Erano ormai due
giorni che lo evitavo.
Non avrei mai pensato che fosse capace di una cosa del genere. Avevo
sempre
creduto in lui, avevo sempre creduto che mi fosse fedele, avevo sempre
creduto
che tutte quelle che abbracciava erano solo amiche. Ed era
così, perché mi
aveva tradita con una che non aveva mai calcolato.
Una cosa del
genere me la sarei
aspettata da altri ragazzi, non da lui.
È
vero, è uno dei ragazzi più desiderati
della scuola e ha avuto tante storie ma erano tutte serie e non aveva
mai tradito
le sue fidanzate. Se proprio andava con qualcun’altra potevi
star certo che
erano almeno tre ore che aveva lasciato la sua ragazza.
Eppure con me lo
aveva fatto. Perché?
Perché proprio a me? Che cosa gli avevo fatto?
Erano due giorni
che lo evitavo e nonostante
il dolore e la delusione mi mancava da morire. Erano due giorni che non
mangiavo, non uscivo, non mi mettevo al pc.. non ascoltavo
più neanche la
musica! Passavo il tempo in camera mia, da sola, senza rispondere alle
chiamate
e ai messaggi dei miei amici e senza aprire la porta di casa a nessuno
che non
fosse il ragazzo delle pizze.
Era stato un
colpo così duro ricevere
quella notizia. Almeno lo avevo saputo da lui..
*Flashback*
Aprì
la porta ed eccolo lì. La persona che amo più di
qualunque altra. La mia
ragione di vivere e sorridere.
Eppure
nella sua espressione c’era qualcosa che ha bloccato il mio
sorriso sul
nascere. Qualcosa non andava. Non aveva lo sguardo acceso e felice di
sempre.
Lo
feci entrare e, sedendomi di fianco a lui sul divano, gli chiesi se
fosse
successo qualcosa. Lui alzò lentamente il suo sguardo su di
me e capì che era
qualcosa di grave.
-Che
c’è, Harry? Per favore dimmelo, mi stai facendo
preoccupare.- chiesi ansiosa.
-Beh,
ecco, vedi.. ti prego, promettimi che mi lascerai spiegare prima di
trarre
conclusioni affrettate.- mi rispose incerto.
-Non
posso farlo. Potrei non mantenere la promessa quindi non lo
farò. Ma ti posso
dire che ci proverò.- dissi più preoccupata che
mai. Cosa poteva essere di così
grave?
-Io..
Io.. Io ti ho tradita, Marilyn.- disse poi tutto d’un fiato.
Mi
sentivo come se stessi guardando un film. Non poteva essere. Non aveva
davvero
detto quelle quattro parole, eppure adesso mi giravano in testa
imprimendo una
ferita sempre più profonda sul mio cuore.
-C-come?-
chiesi come a volere una conferma. Una lacrima già scese
dalla mia guancia. Lui
la vide ma non ebbe il coraggio di asciugarmela.
-H-hai
capito bene, Lyn.- No, non poteva usare il mio soprannome. Non adesso.
Non
quello che solo lui aveva il permesso di usare.
–Però ti prego, c’è una
spiegazione. È assurda, lo so anche io, ma
c’è.- sussurrò, quasi spaventato
dalla mia reazione.
-E-E
quale sarebbe? No, perché non lo hai mai fatto a persone con
cui stavi solo
perché erano delle belle ragazze ma lo hai fatto a me che
tutti hanno detto che
fossi speciale per te. O forse erano tutte speciali. Sì,
magari a ognuna
piaceva farlo in modo diverso.- e su quell’ultima parola
scoppiai in lacrime.
Sapete quando, per assurdo che sia, sentite il vostro cuore
letteralmente a
pezzi e sapete che l’unica colla che lo può
aggiustare è la persona che lo ha
rotto? Beh, era esattamente questo ciò che sentivo.
Il
suo sguardo era triste. Sapeva che mi aveva ferita in modo
irreversibile almeno
tanto quanto io sapevo che non avrebbe mai voluto farlo. Ma lo aveva
fatto e
questo non sapevo se sarei mai riuscita a perdonarlo.
-So
che lo dicono tutti ma questa volta è la verità.
Io non avrei mai voluto e non
è colpa mia. Ti posso spieg..- lo interruppi.
–Cosa vuoi spiegare, eh? Di
quanto ti sei divertito con un’altra alle mie spalle mentre
io ero a casa a
pensare a te e a quanto avrei voluto vederti? O magari mi vuoi dire che
sono un
bellissimo passatempo ma visto che non sono ancora pronta intanto ti
vuoi
divertire, eh?- e ricominciai a piangere più forte di prima.
Lo
avevo ferito. Glielo leggevo in faccia. Era ferito dalle mie parole ma
io non
potevo farci niente. Se l’era voluta e vederlo triste per
colpa mia, per quanto
non avrei mai voluto provarlo, mi rattristava ancor di più.
-Come
ti viene in mente? Sei una delle persone a cui tengo di più!
Ti prego fammi
spiegare. Poi puoi crederci o no, ma ti prego, fammi spiegare.- mi
supplicò.
-Bene,
ti ascolto. Tanto ormai la bomba l’hai sganciata. Tanto vale
sentire tutto il
dolore che provoca.- pronunciai fredda, nonostante le lacrime che non
accennavano a smettere.
-Io
non volevo, davvero. Mi hanno obbligato. Vedi, mia sorella si
è cacciata nei
guai con il suo capo. In pratica era diventata la sua amante. Poi
però ha
deciso di chiudere la storia perché si è accorta
che non andava bene, ma questo
non ha fatto piacere a lui che l’ha ricattata. O tornava con
lui o la licenziava,
ma a noi quel lavoro serve, lo sai. Così, dato che sua
figlia viene alla nostra
stessa scuola e lei voleva avere un’avventura con me, ha
cambiato le
condizioni. O io andavo a letto con sua figlia o avrebbe licenziato
Gemma. Lei
non voleva mettermi in mezzo e gli ha detto che se non la licenziava
sarebbe
tornata a fare l’amante, ma ormai a lui importava solo del
divertimento della
figlia. Gli dissi che potevo fargli avere altri ragazzi anche meglio di
me, ma
lei si era fissata. Gemma mi ha detto che avrebbe trovato un altro
lavoro, non
voleva rovinare la nostra relazione, ma sapevo che nessuno le avrebbe
più
offerto un lavoro come quello. Così ho dovuto accettare. Ti
giuro che non avrei
mai voluto farlo!- solo una volta finito di raccontare ebbe il coraggio
di
guardarmi.
Che
storia assurda! Davvero aveva pensato che ci avrei creduto?
-Sei
proprio stupido. Pensi davvero che me la beva? Potevi avvisarmi prima
di farlo
anzi che dopo. Sarebbe stato diverso, avrei capito. Ma adesso non so
più cosa
pensare. Non chiamerò tua sorella per sapere se è
la verità. Non mi importa. Mi
hai spiegato come si suppone sia andata, ora esci. Mi hai delusa, mi
hai
ferita, mi hai fatta sentire una stupida, mi hai fatta passare come
l’imbecille
che si fida e pensa che il suo ragazzo le sia fedele sempre. E hai
ancora il
coraggio di venire da me a chiedermi scusa, a raccontarmi cazzate
pensando che
io ti creda e dimentichi. Mi dispiace, ma non so più cosa
pensare di te. Adesso
esci che ho bisogno di stare sola.- dissi con un tono che non ammetteva
repliche. Eppure lui provo a dissuadermi.
-Per
favore, non farmi andare via. Menami, insultami, grida, fai di tutto ma
non
chiedermi di andarmene. Io ci tengo a te, non chiedermi di lasciarti.
Non
potrei vivere senza di te.-
-Mi
dispiace.- riuscì solo a dire e mi diressi alla porta. La
aprì e aspettai che
se ne andasse per chiuderla e iniziare a piangere appoggiandoci la
schiena e
scivolando a terra con la testa tra le mani.
Rimasi
in quella posizione per un tempo che mi sembrò infinito.
Quando mi resi conto
di essere ancora lì notai che era già sera.
Così andai in camera cercando di
dormire. Avrei dovuto cenare ma non avevo fame. Purtroppo non
riuscì a chiudere
occhio per tutta la notte. Appena cercavo di dormire mi appariva la
scena di
lui a letto con un’altra e le lacrime ricominciavano a
scendere.
*Fine
Flashback*
Ed ora ero qui,
sul divano, a
ripensare come ogni secondo a tutta quella storia che nonostante il
dolore
devastante che provavo mi sembrava solo un bruttissimo incubo.
Erano due giorni
che non andavo
neanche a scuola per evitarlo. Avrei detto che ero stata male. Non mi
importava. In quel momento volevo solo aspettare di svegliarmi da
quell’incubo
che non aveva intensione di finire. E sapevo il perché.
Avevo bisogno di Har..
di lui per tornare a vivere. Non riuscivo più neanche a
pensare al suo nome.
Sarebbe stata un’altra pugnalata al mio cuore già
martoriato dal dolore.
Il suono del
campanello mi distrasse
dai miei pensieri. Andai al citofono e chiesi –Chi
è?- solo in quel momento mi
accorsi di avere una voce da paura.
-Mary! Ma allora
stai male davvero!
Perché non rispondi al cellulare? Ci hai fatte preoccupare!- era Brigitte. Una delle
mie migliori amiche.
Ma in quel momento non volevo vedere nemmeno lei.
-Scusate ragazze,
avrei dovuto
avvisarvi. Ma ora preferisco stare da sola.- risposi stanca.
-Eh, no, adesso
mi fai entrare. Ho
mandato a monte l’uscita mega romantica che Niall mi aveva
preparato solo per
stare con te. Dovevi vedere quanto gli dispiaceva. Adesso mi fai
entrare e non
fai storie.- Oh, no. Quando si metteva in testa qualcosa non riuscivi a
convincerla. Beh, ci avrei provato comunque.
-Bry, per favore,
non sto bene. Potrei
attaccarti la malattia anche a te e non voglio. Sono sicura che sei
ancora in
tempo per andare da Niall. Non ti preoccupare per me, me la
caverò anche senza
di te.- strano, ero riuscita a finire di dire quelle parole senza
essere
interrotta da una frase del tipo –Ma che cazzo stai dicendo?
Apri questa porta
e non rompere le palle! Ormai me lo devi!-, tipica di Bry.
E proprio in quel
momento la sentì
parlare, ma non dal citofono, da dietro le mie spalle. Come diamine
c’era
arrivata lì?
-Scusa? Non ti
stavo ascoltando. Ero
troppo impegnata a entrare.- mi chiese con un sorrisetto furbo.
-Bry, ma sei
matta? Mi hai fatto
venire un infarto! Ma come sei entrata se ci sono io davanti la porta?-
chiesi
indispettita.
-Semplice, ho
visto la finestra del
bagno aperta, così mi sono arrampicata sull’albero
come facevamo da piccole e
sono entrata da lì.- disse con non chalance. Mi ero
dimenticata che nonostante
avesse quasi vent’anni a volte si comportava come una bambina
di cinque che
gioca a fare le scimmie.
-Ok, sei entrata,
mi hai vista, sono
tutta intera, ora puoi andartene e uscire con Niall.- risposi
distaccata.
-Ma che ti
prende? Tu non stai male,
tu hai pianto!- ma come cazzo faceva a rendersene conto ogni santissima
volta?
-No, non
è vero. Ho gli occhi rossi
perché sto male.- cercai di difendermi, ma sapevo che non
avrebbe mai
funzionato. Non con Bry, almeno.
-Andiamo sai
anche tu che è una delle
cazzate più grosse che tu abbia mai sparato. Quindi adesso
ci mettiamo sul
divano e mi racconti tutto per filo e per segno. Andale!
(?)-
Non opposi
resistenza, sapevo che non
avrebbe funzionato.
Così
ci sedemmo e già con le lacrime
agli occhi le raccontai tutto ciò che era successo.
Quando
finì le disse solo –Ah, beh,
adesso capisco tutto.-
-Cosa intendi?-
le chiesi curiosa.
-Beh, Harry
è due giorni che non si fa
vedere. L’unico che ne sa qualcosa è Lou che gli
ha promesso di non dirci
niente. Ci ha solo detto che è diventato un fantasma. Non
mangia, non beve, non
dorme, non guarda la tv, non gioca alla Play, non ascolta la musica,..
sta solo
tutto il giorno sul divano a piangere. Questo è
ciò che ci ha detto, ma nessuno
ne sa il motivo. Ora capisco tutto però.- sentire quelle
parole mi sconvolse.
Harry stava davvero così male per ciò che aveva
fatto? Allora magari ciò che mi
aveva detto era vero. Magari aveva cercato una via di fuga ma non ne
aveva
trovate.
Beh, restava il
fatto che mi aveva
tradito senza avvisarmi. Non potevo tornare sui miei passi. Non
così in fretta.
Doveva farmi capire con i fatti che era la verità
ciò che mi aveva detto.
Passai tutto il
pomeriggio con Bry che
aveva spiegato la situazione a Meg facendole promettere di non aprire
bocca
nemmeno con Liam. Bry provava in tutto e per tutto a farmi ridere o
almeno a
distrarmi ma ogni cosa mi portava alla mente Harry. Mi bastava vedere
un prato
per pensare al verde smeraldo dei suoi occhi, vedevo un bambino che
sorrideva e
l’immagine mi portava a pensare al sorriso infantile e
infinitamente dolce di
Harry. Mi bastava vedere un punto rosa per pensare che lui mi ha sempre
detto
che ama il colore rosa sulla mia pelle. Qualsiasi film vedevamo mi
faceva
pensare ai suoi commenti inopportuni e alla sua bellissima risata roca
alla
vista della mia faccia scioccata.
-Basta, non ne
posso più! Tra un po’
dico melone e lo ricolleghi a lui!- mi disse d’un tratto Bry
rassegnata.
-Scusa.-
sussurrai dispiaciuta. Aveva
ragione. E ad essere sincera anche quel mio scusa mi aveva fatto
pensare a lui.
O meglio, al nostro primo appuntamento. Eravamo andati a fare un giro
al parco
della città, che da quel giorno era diventato il nostro
parco, e avevamo appena
comprato un gelato. Stavamo ridendo felici quando un bambino si
scontrò con
Harry che per cercare di non farlo cadere mi buttò
letteralmente il gelato
sulla maglietta. Era la mia preferita e ci rimasi davvero male. Quando
se ne
accorse si scusò cento volte prima di portarmi a casa sua,
offrendosi per
lavarmela e dandomi in cambio la sua maglia dei Ramones. Sapevo che
adorava
quella maglia, ne era estremamente geloso e quando gli chiesi
perché proprio
quella mi disse che sapeva che per riaverla avrebbe dovuto ridarmi la
mia
maglia come nuova o avevo il permesso di farne ciò volevo di
quella maglia.
Anche tagliarla in mille pezzettini con le forbici. Ovviamente non lo
avrei mai
fatto ma grazie a quella sua pazza idea si impegnò
così tanto nel pulirmi la
maglietta che sembrava ne avesse comprata una nuova uguale. Ovviamente
la
maglia dei Ramones non gliela avevo più ridata. Ce la avevo
ancora io in camera.
Ricordandomi di
avere con me la sua
maglia preferita corsi su in camera mia, lasciando Bry stupita che mi
fissava
in corridoio.
Quando tornai di
sotto indossavo la
sua maglia e ne annusavo il buonissimo odore che emanava: quello del
profumo di
Harry. Appena Bry si accorse della maglietta che indossavo mi
fissò contrariata
ma sapeva che ne avevo bisogno, sapeva che in qualche modo avevo
bisogno di
sentirlo vicino e così disse solo –Io la
strapperei con le mie stesse mani.-
Quasi non
riuscì a crederci quando
sentì un sorriso dipingersi sul mio volto. Non so se fosse
per la maglia o per
la battuta di Bry o per entrambe. So solo che grazie a quel sorriso
sentì la
voglia di uscire.
-Bry, mi preparo
e usciamo.- la
avvisai già rivolta verso le scale. Non avevo bisogno di
vederla per sapere che
era sconvolta dalla mia affermazione.
In dieci minuti
mi ero truccata
nascondendo le evidenti occhiaie che mi contornavano gli occhi e mi ero
messa
un jeans attillato. La maglia non la avevo cambiata, però.
-Dove vuoi
andare?- mi chiese Bry.
-Non so. Voglio
vedere dove mi portano
le gambe. Voglio seguire l’istinto.- dissi calma.
Bry mi
guardò come se avesse visto un
fantasma. Stavo tornando a essere quella di sempre.
Camminammo per
circa mezz’ora
chiacchierando allegramente quando mi resi conto di dove fossimo: il
nostro
parco. Mi staccai da Bry che ormai non ascoltavo più tanto e
corsi nel nostro
rifugio. Era proprio come lo ricordavo. Era una specie di capannino di
legno.
Lo aveva costruito Harry in mezzo agli alberi per far sì che
solo noi sapessimo
di quel luogo. Ricominciai a piangere ma non me ne curai molto.
Lì dentro
c’erano tutti i nostri ricordi. La foto di noi che ci baciamo
sotto il nostro
albero, la foto di quando mi fece entrare nel rifugio a mò
di sposa, la palla
da baseball che mi aveva tirato a scuola per poi chiedermi scusa e,
disse, per
poi chiedermi di uscire per farsi perdonare. Andai a sedermi per terra,
vicino
al tavolino sul quale ci divertivamo a intagliare le nostre frasi. Ad
un certo
punto un foglio attirò la mia attenzione.
Cara
Lyn,
so
che in questo momento mi odi e hai tutte le ragioni per farlo.
È
stupido scrivere una lettera per lasciartela nel nostro rifugio.
Probabilmente
dopo ciò che ti ho detto oggi non ne vorrai più
sapere, ma io spero che
lasciandotela qui la leggerai anzi che stracciarla senza sapere cosa
c’è
scritto.
Ti
amo. Ti amo più di quanto tu possa immaginare e solo adesso
che ti ho persa
capisco che preferirei morire di fame che morire per non averti al mio
fianco.
Sei la persona più bella, più divertente,
più simpatica, più PERFETTA che io
conosca. Da quando ti ho conosciuta non riesco a immaginarmi una vita
senza di
te. Perché? Semplicemente perché non sarebbe
vita. Sarebbe una tortura. Eppure
adesso sono destinato a passare il resto dei miei giorni senza di te.
Chiudo
gli occhi e vedo il tuo sorriso, e sento il tuo buonissimo odore, e
sento la
tua risata cristallina, e vedo il bellissimo grigio dei tuoi occhi. Non
te l’ho
mai detto ma da quando li ho ammirati il grigio è diventato
il mio colore
preferito.
Sei
tutta la mia vita e vedere il dolore che sono riuscito a provocarti,
senza
neanche volerlo, mi ha distrutto. E sentire la tua voce implorarmi ad
andarmene
mi ha devastato. Non potevo credere alle mie orecchie. Eppure sono
uscito. Ti
ho lasciato lì, da sola, quando avrei dovuto abbracciarti e
giurarti che ti
amavo fino a quando ne avessi avuto il fiato.
Scusa
se sono un’imbecille. Scusa se sono un coglione. Scusa se
sono un cazzone
patentato. Scusa se non riesco a lasciarti andare. Ed è per
questo che ti giuro
che farò di tutto per farmi perdonare.
Ti
amo, non finirò mai di ripetertelo,
il
tuo H.
La lettera era
bagnata da qualche
lacrima ma non saprei dire se fossero le mie o quelle di Harry.
Corsi fuori e
notai che Bry mi stava
cercando ansiosa.
-Ma dove cazzo
eri finita? Ehi, cos’è
quel foglio?-
-Devo andare da
Harry. Adesso.- dovevo
vederlo. Dovevo chiedergli perché quella lettera
l’aveva lasciata lì, con la
possibilità che non la avrei mai letta. Dovevo chiedergli
perché quelle parole
non me le aveva mai dette prima e soprattutto dovevo dirgli che anche
io la
amavo. Che non lo avrei mai dovuto mandare via. Che lo avrei sempre
amato e che
qualsiasi cosa avesse fatto io sarei riuscita a perdonarlo.
-Ma sei matta? Ma
che ti prende, si
può sapere?- mi chiese Bry. Sembrava che la testa potesse
scoppiarle da un
momento all’altro, tanto era confusa.
-Ti
spiegherò, adesso non ho tempo. Mi
accompagni da Harry o mi lasci andare da sola?- le chiesi
frettolosamente.
-Ovvio che ti
accompagno!- ci
avviammo, ma a camminare ci mettevamo
troppo tempo, così iniziai a correre. Odiavo correre ma in
quella situazione lo
avrei fatto anche per chilometri.
Dopo circa venti
minuti arrivammo
sotto casa sua. Suonai più volte al campanello ma nessuno
aprì. Decisi di fare
il giro della casa ed entrare dal retro ma era chiusa anche quella
porta, ciò
significava che non c’era davvero nessuno lì
dentro.
-Merda!- imprecai
quando mi accorsi
che non c’era neanche la chiave di riserva.
-Cosa
c’è adesso?- chiese stanca Bry.
-A casa non
c’è nessuno e ha tolto
anche la chiave di riserva.- sospirai senza fiato. –Ci tocca
correre fino a
casa mia perché ho lasciato il cellulare a casa. Poi lo
posso chiamare.-
-Tu sei matta! Io
non corro più,
basta! E poi il cellulare ce l’ho anche io, sai?- mi disse
tirando fuori il
telefonino dalla tasca dei suoi jeans.
Glielo strappai
di mano sussurrando un
‘grazie’ e composi il numero. Uno squillo..
Rispondi, rispondi! Due squilli..
rispondi stupido! Tre squilli.. iniziai a pensare che non avrebbe
più risposto.
Quattro squilli.. -Cazzo, coglione, schiaccia quel cazzo di tasto
verde!-
imprecai spezzando il silenzio e facendo spaventare Bry. Al quinto
squillo
scattò la segreteria telefonica segno che aveva rifiutato la
chiamata. Ormai lo
conoscevo. Se non
sentiva il cellulare
squillare la segreteria scattava al decimo squillo. Né
prima, né dopo.
-Stronzo. Ha
rifiutato la chiamata.-
Bry mi guardò sbalordita. Aveva capito che non mi sarei
arresa. Ancora con la
lettera in mano ricominciai a correre, sta volta verso casa mia. Per
fortuna
era vicina. Ci misi circa dieci minuti.
Arrivata davanti
la porta mi accorsi
di aver dimenticato anche le chiavi. Così andai sul retro e
entrai dalla porta
che dava sul giardino. Andai in camera mia e presi il cellulare. Una
chiamata
persa: Bry. In quel momento mi arrivò un sms.
‘Mary sono rimasta indietro, sono
troppo stanca. Tu fai ciò che devi fare, poi mi racconterai.
Xx’.
Chiusi il
messaggio e digitai numero
di Harry. Se solo osava rifiutare anche la mia di chiamata giuro che lo
avrei
trucidato.
Uno squillo..
-Deve tirare fuori il
cellulare e vedere chi è poi risponde- mormorai a me stessa.
Due squilli..
–Mi vuol far aspettare
ma se non si muove a rispondere non so cosa gli faccio.-
Tre squilli..
–Magari deve pensare a
cosa dire per rispondere. Non sa ancora cosa voglio dirgli.- pensai
ancora.
Quattro squilli..
–Perché non
rispondi, lurido bastardo? Quanto ci vuole a premere un tasto?-
-Risponde la
segreteria telefonica del
numero..- al solo sentire di quella voce registrata divenni
così nervosa che
scaraventai il cellulare contro il muro. Avevo tempo per pentirmene ma
in quel
momento ero così disperata che il cellulare in mille pezzi
sparsi per tutta la
stanza era l’ultimo dei miei problemi.
Corsi
giù di sotto percorrendo il
corridoio avanti e dietro per non so quante volte quando il campanello
mi
distrasse dai miei pensieri.
-Chi
è?!- chiesi isterica. Nessuno
rispondeva. –Dimmi chi cazzo sei o vengo lì e ti
ficco un palo su per il culo.
Non è il giorno giusto per gli scherzi.- Sì, lo
so. Quando sono nervosa divento
molto delicata..
Ancora nessuna
risposta. –Allora ti
piace prenderlo nel culo, eh? Bene, adesso arrivo e ci penso io a te.-
attaccai
il citofono e senza preoccuparmi di niente mi catapultai di fuori.
Ma appena
aprì il portone una distesa
di rose rosse sul marciapiede mi distrasse dai miei istinti omicidi.
Uscì seguendo
il percorso di rose. Com’era possibile che in così
poco tempo fossero comparsi
quei petali?
Svoltai
l’angolo e una bici mi
aspettava appoggiata al muretto. Lo capì perché i
petali si fermavano lì. Sul sellino
c’era un foglietto.
Se
stai leggendo questo vuol dire che mi stai dando un’altra
possibilità e io non
la voglio assolutamente perdere. Prendi la bici e vai al quartiere dei
negozianti. Da lì sali per quella via stretta che un giorno
ti feci percorrere
per ammirare il parco dall’alto.
Non ti
deluderò questa volta, promesso.
Ti amo,
H.
Senza pensarci
due volte presi la bici
e iniziai a pedalare più veloce che riuscivo e arrivata
all’inizio della
stradina proseguì a piedi, ci avrei messo di meno. Una volta
arrivata mi sporsi
sul muretto che dava sul parco e una serie di candele accese formava un
bellissimo cuore. Da quel punto potevo benissimo vedere che il nostro
rifugio
era perfettamente al centro di quel cuore.
-Vai
lì dentro, muoviti.- mi girai
sorpresa e vidi Niall sorridente alle mie spalle. Lo abbracciai e lo
ringraziai,
dopodiché tornai sui miei passi e mi recai
all’interno della casetta. C’era un
piccolo registratore sul tavolino dove poco prima avevo trovato la
lettera. Lo presi
in mano e premetti play.
“So che
dopo tutto ciò mi odierai ma
sarà una lunga notte. Fidati di me e ti giuro che questa
volta non tradirò la
tua fiducia. Ti amo, Harry.” E la voce registrata si
bloccò. Qualcuno mi toccò
la spalla. Mi girai sperando fosse lui e invece mi ritrovai tra le
braccia di
Bry.
-Scusa tesoro, ma
era necessario. Vai sul
ponte che dà sul fiume. Troverai una sorpresa. Vola che il
tempo scorre!- mi
disse sorridente. Le schioccai un bacio sulla guancia e mi diressi
verso il
ponte indicatomi.
Una volta
lì trovai un enorme
palloncino rosso a forma di cuore legato alla ringhiera. Legato con uno
spago c’era
un piccolo lucchetto e una scritta. ‘Eccoti il
lucchetto del mio cuore. Se vuoi anche la
chiave vai al ponte parallelo a questo e cerca bene. Ti amo,
Harry.’
-Che aspetti
puzzola? Il ponte
aspetta!- riconobbi subito la voce di Meg alle mie spalle. Le rivolsi
un
sorrisone e mi avviai all’altro ponte. Non sapevo dove
cercare ma ad un tratto
un luccichio catturò la mia attenzione. Corsi in quel punto
e trovai una chiave
e un foglietto. ‘Brava, hai
trovato una chiave, ma non è ancora
quella giusta. Questa è la chiave di una porta importante,
quella davanti alla
quale ti baciai per la prima volta, te la ricordi? Spero di
sì o se no il gioco
finisce qui. Ti amo, Harry.’
Come potrei mi
scordarmelo? Era la
porta laterale di un vecchio cinema chiuso non molto distante.
Chissà come era
riuscito ad averne la chiave.
-Ma quanto ci
pensi, eh? Muovi quel
culo e vai dove devi. Magari è lì che ti sta
aspettando!- Mi voltai e un Liam
sorridente mi fissava divertito. Lo ringraziai e corsi verso quel
portone tanto
importante. Se al suo interno ci avessi trovato Harry non so se lo
avrei
baciato per essere così romantico, se lo avrei insultato per
avermi fatto
correre così tanto o se gli fossi semplicemente saltata
addosso gridandogli con
tutta la voce che avevo quanto lo amavo. Decisi che ci avrei pensato
quando me
lo fossi trovato davanti. Aprì il portone e una scia di
petali di rosa come
davanti casa mia mi invitava a salire sul tetto. Una volta
lì mi affacciai
dalla ringhiera e un enorme telone con scritto ‘Ti
amo’ era teso tra due
piccole imbarcazioni.
-Troppo facile,
così, non credi?-
Louis era dietro di me.
-Dov’è
che primo lo bacio e poi lo
ammazzo?- chiesi minacciosa.
Lui
scoppiò a ridere poi continuò –Quanta
fretta, Mary! Se non mi sbaglio ha detto che in piazza c’era
un piccolo
concerto ma non mi ricordo bene quale..- disse poi guardandomi
affettuosamente.
-Lou, ti avviso
che quando avrò finito
con lui penserò pure a te, stanne certo.- lo minacciai
facendogli una
linguaccia e fuggendo via. Dopo aver cercato in un paio di piazze del
centro
sentì una specie di musica non molto lontana e cercai di
raggiungerla quando
trovai un gruppetto di persone che si erano accerchiate intorno ad un
punto
indefinito. Notai subito in un angolo della piazza un piccolo stereo.
Mi feci strada
tra la gente e quando
vidi il murales che raffigurava me e Harry mentre ci baciavamo davanti
al
portone del cinema mi commossi e iniziai a piangere dalla gioia. Mi
sentì presa
per i fianchi e quando mi girai mi trovai il viso di Zayn davanti a me.
-Ehi, cucciola.
Perché piangi?- chiese
preoccupato.
-Dimmi dove trovo
Harry, per favore. Non
ne posso più di correre come una pazza per tutta la
città.- mi guardò
divertito.
-Ancora troppo
presto. Però sei veloce
nonostante tu odi correre. Sono solo le sette.. ti dirò una
cosa. Vai a casa
tua. Capirai cosa fare quando sarai lì.- e mi fece
l’occhiolino.
-Stai scherzando,
vero? Io sono
partita proprio da lì! Non poteva evitare tutta questa
maratona??- chiesi
stizzita.
-Non rovinare
tutto, stupida. Per una
volta non preoccuparti di niente. Vai a casa e segui le istruzioni.
Domani ci
ringrazierai per tutto questo, ne sono sicuro.- disse con fare
superiore. Era il
mio migliore amico ma lo odiavo quando faceva così.
-Grazie.- mi
stavo allontanando quando
mi girai e aggiunsi –Ah, Zayn.. Fottiti.- gli feci la
linguaccia quando lo
sentì ridere mi voltai e mi diressi verso casa. Appena
arrivata sulla strada
dove potevano circolare le macchine vidi Meg e Liam che mi aspettavano
appoggiati ad una macchina.
-Salta su che se
no sarai davvero
morta alla fine di questa serata.- Mi disse Liam per poi lanciare
un’occhiata
complice a Meg e scoppiare a ridere. Non ci capivo più
niente, ma feci come mi
aveva detto.
In meno di cinque
minuti ero dentro
casa dove una musica molto rilassante proveniva dalla mia stanza.
Salì le scale
e vidi sul letto un enorme pacco nero con un fiocco bianco e un
foglietto rosso.
‘Immagino
tu sia stanca di tutta questa storia e so
che quando lo sei ti piace rilassarti con una doccia. Ne hai tutto il
tempo. Alle
19:45 una macchina ti aspetterà sotto casa tua. Adesso fatti
una doccia,
mettiti del bell’intimo ;) e solo dopo esserti anche
truccata, asciugata i
capelli e tutto ciò che devi fare per prepararti apri la
scatola. Ti prego,
fallo per me. Ti amo, Harry.’
Come potevo non
farlo? Ormai avevo
fatto tutta quella corsa, cosa mi cambiava aspettare per aprire una
scatola? Eppure
la curiosità mi stava torturando. Ma se voleva che fosse
l’ultima cosa che
avrei fatto, avrei aspettato.
Mi spogliai di
fretta e corsi a fare
la doccia. L’acqua calda mi stava rilassando tutti i muscoli.
Ad un tratto una
domanda si fece largo nella mia mente. Cosa voleva insinuare Harry con
la
scritta ‘del bell’intimo’ seguita da un
occhiolino? Il panico si impossessò di
me e mi chiesi se intendeva ciò che temevo. Non sapevo
ancora se ero pronta a
donarmi completamente a lui. E se lo avessi deluso io questa volta?
Però non
volevo farlo solo perché mi sentivo costretta. Scelsi di
evitare di pensarci e
di godermi a pieno la serata.
Uscì
dal bagno, mi asciugai per bene e
mi misi un completo nero di pizzo che Bry mi aveva regalato lo scorso
anno per
natale. Non avrei mai pensato di metterlo, però Harry si era
raccomandato..
Mi asciugai in
fretta i capelli e con
l’aiuto della piastra li feci diventare tutti boccolosi (?).
Stesi un leggero
strato di fondotinta
e fard, mi misi un po’ di eyeliner nero e un lucidalabbra
rosa.
Mi mancava solo
il vestito. Mi sedetti
sul letto e con il cuore che batteva a mille aprì
quell’enorme scatola nera. Al
suo interno era perfettamente ripiegato un vestito rosa candido senza
spalline.
Era davvero bellissimo.
Lo indossai senza
pensarci troppo e
quando mi guardai allo specchio, per la prima volta, mi vidi davvero
bellissima.
Mi misi un paio
di scarpe nere con
tacco e presi una borsetta nera che si intonava con le scarpe e scesi
di sotto per
prendere le chiavi e il cellulare quando mi ricordai che io non avevo
più un
cellulare. Così misi le chiavi nella borsetta e guardai
l’orologio in cucina:
19:40.
Tra cinque minuti
una macchina sarebbe
arrivata e mi avrebbe portata chissà dove.
Quando
suonò il campanello iniziai a
sentirmi più nervosa che mai. Uscì di casa e
notai che le mani mi stavano
tremando.
Non appena alzai
lo sguardo vidi una
bellissima macchina elegante che mi aspettava e dallo sportello del
guidatore
uscì Niall vestito con giacca e cravatta. Mi aprì
lo sportello posteriore
sussurrandomi –Sei bellissima ma non dirlo a Bry o mi
ammazza.- accompagnato da
un occhiolino. Scoppiai a ridere sbarazzandomi di tutta quella tensione
che
avevo accumulato durante quelle poche ore. Dal sedile di fronte a me
sbucò la
testa di Bry, anche lei vestita molto bene, che mi guardò
come per dire –Sei più
bella di me e solo perché stasera è la tua sera
non ti dico niente. Riprovaci e
ti stacco il collo a morsi.- poi mi lasciò ammirare il suo
splendido sorriso e
mi fece i complimenti per il vestito.
-Ragazzi, ma ci
sarete anche voi?-
chiesi titubante. Avrei preferito che quella sera fosse solo mia e di
Harry.
-Tranquilla Mary.
Ricordi l’uscita di
cui ti ho parlato quando sono venuta da te oggi pomeriggio?-
annuì. –Beh, in
realtà era solo rimandata alla sera.- e così
dicendo fece un occhiolino a Niall
che scoppiò nella sua fragorosa risata.
Passarono dieci
minuti e ancora non
sapevo dove mi stavano portando.
-Ehi, ma dove
andiamo?- chiesi troppo
curiosa per stare zitta.
-Zitta. Non puoi
saperlo. Altri cinque
minuti e sei arrivata. Non rompere e pensa a cosa succederà
stasera.- mi
rispose Bry con una linguaccia. La adoravo quando mi faceva rilassare
con le
sue battute acide.
-Siamo arrivati
quindi sono obbligato
a legarti una benda sugli occhi e ad accompagnarti dentro. Non ti
arrabbiare
con me ma Harry ha detto che se non lo faccio non ci paga la cena
stasera e io
sono rimasto a secco per il resto della settimana.- ammise arrossendo.
Io scoppiai
a ridere e gli dissi di sbrigarsi. Non ne potevo più di
tutta quell’attesa.
Una volta legata
a benda e scesa dall’auto,
Niall mi accompagnò dentro stando attento a non farmi
inciampare. Una volta
entrati mi tolse la benda, mi scoccò un bacio sulla guancia
e se ne andò
seguito da un mio –Grazie, Niall.-
Quando mi rigirai
notai che c’era un
bellissimo tavolo apparecchiato per due illuminato da qualche candela.
Mi avvicinai
al tavolo e mi accorsi che dalla finestra a fianco del tavolo si poteva
vedere
il mare. Era uno spettacolo bellissimo e io ho sempre amato il mare.
-Finalmente sei
qui.- sentì quella
voce roca che mi ha sempre fatta impazzire e non potei non lasciar
cadere una
lacrima, ma ala asciugai subito. Mi era mancato più di
quanto volessi
ammettere. Mi girai e il suo viso era coperto da un mazzo a dir poco
gigante di
rose rosse.
Le presi e le
annusai. Avevano un
odore buonissimo, ma mai come quello del ragazzo di fronte a me.
-Non dire niente.
Mi sono preparato un
discorso e voglio dirlo per bene. Poi potrai insultarmi in tutte le
lingue del
mondo ma almeno fammi parlare.- mi guardò divertito.
Annuì. Mi aveva detto di
non dire niente, in fondo, no?
-Mi dispiace. Per
tutto. Per non
avertelo detto prima, per averlo fatto di nascosto e avertelo detto nel
modo
peggiore. Mi dispiace per non essere rimasto e per non esserti stato
vicino. Mi
dispiace di averti lasciato la lettera nel nostro rifugio e non
avertela
imbucata o meglio ancora mi dispiace di non averti detto tutto faccia a
faccia
come sto facendo ora. In questi due giorni ho capito che tu sei come
l’ossigeno
per me. La tua risata è il suono più bello che
abbia mai sentito e non so
esprimere a parole quanto mi sia mancato. I tuoi occhi sono la luce che
illumina le mie giornate e che mi permette di vedere quanto tu sia
speciale. Il
tuo sorriso mi dà la forza di affrontare ogni ostacolo della
vita con tutto me
stesso. Mi sei mancata tu. Tu sei tutto per me. Farei di tutto per
darti almeno
un minimo di ciò che dai a me solo standomi accanto. Penso a
te e riesco solo a
pensare a quanto ti amo, a quanto sono fortunato ad averti con me e a
quanto
sono geloso. In questi due giorni non ho fatto altro che mettermi nei
tuoi
panni. Non sai quanto abbia sofferto solo al pensiero che tu mi
tradisca con un
altro. E sono sicuro che tu sia stata peggio. Quando ho visto la luce
nei tuoi
occhi spegnersi quel giorno mi sono maledetto perché ho
sempre voluto
proteggerti da tutto e da tutti ma non avevo mai capito che il primo a
essere
pericoloso ero io.
Poterti stringere
tra le mie braccia è
la cosa migliore che faccio ogni giorno e vederti arrossire per le mie
solite
battute inopportune ti rende ancora più adorabile di quanto
tu già non sei.
Ho fatto tutto
questo per te oggi per
farti sapere che sono disposto a tutto per te, per farti sapere che ti
amo e
che se adesso tu mi lasciassi io ne potrei morire. Ti amo, te lo
ripeterò all’infinito.
Ti amo, ti amo, ti amo, ti amo, ti..- lo interruppi con un bacio.
-Hai fatto?- gli
chiesi subito dopo. Sorrise
e annuì. –Bene, ora parlo io. Sei
un’imbecille. Hai sprecato tutto questo tempo
per fare ciò che hai fatto e detto quando ti bastava dire le
due parole che hai
ripetuto fino a due secondi fa. Eppure ciò che hai fatto
oggi mi ha fatto
sentire speciale, importante ma mi dispiace per te ho detto a Lou che
ti avrei
ammazzato dopo il bacio, quindi preparati che non hai più
molto tempo.- venni
interrotta dalla sua risata. Dio, quanto mi era mancata! –E
ora le cose più
importanti: 1: prova di nuovo a farmi correre per tutta la
città e sei morto
davvero; 2: non potrei mai lasciarti perché neanche io
potrei vivere senza di
te e 3: anche io ti amo.-
Ci baciammo per
non so quanto tempo ma
quando ci staccammo Harry decise di proseguire con la serata. Da bravo
gentiluomo mi fece accomodare spostandomi la sedia e aiutandomi a
sedere e
iniziammo a mangiare. Fu una serata romanticissima durante la quale
alternavamo
momenti dolci a momenti di grasse risate per delle battute spesso sue.
Finita la cena mi
portò a fare una
passeggiata sulla spiaggia. Mi prese per mano e mi portò sul
bagnasciuga. Si sedette
sulla sabbia e poi fece sedere su di lui. –Sei bellissima- mi
sussurrò sotto il
chiaro di luna. Io arrossì e lui se ne accorse.
Così mi prese il viso tra le
mani e mi lasciò un dolcissimo bacio a stampo. Iniziai ad
avere freddo e appena
se ne accorse mi misi la sua giacca sulle spalle. Lo ringraziai con un
bacio.
Passammo qualche
ora a farci le
coccole sulla spiaggia quando decidemmo di tornare a casa. Mi
portò a casa mia
ed entrò anche lui. In quel momento mi ricordai
dell’ammiccamento nella lettera
che c’era prima sul pacco. Mi sentivo pronta? Ero sicura di
volermi concedere a
lui. La risposta era una sola: assolutamente sì.
Quella fu la
notte in cui sentì di
appartenergli in ogni modo possibile.
-Ora hai la
chiave del lucchetto del
mio cuore.- mi sussurrò all’orecchio.
-Tu hai sempre avuto tutto il mio cuore, tienilo al sicuro.- gli risposi io.
*Angolo autrice*
Ehi, ciao a
tutti! Questa è la mia seconda OS, spero vi sia piaciuta.
È lunga, lo
so,
ma mi piaceva l’idea della ‘caccia al
tesoro’ per trovare Harry.
Spero non vi
abbia annoiato e che al contrario vi abbia fatto sognare. Io
personalmente mi
sono immedesimata molto in Marilyn.
Ho adorato
scrivere questa OS e ci ho impiegato circa 4 ore in cui mi sono
impegnata con
tutta me stessa.
Se vi va di
scrivere il vostro parere con una recensione o anche con un messaggio
personale
ve ne sono grata, altrimenti grazie per aver silenziosamente sognato
con me.
Corro via alla
Speedy Gonzales (?). LOL
A presto ;)
#Shè