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Autore: ELY215    19/03/2013    4 recensioni
"Non ci siamo capiti, il fatto che io sia gentile con te non vuol dire che tu possa alzare i toni con me!”
mi urlò contro
Feci un passo indietro, nuovamente terrorizzata.
Mi afferrò per un braccio e mi riportò nella stanza dove mi trovavo prima, spingendomi con irruenza sul letto,tanto che pensai al peggio, poi sparì dalla mia vista.
Genere: Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Qualche mattino dopo, quando mi svegliai, David non era seduto sulla sedia dove solitamente alzandomi, lo trovavo intento a guardarmi. La porta della stanza era aperta. Mi alzai, e senza fare troppe ricerche, lo trovai sdraiato su un divano vecchio e rovinato. Mi avvicinai per assicurarmi che stesse dormendo, ascoltai il suo respiro regolare poi, mi guardai intorno, sul lato opposto della stanza c’era la porta in legno massiccio attraverso la quale sarei potuta uscire da quel posto freddo e umido e riottenere così la mia libertà. Mi avvicinai all’uscio, lanciando nel mentre occhiate furtive al divano per controllare che il ragazzo non si fosse svegliato.
Provai ad abbassare la maniglia lentamente e tirare la porta verso di me, ma era chiusa a chiave. Quando mi voltai David era dietro di me.
“Cosa cazzo stai facendo?” mi disse appoggiando le due mani sul muro e quindi bloccandomi
“Niente!” sussurrai cercando di non abbassare lo sguardo
“Questo ti sembra niente? Stavi cercando di scappare!” mi tuonò contro
“Cosa dovrei fare? Non è una mia volontà stare in questo posto!” risposi a tono, poi avvicinai il mio viso al suo, sempre guardandolo negli occhi e a bassa voce aggiunsi: “Non puoi pretendere che io non desideri la mia libertà, David!”
“Sto cercando di trattarti nel miglior modo possibile e..”
Lo interruppi: “Lo so!”
Mi prese il viso tra le mani
“Ti farò uscire di qui, Ashley, ma non ora! Fidati di me!”
“E quando?”
“Non lo so!” abbassò lo sguardo
“Io non ti capisco..” dissi cercando i suoi occhi nella stanza ancora buia.
Ma furono le sue labbra a trovare me, a trovare la mia bocca e poi la mia lingua.
Mi ritrovai incapace di reagire e passiva di fronte all’infinita dolcezza di quel bacio.
Quando David staccò le sue labbra dalle mie, rimasi aggrappata al suo corpo, senza proferir parola.
“Ashley..” disse indietreggiando
Sembrava essersi pentito del suo gesto.
Per il resto della giornata non mi parlò e mi lasciò nella solita stanza, senza avvicinarsi mai a me, rimasi tutto il tempo accucciata sul letto a odiare me stessa per aver permesso a quel ragazzo di baciarmi, o meglio, per avergli permesso di darmi degli spiragli di libertà, di provare un’emozione positiva anche trovandomi in gabbia.
Durante la notte David venne a chiamarmi, io ero sveglia, con la schiena appoggiata al muro e quando si rivolse a me dicendo “Vieni, i tuoi hanno pagato il riscatto, ti porto a casa” ebbi un tuffo al cuore.
“Mi prendi in giro?” dissi correndogli dietro e afferrandolo per il braccio
Lui neanche si voltò verso di me
“No.”
“Finiscila di trattarmi in questo modo!” gli urlai contro
“Tranquilla, tra poco non ti tratterò più in nessun modo e non mi vedrai mai più!”
“Mi hai baciata David, come puoi dire questo? Anche quella era una presa in giro vero? Tutto quello che dici e fai è una presa in giro!”
Gli tirai uno schiaffo, ma lui prontamente mi bloccò la mano e mi portò nella stessa posizione in cui quella mattina stessa ebbe modo di baciarmi, ma con violenza.
“Esegui gli ordini David, portami a casa!” gli dissi con tono spavaldo
“Adesso non ne ho voglia!”
“Ah, quindi hai la facoltà di prendere decisioni, adesso?”
“Può darsi!”
“Tu sei pazzo!”
“E tu sei talmente ingenua che ti sei lasciata baciare da me, questa mattina!”
“Ho fatto una cazzata, lo ammetto!”
“Sì, l’hai fatta!”
Il suono della vibrazione di un cellulare attirò la sua attenzione e di conseguenza la mia.
David mollò la presa e tirò fuori dalla tasca dei jeans il telefono
“Dimmi!” rispose alla chiamata e, dopo avermi fatto segno di fare silenzio, si allontanò da me intento ad ascoltare quello che gli veniva detto.
Io scrutavo con attenzione ogni suo movimento, ogni suo passo, ogni sua occhiata verso di me mentre la mia mente riassumeva la giornata appena passata.
Il comportamento che aveva avuto David quel giorno mi aveva sorpresa, il suo bacio delicato mi aveva fatto perdere la testa nonostante la situazione assurda che stavo vivendo e poi, lui mi aveva respinta,subito dopo, appena staccate le sue labbra dalle mie, e poi ancora, mi aveva detto che mi avrebbe riportata a casa. E speravo che almeno quella fosse la verità, speravo di non rivederlo mai più e di tornare alla mia solita vita con la mia famiglia e i miei amici.
David nel frattempo scomparve dalla mia vista per poi tornare con una felpa  con il cappuccio che mi lanciò appena finita la chiamata.
“Mettitela!”
Obbedii e me la infilai, era grigia ed enorme e profumava di lui.
Lui si avvicinò a me, mi guardò negli occhi e mi tirò il cappuccio sui capelli, poi prese delle chiavi dalla tasca dei suoi jeans e aprì la porta.
“Non fare cazzate!” disse facendomi cenno di procedere davanti a lui.
Aldilà della soglia c’era una stanza più fredda e quasi del tutto buia, da delle piccole finestre passava chiara, la luce della luna.
All’improvviso la luce si accese, di fronte a me un suv nero con i vetri oscurati, mi trovavo in quello che sembrava essere un garage
“Sali!”
Aprii la portiera posteriore che David mi aveva indicato
“Aspetta!”
Mi voltai verso di lui, aveva in mano delle manette. Lo guardai in silenzio mentre le richiudeva attorno ai miei polsi, e lui rimase ad osservarmi mentre salivo sul mezzo, sbattendo poi con forza la portiera.
David si mise alla guida e con un telecomando aprì la serranda che divideva quel posto dal resto del mondo.
“Ti sto dando la possibilità di viaggiare senza avere occhi o bocca coperti, cerca di fare la brava!”
“Mettimi quello che ti pare, non voglio dirti grazie per nulla!”
Nessuna risposta.
La macchina uscì in retromarcia e l’aperta campagna rischiarata dalla luce fioca della luna mi si presentò davanti in tutto il suo splendore.
Forse era davvero finita.
  
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