How they fall in love
Alla mia meli. Tu sai perché.
<< Aaron! >>
Nel silenzio perfetto della biblioteca Aaron si sentì chiamare a bassa voce e
alzò lo sguardo dal suo tanto odiato libro di filosofia.
Si trovò davanti sua cugina-non cugina
Sophie,timorosa e con le guance rosse come al solito e sorrise appena con uno
di quei ghigni alla Smythe che facevano sempre arrossire ancora di più la mora.
<< Ehi piattola! >> la
salutò,ripescando quel nomignolo non propriamente simpatico che usava quando
erano piccoli e che non l’aveva mai lasciata.
<< Posso sedermi? >> chiese lei
timidamente e il ragazzo si limitò a togliere dalla sedia accanto alla sua la
propria borsa e a ritornare con lo sguardo e la mente alla verità platonica
mentre la riccia si accomodava accanto a lui e tirava fuori il libro di
letteratura e il quaderno per fare gli esercizi.
Restarono in silenzio,ognuno preso dal proprio
studio per un bel po’,finché Aaron non si distrasse da quella roba noiosissima
e concentrò la sua attenzione nell’osservare la ragazza fare i
compiti,sorridendo appena alla vista delle labbra di lei che si muovevano a
mimare ciò che scriveva e dei ciuffi di capelli ricci e scompigliati che le
scivolavano via dal cerchietto e le cadevano sulla guancia.
Sophie sembrava una bambolina di
porcellana,proprio come quando era piccola,e a volte suo cugino si chiedeva se
avrebbe mai perso quell’aria innocente,quelle guance morbide e vagamente
paffute e la passione per quei vestiti gonfi e colorati che le piacevano tanto
per diventare una vera donna,sexy e seducente.
Forse no,ma in fondo era tanto carina anche
così,con quei boccoli scuri,i grandi occhioni grigi e innocenti e la pelle di
porcellana.
Era…semplicemente Soph,dolce e tenera in stile
Bambi.
<< Sai che il tuo nome significa sapienza?
>> disse un po’ stupidamente,attirando su di se quegli occhi grigi e
curiosi.
<< Sapienza? >>
<< è scritto qui >> indicò il ragazzo
sul suo libro di filosofia << è greco >>
La brunetta si sporse appena per adocchiare quella
parola in corsivo e sorrise,riconoscendo davvero il suo nome.
<< Mi piace >> ridacchiò poi <<
Sapienza. È bello >>
Anche Aaron sorrise,un sorriso più o meno vero,non
particolarmente Smythe.
<< è un bel nome >> ammise e la
ragazza improvvisamente lo fissò pensierosa.
<< Perché mi chiami piattola? >>
chiese dopo una manciata di secondi,curiosa e pacifica come sempre.
A volte pensava che fosse nata qualche decennio
troppo tardi. Sarebbe stata una figlia dei fiori perfetta.
<< Ti chiamo così da quando eravamo piccoli
>>
<< Si ma perché mi chiamavi così? >>
<< Mi piaceva >>
<< Ma è strano “piattola”. Da dove te lo sei
tirato fuori? >>
Il biondino sembrò pensarci su per qualche
attimo,prima di ricordare:
<< Papà chiamava così papi quando erano al
liceo,prima che si mettessero insieme >>
Senza quasi sapere perché Sophie si sentì arrossire e abbassò lo sguardo sul
tavolo in legno della biblioteca,prima di chiedere,come a conferma:
<< Quindi tu mi chiami con lo stesso
nomignolo che tuo padre usava con lo zio Thad prima di fidanzarsi? >>
A quel punto fu il turno di Aaron arrossire,giusto
un poco dato che lui era uno Smythe,e comprendere a pieno il significato di
quelle parole.
Chissà perché,in quel momento gli venivano in
mente tutte le volte in cui il suo papi cercava di far stare lui e Sophie più
tempo possibile insieme.
Chissà perché,si chiese se quello,quel nomignolo
stupido che suo padre aveva usato contro il suo compagno di stanza per
nascondere di essere innamorato di lui,non fosse un segno.
E dovette pensarlo anche la ragazza perché in un
attimo estremo di coraggio alzò appena gli occhi,a incrociare quelli verdi di
lui,mordicchiandosi appena il labbro intimidita.
E bastò quel gesto,Aaron si sporse in avanti quel
che bastava per catturare le labbra di Sophie in un bacio dolce e delicato,poco
più di un soffio.
In quel momento il ragazzo si rese conto di aver
immaginato inconsciamente quel momento tante di quelle volte da far sembrare
quell’attimo perfetto un altro frutto della sua immaginazione.
Eppure era reale e le labbra della Duvall erano davvero
morbide e piene e al sapore di fragola come aveva sempre immaginato.
Poi l’attimo finì e si trovarono a fissarsi ancora
una volta negli occhi,prato verde contro cielo plumbeo,e a sorridersi,i loro
cuori che battevano un po’ accelerati ma in perfetto sincrono.
Quello era l’inizio di qualcosa di nuovo.
S.d.A.:
Studiare per tre giorni di seguito filosofia quasi
ininterrottamente mi fa male,non trovate?
È iniziato tutto dalla sapienza e il mio cervello
è partito…
È così eccoli qui,i miei bimbi.
Avevo scritto di loro,anche come coppia,ma solo in
relazione alla Niff e alla Thadastian ma ho deciso che un piccolo spazietto
solo per loro lo meritavano,anche perché sono terribilmente dolci e coccolosi e
io…si,bhé,li amo.
E spero li amiate anche voi quanto me.
Un bacio,nessie <3