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Autore: bik90    18/03/2013    8 recensioni
-Sei il mio ponte tra questi due mondi!-
Martina si fermò e un brivido la scosse. Eleonora non si lasciava mai andare a parole troppo dolci, quello che era riuscita a dire era già troppo per lei. Si voltò verso la diciottenne.
-Allora perché ti comporti così?- domandò con le lacrime agli occhi.
La bionda chinò il capo con aria colpevole.
-Non posso...- mormorò semplicemente.
Già, non poteva. Sarebbe stato troppo difficile per lei ammettere di tenere tantissimo a quella ragazza che le stava di fronte.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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Aveva dormito poco ed era stanca. Simona si era immediatamente accorta che c’era qualcosa che non andava ma non aveva chiesto niente. Martina era stranamente nervosa, le aveva già lanciato un paio di occhiatacce quando aveva provato ad aprire bocca. La vide sbuffare nel far cadere la matita a terra e passarsi una mano tra i capelli rossi.
<< E’ successo qualcosa con Eleonora? >> le domandò sottovoce non riuscendo a trattenersi.
L’amica scosse il capo senza guardarla e rimase in silenzio. Desiderava solo arrivare all’intervallo e vedere la ragazza più grande. Ne aveva bisogno. Sospirò provando a concentrarsi ma senza successo. Il suo unico pensiero era Eleonora; la voleva, voleva sentire la sua voce, voleva toccarla e stringerla. Le parole di suo padre le rimbombarono nella mente ancora una volta e dovette fare appello a tutto il suo autocontrollo per non scoppiare a piangere sul banco. Non sarebbe stato per niente bello farlo e dover dare subito delle spiegazioni. Doveva solo attendere un po’. Quando la campanella suonò si fiondò fuori l’aula senza nemmeno ascoltare l’assegno della professoressa di matematica e si diresse con determinazione e necessità verso l’aula di Eleonora. Era a pochi metri quando la porta si aprì e proprio la ragazza che stava cercando insieme al suo amico ne uscì. Abbozzò un sorriso mentre la osservava e si fermò.
<< Ciao Eleono… >>.
Le parole le morirono in gola non appena Davide la fissò.
<< Scusaci ragazzina ma dobbiamo andare dalla preside >> le rispose freddamente afferrando saldamente la mano della coetanea e trascinandola per il corridoio.
Eleonora si voltò per guardarla.
<< Ci vediamo dopo in bagno >> sussurrò prima di tornare a girarsi.
Martina li vide sparire nella folla senza riuscire a dire niente.
 
<< Dovevi essere proprio così duro con lei? >>.
Davide la guardò mentre scendevano insieme le scale. La preside aveva convocato i tre rappresentanti d’istituto per sentire le proposte inerenti alla settimana dello studente. Anche se di malavoglia, Eleonora aveva dovuto acconsentire ma era convinta che l’amico avrebbe tenuto banco da solo. Prima di uscire dall’aula le aveva confidato che sperava di sforare nell’ora successiva per evitare una possibile interrogazione in filosofia. Lei invece, non vedeva l’ora di andarsene e tornare da Martina. Aveva visto con quali occhi supplicanti l’aveva guardata prima e le era dispiaciuto non poterle essere d’aiuto. Il comportamento dell’altro, poi, le aveva dato ai nervi.
<< Non me ne sono accorto. E poi che mai poteva volere da te? >> le rispose infine il ragazzo stringendosi nelle spalle e col suo solito modo di fare << Ehi, Romano come va? >> aggiunse battendo il cinque al terzo rappresentante.
Anche Eleonora lo salutò con un sorriso prima continuare verso la presidenza.
 
Saliva i gradini delle scale a due a due pregando che stesse ancora aspettando. Sapeva che stava chiedendo un miracolo ma doveva assolutamente vederla. La preside aveva voluto sapere parecchi dettagli a suo dire superflui che le avevano fatto perdere la pazienza quando, a cinque minuti di distanza dal suono della campanella, ancora non avevano terminato. In fretta si era scusata e, inventandosi una balla sul fatto che dovesse correre in bagno, era andata via lasciando Davide e Romano con la donna. Era entrata senza capire perché stesse trattenendo il respiro e nel vedere la sua figura darle le spalle ne fu enormemente contenta.
<< Ehi, bimba >> disse con un sorriso per farla voltare << Ho fatto il prima possibile >>.
Martina si girò e non riuscì a trattenersi oltre. Le corse incontro abbracciandola e scoppiò in lacrime. Eleonora rimase alquanto sorpresa di fronte a quel gesto. Nessuna delle due si era lasciata andare a gesti simili d’affetto. Sentirla tremare però tra le sue braccia, come un pulcino alla ricerca di riparo, le fece sussultare il cuore. Le accarezzò i capelli provando a calmarla.
<< Bimba >> bisbigliò appena chinandosi verso di lei che non smetteva di stringerla << Che c’è? >>.
Martina non rispose limitandosi a singhiozzare mentre ricordava la sera precedente.
 
Era rientrata a casa fischiettando un allegro motivetto e aveva guardato l’ora. Erano quasi le otto. Aveva salutato sua madre e sua sorella prima di entrare in camera per cambiarsi. La donna era arrivata poco dopo per domandarle dove fosse stata. Ormai erano diversi giorni che la vedeva contenta e ne era davvero felice.
<< Non mi devi dire niente, Marty? >>.
La figlia l’aveva guardata a lungo e le aveva sorriso come faceva spesso quando vivevano a Genova.
<< Oh, mamma >> le aveva risposto con occhi luminosi << Penso di stare bene >>.
Sofia si era seduta sul suo letto e l’aveva osservata a lungo. Stava tornando ad essere la ragazza solare che conosceva. Si era ritrovata a pensare che non le importava se fosse merito di un ragazzo o di una ragazza, avrebbe dato la sua vita per vederla sempre così. Chiunque riuscisse a rendere felice Martina, meritava il suo affetto.
<< Mi dirai qualcosa in più quando sarai pronta? >> aveva domandato comprendendo che l’altra volesse tenere qualcosa solo per sé.
La figlia l’aveva abbracciata sentendosi appoggiata nelle sue scelte. Finalmente. L’arrivo del padre aveva messo fine a quella breve chiacchierata e la cena era iniziata. Martina aveva immediatamente compreso che c’era qualcosa che non andava nell’uomo, non smetteva un attimo di fissarla con aria dura.
<< Chi era quella ragazza? >> aveva chiesto infine in modo secco.
La figlia a quella domanda aveva trattenuto il fiato. L’aveva vista andare via con Eleonora.
<< Un’amica >> aveva detto evitando di guardarlo.
<< Non viene in classe tua, vero? Sembra più grande >>.
Martina aveva alzato gli occhi sulla figura della donna in cerca d’aiuto. Sofia aveva cercato di alleggerire la tensione che si stava creando.
<< Dai, Stefano >> aveva detto << Dovresti essere contento che finalmente Martina abbia qualche amica. Questa ragazza più grande potrebbe aiutarla nello studio >>.
Stefano aveva battuto il pugno sul tavolo facendo immobilizzare anche l’altra ragazza.
<< Se scopro che tu… >> aveva lasciato la frase in sospeso come se non fosse capace di finirla << Questa è la volta buona che ti mando in un collegio in Svizzera! >>.
<< Fallo! >> aveva esclamato Martina con sguardo d’odio e tono di sfida.
<< Non mi provocare, Martina! Adesso siediti! >>.
Invece di ubbidire, la figlia aveva sbattuto entrambe le mani ai lati del piatto prima di correre in camera sua. Lo odiava. Si era gettata sul letto iniziando a piangere. Perché non riusciva a comprenderla? Eppure era suo padre, chi meglio di un genitore poteva stare accanto al proprio figlio? Lui, però, non ci riusciva. Aveva stretto il cuscino mordendolo. Un rumore alle sue spalle l’aveva avvertita che qualcuno era entrato nella stanza. Sapeva che poteva essere solo sua madre.
<< Marty… >> aveva iniziato titubante posandole una mano sulla testa e accarezzandole dolcemente i capelli.
<< Mamma! Non ho fatto niente, lo giuro! >>.
Sofia l’aveva abbracciata desiderando con tutta se stessa alleviare quella sofferenza che provava la figlia. Le voleva così bene.
<< Va tutto bene, piccola >> le aveva detto dandole un bacio sulla guancia << Non piangere Marty, per favore >>.
<< Non permettere che mi porti via da qui >> aveva affermato tra le lacrime la ragazza terrorizzata dall’idea di non vedere più Eleonora.
<< Tranquilla, nessuno ti allontanerà da me. Te lo prometto >>.
 
Eleonora le aveva passato un fazzoletto umido sul viso con delicatezza e le aveva sorriso.
<< Tutto bene? >> le chiese poi accarezzandole una guancia.
Martina annuì leggermente ingoiando un groppo di saliva.
<< Vuoi dirmi che è successo? >>.
Questa volta l’altra scosse il capo e la più grande non insistette.
<< Non fa niente, dai. L’importante è che stai meglio >>.
Sto meglio perché sei con me, pensò Martina guardandola.
Eleonora le sistemò una ciocca di capelli dietro l’orecchio facendola arrossire e gettò una breve occhiata all’orologio da polso. Poco le importava che le lezioni fossero riprese, la cosa che le premeva di più era vedere un sorriso sul volto della più piccola. Sentirsi abbracciata da lei, il suo volto poggiato sul suo petto mentre singhiozzava, le aveva fatto provare la strana sensazione di essere finalmente appagata col mondo intero. Quando era Davide ad abbracciarla, non sentiva niente a parte l’eccitazione dell’altro premere subito dopo contro il suo corpo. Martina, invece, era delicata in tutto, perfino in una cosa tanto stupida che però la faceva sentire bene. Si chiese come mai le accadesse solo con lei, le piaceva tantissimo.
<< Scusami >> disse la ragazza dai capelli rossi abbassando gli occhi verdi sul pavimento.
<< Non ti preoccupare >> le rispose Eleonora << Non è successo niente >>.
Cercò la sua mano per intrecciare le dita con lei esattamente come aveva fatto l’altra il giorno precedente e Martina sussultò per la sorpresa.
<< Ehi… >> fece titubante la più grande avvicinandola a sé senza capire se quel gesto le aveva dato fastidio. L’abbracciò di sua spontanea volontà e di nuovo la sensazione di prima si fece sentire. Le piaceva << Va tutto bene, tranquilla >>.
Martina respirò il suo odore comprendendo che lentamente tutta la sua tristezza stava scomparendo. Era inevitabile che accadesse se Eleonora era al suo fianco. Abbozzò un sorriso sentendosi felice per quello che l’altra aveva appena fatto.
<< Facciamo una cosa >> le disse la ragazza dai capelli biondi << Oggi nel primo pomeriggio ho tennis ma dopo possiamo stare tutto il tempo che vuoi insieme. Anzi, facciamo così. Vieni al circolo, che ne pensi? >>.
La più piccola la strinse più forte felice della proposta.
<< Grazie >> sussurrò semplicemente.
 
Stava per finire l’ultima ora, finalmente gli studenti sarebbero stati liberi di chiudere i libri e scappare a casa per pranzo. Eleonora guardava fuori dalla finestra senza degnare di uno sguardo Davide che le stava accanto. La professoressa di arte stava parlando di qualche avanguardia artistica ma lei non riusciva a scacciare dalla mente l’immagine di una Martina triste. Era stato bruttissimo vederla in quello stato, con gli occhi rossi e scossa dai singhiozzi. Aveva pensato di mandarle un messaggio però non voleva sembrarle oppressiva e quindi aveva lasciato perdere. Tanto l’avrebbe rivista quello stesso pomeriggio a tennis. Si chiese cosa potesse essere successo e l’unica spiegazione che si era data era che doveva aver avuto un litigio con genitori. O col fidanzato. Quest’ultima ipotesi si era affrettata ad accantonarla immediatamente con un leggero fastidio, anche se non avrebbe saputo definirne il motivo. Pensarla fidanzata le provocava un malessere generale. Si voltò appena verso l’amico che si stava giocando la schedina e sospiro domandandosi se fosse stata la stessa cosa con lui. In tutti quegli anni di amicizia, non avevano dato spazio a qualcosa che potesse assomigliare all’amore. Era dell’idea di non averne bisogno, che fosse una cosa stupida quando si poteva avere uno come Davide sempre al proprio fianco e nemmeno il ragazzo si era mai impegnato a cercare qualcosa al di fuori, qualcosa che lei non potesse dargli. Adesso invece era diverso, almeno per Eleonora. L’unica persona che voleva al suo fianco in quel momento era Martina, non Davide; anzi, la semplice vicinanza le era quasi di disturbo. Doveva inventarsi qualcosa per tenerselo lontano nel pomeriggio, non voleva neanche che la chiamasse.
<< Devo chiederti una cosa >> le sussurrò improvvisamente l’amico sfiorandole appena una ciocca di capelli col naso.
L’altra si limitò ad annuire comprendendo che la sua curiosità sarebbe stata ripagata solo una volta fuori dal liceo. Non dovette attendere a lungo e ancor prima di rendersene conto, Davide l’aveva trascinata in fondo alla classe per parlare mentre tutti gli altri uscivano.
<< Devo andare a mangiare dai miei nonni, quindi sbrighiamoci >> gli disse.
<< Faccio subito, Ele >> rispose il ragazzo << Ho intenzione di dire che andiamo a letto insieme >>.
Eleonora lo fissò per un secondo senza parole.
<< Che cosa? Ma dico, ti sei ammattito per caso? >>.
<< A calcio mi prendono tutti in giro perché pensano ch’io sia vergine e invece scopo da più tempo di tutti loro messi insieme >>
<< Cosa cazzo me ne può fottere, Davide? No! È una cosa solo nostra, non ti è concesso andare a spifferarla ai quattro venti >>.
Lui le prese un braccio bloccandola contro la parete.
<< Sono stufo di essere preso per il culo solo perché tu non vuoi far sapere che scopiamo! >>.
<< Non me ne frega un cazzo, chiaro? Quando abbiamo iniziato a fare sesso, i patti erano che non l’avremmo detto a nessuno! >>.
<< Sono passati tre anni, Ele! Avevamo quindici anni, ora siamo grandi! È diverso, cazzo! Perché non capisci? Ti vergogni di farlo con un figo pazzesco come me? >>.
<< Sei un cretino, Davide! >> esclamò la ragazza rossa in viso << Sul serio, un vero cretino! Togliti dalla testa questa idea bacata, chiaro? >>.
<< Altrimenti che fai? >>.
<< Chiudo le gambe! >>.
<< Sei una stronza, lo sai? >> ribatté l’altro arrabbiato << Che cosa cambia se mi vanto un po’ con qualcuno? >>.
<< Non devi farlo. Noi non stiamo insieme, non ci amiamo, facciamo solo sesso! Sesso! Cazzo! >>.
<< Vaffanculo Eleonora, vaffanculo davvero >>.
Davide stava per uscire dall’aula ma l’amica lo trattenne. Non poteva lasciarlo andare, non ci riusciva. Sembrava assurdo dirlo, però lui era tutto il suo mondo; altrimenti non si sarebbe mai donata solo a quel ragazzo.
<< Aspetta Davide >> disse semplicemente stringendolo.
Lo baciò cercando di reprimere i sentimenti contrastanti che si agitavano in lei, quelle emozioni che non facevano altro che farle tornare alla mente Martina e quel sorriso così dolce ce aveva affinché potesse aggrapparsi a lui come aveva sempre fatto. Non voleva rimanere sola, non poteva permettersi di perderlo ed era pronta ad assecondare qualche sua voglia in più piuttosto che vederlo sparire. Davide la alzò facendola sedere sul loro banco e le allargò le gambe. Il fatto che qualcuno potesse entrare all’improvviso lo eccitava ancora di più rendendolo incapace di trattenersi. Morse il labbro inferiore di Eleonora non ascoltando il suo lamento e le sbottonò velocemente il jeans. Aveva bisogno di appagarsi subito.
<< Mi piace quando mi assecondi >>.
<< Sbrigati >> lo riprese l’amica che non teneva di essere scoperta ma desiderava solo mettere a tacere i sensi di colpa che stavano iniziando a strisciare nella sua testa.
L’altro non se lo fece ripetere due volte. Si abbassò il pantalone quel tanto che bastava per rendere agevoli i movimenti e le scostò appena lo slip. La ragazza sobbalzò appena quando venne penetrata e, mentre Davide spingeva, si ritrovò a sperare che finisse presto.
Mi dispiace, bimba.
 
<< Quella ragazzina lì non la smette di fissarti, la conosci? >> le domandò Angelo indicando la figura di Martina seduta sugli spalti ad Eleonora in una breve pausa.
La diciottenne si limitò ad annuire mentre raccoglieva le palline sparse nel campo. L’aveva vista arrivare circa un’ora fa ma non si era mai voltata per salutarla. Si sentiva a disagio per quello che aveva fatto prima.
Perché poi?, si chiese con stizza, E’ solo una ragazza qualunque.
Sapeva che non era vero eppure non voleva ammetterlo. Ciò che, però, le dava più fastidio era la constatazione di non aver raggiunto l’orgasmo con Davide. Era frustata per questo e non ne comprendeva il motivo. Facevano sesso da quando avevano quindici anni e non era mai capitato. Che fosse per quei brividi che sentiva quando…
Avvampò improvvisamente e per poco non cadde a terra per colpa di una pallina che non aveva visto. Si voltò finalmente verso Martina che le fece un cenno di saluto con la mano. Si affrettò a contraccambiare mentre tossiva e riprese a giocare. Con la coda dell’occhio spesso cercava la sua figura e si sentiva contenta che fosse lì per lei, che la osservasse, che non si perdesse nemmeno un suo movimento. L’ultima parte dell’allenamento era dedicata alla simulazione di una partita. Martina la vide servire per prima e non poté evitare che i suoi occhi cadessero sul completo che l’altra ragazza indossava. Quella gonna che le copriva appena le gambe e volteggiava ad ogni suo movimento le faceva venire i brividi, la scollatura della maglietta pareva giocasse con lei a mostrarle e a nasconderle lembi di pelle del suo seno. Era troppo eccitante. Quando le aveva proposto di andarla a vedere allenarsi non pensava che sarebbe stata una simile tortura per lei. Doveva essere sua, doveva farla innamorare di sé, non riusciva a concepire che qualcun altro potesse toccare il suo corpo. Lo voleva ma non per una semplice attrazione fisica, le piaceva davvero. Non le capitava di sentire il cuore battere con violenza nel petto da quando si vedeva con Greta. Il ricordo di quello che era accaduto con lei fu come un pugno nello stomaco e sentì le lacrime formarsi agli angoli degli occhi. Si era sentita al settimo cielo e subito dopo avrebbe voluto sotterrarsi. Quello che aveva vissuto con lei era stato bellissimo ed intenso e se suo padre non l’avesse trascinata via probabilmente adesso starebbe ancora continuando la loro relazione clandestina ma non avrebbe potuto conoscere Eleonora. Ed era contenta che fosse successo. Si ritrovò a sorridere e si alzò in piedi vedendo che l’amica aveva terminato. Si avvicinò al campo poggiando i gomiti sulla balaustra.
<< Ciao >> disse contenta di poter finalmente avere la sua attenzione.
L’altra le rivolse un sorriso mentre si asciugava il viso sudato.
<< Come stai bimba? >> le chiese subito dopo riferendosi all’episodio di quella mattina.
<< Bene. Sei stanca? >>.
Eleonora scosse il capo.
<< Dopo una doccia torno come nuova >> rispose facendole segno di seguirla.
Entrarono negli spogliatoi affinché la più grande potesse cambiarsi e Martina la vide gettare per terra il suo borsone.
<< Sei brava a giocare a tennis >> dichiarò posando i suoi grandi occhi verdi sull’amica.
Eleonora le porse un sorriso stanco senza rispondere evitando di pensare ai lividi che aveva all’interno delle gambe. Davide quella mattina non era stato molto delicato, le aveva fatto male. Fissò la più piccola e comprese che doveva spogliarsi davanti a lei. Arrossì involontariamente. Di solito non aveva mai avuto problemi a farlo di fronte ai suoi amici ma lei era speciale. Martina, notando la sua esitazione, ridacchiò.
<< Vuoi restare tutta sudata e puzzolente? >> la prese in giro non desiderando altro che vederla nuda.
L’altra le fece la linguaccia e si tolse la maglietta rimanendo col reggiseno. La ragazza dai capelli rossi dovette fare ricorso a tutto il suo autocontrollo per non sobbalzare per lo spettacolo che le si offriva. Quel seno doveva essere estremamente morbido al tatto ed era meraviglioso vederlo raccolto in quell’indumento. Un dettaglio che la colpì fu un taglio che l’amica aveva sulla pancia trasversalmente. Stava per aprire la bocca per dire qualcosa ma Eleonora la anticipò.
<< Mi hanno tolto la milza quando avevo quattro anni >> le spiegò accarezzandosi il lembo bianco.
<< Non…non funzionava bene? >>.
Si diede immediatamente della stupida per averlo detto. Era ovvio che doveva avere qualche problema se i medici erano arrivati a operarla. Che idiota che era. Chinò lo sguardo.
<< No >> rispose la bionda << Ma ora sto bene >>.
 Le si avvicinò e le alzò delicatamente il viso affinché la guardasse negli occhi. Sentiva di averne bisogno, le occorreva disperatamente un contatto con lei. Si sorrisero in silenzio e nello stesso modo Eleonora le disse che era tutto a posto. Non doveva preoccuparsi di nulla quando era con lei. Le sfiorò il naso col suo come quando aveva fatto al maneggio e le diede le spalle subito dopo per sfilarsi il reggiseno e per fare lo stesso con la gonna. Solo quando ebbe tirato la tendina della doccia gettò lo slip per terra. Per tutto il tempo Martina non fece altro che ascoltare il suo cuore pensando a quale occasione le si stesse presentando. Eleonora era nuda sotto la doccia. Nuda. Il solo pensare quella parola le faceva venire i brividi.
Calma Martina, se le salti addosso è finita, pensò la ragazza senza staccare gli occhi dalla tenda rossa che la divideva dalla più grande e cercando d’intravedere la sua figura.
<< Ho quasi finito, bimba >> disse la più grande temendo che si stesse annoiando ad aspettarla.
Stava facendo più in fretta possibile.
<< Non…non ti preoccupare… >> mormorò l’altra seduta su una panca cercando di concentrarsi su qualunque altra cosa che non fosse il pensiero poco pulito sull’amica.
Anche se non poteva essere vista, Eleonora sorrise lasciandosi andare al getto caldo della doccia. Solo con lei si sentiva contenta e non ne capiva nemmeno il motivo. Era parecchio strano ma le piaceva.
<< Devi studiare molto? >>.
<< Oh, devo fare il disegno, matematica e letteratura >>.
La diciottenne emise un lungo fischio.
<< Ti aiuto io, se vuoi >>.
Uscì dalla doccia dopo essersi avvolta nell’accappatoio.
Notò immediatamente il rossore che invadeva le gote della più piccola e pensò che era lo stesso che spesso l’afferrava quando era in sua compagnia. Se lo provava anche lei, allora poteva aiutarla a comprendere perché accadesse.  
<< Basta che poi mi accompagni al nuoto! >> esclamò Martina cercando di spostare l’attenzione ad un altro argomento che non fosse la costatazione che fosse nuda.
Eleonora le sorrise.
<< Certo >>.
 
Beatrice alzò gli occhi dal foglio da disegno e sbuffò. Odiava quelle stramberie che la loro professoressa di disegno assegnava. Lei non voleva fare l’architetto, non le fregava proprio niente. Posò gli occhi sull’amica che era impegnata nel cercare la perfezione e sorrise per un attimo. Claudia si impegnava in tutto quello che faceva, sul serio; non conosceva nessuno che mirasse sempre al massimo come lei. Ma d’altronde di cosa si meravigliava? Con una sorella come Eleonora doveva farlo per forza. Doveva essere frustrante per lei essere costantemente messa a paragone con l’altra e sapere di non avere quasi mai speranze di superarla. Fulvia, poi, non era di nessuno aiuto. Lei per fortuna non aveva di questi problemi, era figlia unica e la prima nipote della famiglia. Non aveva nessuno con cui essere confrontata.
<< Tutto okay? >> domandò Claudia notando che l’amica fosse ferma.
<< Certo…è solo che non mi piace disegno >>.
L’altra rise leggermente.
<< Anche io lo odio e non capisco come Eleonora faccia. Davvero >>.
Beatrice controllò il cellulare e un sorriso apparve sulle sue labbra.
<< E’ lui? >> chiese Claudia riferendosi ad un ragazzo più grande col quale l’altra si stava frequentando.
<< Ce la facciamo a finire tra un paio d’ore? >>.
La quindicenne guardò il foglio da disegno e annuì. Per il giorno seguente mancava solo quello per completare i compiti.
<< Allora gli dico che usciamo >>.
<< Usciamo? >>.
Beatrice scoppiò a ridere.
<< Lo sai chi conosce Samuele? >>.
L’amica sgranò gli occhi per la sorpresa.
<< Non dirmelo, non ci credo! >> esclamò felice.
<< Sono un fottuto genio, Cla! >> le rispose l’altra ragazza.
<< Fottutissmo genio! >> enfatizzò Claudia << Okay, allora sbrighiamoci. Devo anche cambiarmi >>.
 
Erano state puntuali ma, quando si recarono al luogo d’appuntamento, i due ragazzi erano già arrivati. Claudia li individuò immediatamente e si ritrovò a sorridere come un’ebete nonostante cercasse di mantenersi. Tommaso chiacchierava tranquillamente con Samuele e non si erano accorti dell’arrivo delle due ragazze. Sperò d’aver scelto un abbigliamento adeguato, non voleva apparire una dai facili costumi ma nemmeno una monaca di clausura. Aveva optato per il suo paio di jeans preferiti, scuri e stretti, infilati in un paio di nike alte bianche col baffo dorato, un maglioncino e il suo giubbotto blu elettrico. La borsa a tracolla della converse le dava un tocco di sportività che non le dispiaceva.
<< Ciao ragazzi >> salutò Beatrice avvicinandosi.
Samuele, nel vederla, le diede un bacio sulla guancia e subito dopo rivolse la sua attenzione all’amica.
<< Ciao Claudia >> disse << Lui è un mio amico, Tommaso Landi. Giochiamo a calcio insieme >>.
<< Piacere di conoscerti >> rispose la quindicenne con un sorriso.
Non le pareva vero di potergli finalmente parlare.
<< Finalmente ci presentiamo >> dichiarò Tommaso ridendo leggermente.
Aveva adocchiato subito Claudia e classificata come una bella ragazza ma era stato frenato dal parlarle. Il fatto di avere la possibilità di conoscerla lo rendeva felice e doveva ringraziare solo Samuele. Decisero di passeggiare un po’ prima di fermarsi ad un bar e immediatamente si formarono le due coppie che camminavano a pochi metri di distanza l’una dall’altra. Per Beatrice e l’altro ragazzo non era la prima volta che uscivano insieme, si erano conosciuti per caso fuori la scuola quando a lei cadde di mano il dizionario grande di latino e lui glielo raccolse. Si vedeva che avevano un certo grado di familiarità al contrario degli altri due. Eppure Claudia si sentiva a suo agio, gli sguardi che si lanciavano durante i loro silenzi erano incoraggianti. Quando decisero di prendere un succo di frutta e di entrare in uno dei bar più belli del paese, la ragazza mai avrebbe immaginato di vedere quella persona. Si bloccò all’entrata e Beatrice seguì il suo sguardo comprendendo che c’era qualcosa che non andava. Intorno a un tavolino, con le tazzine di caffè in mano, c’era sua madre in compagnia di un uomo.
 
Aveva portato Martina a studiare nell’appartamento sfitto che aveva, lì era sicura che nessuno le avrebbe disturbate. Ci andava spesso anche per rimanere da sola oltre che per bere e organizzare festini con gli amici. Davide non lo sapeva. Durante il tragitto le aveva spiegato dove la stesse portando e, una volta dentro, la più piccola era rimasta sbalordita dalla quantità di bottiglie vuote e boccali da birra esposti ovunque. Eleonora ridacchiò nel vedere la sua espressione.
<< Tranquilla, non li ho fregati tutti io >> le disse chiudendo la porta << Alcuni li hanno portati i miei cugini dall’Oktoberfest >>.
<< Oh, okay… >> mormorò Martina poco convinta posando lo zaino coi libri sul divano << E’…è tuo? >>.
<< A disposizione della famiglia ma lo uso prevalentemente io >>.
Si sedettero intorno al tavolo e iniziarono a studiare. Eleonora si mise accanto all’atra per aiutarla nel disegno tecnico. Avevano professori di arte diversi e la più grande era ferrata nella materia. Le mostrò alcuni trucchi che aveva imparato per essere precisi e leggeri dopo averla sgridata bonariamente per il tipo di matita che usava. A Martina piaceva così tanto stare con lei, sentirla vicina come in quel momento, che credeva non si sarebbe mai stancata. L’amica era china su di lei e involontariamente il suo seno, coperto da un leggero maglioncino di filo e dal reggiseno si strusciò sulla sua schiena. Un brivido scosse entrambe a quel contatto e si ritrovarono ad arrossire. Si guardarono negli occhi senza dire niente ed Eleonora si affrettò ad allontanarsi leggermente impaurita. Era un sentimento fortissimo quello che la scuoteva ogni volta e le metteva un po’ d’agitazione addosso. Si mise seduta di fronte a Martina, che era lusingata da quello che le faceva sentire, dopo averle detto come proseguire. Si concentrò sul suo studio senza riuscirci come avrebbe voluto ma pochi minuti dopo la ragazza dai capelli rossi la chiamò per farsi spiegare nuovamente un passaggio fingendo di non aver compreso bene. In realtà desiderava semplicemente sentire l’odore della sua pelle e il contatto tra i loro corpi. Eleonora si alzò prendendola leggermente in giro per la sua presunta imbranataggine e si chinò da dietro sul foglio osservando gli appunti che aveva preso l’altra. I loro visi erano uno vicino all’altro, quello di Martina arrossì mentre si perdeva ad osservarla. La più grande se ne accorse e si voltò per guardarla negli occhi. Posò alternativamente lo sguardo dalle sue labbra a quelle iridi di un verde splendente domandandosi per quale motivo si sentisse in quel modo. Era così bella, a quella distanza così ravvicinata poteva osservare ogni dettaglio del suo volto, anche quelle lentiggini che le punteggiavano le gote e il naso. Di nuovo quel senso di appagamento l’invase e fu scossa da un brivido quando la più piccola le sfiorò la mano posata vicino alla sua. Si scansò facendo un respiro profondo. Martina la guardò con un misto di delusione e tristezza.
<< Anch’io lo sento >> si azzardò a dire cercando di rompere quelle barriera che l’altra si ostinava a mantenere.
<< Cosa? >> chiese Eleonora tornando a sedersi e passandosi le dita tra i capelli.
<< Di cosa hai paura? >>.
<< Io? Niente >>.
La ragazza ebbe un moto di stizza a quella risposta. Lei si era esposta ma l’amica non aveva intenzione di fare altrettanto. Eppure era tutto così semplice!
Il cellulare della più grande, lasciato sul tavolo, vibrò. Entrambe fissarono lo schermo, era un messaggio di Davide. Eleonora lo aprì e il suo sguardo si rabbuiò per un attimo prima di tornare a posarlo. Passarono pochi secondi prima che vibrasse nuovamente, questa volta era una chiamata. Martina sbatté la mano sinistra sulla superficie liscia esasperata.
<< Puoi dirgli che non… >>.
Le parole le morirono in gola notando che non era il ragazzo a chiamarla. Sul display era apparso il nome della sorella della diciottenne. Senza dire nulla, ma limitandosi semplicemente a guardarla, spense e richiamò alzandosi in piedi e avvicinandosi alla finestra.
<< Tutto okay, Cla? >> chiese guardando fuori.
Per istinto sapeva che la risposta sarebbe stata negativa, di solito Claudia, Ilaria e Serena le mandavano dei semplici messaggi per qualunque cosa a meno che non fosse importante. Martina la osservò appoggiata al davanzale con quel jeans grigio che e quel maglioncino beige ascoltare attentamente. I suoi occhi erano diversi rispetto a prima, cupi e quasi arrabbiati. Non la guardò nemmeno una volta e non sorrise mai per tutta la durata della conversazione composta da parte sua solo da brevi monosillabi.
<< Ci vediamo tra un quarto d’ora >>.
Quando concluse in quel modo, la più piccola comprese che il loro pomeriggio insieme era terminato. Oltre al dispiacere, però, si chiese cosa fosse successo per far reagire l’altra in quel modo. Pareva un animale in gabbia.
<< Mi dispiace, bimba >> disse mettendo a posto le sue cose nel borsone del tennis << Dobbiamo andare >>.
<< E’ successo qualcosa? >>.
Eleonora le sorrise brevemente.
<< Tranquilla >> si limitò a dire aiutandola.
<< Non ti va di parlarne? >> insistette Martina sapendo che avrebbe potuto incazzarsi da un momento all’altro.
A sorpresa, invece, l’altra le accarezzò la guancia e scosse il capo.
<< Ti porto a casa >>.
 
<< Tu sei sicura che fosse lei? >>.
Claudia inarcò il sopracciglio incrociando le braccia sul petto.
<< Io non ho capito qual è il problema >> affermò Ilaria sedendosi sul letto della sorella maggiore.
<< Pulce saltellante, ma chi ti ha invitato a questa riunione? >> scherzò Eleonora.
<< Io vivo qui! >> esclamò la più piccola delle tre.
<< Pensi…pensi che sia una cosa seria? >> chiese esitante la seconda.
Eleonora si passò una mano tra i capelli e si appoggiò allo schienale della sedia. La loro madre in compagnia di un uomo che non conoscevano, pareva incredibile. Nessuno di loro se lo aspettava; Fulvia, da quando si era separata, non si era dedicata ad altro che alle figlie e al lavoro. Non c’era mai stato nient’altro. Per questo la notizia le aveva scosse parecchio. Chi era? Cosa voleva? Che intenzioni aveva?
<< Non lo so… >> mormorò infine guardando il soffitto.
<< Se mamma è innamorata, non è una cosa bella? >> domandò innocentemente Ilaria.
Eleonora e Claudia si fissarono in silenzio e compresero che stavano pensando la stessa cosa. Un estraneo che era entrato nella vita della madre e che forse sarebbe entrato anche nelle loro. La maggiore provò un moto d’ansia nel fare quelle riflessioni e scattò in piedi. Quella era la sua famiglia e quello l’equilibrio che si era faticosamente guadagnato. Non voleva che venisse sconvolto da nessuno, anche per le sue sorelle. Erano cresciute in quel modo e non avrebbe permesso a chicchessia di fare i propri comodi.
<< Pulce saltellante, lascia perdere >>.
<< Io non sono una pulce saltellante! >> fece sua sorella con un misto di arrabbiatura e scherzo.
Tutt’e tre scoppiarono a ridere.
<< Dov’eri quando ti ho chiamata? >>.
Eleonora si strinse nelle spalle.
<< Perché? >>.
<< Così, a casa non c’eri >>.
<< Ero all’appartamento >> si limitò a dire senza alcun tono in particolare e senza specificare se fosse o meno in compagnia.
Il rumore della chiave di casa nella toppa e il successivo aprirsi della porta accompagnato da esclamazioni allegre di Serena, mise fine a quella breve conversazione tra sorelle.
 
Eleonora esitava ad andare a dormire. Sua madre era in bagno e attendeva che uscisse per parlarle. Non poteva addormentarsi se prima non le diceva un paio di cose.
<< Problemi? >> chiese Fulvia notandola girovagare nel corridoio mentre le altre ragazze erano già crollate.
<< Ti vedi con qualcuno? >> domandò a sua volta la figlia a bruciapelo.
La donna esitò per qualche istante prima di rispondere.
<< Eleonora, questi non… >>.
<< Non provare a dire che non sono affari miei! >> esclamò la ragazza quasi ringhiando << Allora è vero? Claudia ti ha vista oggi pomeriggio! >>.
Fulvia si morse il labbro inferiore comprendendo il perché di quelle domande.
<< Non puoi portare uno sconosciuto nella nostra vita! >>.
<< Ascolta >> provò a dire la madre ricorrendo a tutta la sua autorevolezza << Non… >>.
<< Tu hai fatto affidamento su di me per tenere in piedi questa famiglia, io non ti permetto di distruggere tutto quello che abbiamo costruito in questi anni. È chiaro? >>.
<< Non ti permetto di parlarmi in questo modo, chiaro? Io sono tua madre! >>.
Invece di rispondere, la ragazza si chiuse in camera sbattendo la porta e facendo svegliare Claudia.
<< Ehi… >> mormorò apparendo da sotto le coperte << Tutto bene? >>.
<< Sì, non preoccuparti >>.
<< Non accadrà quello che temi, Ele >> le disse sapendo che la maggiore aveva le sue stesse paure << Noi resteremo unite lo stesso >>.
<< Lo so >> rispose sua sorella con voce leggermente tremante.
<< Non succederà niente >> la confortò la più piccola.
Eleonora si infilò nel letto e sentì il bisogno di sentire Martina. Le inviò un messaggio con la scusa di sapere come fosse andata a nuoto e non dovette attendere a lungo la risposta. Si ritrovò a sorridere mentre sentiva tutta la stanchezza crollarle addosso.
Sai bimba, le scrisse prima di addormentarsi, Sono contenta che tu sia diventata reale.
Anch’io.
  
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