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Autore: kishal    06/10/2007    2 recensioni
Con un' anima è tutto diverso, non trovi anche tu, Draco?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A Soul For Me

A Soul For Me

 

 

 

Capitolo 2: Pazzia

 

La famiglia Malfoy era una delle più antiche di tutta la società magica inglese: le gesta dei suoi predecessori erano scritte nei libri di storia, e per questo la loro memoria sarebbe durata per sempre. E, insieme ad essa, sarebbe perdurata anche la fama della loro intramontabile ricchezza, che col passare del tempo era andata accrescendosi, anziché scomparire per via di sperperi e frazionamenti come era accaduto alla maggior parte delle famiglie delle antiche Casate magiche inglesi. Infatti ad ogni dinastia i Malfoy procreavano un solo erede, generato ovviamente insieme al miglior esponente della più celebre famiglia purosangue allora presente, il quale alla morte dei genitori ereditava un patrimonio pressoché immenso. Alla luce di tutto questo non c’è dunque da stupirsi se fosse proprio l’intelligenza uno dei tanti altri attributi che venivano loro affibbiati. Ma la maggior parte di coloro che li conoscevano, nemici o amici che fossero, preferivano dare a quest’intelligenza sfumature più precise, più particolareggiate.. .cosicché questa loro dote era passata alla storia come furbizia… scaltrezza… calcolato arrivismo, o, addirittura, spietatezza.

Malignità.

I Malfoy era i più nobili, i più ricchi… i più malvagi maghi purosangue di tutta l’Inghilterra.

Questa era la loro definizione per eccellenza.

Questo era ciò di cui tutti erano convinti.

E questo era quello di cui lo stesso Draco era sempre stato consapevole.

Ecco il perché del penoso stato in cui versava l’erede Malfoy in quell’ultimo periodo.

 

Non riusciva a capire cosa gli stesse succedendo. Era passato un mese, solo un misero mese da quella strana notte… ed era come se fosse già trascorso un millennio. Faticava, minuto dopo minuto, a riconoscersi. Il cambiamento che lo stava devastando era così totale e repentino da costringerlo a continui paragoni fra ciò che era e ciò che diventava.

Aveva anche provato ad opporsi, a tentare di essere quello di sempre, ma un male all’altezza dello stomaco glielo impediva ogni volta. Cosa aveva? Che strana fattura gli era stata lanciata?

Non aveva chiesto aiuto a Piton solo perché temeva che si fosse sparsa la voce che stesse divenendo pazzo. E ciò, se pur anche fosse stato vero, non doveva mai essere scoperto da nessuno.

L’unico modo per tornare ad essere quello di una volta era scoprire l’antidoto al male che l’affliggeva… e l’unica persona che poteva aiutarlo era colei che lo aveva provocato.

La Weasley.

 

… In realtà sapeva che non era stata davvero lei… lo sapeva… l’onestà si rifletteva nei suoi occhi quando le aveva parlato l’ultima volta… ma non poteva fare a meno di accusarla di tutto. Lei doveva essere la colpevole… perché lei era una Weasley, e lui l’aveva sempre odiata e disprezzata… e poi era comparsa subito dopo la dama in viola… si era trovata nel posto sbagliato al momento sbagliato… era tutta colpa sua… ora si meritava di essere trattata come una criminale. E per espiare la sua colpa doveva aiutarlo… doveva aiutarlo e mantenere il silenzio.

 

“DIMMI COSA DIAMINE HO!” Le ringhiò ad un palmo dal suo viso, così furioso da sentire tutti i nervi palpitare sotto l’epidermide.

Lei rimase un attimo silenziosa, vittima dello stupore causato dall’essere stata, per la seconda volta, inaspettatamente trascinata dal biondo Serpeverde in una stanza vuota, per discutere – a quanto pareva – di un argomento già posto nel dimenticatoio della sua mente; dunque, riprendendo coscienza, s’imbronciò e lo spinse via con forza.

“PAZZIA, ECCO COSA TI AFFLIGGE! L’unica magia che fa andare avanti la tua testa vuota è semplicemente la pazzia! Và a farti ricoverare, Malfoy!” E così dicendo fece per andarsene, ma lui l’afferrò di nuovo per un braccio e la spinse indietro, allontanandola dalla porta.

“Tu non vai da nessuna parte fino a che…”

“Fino a che… cosa?! Ma come ti permetti?! Se ti senti male vai dalla Chips!”

“Non posso! Non mi farò prendere per pazzo dall’intera Hogwarts solo per causa tua!”

“Io non ti ho fatto niente, e considerando che già tutti ti considerano folle, non avresti nulla da perderci!”

“Se non mi aiuti andrò dal preside e dirò cosa è successo veramente quella notte.” Minacciò, socchiudendo gli occhi con rabbia.

A quelle parole la sicurezza di lei iniziò a vacillare. “Non lo faresti… saresti espulso anche tu!”

“Non m’interessa nulla, ora come ora. E posso sempre rimediare andando ad iscrivermi in qualche altra scuola, tipo Durmstrang. Credi che invece i tuoi genitori avrebbero i soldi per mantenerti gli studi in un istituto tanto lontano?!” Sbottò il biondo, con un ghigno vittorioso. Ora ce l’aveva in pugno!

“Sei il solito gran bastardo! Avrei fatto bene a lasciarti crepare da solo, quella notte!” L’insultò lei, fuori di sé… non aveva mai tollerato i ricatti, ed essere caduta proprio nella trappola di un Malfoy la mandava in bestia. Del resto non era la prima volta che le succedeva, visto il brutto tiro che Lucius le aveva giocato il primo anno col diario di Tom Riddle… possibile che fosse così stupida da non avere ancora capito che non doveva mai abbassare la guardia con quelle serpi, neanche quando ne trovava una svenuta, quasi in fin di vita, in un oscuro vicolo del quartiere più malfamato di Londra?

“Ma non lo hai fatto, ed ora ne paghi le conseguenze. Concluse lui, sbruffone.

Lei lo fissò, poi sospirò, affranta. “Già… ma non è così che si trattano le persone, Malfoy. Specie quelle che ti sono state d’aiuto. Prima o poi dovrai impararlo.”

 

Sentendo ciò… udendo quel rimprovero, qualcosa si mosse in Draco. Quel male che l’affliggeva da ormai un mese si risvegliò, e provò un forte dolore al petto. Inghiottì amaramente, e si sentì a disagio.

“Ecco…” Disse.

“Cosa?!” Chiese lei, allarmata, studiandolo.

“Sta risuccedendo!” Spiegò lui, impallidito, appoggiandosi una mano al centro del petto.

“Cosa… cosa ti senti?” Indagò Ginevra, avvicinandosi lentamente.

“Mi… mi fa male lo stomaco… credo… E’ come se qualcosa me lo rivoltasse completamente.

 “Senti qualcos’altro?”

“Spesso ho mal di testa… e… mi capita di sentire delle voci… m’invadono la mente e mi confondono… mi fanno stare male…”

Mmmm…” Mugugnò lei, fermandosi a pensare con le braccia conserte e un dito che batteva aritmicamente sulle labbra.

Draco, speranzoso, non smetteva di fissarla: se quella ragazzina avesse capito cos’aveva, sarebbe stato più facile cercare un antidoto, e ritornare quello di un tempo.

 

“Cosa credi che sia?” Le chiese, illuso.

“Secondo me è molto probabile che tu abbia mangiato pesante. Per quanto riguarda le voci, invece, torno alla mia teoria iniziale: sei pazzo. Và a farti ricoverare al San Mungo, vedrai che ti troveranno una cura per tutto!” Sbottò, arretrando leggermente e scoppiandogli subito a ridere in faccia. Sebbene probabilmente quello fosse un momento più che tragico per Draco (stava rivelando le sue debolezza al soldato nemico, addirittura con l’intento di essere aiutato) non poteva fare a meno di prenderlo in giro, e di essere fiera di quella faccia da pesce lesso che lui a assunto subito dopo le sue parole: erano anni che non faceva altro che litigarci, ed era difficile non ascoltare i vecchi istinti.

 

“Stupida babbanofila pel di carota…” Fu tutto ciò che lui riuscì a dire una volta ripresosi dalla batosta, uscendo di gran fretta dalla stanza e lasciandola sola. Che cosa credeva di fare, spiattellando i suoi problemi ad una Weasel? Stava davvero uscendo di testa, allora…

 

Ginevra, ancora vittima della ridarella, uscì a sua volta dalla stanza poco dopo, dirigendosi verso la direzione in cui il serpeverde si era incamminato. Ora che si era divertita un po’, aveva tutte le intenzioni di studiare alla perfezione quel caso. Nonostante tutto, in quegli ultimi tempi aveva notato anche lei che qualcosa stava cambiando in Malfoy: a stento riusciva qualche volta a prendere in giro qualcuno, tendeva sempre più a portare rispetto per chiunque, e ogni tanto pareva addirittura trattenersi dalla voglia di aiutare chi era in difficoltà. Era come se… stesse diventando buono. Come se qualcosa in lui si fosse risvegliato, e d’improvviso nella sua mente non ci fosse più solo lui e il suo inimmaginabilmente grande ego.

Lo avrebbe aiutato perché voleva sapere cosa gli era successo quella notte, perché la incuriosiva l’idea di cosa Malfoy stesse diventando… perché, per la prima volta, aveva visto in lui non il degno figlio di un mostro, ma un semplice ragazzo adolescente alle prese con i quotidiani problemi della vita magica.

 

   
 
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