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(SECONDA PARTE)
Nagisa
non riusciva a spiegarsi quel colpo di testa.
Perché mai doveva rischiare la vita per quella
ragazza, se solo poco prima le aveva quasi augurato di scomparire?
Eppure, nonostante ciò, continuava ad
avanzare, muovendosi con la sua agilità di vampira tra i rami degli alberi
seguendo la impercettibile traccia odorifera lasciata da quella sconsiderata.
Perché?
Perché era dovuta finire così?
Avrebbe voluto prendersi a schiaffi.
Forse una parte di lei si era già pentita di
tutte quelle cattiverie, forse temeva quello che il suo maestro avrebbe pensato
o fatto se avesse saputo che c’era lei dietro a tutto, o forse più
semplicemente era consapevole del fatto che, se fosse successo qualcosa, in
ogni caso la colpa sarebbe stata per gran parte sua.
A ben pensarci, non poteva fare una colpa ad
Asakura per quello che era.
Lei pensava in un certo modo, aveva vissuto in
un certo modo, e in un certo senso non era giusto colpevolizzarla.
Non poteva perdonarle di aver messo in
pericolo la vita del suo signore, ma non poteva né doveva neppure essere così
immatura da addossare a lei ogni responsabilità.
Se avesse mostrato più coraggio fin
dall’inizio, confidando ad alta voce ad Eric i suoi veri sentimenti, forse non
si sarebbe arrivati a tutto ciò.
Anche per questo sentiva di dover rimediare.
Si fermò un momento, per saggiare l’aria tutto
attorno e coglierne gli impercettibili segnali, fino a che non fiutò una
traccia nitida, e neanche troppo distante.
Era lei, senza dubbio.
«Maledizione, a me e alla mia stupidità.»
ringhiò dopo un momento di esitazione e riprendendo a correre.
Izumi
continuava a guardarsi attorno, tenendo il pugnale alzato davanti a sé come
ultima linea di difesa.
La gamba continuava a farle un male tremendo,
e certo non era in condizioni di camminare.
Izanagi poteva
guarirla, ma ci voleva comunque del tempo.
Compatì la propria ingenuità. Forse, se avesse
dato retta ad Emma, che continuava a ripeterle quanto fosse necessario per lei
imparare a cavarsela da sola, forse non si sarebbe arrivati a quello.
Le fronde degli alberi tutto intorno
sembravano mani oscure pronte ad afferrarla, e il rumore dell’acqua del
torrente oscurava tutti gli altri suoni, impedendole di comprendere i movimenti
della presenza che sapeva avere davanti a sé.
Ormai non mancava più niente.
A giudicare da quel poco che riusciva a
percepire, l’aggressore era pronto a saltarle addosso da un momento all’altro.
Probabilmente, chiunque fosse, si era accorto che la sua vittima era quasi
impotente, completamente alla sua mercé, e quindi non valeva la pena di correre
rischi.
Poi, però, decise che era giunto il momento di
reclamare il proprio pasto.
Izumi ebbe il tempo di scorgere un’ombra che
come un dio della morte piombava su di lei, e più velocemente che poteva alzò
il pugnale per difendersi.
Probabilmente l’assalitore non si aspettava
che la sua vittima avrebbe reagito con tale prontezza, e all’ultimo si fece
indietro, toccando terra a pochi metri dalla ragazza.
Era una giovane donna, piuttosto bella, ma i
cui lineamenti erano sconvolti da quell’orrida parvenza che solo i Livello E
possedevano; le unghie si erano fatte artigli, lunghi e ricurvi, e dalla bocca
semiaperta colavano fiotti di saliva maleodorante.
Izumi non faticò a notare una forte
somiglianza tra i tratti animaleschi di quella vampira e dell’altro mostro che
l’aveva aggredita poco prima.
«Anche lei ha la rabbia.» disse attonita e
spaventata.
Le conseguenze già le conosceva, e a quel
punto la paura si fece, se possibile, ancora più grande; sarebbe bastato un
nonnulla, anche solo un graffio, per segnare il suo destino, e questa volta non
era certa che Izanagi la potesse aiutare.
Il mostro si fece avanti, minaccioso e sicuro
di sé, e Izumi altro non poteva fare che tenere sollevato il coltello, ultima e
inutile linea difensiva contro quella creatura aberrante.
Era sul punto di scattare, quando una nuova
ombra apparve alle spalle di Izumi mettendosi in mezzo, e costringendo il
nemico ad indietreggiare nuovamente.
«Na… Nagisa!?»
«Stai bene?» le domandò la ragazza osservando
la sua ferita
«Solo una piccola slogatura».
Nonostante la comparsa di un nuovo avversario,
che oltretutto dava l’impressione di essere davvero forte, il mostro non parve
intenzionato a rinunciare; del resto, era impossibile ragionare a mente lucida
quando si aveva il cervello fritto dalla rabbia.
«Stai attenta.» disse Nagisa concentrandosi
sul nemico «Anche lei ha la rabbia.»
«Me ne ero accorta.»
«Basta un graffio, e per te è finita».
Il Livello E era ormai pronto ad attaccare, e
Nagisa si preparò allo scontro, che comunque sapeva sarebbe stato breve: c’era
troppa disparità.
«Non ti ho ancora perdonata per quello che hai
fatto.» disse la piccola vampira, quasi a voler mettere le cose in chiaro «Ma
di questo parleremo un’altra volta.»
«Nagisa…».
Uno scatto improvviso del Livello E interruppe
sul nascere quella fugace conversazione.
Per essere un vampiro di basso livello si
rivelò subito un osso particolarmente duro. La rabbia lo aveva reso molto più
potente, ed essendoci il fatto che non poteva permettersi neanche un piccolo
graffio per non fare la sua fine Nagisa preferì optare per una condotta
attendista, nell’attesa che l’avversario si scoprisse per poter chiudere la
questione con un solo colpo risolutore.
Il continuo schivare si rivelò più faticoso
del previsto, e Nagisa ad un certo punto volle allontanare il nemico per
concedersi qualche secondo di pausa, e procuratasi da sola una piccola ferita
usò il proprio sangue per creare una selva di piccoli paletti che scagliò con
la forza del pensiero contro il Livello E, scaraventandolo via. Contro un
normale vampiro sarebbe stato più che sufficiente per chiuderla lì, ma quando
si affrontava un nemico affetto da rabbia l’unico punto debole era la testa.
Ciò nonostante, l’attacco funzionò meglio del
previsto, indebolendo notevolmente il
nemico e lasciandolo a terra a contorcersi dal dolore.
Era l’occasione buona per farla finita.
«Torna al tuo creatore, povera anima
infelice.» disse Nagisa avvicinandosi per finirla.
Poi, l’imprevisto.
Da un istante all’altro Nagisa si bloccò,
rimanendo paralizzata. Gli arti le tremavano, i denti si serrarono per un
momento fino allo spasimo, e la gola prese a bruciarle come avesse inghiottito
piombo fuso.
Riconobbe i sintomi. E riconobbe quella
sensazione orribile.
Cadde in ginocchio, tossendo per gli spasimi e
tenendosi la gola.
«Nagisa!».
Trascinandosi, Izumi le arrivò vicino, e
quello che vide nei suoi occhi la lasciò impietrita: erano iniettati di sangue,
quasi come quelli di un Livello E.
«Stammi… stammi lontana…» disse la vampira tentando inutilmente di
cacciarla indietro
Izumi non impiegò molto a capire.
Astinenza.
Nagisa poteva essere un vampiro, ma il suo
sangue portava in sé il veleno dei mostri creati dal conte, e senza sangue
fresco e puro a farle da medicina era inevitabile per lei soccombere al suo
destino. E comunque, in quanto succube, necessitava del sangue del suo signore
almeno una volta ogni due giorni per mantenere intatti i suoi poteri.
Da anni ormai Eric si sottoponeva regolarmente
a delle trasfusioni per creare delle boccette di emergenza che Nagisa doveva
portare sempre con sé per casi come quello, ma con tutto quello che le era
capitato quel giorno si era dimenticata di prendere la sua dose giornaliera,
che oltretutto si trovava in una pochette in camera sua.
Nagisa sentiva di stare perdendo il controllo.
Non era così malmessa da rischiare di
tramutarsi in un Livello E, ma certo non aveva energie per continuare lo
scontro.
Che situazione incredibile, le venne quasi da
pensare.
Izumi si guardò la caviglia: era in via di
guarigione, ma ancora non riusciva a camminare. E intanto quel mostro si stava
riprendendo.
Scappare non era una soluzione. Ma d’altra
parte, era anche consapevole di non potere nulla contro quella creatura, per
quanto di ballo livello potesse essere.
C’era una sola cosa che poteva fare per essere
di aiuto.
Nagisa la vide sbottonarsi la camicetta
scoprendo il collo, un magnifico collo bianco e scintillante che sembrava
chiamarla in modo irresistibile.
«Nagisa.» disse Izumi prendendola
delicatamente ed avvicinandola a sé «Bevi un po’ del mio sangue».
La vampira rimase di sasso.
Non ci credeva. Solo poche ore prima l’aveva
insultata e offesa con tutta la crudeltà possibile, e ora la vedeva offrirle il
proprio sangue.
Per un attimo pensò che fosse solo istinto di
sopravvivenza, la consapevolezza di avere una sola via di salvezza, ma poi
avvertì tutto il calore proveniente dal suo animo, e capì che la verità era ben
diversa.
Arrivò quasi ad odiarla.
Come poteva conservare un animo talmente
nobile, e una simile fiducia negli altri, dopo tutto quello che le aveva detto?
Quel collo era una tentazione troppo invitante,
e la sete iniziò presto a prendere il sopravvento.
Sarebbe bastato un sorso, appena un goccio. E tutto
sarebbe finito.
Aprì la bocca, e contemporaneamente Izumi
chiuse gli occhi, aspettando di sentire i denti penetrarle sotto la pelle.
Era ormai pronta a morderla, poteva già
sentire il tocco della sua pelle vellutata sulla punta dei canini, quando
Nagisa si vide fulminare da un pensiero.
Per un attimo, alla follia e alla sete si
sostituì il raziocinio.
Cosa stava facendo? Non poteva.
Con uno scatto violento, allontanò la ragazza
da sé.
«Nagisa…» disse
Izumi incredula «Perché?».
Era inutile girarci attorno, pensò la giovane
vampira.
La verità era una sola. Poteva combatterla, e
ora sentiva di volerlo fare, ma per farlo doveva anzitutto accettarla.
«Non scherzare.» ringhiò sforzando di controllarsi
«C’è una sola persona legittimata a morderti il collo. Lui e lui solo dovrà
farlo».
Izumi la guardò e capì.
Eric gliene aveva parlato. Lasciarsi mordere
volontariamente non era un’azione che si potesse compiere alla leggera, almeno
secondo l’etica dei vampiri. E nel caso di Izumi, solo una persona sarebbe
stata legittimata a morderla, e quella persona non era certo Nagisa.
«Nagisa…».
Improvvisamente, il mostro riuscì a liberarsi
dei paletti che l’avevano infilzata in tutto il corpo, e scattando in piedi
urlante di rabbia si scagliò contro le due ragazze determinata a finirle.
«Che cosa fai?» urlò Nagisa vedendo Izumi
alzarsi barcollando in piedi e frapponendosi tra lei ed il nemico
«Tu mi hai protetta! Ora io proteggerò te!».
Era una battaglia persa.
Solo poche ore prima Nagisa avrebbe pagato per
vedere quella ragazzina ingenua e illusa morire, ora invece, vedendola
rischiare la vita, un brivido le attraversò tutto il corpo.
Non poteva permetterlo.
«Izumi!» gridò alzandosi in piedi.
Si sfiorarono, ed in quell’istante Izumi,
chiusi gli occhi per la paura, sentì qualcosa esploderle dentro, come una bomba
di energia, che preso corpo nella forma di una luce accecante investì in pieno
il Livello E, accecandolo e costringendolo ad allontanarsi.
Le due ragazze si ritrovarono da sole, immerse
nella luce, l’una di fronte all’altra.
Al centro del petto di Izumi si era aperto una
specie di portale, e da esso sporgeva, in direzione di Nagisa, la sommità di
una lancia a tre punte, bellissima, scintillante d’azzurro e coperta di
arabeschi.
Entrambe la guardarono, per poi guardarsi tra
di loro.
«Questa…» disse
Nagisa «Questa è…»
«Nagisa…» disse
Izumi.
Era evidente.
Solo uno spirito forte poteva brandire l’arma
più potente di tutte. E quale spirito più forte poteva esservi di quello di chi
aveva rischiato la propria vita per qualcuno che fino a poco prima aveva
considerato il suo peggior nemico?
«Izumi…».
Asakura sorrise, quindi le fece un cenno, e a
quel punto Nagisa, messi da parte gli indugi, afferrò l’arma, estraendola con
delicatezza ed impugnandola saldamente mentre la luce attorno a loro si
dissipava.
Nagisa si sentì subito meglio. La sete e la
debolezza erano sparite, e tutto il suo corpo pareva attraversato da un fiume
di energia.
Il potere di Izanagi
era davvero prodigioso.
Comprendendo la portata del nemico che aveva
ora di fronte, il Livello E esitò molto a lungo, ma alla fine la malattia ebbe
il sopravvento e lo fece attaccare.
Ma stavolta, il risultato fu diverso.
Nagisa si sentiva potente come non credeva di
essere mai stata, e con un solo, potente affondo infilzò in pieno il nemico a
mezz’aria impalandolo sul torace. Quello gridò da spaccare i timpani, e quando
Nagisa, impietosita, lo lasciò andare, cercò disperatamente di fuggire.
A quel punto, la giovane vampira si apprestò a
fare ciò per cui esisteva.
«Addio, anima tormentata.» disse fissando
quella poverette negl’occhi «Un giorno ti raggiungerò anch’io.» e con un fendente
preciso le troncò di netto la testa, incenerendola.
Ora era tutto finito.
In quello stesso momento, quella parte di Izanagi che dimorava ancora dentro Izumi finì di
rimarginare la sua ferita, cosicché la ragazza poté alzarsi in piedi e correre
ad afferrare Nagisa nel momento in cui, dissoltasi la lancia, la spossatezza
tornò a prendere il sopravvento.
«Nagisa.» disse sorreggendola
«Sto bene.» mormorò lei «Sono solo un po’
stanca».
La stanchezza sparì quasi subito, anche se i
postumi della sete restavano.
Erano entrambe così spossate che non si
accorsero di come ci fosse qualcun altro a tener d’occhio i loro movimenti.
Il vampiro che avevano appena abbattuto aveva
avuto il tempo di infettare, oltre al Livello E di poche ore prima, anche un
innocente abitante dei dintorni, il quale per sua sventura aveva subito la
stessa sorte degli altri due.
Le due ragazze se lo videro piombare addosso
alle spalle da un istante all’altro, ma prima che potessero pensare di reagire
qualcosa piombò giù dalla parte opposta centrando in pieno l’aggressore, che si
ritrovò inchiodato a terra con una katana piantata nella testa che non gli
lasciò scampo.
«Ma quella…» disse
Nagisa riconoscendo l’arma.
Un istante dopo, dagli alberi emerse una
figura a loro famigliare, che lasciò entrambe di sasso.
«Eric…»
«Mio signore…»
«Ne mancava uno.» disse ironico il ragazzo
«State bene?».
Nagisa lasciò la presa di Izumi, e cercando di
darsi un contegno si avvicinò barcollando al suo signore, per quanto incredula
e senza parole.
«Mio signore, voi…
siete guarito!?»
«Ormai dovresti saperlo che ho la pelle dura. Ci
vuole ben altro che un vampiro rabbioso per farmi la pelle.» disse Eric, quindi
mise una mano nella tasca dei calzoni prendendone una boccetta di sangue
«Immagino avrai sete».
Era una cosa da nulla, eppure Nagisa lo
considerò come il più bel regalo del mondo.
«Eric…» disse Izumi
con gli occhi lucidi «Io… mi dispiace. Se non fosse
stato per causa mia…»
«Non temere.» la rassicurò lui «Non è successo
niente».
Ora era davvero tutto finito.
«Andiamo ora. Questa notte è stata anche
troppo lunga».
La
notte ormai volgeva al termine, e nella pensione erano tornati a regnare la
pace ed il silenzio.
Eric era uscito molto provato da quella brutta
esperienza, e cosa c’era di meglio per risollevare il corpo e lo spirito di un
piacevole bagno in solitaria nell’acqua termale?
Alla luce delle stelle e delle torce da
giardino, che ne illuminavano i lineamenti muscolosi imperlati di acqua e
sudore, il giovane vampiro sedeva in solitudine al centro della vasca, poggiato
contro una roccia sporgente, per metà immerso nella vasca, con gli occhi
rivolti verso l’alto e la testa piena di sogni e pensieri.
Si sentiva in pace.
Sereno.
Certo, non poteva immaginare che le due donne
della sua vita lo stessero osservando, nascoste dietro ad una collinetta artificiale
di sassi proprio come i guardoni che poco prima avevano riempito di botte.
Vedendolo così, entrambe non riuscirono a non
arrossire, e stettero per lunghissimi minuti senza proferire parola, immobili
come statue.
C’era qualcosa di magico, di magnetico nella
sua figura.
Anche se quello che avevano appena vissuto
aveva in qualche modo rinsaldato, per non dire rinforzato, l’amicizia che
infondo non era mai venuta meno tra di loro, ormai entrambe avevano accettato e
compreso i propri sentimenti.
Tutte e due volevano la stessa cosa. Ma era
fuori di dubbio che solo una di loro avrebbe potuto prevalere.
«Nagisa.» disse ad un certo punto Izumi
«Volevo dirti… grazie per quello che hai fatto.»
«Non pensare neanche per un secondo che io mi
sia arresa.» le rispose lei severa e decisa «Questa è l’ultima volta che faccio
qualcosa per te. Da ora in avanti, non mi nasconderò più».
Izumi restò un momento perplessa, poi sorrise.
«D’accordo. Lo stesso vale per me».
Comunque fosse andata, tuttavia, nessuna delle
due avrebbe più rinnegato il legame speciale che c’era tra loro. Dopotutto, non
era un caso se Nagisa era stata capace di impugnare Izanagi.
La magia e la serenità di quel momento furono
interrotte, almeno per quanto riguardava le due ragazze, nel modo peggiore.
Erano entrambe talmente rapite da ciò che
vedevano, da non essersi accorte di non essere le sole a spiare il bagno
notturno del giovane Flyer.
Appostati a loro volta dietro sicuri nascondigli,
coperti da bende per le botte ricevute e armati di telecamere, Peter e il
Direttore stavano filmando ogni particolare del loro migliore amico.
«Questo sì che è materiale che scotta.» disse
Peter
«Mi raccomando, riprendiamo tutto.»
«Puoi scommetterci. Domani sarà il video più
richiesto del nostro negozio virtuale.»
«Se lo mettiamo a diecimila yen a download,
entro una settimana ne avremo abbastanza per un viaggio alle Maldive».
La visuale degli obiettivi venne
improvvisamente ostruita da un’ombra scura, ed alzati gli occhi i due uomini si
ritrovarono davanti una dea della guerra furiosa e sprizzante scintille.
«Na… nagi-chan…» dissero sudando freddo
«Razza di porci schifosi!».
Note
dell’Autore
Rieccomi!^_^
Sono
passati secoli siderali ed astrali, ma finalmente sono tornato.
Il perché di
questa assenza?
Beh,
diciamo che dipende da diversi fattori. Il primo è ovviamente il tempo. Dovendo
a star dietro a due storie (e recentemente sono diventate persino tre) e con
tutto il resto, il tempo come al solito è finito per non bastare mai, ed EFT
inaspettatamente si è trovata a passare al secondo posto nella classifica delle
priorità, anche se spero non sarà più così, almeno non in modo tanto netto.
Il secondo
motivo è di tipo… personale.
Diciamo
che non mi è piaciuta per niente la piega che stanno prendendo gli eventi nella
fase finale del manga, al punto che ne sono rimasto così contrariato da aver
ventilato l’ipotesi di chiudere per sempre con VK lavandomene le mani di tutto
(e non sarebbe la prima volta, è successo già con Assassin’s
Creed).
Poi mi
sono detto che non valeva la pena di cadere così in basso, così ho rimesso mano
al lavoro.
Con il
prossimo capitolo le cose iniziano a farsi davvero serie. Ormai si può dire che
siamo a metà della vicenda.
A presto!^_^
Carlos Olivera