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Autore: Harella    19/03/2013    2 recensioni
La storia di Raven incomincia nel 1753, il 21 settembre,
quando per la prima volta vide la luce.
I suoi genitori e i suoi due fratelli maggiori le hanno sempre detto,
che quel giorno,
il ghiaccio che copre il laghetto in giardino per più di sei mesi l'anno,
si sciolse dopo il suo arrivo sulla terra.
Da quel giorno, tutti i nobili del nord America contarono sulla forza, sullo spirito,
sul potere di quella giovane vampira dai capellli blu.
Nonostante fosse figlia di un vampiro ex umano e della regina dei sanguepuro d'America,
tra pochi secoli verrà obbligata ad ereditare il potere del casato e a sposare suo fratello maggiore Igor,
il giovane sanguepuro dagli occhi zaffiro.
Portroppo i due non sono assolutamente daccordo col matrimonio programmato,
lui desidera passare la sua vita immerso negli studi,
mentre lei sono ormai cent'anni che lavora come hunter e sogna di stare nell'associazione per sempre.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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02-07-1845


Dopo essere saliti sulla carrozza del casato Aidoh partimmo per quel lunghissimo viaggio che mi avrebbe portata tra le colline giapponesi.

Attraversammo le Alpi per giungere a Venezia dove rividi il Conte, che insieme ai suoi scagnozzi, teneva ogni mio spostamento sotto stretta sorveglianza,

prendemmo una piccola e veloce nave, la candida vela triangolare per la navigazione di bolina, segnale degli influssi del mercato arabo nella regione veneta,

per non dire che in questo modo arrivammo in pochissimi giorni in Asia.

Hanabusa non mi parlava mai, se non per propormi tesi scientifiche ed equazioni da risolvere, non di certo per chiedere aiuto,

ovviamente era un bambino genio come quasi tutti i vampiri, ma solo per vedere se la mia intelligenza fosse spiccata.

Al contrario, le sue due sorelle erano divenute subito mie amiche, come anche i suoi genitori, biondissimi giovani nobili politicamente elevati.

La famiglia Aidoh era effettivamente molto simile alla mia e tutti ci volevamo bene come se fossimo stati parenti sul serio,

ma quel ragazzo mi faceva saltare i nervi, anche il solo sentire la sua voce era irritante.

L'unico che riuscì a calmargli quello spirito da superdivo fu quel fanciullo castano,

il sanguepuro che conobbi durante la riunione alla mia villa anni fa.

Il suo nome, Kaname Kuran, echeggiava tra i vampiri del Canto come il vento soffia pesante tra gli alberi durante i mesi invernali,

di bocca in bocca la storia di quel giovane e maledetto ultimo discentente dei capostipiti Giapponesi passava,

cambiando versione e divenendo sempre più cupa e spaventosa.

Il suo essere tanto bello, calmo ed intelligente innervosiva a tal punto Hanabusa,

che quasi riusci a inimicarsi il povero cugino Akatsuki della famiglia Kain e la piccola Ruka del casato Soen, suoi migliori amici fin dalla prima infanzia.

Per grande fortuna, pare che da giovane Kaname fosse un nobile dagli atteggiamenti cavallereschi e spesso considerabili umili per uno del suo rango,

rispetto a oggi si poteva addirittura considerare simpatico.

C'è anche da dire che stava passando un terribile periodo infatti, i suoi genitori da anni affrontavano a testa alta grosse divergenze con il nobile Rido,

Questi innamorato della sorella Yuri moglie di Haruka genitori del principe, stava combinando parecchi disastri trasformando umani procurandosi seguaci,

e corrompendo hunter promettendo loro l'immortalità ed eterna giovinezza, si preparava alla guerra contro i suoi stessi famigliari.

Si può dire che le nostre famiglie erano sanguinarie allo stesso modo, ma lui non era certo soggetto a delle maledizioni,

effettivamente era messo comunque meglio di me, o per lo meno fino a quando i suoi genitori non si suicidarono avvolti nel mistero.

 

 

 

La vita in Giappone non era per nulla male anzi, nel giro di pochissimo fui spedita a cacciare i livello E assoldati dal nobile Rido

e abbandonati ai loro orrendi destini dopo la sua morte.

Poi, con molta decisamente molta calma, riuscì anche a comunicare più allegramente con la teta calda di Hanabusa.

Il tempo in Giappone correva tra serate mondane e affari di politica, alle quali partecipavo solo io tra i miei nuovi amici.

Tra le mura del castello, non c'è da dimenticare le lezioni che il biondo propinava a me e hai suoi poveri cugini.

Soprattutto ad Akatsuki, infatti il fanciullo dagli occhi castani e capelli arancioni era obbligato a seguirlo ovunque,

per proteggerlo da tutti i casini in cui cercava di ficcarsi, tuttora non si è dato una grande calmata, ma con la sua aria selvaggia e tranquilla Kain,
 
è effettivamente molto inquietante e il potere di controllo del fuoco non è da meno,

un ottima protezione per un principino che cambia umore facilmente come quello sciocco biondino.

 

 

 

Spesso tornavo in america attraversando il Pacifico, così potevo vedere i miei parenti e stare in contatto con i nobili e gli hunter di entrambi gli stati.

In quel periodo pensai più volte che la politica non era cosa da me, non volevo nemmeno immaginare cosa sarebbe successo dopo la mia salita al trono.

Comunque dopo che il consiglio e i sangue puro si fossero accordati sulla mia scarsa pericolosità,

sono potuta tornare in Alaska definitivamente e così sono anche potuta stare al fianco della mia famiglia,

potendo vedere la nascita dei miei amati fratellini.

Continuai a svolgere il mestiere di hunter senza complicazione alcuna, divenendo nel giro di soli quatro anni la donna Hunter più famosa d'America e d'Europa,

Facendo accumulare lustro all'associazione di Vienna e Berlino, le città che mi hanno ospitata e istruita alla caccia.
 
Yuska non dava quasi più problemi dopo il tatuaggio se non qualche allucinazione sui suoi ricordi, anche le convulsioni andavano diminuendo.

I miei amici giapponesi si facevano vedere raramente, giusto a qualche serata mondana istituita da mia madre o dagli Aidoh,

entrambi famosi per le loro splendide doti di organizzatori di tali eventi.

Purtroppo essendo la futura ereditiera del casato Hiska, mi obbligavano a non saltarne neanche una,

ed ogni due settimane circa ero costretta a lasciare la mia divisa da cacciatrice per scivolare in uno scomodissimo abito di alta sartoria italiana.

 

 

 

16-05-1876


Non ho mai amato le serate mondane ma quella notte fu diversa dalle altre.

Erano ormai sette anni che ero tornata in patria e non viaggiavo più tanto come avevo sempre fatto,

dopo i quattro anni trascorsi tra le isole del Giappone ero stata per molto in Russia dove fui accolta dall'associazione vigile in Siberia,

avevo vissuto per molto in Spagna e Portogallo, Autria ed Italia,  girando il mondo avevo conosciuto le menti più illustre della civiltà moderna,

le diverse culture ed i più famosi nobili del mondo.

Il mio potere cresceva pian piano sempre di più come anche la mia fama ed i miei persecutori.

Pare che il mio particolare sangue fosse gradito sia dai pochi umani che conoscevano l'esistenza dei vampiri,

che agli hunter o hai folli dottori pazzi degli inquisitori.

Comunque dopo i miei sette anni sabbatici mi si presentò l'occasione per tornare in Europa.

 

 

All'epoca la posta non arrivava tutti i giorni, anzi, spesso ci metteva parecchio ad arrivare,

così durante una delle giornate in cui tutte le lettere ci arrivavano io ed i miei fratelli maggiori ci riunimmo nella sala della serra,

una vera e propria oasi che si affacciava sulle fredde montagne d'Alaska, per smistarla sorseggiando una tazza di the.


        


         << Dublino? >> Chiesi vedendo uno strano francobollo su una lettera dalle tinte giallastre che tenevo tra le mani

         << Sì, pare sia arrivata dai principi McLane >>

rispose Dakos tutto intento ad aprire una delle molteplici lettere delle sue spasimanti che ricoprivano tutto il tavolino della serra

         << Perchè dei sangue puro ci contattano dall'altra parte del globo? >>

intervenne Igor seduto dalla parte opposta del fratello, allungando la mano sinistra verso di me

         << Dammi Raven, allora qui ci dicono che siamo invitati solo noi giovani del casato,

           per conoscere la piccola Elisabeth che da poco ha compiuto cinque mesi >> mi restituì la lettera e mi sedetti a terra al fianco della sua poltrona

         << Beh direi che non possiamo rifiutare, Dakos convoca gli altri dobbiamo partire subito se vogliamo arrivare presto >>

ordinò il moro con la sua solita serietà, Dakos si alzò dalla sua poltrona e con una grande calma si diresse verso il piano superiore,

pochi minuti dopo eravamo tutti riuniti attorno al piccolo salottino al centro della serra a pianta circolare.

Lì Igor lesse nuovamente la lettera ad alta voce e ci accordammo per la partenza,

che sarebbe avvenuta due giorni dopo, non ero mai stata in Irlanda quindi ero abbastanza curiosa di vedere un posto nuovo,

anche se non me lo sarei goduto, visto che i miei genitori non sarebbero venuti i miei fratelli più piccoli erano sotto il nostro controllo,

essere i maggiori non possiede lati positivi.

La mattina del 18 tutti pronti con bagaglio alla mano scesimo nel cortile dove due carrozze ci attendevano per portatci verso il porto,

ad ognino di noi che saliva sulla carrozza mia madre piangeva sempre più, tempo che salutò tutti e sette non avrebbe più avuto liquidi in corpo. 

I miei fratelli più piccoli non avevano mai preso una nave per viaggi così lunghi, il massimo che avevano visto era stato il canada,

che all'epoca faceva parte dei nostri domini, erano decisamente spaventati soprattutto Marco e Ronald, mi ricordavano così tanto il mio primo viaggio.

 

 


Arrivammo otto giorni dopo, le correnti favorevoli ci avevano permesso di arrivare a terra con due giorni d'anticipo,

li utilizzammo per visitare la città che presentava moltissimi influssi tedeschi e inglesi, non aveva nulla a che vedere con la città che è oggi,

ma certo aveva un grande fascino.

Alloggiammo in una villetta offertaci da una delle famiglie nobili collegate alla storia del nostro casato,

dei sottoposti parenti di classi minori trasfeti in quelle terre per affari.

La notte della serata mondana giungemmo al palazzo scortati dalla carrozza reale inviataci dal nobile casato di sangue puro,

arrivammo alla reggia McLane in una mezz'ora e appena scendemmi vidimo una grande costruzione in stile medioevale,

sull'ingresso principale, formato da una grande apertura archiacuta che dava l'accesso al giardino centrale, due grandi confaloni sventolavano leggeri,

mostrando lo stupendo stemma di famiglia ricamato in oro da mani maestre.

Entrammo e subito fummo accolti e scortati nella sala del ricevimento da due figure vestite in modo tipico irlandese.

Ci portarono in un salone dove vi erano solo giovani nobili,

una particolare visione considerando che solo in rare occasioni ai vampiri di giovane età era permesso partecipare alle serate mondane,

soprattutto se istituite da famiglie sangue puro o comunque molto influenti.

In quell'occasione si festeggiava l'arrivo della figlia dei nobili Luis ed Annie gli orgogliosissimi genitori di Elisabeth la futura ereditaria del casato McLane.

Non avevo mai visto una bambina così piccola al di fuori delle mie sorelline, era bellissima con quei due grandi occhi rosso castano,

stesso colore dei corti e radi capelli, la sua pelle morbida e rosea la faceva assomigliare ad un piccolo angelo vestito d'amore.

Sorrideva anche quando dormiva stretta fra le dolci braccia della madre.

I loro occhi quando si univano facevano competizione anche alla stella più brillante, quella bambina così felice e luminosa sarebbe stata un ottima regina in futuro,

se solo la sua forza non si fosse spenta come si spense la vita di sua madre non molti anni dopo, della giovane Venere quasi non si sentì più parlare,

sulla sua famiglia si sapeva solo dell'orribile depressione del pa

 

 


In quella serata conobbi anche la principessa italiana Serena Lorenzi, una dolce e bellissima fanciulla dalla grazia ed eleganza innata,

ogni suo movimento ed espressione pareva innaturalmente opposta a quell'essere che mi ero immaginata dopo aver considerato il suo patrimonio genetico.

I suoi lunghi capelli di un magnifico biondoscuro tendente al rosso brillavano sotto le leggere luci delle lampade ad olio,

avvolta in un sottile abito di seta rosa pallido danzava leggiadra, non potevo credere che in lei scorresse lo stesso sangue del conte.

Forse diventare amica di quella ragazza non era proprio una brutta idea anzi forse mi avrebbe anche giovato,

infatti avrei potuto ben studiare da vicino ogni singolo movimento del nobile Augusto in prima persona,

certo anche il conte avrebbe potuto studiare me, che effettivamente credo fosse il motivo per cui mi stava sempre alle calcagna.

Sì, la sfruttai molto per raggiungere i miei fini ma ero davvero divenuta sua amica.

Riuscivamo a vederci poco nell'inizio dei nostri rapporti, ma anche in quel poco tempo notai che mi ero nuovamente fatta un idea sbagliata di lei,

infatti sotto quella grazia signorile si nascondeva un animo forte ed egocentrico.

 

 

 

Dopo il mio ennesimo trasferimento ci trovammo a vivere nel medesimo luogo, la Serenissima mi ospitò per sei mesi nell'anno successivo al nostro primo incontro.

La visita nella lussuosa città di Firenze non fu certo per turismo, ma nonostante ciò avevo molto tempo libero,

visto che in quegli anni avevo tralasciato la vita da hunter per abbandonarmi alla politica.

Igor ed io fummo spediti nella Serenissima come ambasciatori dell'America del nord,

per risolvere le aspre questioni che avevano turbato la pace fra umani e vampiri durante l'ultima guerra civile, che era scoppiata in Francia e in nord Italia,

che ormai non possedeva più veri politici ma solo orridi cardinali e vescovi che sceglievano le sorti del paese lanciando una monetina.

Effettivamente funzionava un po come il nostro consiglio degli anziani.

Ovviamente a noi vampiri non era stato dato diritto di intervenire per sedare le rivolte, ma comunque non potevamo certo subire senza un minimo lamento.

Fatto sta che noi vampiri abbiamo sempre dovuto sopportare ogni minimo capriccio degli umani.

Questi ultimi avevano anche tirato in ballo i nostri interessi e certo questo non ci andava giù,

le nostre potenze terriere venivano di giorno in giorno rosicchiate, qui e là, dalle truppe umane.

 

 

 

Purtroppo, nonostante la convivenza nella stessa città non scoprì molto su quello strano individuo del Conte,

comunque il poco che riuscì a conoscere mi fu molto utile, infatti,

quell'uomo stava studiando una neurotossina estratta dal veleno di un particolare serpente corallo sud Americano.

Insieme ai suoi scagnozzi e a moltissimi medici aveva già raccolto moltissime cavie su cui provarla, non mancava molto che avrebbe creato un arma biologica,

certo a quei tempi nessuno aveva mai pensato ad un arma del genere quindi era incomprensibile il motivo per cui lo stesse facendo.

Dopo aver informato tutte le autorità necessarie riuscimmo a smontare ogni suo malefico piano e riuscimmo anche a mandare quel mostro in esilio, anche se per poco.

La mia amicizia con Serena però non terminò per questo motivo,

anzi, lei ben comprendeva che il malefico piano del padre costituiva una minaccia sia per gli umani che per i vampiri, e quasi riusciva a giustificarmi.

Il suo amore per il prossimo la portarono quindi ad essere una mia complice e di questo me ne vergogno,

ma almeno ho salvato chiunque fosse la vittima dell'esperimento.

Non fu nemmeno la distanza a dividerci ma il tempo, un orribile situazione quasi illogica per degli eterni come noi,

una linea retta che continua sempre in avanti può anche fermarsi in una staticità frustrante?

Io mi fermai, il mio tempo un giorno si bloccò ed il mio orologio vitale non battè altri secondi appena raggiunti i sedici anni apparenti,

mentre lei nel giro di pochi anni, forse trenta non di più, si trasformò in una bellissima adulta.

Pareva un angelo, sempre splendidamente da perfetta signora manteneva il suo spirito impetuoso come una tempesta marina,

sarebbe diventata presto una stupenda moglie e una perfetta mamma.

Il tempo ci divise nonostante in realtà io fossi molto più vecchia di lei, odio il destino quanto essere un vampiro, lo odio dannatamente. 

  
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