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Autore: Ellynoir    18/03/2013    0 recensioni
Il mio sguardo poi si posa su una donna seduta su una panchina, in attesa di qualcuno...La osservo meglio e capisco che la ragazza ha più o meno una ventina d'anni, anche se lo sguardo vitreo che possiede sembra appartenere a una persona molto più anziana. Ed è proprio quello sguardo che mi colpisce più di tutto. E' spento, come se avesse perduto la speranza e la fede da tanto tempo, chissà per quali ragioni. E penso di poterla capire.
Ormai ho smesso di credere in qualcosa da un anno.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Seduto sul tetto del mio palazzo, solo con me stesso, come ogni sera.
Solo con i miei pensieri e con i miei problemi che mi tengono costantemente sveglio. A farmi compagnia c'è una sigaretta, la solita Marlboro che mi libera la mente, anche se solo per un attimo.
Come se il fumo mi annebbiasse la testa e mi cancellasse tutte le preoccupazioni e cazzate di questo genere. Cazzate, vorrei tanto che lo fossero.
E invece no, non ha questo potere purtroppo.

E' ottobre, c'è una leggera brezza autunnale che mi scompiglia i capelli, segno che l'inverno si sta avvicinando. Davanti a me, il cielo si bagna dei colori del crepuscolo. E' uno spettacolo che non ho mai voluto perdere fin da quando ero bambino. Ricordo che mio padre mi portava sulla riva del mare, quando ancora andavamo in vacanza con tutta la famiglia, e io e lui ci sedevamo sulla battigia, in attesa che il sole calasse dietro quell'orizzonte blu. Scattavamo sempre molte fotografie e ogni tanto ci concedevamo qualche partita di calcio e, quando finalmente iniziava a scendere la sera, mia madre ci chiamava per avvertirci che la cena era pronta e io correvo, felice di aver assistito come ogni volta a quel favoloso spettacolo della natura.

Ora molte cose sono cambiate, a partire dal bambino spensierato che correva sulla spiaggia.

Il "paesaggio" (se così si può chiamare) che ho davanti a me, non è altro che la città in cui sono nato, e il sole tramonta dietro tutti i grattacieli e gli edifici. La madonnina del famoso Duomo milanese, che conosco tanto bene, questa sera sembra più splendente che mai. Sotto di me la città è ancora in trambusto: ci sono mariti che ritornano a casa dalle proprie mogli dopo una lunga giornata di lavoro, ci sono gruppi di ragazzi e ragazze che iniziano a riempire le strade per passare una serata insieme, fatta di qualche birra e risate spontanee, e ci sono signore che portano a spasso cani scondinzolanti, allegri della loro breve passeggiata. Poi c'è caos, macchine, smog, il segno di una città che non dorme mai.
Ritorno giù nel mio appartamento, inizia a far freschino lassù, ma sento il bisogno di uscire ancora, per vedere se lei è ancora lì. Apro la finestra della mia camera e osservo la strada, fin quando la vedo.
Il mio sguardo si posa su una donna seduta su una panchina, in attesa di qualcuno. E' vestita in modo semplice: giaccone grigio, stivali neri e un cappello di lana nero, da cui spuntano alcuni riccioli color biondo cenere. La osservo meglio delle altre volte e capisco che ragazza ha più o meno una ventina d'anni, anche se lo sguardo vitreo che possiede sembra appartenere a una persona molto più anziana.
Ed è proprio quello sguardo che ogni giorno, guardandola dalla mia finestra, mi colpisce più di tutto: è spento, come se avesse perduto la speranza e la fede da tanto tempo, chissà per quali ragioni. E penso di poterla capire.

Ormai ho smesso di credere in qualcosa da un anno.

  
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