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Autore: Ordinaryswan    19/03/2013    7 recensioni
Lana ha 17 anni ed è difficile e scontrosa. L'unica cosa che la fa stare bene è il conservatorio, la sua seconda casa.
Kristian ha 20 anni. Un arrogante studente universitario. Bello e stronzo. La loro routine si spezzerà quando si incontreranno nella stessa aula scolastica. L'insegnante e la studentessa, una storia già vista no?...Un patto. Prime volte. Nuove sensanzioni. Una tesi.
Dal prologo:
Era assurdo, quel ragazzo, perché avrà avuto più o meno la mia età si andò a sedere alla cattedra.
Scossi la testa amareggiata. Un moccioso che beveva ancora il latte era stato mandato a insegnarmi la materia più importante della mia sezione.
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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Sad -something all I want to say
And it seems to run away
I'll run away
With you tonight
-Something all my sins away
And just like that mistakes are made
You know
Tonight the world dies-

 

Pov Lana

Era di nuovo venerdì, d'altronde il tempo scorreva senza che si potesse fare qualcosa.

Jack era partito quel week-end. Lavoro, lavoro e sempre lavoro, da una parte mi andava anche bene poiché non dovevo rifilargli nessuna scusa per poter attuare il patto con il professore.

Quest'ultimo aveva comprato i biglietti per una rock band americana, per quella sera.

Io stavo facendo tutto quello che non avevo mai fatto ma non mi sentivo cambiata. Era vero che ero un po' più disponibile a qualcosa che non fosse la mia routine ma continuavo a non sopportare tutto quello che mi stava intorno. Poi quel giorno non sopportavo proprio niente a prescindere, avevo un po' di mal di gola e quindi facevo fatica anche a mangiare.

Adams mi venne a prendere alle sei.

La nostra conoscenza era sempre più strana. A scuola continuavamo a fare finta di niente, anzi a renderci antipatici reciprocamente, anche se io in realtà mi comportavo come mi comportavo con tutti. Il venerdì sera, o il sabato improvvisamente diventavamo quasi socievoli.

Salii nella sua macchina, eravamo diretti al Mandela Forum.

La band si chiamava Avenged Sevenfold. Avevo sentito si e no due canzoni.

Dovevo comunque divertirmi quella sera.

“Ciao” dissi. Il suo profumo mi colpì subito, era fruttato e solo in quel momento mi resi conto che mi era sempre piaciuto, solo che ero troppo concentrata a pensare ad altro per notarlo.

Ciao mocciosa” mi rispose e involontariamente il mio braccio partì per tirargli un pugno nello stomaco e lo presi.

“La prossima volta ti castro” si forse aveva ragione, con lui ero poco fine.

Rise e mi prese il braccio con cui l'avevo colpito.

“Quanta violenza, qualcuno dovrebbe addolcirti” disse rigirandosi poi la mia mano tra le sue dita. Mi sentii in imbarazzo e percepii le sue dita calde come piacevoli e ciò mi spaventava perciò ritirai la mano e gli feci cenno di andare.

 

Non so come, ma ci posizionarono in prima fila, che avesse conoscenze pure lì?

Il concerto fu adrenalina pura. Non mi ero mai divertita in quel modo e poi la musica dal vivo, era sempre un emozione. Era qualcosa che entrava dentro le ossa. La testa mi girava un po' ma ero convinta fosse la scarica di emozioni che quella musica rilasciava in corpo.

Durante una canzone Adams mi fece salire sulle sue spalle e riuscii a toccare anche la mano del cantante, quando mi fece scendere mi mise davanti a lui come a volermi proteggere dalla folla che ormai si agitava e sgomitava. Effettivamente lui si prese tutti i colpi. Non seppi però se fu una scusa per appoggiarsi o meno, visto che mi tenne stretta tra lui e la transenna.

 

Avevo un sorriso enorme stampato sulla faccia, non mi ero mai divertita così tanto.

“Rivestiti fa freddo fuori” mi disse, ma io non avevo affatto freddo anzi mi sentivo fin troppo accaldata. Misi comunque il cappotto e uscimmo dal palazzetto molto tardi.

“Ehi, non hai una bella cera” disse quando arrivammo alla macchina, in effetti mi sentivo esausta e non sapevo se era a causa del concerto.

Entrammo in macchina e lui accese subito il riscaldamento vedendo che io avevo iniziato a tremare.

“Mi sentivo già strana prima del concerto ma non così”

“Perché non me l'hai detto? Saremmo rimasti a casa” si girò a guardarmi.

“Scherzi?! È stata la serata migliore di sempre!” dissi con la gola che mi bruciava.

Mi accompagnò in casa e crollai per un abbassamento di pressione sul portone.

Mi fece sdraiare sul divano.

“Stai bruciando” disse mettendomi la mano sulla fronte.

“Mh, okay, adesso puoi andare” dissi svelta cercando di alzarmi per prendere la coperta ma mi bloccò.

“Dov'è tuo zio?”

“Fuori città per tre giorni”

“Non ti lascio la notte da sola se stai così male” era serio. Faceva sul serio.

“Ho sempre fatto da sola, e sono ancora viva” la gola mi chiedeva pietà ma avevo appena alzato la voce.

“Non mi interessa, senti, la febbre ce l'abbiamo avuta tutti e so cosa vuol dire avere qualcuno o meno che si occupa di te, perciò lasciami fare” disse prendendo la coperta e sistemandomela fino alle spalle. Poi sparì in cucina.

Forse aveva ragione, solo una volta ero rimasta a casa con Marika che si occupava di me quando stavo male e fare le cose da sola era davvero difficile.

La testa mi scoppiava in quel momento e avrei voluto solo riposare.

Tornò con una tazza di tè e due biscotti. Sorrideva quasi soddisfatto del suo lavoro.

“Mangia qualcosa così poi prendi un'aspirina” mi disse facendomi sedere.

“Non prendo volentieri le medicine, magari domani” dissi iniziando a bere il tè caldo, il calore del liquido già mi fece passare il freddo.

Kristian annuì senza dire niente e appena finii mi rimisi sdraiata con tutta l'intenzione di dormire.

Anche lui si mise a sedere sul divano, prese però le mie gambe per portarsele sulle sue.

Capii che lo aveva fatto per la circolazione ma alla fine non mi interessava molto perché caddi in un sonno pieno di incubi.

 

Pov Kristian

 

Dormii molto poco, o comunque mi svegliavo troppo spesso per controllare come stava.

Verso le prime ore della mattina aveva la febbre molto alta e si agitava parecchio perciò le misi un panno bagnato sulla fronte. La febbre si abbassò, così ripresi a dormire.

Quando fu completamente giorno mi alzai per cercare il bagno. Aprii una o due porte. Una stanza era sicuramente uno studio, l'altra invece era una camera da letto molto elegante, forse la camera di suo zio. Poi trovai il bagno e mi lavai.

Tornai in cucina per vedere se riuscivo a preparare qualcosa di caldo per il pranzo, ma visto che il frigo era semivuoto, optai per un brodo vegetale, semplice e veloce.

Lei ancora dormiva ed era quasi ora di pranzo, così tornai nella cucina e accesi il televisore a volume basso perché non sapevo proprio come impiegare il tempo.

“Ciao” disse una voce impastata dal sonno. Si era portata dietro la coperta.

“Come stai?” chiesi spegnendo la TV e andandole vicino.

“Meglio credo, però mi scoppia la testa”

Le diedi quello che avevo preparato e poi si prese una pasticca per il mal di testa, ma in generale per la febbre.

“Devo avere un aspetto orribile” disse ridendo mentre era seduta al tavolo della cucina “Ora potrai confermare ai miei compagni quanto sia brutta” disse e non seppi se stesse scherzando o cosa.

“I tuoi compagni non pensano che tu sia brutta, anzi, il contrario, però non vogliono sprecare tempo con una ragazza complicata, preferiscono le semplici” mi venne da dire, era la verità anche se non piaceva nemmeno a me, come verità.

“Fanno bene, non mi piace che la gente provi a conoscermi”

Sospirai. Era davvero una sfida far si che lei si aprisse con gli altri.

 

Tornammo sul divano nel salone.

“Ti va un film?” chiese sedendosi con la sua coperta e portandosi le ginocchia al petto. Era tenera.

“Si, che vuoi vedere?”

“Non so, prendi te un dvd dalla videoteca” me la indicò con il dito.

Guardai i dvd, erano divisi per genere. Decisi di prendere “Hunger games” era un film che mi sarebbe piaciuto vedere ma non avevo avuto tempo di guardarlo. Rise quando vide la scelta.

“È un film che adoro” disse e si sistemò un cuscino dietro la schiena.

Mi sedetti vicino a lei.

“Guarda che ti puoi appoggiare non ti mangio” dissi e gonfiò le guance perché l'avevo beccata che mi guardava la spalla incerta sul da farsi.

Invece di appoggiarsi mi allontanò una piccola spinta così alla fine decisi di passarle un braccio intorno alle spalle ed avvicinarla.

Era tesa, però era calda, soprattutto per la febbre, e morbida. La sua pelle era davvero morbida e mi faceva paura il fatto che mi piacesse la sua vicinanza.

“Mi sto addormentando” disse piano, il film non era noioso ma la febbre le era salita di nuovo

La feci appoggiare al mio petto.

“Il mio intento era staccarmi da te” mormorò e alzò la testa.

“Non ti vuoi servire di un corpo bello come il mio?” la canzonai iniziando a farle il solletico e sovrastandola con il mio corpo.

La sua risata mi colpì le orecchie, e mi chiedevo per quale fottuto motivo una stupida risata mi faceva star bene.

Lei si agitava sotto il mio corpo continuando a ridere.

“Smettila” provò a dire. Allora mi fermai.

“Ora dormi” dissi mettendola sdraiata, mi divertiva darle noia.

“Non faccio quello che dici tu” provò a rimettersi a sedere ma la trattenni giù. “Antipatico” aggiunse girandosi verso lo schienale del divano.

Suonò poi il suo cellulare, c'era scritto Lorenzo così risposi.

Il ragazzo voleva sapere perché non rispondeva ai messaggi e gli spiegai che stava male, lui mi disse che sarebbe venuto per l'ora di cena e sarebbe rimasto anche a dormire perché non si fidava di me.

“Arriva il tuo amichetto tra un po'” dissi tornando da lei. Fece un mugolio come risposta.

Aveva gli occhi chiusi e stava provando a dormire. Mi sedetti al suo fianco ed iniziai ad accarezzarle la fronte spostandole i capelli.

“Ho le mani fredde?” domandai vedendola rabbrividire.

“Un po'” rispose ma volle che continuassi. La prima cosa pacifica che facevamo.

Rimanemmo molti minuti così a parlare del più e del meno fino a quando il campanello suonò.

 

Andai ad aprire.

“Ciao” dissi vedendo quel ragazzino.

“Piacere, Lorenzo” disse tendendomi la mano.

“Piacere, Kristian” risposi alla stretta.

“Lana non mi aveva detto che il suo professore fosse così carino, se non si offende che glielo dica”

Gay, pensai. Mi aveva anche avvisato Lana.

Andò poi subito sul divano e le stampò un bacio sulla guancia.

“Ciao tesoro” disse facendola alzare. Lei lo abbracciò.

“Grazie per essere qui” gli disse.

“È da tanto poi che non dormivamo insieme, per colpa del tuo professore” disse lui e lei si colorò di rosso, o forse era il calore della febbre?

Dormire insieme, ovvio, erano amici, lui era gay, lei gli concedeva ciò.

Me ne andai poco dopo.

Ero stanco davvero, e mi ero anche innervosito.

Volevo solo andarmene a letto.

Sono stata più veloce stavolta :) .. Chissà se la scuola mi darà un po' di tregua.
Sapete cosa? Non sono molto convinta di questo capitolo ma visto che ci ho pensato e ripensato anche troppo ho deciso comunque di pubblicarlo u.u
Conoscete gli Avenged Sevenfold? .. Io li adoro *-*
Grazie mille a quelli che hanno messo la storia tra le seguite/ricordate/preferite e a chi recensisce :)
A presto, Cri
ps. per le curiose, lui sarebbe Kristian :)

  
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