo che ha sbagliato. Ma nonostante tutto ciò che ti è accaduto tu sei andato avanti, impiegando il tuo risentimento nel costruire un mondo migliore, aiutando chi te lo chiedeva e anche chi non lo faceva. Hai salvato molti, hai fatto grandi cose. Eppure, nonostante fossi vicino a così tante persone, non ti sei concesso di legarti a nessuna di esse, non davvero. Hai sacrificato l’opportunità di essere felice per rimediare ai tuoi errori. Non credi di aver sofferto abbastanza?“ ti chiede infine seria.
Ti alzi e annuisci, capendo ciò che voleva dire Ariana.
“Tu mi odi?“ chiedi allora tu incerto e terrorizzato dalla sua risposta.
Lei sorride ancora. “Te l’ho già detto, non potrei mai.“
Ti prende la mano e la stringe.
Vi avvicinate allo Specchio delle Brame e quando lei avverte la tua paura ti stringe ancora più forte.
Respiri a fondo e apri gli occhi.
Lo specchio vi ridà la vostra immagine esattamente come siete nella realtà.
“Non… Non capisco“ sussurri confuso.
“Non capisci? Tutto ciò che volevi era il perdono, non tanto forse il mio quanto il tuo. Alla fine siamo noi il più grande giudice che temiamo e anche il più spietato. Al, è finita, puoi smetterla di fingere, puoi essere te stesso.“
E’ vero. Guardi di nuovo il riflesso nello specchio che ti sorride e ti metti a ridere, libero.
Abbracci Ariana e vedi una porta apparire alla vostra destra.
“Ora possiamo andare. Sei pronto?“ chiede lei.
“Ora sì“ le sorridi tu.
E, mano nella mano, ve ne andate, liberi, fieri… In pace.


Spero la storia vi sia piaciuta! Ho cercato di correggere la maggior parte degli errori segnalatami dalle giudici che hanno corretto questo testo, se ne trovaste ancora non esitate a dirlo che correggerò prontamente! A presto e recensite, mi farebbe molto piacere ;)

  
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