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Autore: Blue_moon    18/03/2013    2 recensioni
Terzo libro della trilogia Similitudini.
Per la comprensione della storia è necessaria la lettura delle prime due parti, Prigioni e Spie.
Sono passati tre anni da quando Loki è scomparso nuovamente con il Tesseract.
Nè sulla Terra, nè ad Asgard si sono più avute sue notizie.
Apparentemente le cose sono tornate alla normalità.
Ma nell'ombra antichi nemici stanno preparando la loro mossa, dritta al cuore.
Avvertenza: nella trama sono presenti forti SPOILER riguardo Thor: The Dark World e Iron Man 3, se non volete rovinarvi la sorpresa, non leggete.
AGGIORNAMENTI MOLTO LENTI
Genere: Angst, Dark, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio, Thor, Un po' tutti
Note: Movieverse | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Similitudini'
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Sono in tremendo ritardo, lo so. A mia discolpa posso dire che sono state delle settimane molto frenetiche.
Non anticipo nulla, ci vediamo alla fine del capitolo.
Buona lettura.





Ad Asgard non faceva mai completamente buio.
Perfino nelle notti più scure c'era un barlume di luce che riverberava sull'orizzonte, come annunciando un'alba incombente.
Heimdall, da poco tornato al suo ruolo originario di guardiano del Bifrost, era appoggiato alla sua spada, rivolto verso il buio assoluto della notte. Alle sue spalle, bagliori simili all'aurora boreale ferivano le nuvole inquiete.
La notte era tiepida e immobile, il vento si era acquietato dopo che per un'intera giornata aveva spazzato gli edifici dorati di Asgard, facendone tremolare i riflessi.
Heimdall non era incline alla superstizione, eppure quel vento così insistente l'aveva allarmato.
Una ruga profonda si era disegnata sulla sua fronte d'ebano, un solco di preoccupazione che nulla, neppure la pace di una notte splendida come quella, riusciva a spazzare via.
Sin dal primo attacco dei Giganti di Ghiaccio alla Sala delle Armi, nel cuore del guardiano si era insinuata una paura sottile come uno stiletto: la consapevolezza che esistevano cose al di là della sua percezione, della sua stessa comprensione. Per lui, che agiva da innumerevoli ere come occhi e orecchie di Odino, consapevole di ogni azione nei Nove Regni, quell'improvvisa impotenza era una sensazione che non poteva sopportare.
Eppure aveva dovuto accettarla.
Perché nulla avrebbe potuto cambiare la realtà dei fatti.
Forse la sua vera debolezza era stata credere di essere infallibile.
Un breve respiro sfuggì alle labbra dell'alieno, condensandosi appena nell'aria che si era improvvisamente raffreddata.
Un campanello d'allarme risuonò nei nervi tesi del guardiano che strinse la presa sulla spada, guardandosi intorno, scrutando le pieghe dell'universo, in cerca della minaccia incombente.
Un lampo azzurro squarciò lo spazio alla sua destra, aprendo un portale vorticante.
Al di là, in un silenzio assordante, si intravedeva solo un'oscurità densa come cenere.
L'ombra di una creatura alta e possente si fece avanti, e l'asgardiano sbarrò gli occhi riconoscendone subito le fattezze, anche se non le vedeva da millenni.
Non avrebbe mai dimenticato quella pelle scura, bruciata dal gelo, marchiata a fuoco dai barbari riti di quella razza primitiva, le orecchie grandi e appuntite e quelle labbra larghe, aperte su una fila di denti più simili a zanne, candidi e affilati.
«Elfi Oscuri!», urlò con voce profonda, squarciando la notte pacifica. Il grido rimbombò nell'aria, rimbalzando sulle pareti, fino a giungere alle orecchie del Padre degli Dei, che si sollevò di scatto dal proprio giaciglio, con un respiro strozzato.
Frigga, accanto a lui, si mise a sedere. «Cosa accade?», chiese.
Odino non riuscì a rispondere, Thor irruppe nella stanza, trafelato. Indossava già l'armatura e il mantello si muoveva inquieto sulle sue spalle.
«Il Bifrost è sotto attacco!», annunciò. «Il primo contingente di guardie è già sul posto».
Odino si alzò, facendo leva sulla testiera del letto.
Sin da quando Loki era precipitato nel vuoto, il Padre degli Dei aveva iniziato ad essere sempre più debole, e il fatto che ancora non sapesse dove fosse il figlio perduto aveva solo peggiorato la sua situazione.
Nonostante tutto, si rifiutava di cadere nel suo sonno rigenerante, benché fosse evidente che era una decisione che non poteva più essere rimandata.
«Chi ci attacca?», chiese Odino, afferrando la sua lancia.
«Dai primi rapporti, sembrano essere Elfi Oscuri», rispose Thor, mentre intercettava uno sguardo allarmato della madre, che si era alzata in fretta ed era corsa al fianco del marito.
«Elfi? Quella razza è in rovina. Cosa li ha rinvigoriti tanto da provocarci?», domandò Odino, con fare quasi offeso. «Portatemi la mia armatura!», sbraitò poi.
«Padre!», lo bloccò Thor, facendo un passo avanti. «Permettetemi di guidare l'attacco», domandò, con fare serio, Mjolnir già stretto in mano.
Odino valutò per un'istante lo sguardo del figlio, con una punta di soddisfazione nel notare che la folle brama di sangue sembrava essersi attenuata, nel corso del tempo.
Frigga gli posò delicatamente una mano sul braccio, come a dargli supporto.
Era stanco, il Padre degli Dei, e si sentiva più vecchio del dovuto.
«Hai il mio permesso, figlio», decise.
Thor raddrizzò le spalle.
«Non vi deluderò».

Erano passati quasi tre anni dalla scomparsa di Loki.
Normalmente Thor non si sarebbe nemmeno accorto di un lasso di tempo tanto breve, ma da quando la sua vita si divideva tra Asgard e Midgard era inevitabile che i costumi umani, tra cui il conto dei mesi e degli anni, gli fossero ormai familiari quanto quelli di Asgard.
All'inizio lo aveva cercato, ordinando ad Heimdall di frugare in ogni angolo più sperduto dell'universo. Aveva setacciato le biblioteche, sì aveva perfino letto dei libri*, interrogato i saggi e suo padre, ma ogni sforzo era stato vano. Per mesi aveva vagato nei pianeti più desolati e dispersi, senza trovare una sola traccia di Loki.
Dopo l'ultimo estenuante viaggio, durato quasi un anno intero, era stata Jane, con il suo solito candore, a ricondurlo alla ragione. Era evidente che Loki non voleva essere trovato, e cercare di forzare la cosa gli avrebbe solo creato frustrazione e tristezza. In più, rimanere lontano da Asgard per periodi così lunghi avrebbe dato una cattiva impressione al popolo, oltre a non essere d'aiuto ad Odino che, a poco a poco, aveva iniziato a non stare affatto bene.
Ormai erano mesi che Thor non lasciava Asgard se non per pochi giorni, che sfruttava per stare con Jane, oppure per salutare il resto dei suoi amici terrestri.
Quell'improvviso attacco, arrivato dopo anni di immobilità, turbava il figlio di Odino.
Anche se il solo pensiero gli faceva venire voglia di distruggere qualcosa a colpi di martello, niente poteva togliergli dalla mente il sospetto che dietro quell'aggressione in piena notte potesse esserci proprio Loki.
Nei suoi ricordi, l'unica persona che gli aveva parlato degli Elfi Oscuri era proprio il fratello.
E ormai Thor aveva smesso di credere nelle coincidenze.
Il mantello rosso danzava dietro di lui, mentre scendeva in fretta le scale che lo avrebbero portato all'ingresso del palazzo, dove un drappello di soldati lo attendeva.
Passi affrettati si accodarono ai suoi.
«Cosa succede Thor?», gli domandò la voce di Sif.
La guerriera lo affiancò, era già vestita per la battaglia e in mano stringeva la sua lancia a doppia lama. Fandral e Volstagg li raggiunsero pochi istanti dopo.
Hogun doveva essere già sul posto.
«Gli Elfi Oscuri ci stanno attaccando», spiegò il principe.
«Avranno scoperto la mia riserva di idromele», scherzò Volstagg.
«Sono anni che quegli insetti se ne stanno rintanati nel loro buco di pianeta!», esclamò invece Fandral. «Cosa vogliono ora?».
Thor aggrottò le sopracciglia, era una buona domanda. «Non lo sappiamo», ammise, poi si lasciò sfuggire un sorriso. «Cercate di non ammazzarli tutti, avremo bisogno di interrogarli», ordinò, prima di dedicare un lungo sguardo alla fila di soldati schierati accanto alle loro cavalcature.
Un grido ed un boato squarciarono la notte. Un lampo di luce intensa si alzò dal Bifrost.
Heimdall stava combattendo.
Thor iniziò a far ruotare il martello. «Sif, prendi il comando! Io vi anticipo», decise, prima di sollevarsi in volo.
La guerriera non perse tempo. «Avete sentito il Principe! In sella», arringò i soldati, accettando le briglie che uno scudiero le stava porgendo.
«Per Asgard!», urlò, lanciandosi al galoppo.

L'angusta camera del Bifrost era ingombra di corpi affannati, il pavimento scivoloso per il sangue di decine di Elfi Oscuri. Thor atterrò nel mezzo del combattimento, facendosi spazio intorno a colpi di martello. Con gli occhi, scrutò intorno a lui per scorgere Heimdall. Lo vide poco dopo, quasi sommerso da un'orda di quelle creature immonde e selvagge. Riuscì a raggiungerlo contemporaneamente all'arrivo di Sif e degli altri soldati.
La cacofonia del combattimento oscurò la ragione di tutti e per qualche minuto non vi spazio che per sangue e morte.
«Chi li comanda?», domandò Thor ad Heimdall, mentre sosteneva il Guardiano che perdeva sangue da una ferita profonda al fianco.
«All'apparenza nessuno. Sembrano attaccare senza ragione, non hanno cercato di dirigersi verso il palazzo», spiegò l'alieno, vibrando un fendente con la grande spada e troncando di netto un braccio ad un Elfo troppo invadente.
Thor rifletté freneticamente. Cosa potevano mai volere quel contingente così piccolo, di certo insufficiente a conquistare qualsiasi cosa?
Erano in netta minoranza, la battaglia avrebbe tenuto impegnati per qualche tempo i soldati, ma alla fine la guardia di Asgard avrebbero avuto la meglio.
Un lampo di consapevolezza fece tremare le mani di Thor.
«È un diversivo», mormorò, con un improvviso terrore sul volto.

Con il corpo premuto contro il parapetto della terrazza, Frigga scrutava accigliata i lampi della battaglia che accendevano il Bifrost. Il suo cuore di madre temeva ogni volta che suo figlio scendeva in battaglia. Benché confidasse nelle sue capacità, e in quelle dei compagni fedeli che lo accompagnavano, non poteva impedire a sé stessa di sperare che quello fosse l'ultimo scontro cui Thor partecipava.
Frigga comprendeva la necessità della guerra, ma anelava la pace con forza disperata.
Ma esistevano cose che nemmeno gli dei potevano cambiare.
Odino, accanto a lei, le cinse il fianco. «Siete preoccupata, mia Regina», osservò.
«Voi non lo siete?», replicò lei, tenendo gli occhi fissi.
Odino le concesse un breve sorriso. «Confido nell'abilità di Thor. Gli invasori sono pochi, in confronto alle nostre forze».
«Io temo i nostri nemici», ammise Frigga. «Ci hanno attaccato a casa nostra, nel pieno della notte... cosa gli impedirà di rifarlo, con forze più potenti?**», domandò.
Odino osservò la moglie con ammirazione. Per quanto la maggioranza degli asgardiani considerassero le donne solo begli ornamenti, grazie a Frigga, Odino aveva imparato ad apprezzarne la perspicacia e la lungimiranza, oltre che la forza emotiva.
«Capiremo cosa vogliono, li staneremo, e li elimineremo», replicò Odino, con sicurezza.
Ma Frigga non riuscì a tranquillizzarsi.
Qualcosa che non andava.
Un rumore improvviso, come di stoffa che viene lacerata, interruppe il dialogo.
Odino strinse le dita sulla lancia, facendo un passo avanti.
Oltre l'arco ogivale della finestra si intravedeva solo l'immobilità placida della loro stanza.
Un singolo passo, pesante come quello di un gigante, fece tremare la pietra sotto i piedi di Frigga.
Una figura imponente, alta più di due metri e coperta da un'armatura di metallo color oro scuro e placche violacee, che sembrava un tutt'uno con la pelle accartocciata d'un grigio spento, avanzò lentamente. I passi aprivano crepe nel pavimento della terrazza.
Due occhi crudeli, accesi di bagliori azzurro intenso, si appuntarono in quelli di Frigga.
Un grido si fece strada nella gola della Regina.

Un urlo familiare e lacerante giunse alle orecchie di Thor mentre, abbattendo nemici su nemici, cercava di raggiungere Hogun che faticava a tenere a bada alcuni Elfi.
Il Dio del Tuono si bloccò, pietrificato.
Avrebbe riconosciuto quella voce tra mille, l'avrebbe sentita anche attraverso l'universo a mondi di distanza.
“Madre”, formarono le sue labbra, senza voce.
«Thor!», lo chiamò Sif, affiancandolo ed abbattendo un Elfo davanti a lui, passandolo da parte a parte con la sua lancia. «Che ti prende?», domandò, mentre fermava l'assalto di un altro aggressore.
Un terrore freddo come il ghiaccio corse lungo la schiena del dio. «Siamo stati ingannati», disse, guardando gli occhi chiari di Sif.
La guerriera aggrottò le sopracciglia perplessa. «Cosa intendi?».
Thor non rispose. «Resta qui!», le ordinò, mentre con una sola rotazione di Mjolnir si sollevava in aria e spariva lontano, in direzione del palazzo.
Anche se inquieta, Sif si riprese in fretta, urlando nuovi ordini.

Odino puntò Gungnir verso l'invasore ma quello fu rapido, con un gesto afferrò l'arma leggendaria e la strappò dalla mani del Padre degli Dei, rendendolo indifeso.
L'essere mostruoso non aveva detto una parola, e all'apparenza sembrava armato solo della propria forza.
«Chi sei tu, che osi sfidare Asgar...», iniziò Odino, ma l'essere lo zittì, colpendolo con un manrovescio che scagliò il Padre degli Dei contro il parapetto.
Un sottile filo di sangue sgorgò dalle labbra di Odino, mentre con fatica tentava di rimettersi in piedi. Heimdall aveva di sicuro già sentito il suo allarme, e i rinforzi stavano per arrivare.
Eppure il Padre degli Dei era spaventato.
Quell'essere sconosciuto era al di là delle sue forze e della sua conoscenza.
Non era un Elfo Oscuro, non assomigliava a nessuna creatura che avesse mai visto, in tutta la sua lunga vita.
L'essere tornò a fissare Frigga, che tremava di terrore, immobile, aggrappata al parapetto come se fosse la sua unica salvezza.
Quando il guerriero fece un passo avanti, lei soffocò un sussulto di spavento.
«Io sono Thanos», annunciò la creatura, con una voce antica come le stelle. Sembrava crepitare come fuoco, e sgorgare come veleno da quelle labbra spaccate.
Un ghigno indistinto tra la soddisfazione e il divertimento gli accese il volto impassibile.
«Sono venuto a reclamare ciò che è mio», annunciò, mentre con un movimento fluido, quasi aggraziato, trafiggeva il petto di Frigga usando la stessa lancia del marito.
«No!», urlò la voce trasfigurata dal dolore di Odino, coperta dal grido identico di Thor, giunto appena in tempo per assistere alla scena.
L'essere si beò della sofferenza, respirandola a pieni polmoni, osservando gli occhi della Regina spegnersi lentamente, mentre il sangue e la vita scivolavano via.
Un fulmine di potenza inaudita lo colpì alle spalle, ma sulla pelle resistente come un'armatura fu più simile ad una carezza.
Ghignando, Thanos lasciò Gungnir e affrontò Thor, che gli si era scagliato contro, accecato dal dolore e dalla rabbia. Come farebbe un cane con una pulce, Thanos si scrollò di dosso il possente Dio del Tuono. Lo costrinse a terra con una sola mano, stringendogli il collo in una morsa ferrea.
Gli occhi azzurri del Dio si socchiusero, appannati dalle lacrime e dal dolore improvviso che il tocco della creatura diffondeva in tutto il suo corpo. Si sentiva come se ogni nervo della sua carne fosse in fiamme.
«Dì a tuo fratello che lo sto aspettando», sibilò Thanos.
Sul palmo della sua mano libera, fluttuava un piccolo globo azzurro, del tutto simile al Tesseract.
Fu l'ultima cosa che gli occhi di Thor videro, prima di sprofondare in un oblio acceso di urla e con l'odore del sangue.

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* Vaga citazione di un dialogo tra Loki e Thor nel capitolo nono di "A series of unfortunate events" di Alkimia187, se non l'avete ancora letta, FATELO

**Citazione di quello che Loki dice a Thor nel film "Thor" dopo la mancata incoronazione

Ok, con le citazioni ho terminato, si fa per dire, ne metto sempre un sacco XDXD

So che avete voglia di ammazzarmi doppiamente dopo questo capitolo, ma comprendete, avevo bisogno di qualcosa di veramente grosso per smuovere le acque, e d'altrone ormai Thanos doveva fare qualcosa di decisamente cattivo, dato che finora non gli ho fatto fare niente.

Anche se da alcune foto del set di Thor 2 si intuisce l'aspetto degli Elfi Oscuri, io ho voluto ingnorare la cosa e me li sono inventati di sana pianta ;)
Le descrizioni di Asgard si basano sul poco che abbiamo visto in Thor e sulla mia fantasia.

ancora un capitolo senza Loki e senza sapere il destino di Khalida, mi perdonerete?
Forse tra un po'...

intanto grazie alle persone che hanno letto il prologo, tantissime, e quelle che hanno recensito e già inserito la storia nei preferiti o nelle seguite.
  
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