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Autore: xsimplebuteffective    18/03/2013    7 recensioni
Mi faccio spazio tra le persone e, chiedendo scusa, imbocco il solito corridoio.
Come ogni mattina mi scontro con quel ragazzo.
Questa volta, prima di chiedere scusa io, voglio sentire lui.
Così lo guardo.
Aspetto qualche altro secondo, dandogli un’ultima possibilità.
Niente, solo silenzio.
-Bene, biondino. Adesso mi ha scocciata. E’ da una settimana che tutte le mattine ci scontriamo; io ti chiedo scusa e tu stai zitto. Sei un maleducato del cazzo. Ti hanno insegnato che si chiede scusa quando vai addosso ad una persona?- dico incazzata.
Ride silenziosamente, sembrando più bello delle altre volte.
Quando smette, mi guarda, scuote la testa e si allontana lasciandomi sola.
Incrocio le braccia, reprimendo la mia voglia di inseguirlo e picchiarlo.
Genere: Commedia, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Niall Horan, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Words aren't always necessary.


Come ogni mattina corro per le strade di Londra al fine di arrivare in orario al lavoro.
Cosa inutile dato che io e il ritardo camminiamo a braccetto.
Scendo le scale della metropolitana più rapidamente possibile, sentendo le innumerevoli imprecazioni dei gentili londinesi a cui taglio la strada.
Mi sono sempre chiesta perché i miei genitori non vogliono comprarmi una macchina.
Loro e le fisse sull’inquinamento.
‘Vuoi che fra qualche anno le temperature e quindi il riscaldamento globale peggiorino?’ mi ripetono.
Mi fermo qualche secondo per ricordarmi il numero della linea che devo prendere e a quale fermata devo scendere.
Di mattina non mi ricordo nemmeno il mio nome, figuriamoci i numeri delle linee della metropolitana.
Appena la mia mente focalizza il tutto, riprendo a correre.
Cambiando corridoio mi scontro con un ragazzo. Anche lui corre ed ha il fiatone come me. I capelli biondi sono alzati in ciuffo e gli occhi blu acceso mi incantano. E’ alto quando me ed indossa una polo rossa, dei pantaloni beige e delle Supra bianche.
La domanda sorge spontanea: ma un giubbotto, no?
Non mi sono mai abituata al freddo e variabile clima londinese. L’ombrello e l’impermeabile sono diventati i miei migliori amici.
Anche lui si ferma e mi guarda dritto negli occhi, come se riuscisse a scoprire qualcosa sulla mia vita con un solo sguardo.
-Scusami, non volevo andarti addosso.- dico imbarazzata.
Sistemo la tracolla in pelle sulla spalla, aspettando una sua risposta. Tuttavia il ragazzo sembra non voler ne ricambiare ne accettare le scuse.
Lo guardo interrogativa mentre lui mi concede un alzata di spalle.
Solo un alzata di spalle?
Non è educato non chiedere scusa a qualcuno che hai urtato mentre correvi come un pazzo per i corridoi della metropolitana.
Aspetto qualche altro secondo in cui spero di sentire la sua voce.
Quando mi rendo conto che sto solo sprecando tempo e che il ragazzo non mi dirà nulla, riprendo a correre senza nemmeno salutarlo.
I miei occhi cadono sull’orologio che segna un quarto d’ora di ritardo. Salgo sulla metropolitana e prego che, come altre numerosissime volte, il mezzo vada più veloce.

***

Ieri ho preso un ritardo ed un rimprovero. Il mio capo c’è abituato, ma non può evitare di farmi la ramanzina.
Questa mattina mi sono alzata un quarto d’ora prima, ma è sempre lo stesso orario quando scendo velocemente le scale della metropolitana.
Non posso assolutamente permettermi di arrivare in ritardo, quindi cambio il corridoio per prende la linea che mi serve.
Proprio come la mattina precedente mi scontro con qualcuno.
Alzo gli occhi e mi trovo davanti lo stesso ragazzo di ieri. A differenza del giorno precedente, oggi ha stampato in viso un sorriso bellissimo che mi contagia.
-Scusami, è sempre la stessa storia. Non ti avevo visto.- spiego portandomi i capelli indietro.
Ipotizzando che ieri non mi aveva risposto perché forse era di cattivo umore, quel sorriso mi fa pensare che oggi è il giorno in cui finalmente sentirò la sua voce.
I miei occhi incontrano ancora i suoi, blu e luminosi. Anche questa mattina indossa una polo a maniche corte e noto la mancanza del giubbotto.
Come vorrei non temere le temperature londinesi come lui.
Dopo qualche minuto di assoluto silenzio sbuffo. Continua a sorridere, ma nemmeno oggi ha intenzione di aprire la bocca.
Cerco di trattenermi e quindi di non mandarlo a quel paese per poi continuare a correre verso il mezzo.
Riesco appena in tempo ad entrare. Dalle porte della metropolitana vedo il ragazzo che non corre ma cammina tranquillo.
Certo che è strano.
Prima corre come un matto e poi cammina tranquillamente.
Vallo a capire uno che ti va addosso e nemmeno ti chiede scusa.

***

I giorni seguenti a quello sono stati gli stessi.
Io correvo per i corridoi, ci scontavamo, gli chiedevo scusa sperando di sentirlo parlare, me ne andavo non avendo ottenuto nulla.
E’ lunedì mattina ed è passata una settimana dal primo incontro con quel ragazzo.
Devo ammettere che lo penso ogni giorno, spiegandomi il perché del suo silenzio.
Appunto perché è lunedì mattina sono più in ritardo –e nervosa- del solito.
Mi faccio spazio tra le persone e, chiedendo scusa, imbocco il solito corridoio.
Come ogni mattina mi scontro con quel ragazzo.
Questa volta, prima di chiedere scusa io, voglio sentire lui.
Così lo guardo.
I suoi occhi sono luminosi e il suo sorriso è spettacolare come al solito. Oggi ha una maglietta bianca a maniche corte con lo stemma in nero dei Ramones.
Che sia un licantropo?
E’ impossibile uscire con le braccia scoperte con cinque gradi.
Aspetto qualche altro secondo, dandogli un’ultima possibilità.
Niente, solo silenzio.
-Bene, biondino. Adesso mi ha scocciata. E’ da una settimana che tutte le mattine ci scontriamo; io ti chiedo scusa e tu stai zitto. Sei un maleducato del cazzo. Ti hanno insegnato che si chiede scusa quando vai addosso ad una persona?- dico incazzata.
Ride silenziosamente, sembrando più bello delle altre volte.
Quando smette, mi guarda, scuote la testa e si allontana lasciandomi sola.
Incrocio le braccia, reprimendo la mia voglia di inseguirlo e picchiarlo.

***

Se oggi lo incontro. lo picchio.
No, davvero.
Ieri l’ho pensato tutta l’intera giornata. Ho pensato a quanto fosse maleducato, stupido ma anche a quanto fosse tremendamente bello.
Scendo le scale con la solita fretta; salto due gradini e quasi non mi uccido.
Imbocco il corridoio correndo e aspetto qualcuno che mi va addosso.
Niente.
Mi blocco e torno indietro all’inizio del corridoio.
Non c’è. Il ragazzo che da una settimana a questa parte incontro in metropolitana, non c’è.
Che si sia offeso per quello che gli ho detto?
Ci sono andata pesant, lo ammetto.
Però dai, era lunedì.

Mi guardo intorno e non vedo nulla che mi ricorda lui.
Cammino lentamente verso la linea della metropolitana che mi porta a lavoro con la testa bassa, lasciando trasparire il mio dispiacere.
Perché sì, mi dispiace non aver incontrato quel bellissimo ragazzo dagli occhi blu che mi fa incantare ogni volta che i nostri occhi si incontrano.

***

E’ di nuovo lunedì quando metto piede nella metropolitana della mia città preferita.
Sono in anticipo e faccio le scale con calma vedendo altre persone che corrono in ritardo.
Sorrido compiaciuta per essere riuscita a farcela.
Imbocco il corridoio di sempre con estrema tranquillità, sperando che, almeno oggi, il ragazzo mi venga incontro.
Non sento nulla ma una figura davanti a me si sbraccia.
Lo riconosco e il mio cuore perde il ritmo costante per dare il benvenuto a nuovi battiti fuori la norma.
Oggi, a differenza delle scorse settimane, ha un giubbotto in jeans sopra la maglietta dell’America. Un cappello gli copre i capelli biondastri, lasciando uscire solo il ciuffo abbassato.
Gli vado incontro e velocemente la mia mente prepara le scusa da porgergli.
-Ehi, scusami per l’altro giorno. Non volevo offenderti per nessun motivo.- dico giocando con le mani.
Lui, con il sorriso più bello che abbia mai visto, fa spallucce e mi porge una lettera.
Guardo l’oggetto e poi guardo lui con fare confuso.
Perché una lettera?
Me l’avvicina di più e l’afferro.
Si avvicina e il mio cuore sembra esplodere. Mi lascia un bacio in guancia e si allontana camminando con serenità.
Io, come un cretina, mi tocco il punto in cui le sue labbra si sono poggiate qualche secondo fa. Mi giro la lettera tra le mani e la apro non appena entro nel mezzo.

 
Ehi ragazza delle metropolitana! Il lunedì è un cattivo giorno per te, non è vero? Hai ragione a prendertela quando non ti rispondo o non ti chiedo scusa. Il fatto è che sono muto e anche se vorrei con tutto il mio cuore parlarti, non posso. Volevo anche dirti che sei tremendamente bella e che il tuo sorriso è meraviglioso. Mi dispiace non poterti dire queste parole, credimi. Ti va di uscire con me? Se dirai di no, potrò capirlo. Ti lascio il mio numero, un bacio! Xx
PS: se ti stai chiedendo perché sono mancato per qualche giorno, è perché, come hai notato, scordo sempre il giubbotto e quindi ho preso la febbre!

 
Il mio viso ha assunto un’espressione scioccata mentre leggevo una parola dopo l’altra.
Io l’avevo giudicato senza nemmeno sapere la verità.
Mi sento una stupida ma cerco di occuparmi della vera richiesta della lettera.
Voglio davvero uscire con lui?

 
Ehi, sono la ragazza della metropolitana! Ti chiedo infinitamente scusa per averti giudicato, sono così stupida. Ci vediamo domani pomeriggio allo stesso posto di ogni mattina, ok? Un bacio! Xx
 
Certo che sì.
Alla fine, le parole non sono nulla in confronto ad un semplice sguardo pieno di emozioni.






Oyey.
Salve jdn
Non chiededemi il perché di questa OS perchè davvero, non lo so nemmeno io.
Guardavo una film ed ho sentito la frase 'l'uomo chenon dice mai..' e mi è venuta quest'idea.
Come sapete mi risulta difficile non scrivere minchiate, quindi siate buoni.
Mi fate sapere cosa ne pensate?
Vi amerei a vita.

Scherzo, vi amo gia blblbl.
Ok, scompaio.
<3
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<3
  
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