Anime & Manga > Vampire Knight
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Autore: Carlos Olivera    20/03/2013    4 recensioni
Una storia nata dalla Round Robin Threads Of Fate, ed ambientata parallelamente ad essa.
E' trascorso un anno da quando Eric Flyer ha sconfitto Valopingius e fermato i piani di suo nonno, discolpandosi dalle accuse a suo carico ed ottenendo la qualifica di Hunter a tutti gli effetti.
Molte cose sono cambiate in questi 12 mesi, e anche lui un po', così sua madre decide di raccomandarlo al suo amico Kaien perché sia inserito nel progetto di scambio culturale che l'Accademia Cross si accinge ad iniziare. Eric vi si trasferisce con una cert'ansia, sia perchè nella scuola si trova la sua eterna nemesi, sia perchè alla Cross è determinata a studiare anche la persona alla quale tiene maggiormente al mondo, e che disgraziatamente attira i vampiri come le mosche con il miele.
Ma la tranquillità durerà poco. Suo nonno Augusto, infatti, non solo non ha rinunciato al suo disegno di creare con le sue mani la prossima tappa dell'evoluzione dei vampiri, ma non ha neanche dimenticato come Kaname, e soprattutto Eric, abbiano fatto naufragare miseramente il suo primo piano. Ma questa volta, Eric potrà contare su un gran numero di compagni ed alleati.
Genere: Avventura, Azione, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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19

(SECONDA PARTE)

 

 

Nagisa non riusciva a spiegarsi quel colpo di testa.

Perché mai doveva rischiare la vita per quella ragazza, se solo poco prima le aveva quasi augurato di scomparire?

Eppure, nonostante ciò, continuava ad avanzare, muovendosi con la sua agilità di vampira tra i rami degli alberi seguendo la impercettibile traccia odorifera lasciata da quella sconsiderata.

Perché?

Perché era dovuta finire così?

Avrebbe voluto prendersi a schiaffi.

Forse una parte di lei si era già pentita di tutte quelle cattiverie, forse temeva quello che il suo maestro avrebbe pensato o fatto se avesse saputo che c’era lei dietro a tutto, o forse più semplicemente era consapevole del fatto che, se fosse successo qualcosa, in ogni caso la colpa sarebbe stata per gran parte sua.

A ben pensarci, non poteva fare una colpa ad Asakura per quello che era.

Lei pensava in un certo modo, aveva vissuto in un certo modo, e in un certo senso non era giusto colpevolizzarla.

Non poteva perdonarle di aver messo in pericolo la vita del suo signore, ma non poteva né doveva neppure essere così immatura da addossare a lei ogni responsabilità.

Se avesse mostrato più coraggio fin dall’inizio, confidando ad alta voce ad Eric i suoi veri sentimenti, forse non si sarebbe arrivati a tutto ciò.

Anche per questo sentiva di dover rimediare.

Si fermò un momento, per saggiare l’aria tutto attorno e coglierne gli impercettibili segnali, fino a che non fiutò una traccia nitida, e neanche troppo distante.

Era lei, senza dubbio.

«Maledizione, a me e alla mia stupidità.» ringhiò dopo un momento di esitazione e riprendendo a correre.

 

Izumi continuava a guardarsi attorno, tenendo il pugnale alzato davanti a sé come ultima linea di difesa.

La gamba continuava a farle un male tremendo, e certo non era in condizioni di camminare.

Izanagi poteva guarirla, ma ci voleva comunque del tempo.

Compatì la propria ingenuità. Forse, se avesse dato retta ad Emma, che continuava a ripeterle quanto fosse necessario per lei imparare a cavarsela da sola, forse non si sarebbe arrivati a quello.

Le fronde degli alberi tutto intorno sembravano mani oscure pronte ad afferrarla, e il rumore dell’acqua del torrente oscurava tutti gli altri suoni, impedendole di comprendere i movimenti della presenza che sapeva avere davanti a sé.

Ormai non mancava più niente.

A giudicare da quel poco che riusciva a percepire, l’aggressore era pronto a saltarle addosso da un momento all’altro. Probabilmente, chiunque fosse, si era accorto che la sua vittima era quasi impotente, completamente alla sua mercé, e quindi non valeva la pena di correre rischi.

Poi, però, decise che era giunto il momento di reclamare il proprio pasto.

Izumi ebbe il tempo di scorgere un’ombra che come un dio della morte piombava su di lei, e più velocemente che poteva alzò il pugnale per difendersi.

Probabilmente l’assalitore non si aspettava che la sua vittima avrebbe reagito con tale prontezza, e all’ultimo si fece indietro, toccando terra a pochi metri dalla ragazza.

Era una giovane donna, piuttosto bella, ma i cui lineamenti erano sconvolti da quell’orrida parvenza che solo i Livello E possedevano; le unghie si erano fatte artigli, lunghi e ricurvi, e dalla bocca semiaperta colavano fiotti di saliva maleodorante.

Izumi non faticò a notare una forte somiglianza tra i tratti animaleschi di quella vampira e dell’altro mostro che l’aveva aggredita poco prima.

«Anche lei ha la rabbia.» disse attonita e spaventata.

Le conseguenze già le conosceva, e a quel punto la paura si fece, se possibile, ancora più grande; sarebbe bastato un nonnulla, anche solo un graffio, per segnare il suo destino, e questa volta non era certa che Izanagi la potesse aiutare.

Il mostro si fece avanti, minaccioso e sicuro di sé, e Izumi altro non poteva fare che tenere sollevato il coltello, ultima e inutile linea difensiva contro quella creatura aberrante.

Era sul punto di scattare, quando una nuova ombra apparve alle spalle di Izumi mettendosi in mezzo, e costringendo il nemico ad indietreggiare nuovamente.

«Na… Nagisa!?»

«Stai bene?» le domandò la ragazza osservando la sua ferita

«Solo una piccola slogatura».

Nonostante la comparsa di un nuovo avversario, che oltretutto dava l’impressione di essere davvero forte, il mostro non parve intenzionato a rinunciare; del resto, era impossibile ragionare a mente lucida quando si aveva il cervello fritto dalla rabbia.

«Stai attenta.» disse Nagisa concentrandosi sul nemico «Anche lei ha la rabbia.»

«Me ne ero accorta.»

«Basta un graffio, e per te è finita».

Il Livello E era ormai pronto ad attaccare, e Nagisa si preparò allo scontro, che comunque sapeva sarebbe stato breve: c’era troppa disparità.

«Non ti ho ancora perdonata per quello che hai fatto.» disse la piccola vampira, quasi a voler mettere le cose in chiaro «Ma di questo parleremo un’altra volta.»

«Nagisa…».

Uno scatto improvviso del Livello E interruppe sul nascere quella fugace conversazione.

Per essere un vampiro di basso livello si rivelò subito un osso particolarmente duro. La rabbia lo aveva reso molto più potente, ed essendoci il fatto che non poteva permettersi neanche un piccolo graffio per non fare la sua fine Nagisa preferì optare per una condotta attendista, nell’attesa che l’avversario si scoprisse per poter chiudere la questione con un solo colpo risolutore.

Il continuo schivare si rivelò più faticoso del previsto, e Nagisa ad un certo punto volle allontanare il nemico per concedersi qualche secondo di pausa, e procuratasi da sola una piccola ferita usò il proprio sangue per creare una selva di piccoli paletti che scagliò con la forza del pensiero contro il Livello E, scaraventandolo via. Contro un normale vampiro sarebbe stato più che sufficiente per chiuderla lì, ma quando si affrontava un nemico affetto da rabbia l’unico punto debole era la testa.

Ciò nonostante, l’attacco funzionò meglio del previsto, indebolendo notevolmente il  nemico e lasciandolo a terra a contorcersi dal dolore.

Era l’occasione buona per farla finita.

«Torna al tuo creatore, povera anima infelice.» disse Nagisa avvicinandosi per finirla.

Poi, l’imprevisto.

Da un istante all’altro Nagisa si bloccò, rimanendo paralizzata. Gli arti le tremavano, i denti si serrarono per un momento fino allo spasimo, e la gola prese a bruciarle come avesse inghiottito piombo fuso.

Riconobbe i sintomi. E riconobbe quella sensazione orribile.

Cadde in ginocchio, tossendo per gli spasimi e tenendosi la gola.

«Nagisa!».

Trascinandosi, Izumi le arrivò vicino, e quello che vide nei suoi occhi la lasciò impietrita: erano iniettati di sangue, quasi come quelli di un Livello E.

«Stammi… stammi lontana…» disse la vampira tentando inutilmente di cacciarla indietro

Izumi non impiegò molto a capire.

Astinenza.

Nagisa poteva essere un vampiro, ma il suo sangue portava in sé il veleno dei mostri creati dal conte, e senza sangue fresco e puro a farle da medicina era inevitabile per lei soccombere al suo destino. E comunque, in quanto succube, necessitava del sangue del suo signore almeno una volta ogni due giorni per mantenere intatti i suoi poteri.

Da anni ormai Eric si sottoponeva regolarmente a delle trasfusioni per creare delle boccette di emergenza che Nagisa doveva portare sempre con sé per casi come quello, ma con tutto quello che le era capitato quel giorno si era dimenticata di prendere la sua dose giornaliera, che oltretutto si trovava in una pochette in camera sua.

Nagisa sentiva di stare perdendo il controllo.

Non era così malmessa da rischiare di tramutarsi in un Livello E, ma certo non aveva energie per continuare lo scontro.

Che situazione incredibile, le venne quasi da pensare.

Izumi si guardò la caviglia: era in via di guarigione, ma ancora non riusciva a camminare. E intanto quel mostro si stava riprendendo.

Scappare non era una soluzione. Ma d’altra parte, era anche consapevole di non potere nulla contro quella creatura, per quanto di ballo livello potesse essere.

C’era una sola cosa che poteva fare per essere di aiuto.

Nagisa la vide sbottonarsi la camicetta scoprendo il collo, un magnifico collo bianco e scintillante che sembrava chiamarla in modo irresistibile.

«Nagisa.» disse Izumi prendendola delicatamente ed avvicinandola a sé «Bevi un po’ del mio sangue».

La vampira rimase di sasso.

Non ci credeva. Solo poche ore prima l’aveva insultata e offesa con tutta la crudeltà possibile, e ora la vedeva offrirle il proprio sangue.

Per un attimo pensò che fosse solo istinto di sopravvivenza, la consapevolezza di avere una sola via di salvezza, ma poi avvertì tutto il calore proveniente dal suo animo, e capì che la verità era ben diversa.

Arrivò quasi ad odiarla.

Come poteva conservare un animo talmente nobile, e una simile fiducia negli altri, dopo tutto quello che le aveva detto?

Quel collo era una tentazione troppo invitante, e la sete iniziò presto a prendere il sopravvento.

Sarebbe bastato un sorso, appena un goccio. E tutto sarebbe finito.

Aprì la bocca, e contemporaneamente Izumi chiuse gli occhi, aspettando di sentire i denti penetrarle sotto la pelle.

Era ormai pronta a morderla, poteva già sentire il tocco della sua pelle vellutata sulla punta dei canini, quando Nagisa si vide fulminare da un pensiero.

Per un attimo, alla follia e alla sete si sostituì il raziocinio.

Cosa stava facendo? Non poteva.

Con uno scatto violento, allontanò la ragazza da sé.

«Nagisa…» disse Izumi incredula «Perché?».

Era inutile girarci attorno, pensò la giovane vampira.

La verità era una sola. Poteva combatterla, e ora sentiva di volerlo fare, ma per farlo doveva anzitutto accettarla.

«Non scherzare.» ringhiò sforzando di controllarsi «C’è una sola persona legittimata a morderti il collo. Lui e lui solo dovrà farlo».

Izumi la guardò e capì.

Eric gliene aveva parlato. Lasciarsi mordere volontariamente non era un’azione che si potesse compiere alla leggera, almeno secondo l’etica dei vampiri. E nel caso di Izumi, solo una persona sarebbe stata legittimata a morderla, e quella persona non era certo Nagisa.

«Nagisa…».

Improvvisamente, il mostro riuscì a liberarsi dei paletti che l’avevano infilzata in tutto il corpo, e scattando in piedi urlante di rabbia si scagliò contro le due ragazze determinata a finirle.

«Che cosa fai?» urlò Nagisa vedendo Izumi alzarsi barcollando in piedi e frapponendosi tra lei ed il nemico

«Tu mi hai protetta! Ora io proteggerò te!».

Era una battaglia persa.

Solo poche ore prima Nagisa avrebbe pagato per vedere quella ragazzina ingenua e illusa morire, ora invece, vedendola rischiare la vita, un brivido le attraversò tutto il corpo.

Non poteva permetterlo.

«Izumi!» gridò alzandosi in piedi.

Si sfiorarono, ed in quell’istante Izumi, chiusi gli occhi per la paura, sentì qualcosa esploderle dentro, come una bomba di energia, che preso corpo nella forma di una luce accecante investì in pieno il Livello E, accecandolo e costringendolo ad allontanarsi.

Le due ragazze si ritrovarono da sole, immerse nella luce, l’una di fronte all’altra.

Al centro del petto di Izumi si era aperto una specie di portale, e da esso sporgeva, in direzione di Nagisa, la sommità di una lancia a tre punte, bellissima, scintillante d’azzurro e coperta di arabeschi.

Entrambe la guardarono, per poi guardarsi tra di loro.

«Questa…» disse Nagisa «Questa è…»

«Nagisa…» disse Izumi.

Era evidente.

Solo uno spirito forte poteva brandire l’arma più potente di tutte. E quale spirito più forte poteva esservi di quello di chi aveva rischiato la propria vita per qualcuno che fino a poco prima aveva considerato il suo peggior nemico?

«Izumi…».

Asakura sorrise, quindi le fece un cenno, e a quel punto Nagisa, messi da parte gli indugi, afferrò l’arma, estraendola con delicatezza ed impugnandola saldamente mentre la luce attorno a loro si dissipava.

Nagisa si sentì subito meglio. La sete e la debolezza erano sparite, e tutto il suo corpo pareva attraversato da un fiume di energia.

Il potere di Izanagi era davvero prodigioso.

Comprendendo la portata del nemico che aveva ora di fronte, il Livello E esitò molto a lungo, ma alla fine la malattia ebbe il sopravvento e lo fece attaccare.

Ma stavolta, il risultato fu diverso.

Nagisa si sentiva potente come non credeva di essere mai stata, e con un solo, potente affondo infilzò in pieno il nemico a mezz’aria impalandolo sul torace. Quello gridò da spaccare i timpani, e quando Nagisa, impietosita, lo lasciò andare, cercò disperatamente di fuggire.

A quel punto, la giovane vampira si apprestò a fare ciò per cui esisteva.

«Addio, anima tormentata.» disse fissando quella poverette negl’occhi «Un giorno ti raggiungerò anch’io.» e con un fendente preciso le troncò di netto la testa, incenerendola.

Ora era tutto finito.

In quello stesso momento, quella parte di Izanagi che dimorava ancora dentro Izumi finì di rimarginare la sua ferita, cosicché la ragazza poté alzarsi in piedi e correre ad afferrare Nagisa nel momento in cui, dissoltasi la lancia, la spossatezza tornò a prendere il sopravvento.

«Nagisa.» disse sorreggendola

«Sto bene.» mormorò lei «Sono solo un po’ stanca».

La stanchezza sparì quasi subito, anche se i postumi della sete restavano.

Erano entrambe così spossate che non si accorsero di come ci fosse qualcun altro a tener d’occhio i loro movimenti.

Il vampiro che avevano appena abbattuto aveva avuto il tempo di infettare, oltre al Livello E di poche ore prima, anche un innocente abitante dei dintorni, il quale per sua sventura aveva subito la stessa sorte degli altri due.

Le due ragazze se lo videro piombare addosso alle spalle da un istante all’altro, ma prima che potessero pensare di reagire qualcosa piombò giù dalla parte opposta centrando in pieno l’aggressore, che si ritrovò inchiodato a terra con una katana piantata nella testa che non gli lasciò scampo.

«Ma quella…» disse Nagisa riconoscendo l’arma.

Un istante dopo, dagli alberi emerse una figura a loro famigliare, che lasciò entrambe di sasso.

«Eric…»

«Mio signore…»

«Ne mancava uno.» disse ironico il ragazzo «State bene?».

Nagisa lasciò la presa di Izumi, e cercando di darsi un contegno si avvicinò barcollando al suo signore, per quanto incredula e senza parole.

«Mio signore, voi… siete guarito!?»

«Ormai dovresti saperlo che ho la pelle dura. Ci vuole ben altro che un vampiro rabbioso per farmi la pelle.» disse Eric, quindi mise una mano nella tasca dei calzoni prendendone una boccetta di sangue «Immagino avrai sete».

Era una cosa da nulla, eppure Nagisa lo considerò come il più bel regalo del mondo.

«Eric…» disse Izumi con gli occhi lucidi «Io… mi dispiace. Se non fosse stato per causa mia…»

«Non temere.» la rassicurò lui «Non è successo niente».

Ora era davvero tutto finito.

«Andiamo ora. Questa notte è stata anche troppo lunga».

 

La notte ormai volgeva al termine, e nella pensione erano tornati a regnare la pace ed il silenzio.

Eric era uscito molto provato da quella brutta esperienza, e cosa c’era di meglio per risollevare il corpo e lo spirito di un piacevole bagno in solitaria nell’acqua termale?

Alla luce delle stelle e delle torce da giardino, che ne illuminavano i lineamenti muscolosi imperlati di acqua e sudore, il giovane vampiro sedeva in solitudine al centro della vasca, poggiato contro una roccia sporgente, per metà immerso nella vasca, con gli occhi rivolti verso l’alto e la testa piena di sogni e pensieri.

Si sentiva in pace.

Sereno.

Certo, non poteva immaginare che le due donne della sua vita lo stessero osservando, nascoste dietro ad una collinetta artificiale di sassi proprio come i guardoni che poco prima avevano riempito di botte.

Vedendolo così, entrambe non riuscirono a non arrossire, e stettero per lunghissimi minuti senza proferire parola, immobili come statue.

C’era qualcosa di magico, di magnetico nella sua figura.

Anche se quello che avevano appena vissuto aveva in qualche modo rinsaldato, per non dire rinforzato, l’amicizia che infondo non era mai venuta meno tra di loro, ormai entrambe avevano accettato e compreso i propri sentimenti.

Tutte e due volevano la stessa cosa. Ma era fuori di dubbio che solo una di loro avrebbe potuto prevalere.

«Nagisa.» disse ad un certo punto Izumi «Volevo dirti… grazie per quello che hai fatto.»

«Non pensare neanche per un secondo che io mi sia arresa.» le rispose lei severa e decisa «Questa è l’ultima volta che faccio qualcosa per te. Da ora in avanti, non mi nasconderò più».

Izumi restò un momento perplessa, poi sorrise.

«D’accordo. Lo stesso vale per me».

Comunque fosse andata, tuttavia, nessuna delle due avrebbe più rinnegato il legame speciale che c’era tra loro. Dopotutto, non era un caso se Nagisa era stata capace di impugnare Izanagi.

La magia e la serenità di quel momento furono interrotte, almeno per quanto riguardava le due ragazze, nel modo peggiore.

Erano entrambe talmente rapite da ciò che vedevano, da non essersi accorte di non essere le sole a spiare il bagno notturno del giovane Flyer.

Appostati a loro volta dietro sicuri nascondigli, coperti da bende per le botte ricevute e armati di telecamere, Peter e il Direttore stavano filmando ogni particolare del loro migliore amico.

«Questo sì che è materiale che scotta.» disse Peter

«Mi raccomando, riprendiamo tutto.»

«Puoi scommetterci. Domani sarà il video più richiesto del nostro negozio virtuale.»

«Se lo mettiamo a diecimila yen a download, entro una settimana ne avremo abbastanza per un viaggio alle Maldive».

La visuale degli obiettivi venne improvvisamente ostruita da un’ombra scura, ed alzati gli occhi i due uomini si ritrovarono davanti una dea della guerra furiosa e sprizzante scintille.

«Na… nagi-chan…» dissero sudando freddo

«Razza di porci schifosi!».

 

 

Note dell’Autore

Rieccomi!^_^

Sono passati secoli siderali ed astrali, ma finalmente sono tornato.

Il perché di questa assenza?

Beh, diciamo che dipende da diversi fattori. Il primo è ovviamente il tempo. Dovendo a star dietro a due storie (e recentemente sono diventate persino tre) e con tutto il resto, il tempo come al solito è finito per non bastare mai, ed EFT inaspettatamente si è trovata a passare al secondo posto nella classifica delle priorità, anche se spero non sarà più così, almeno non in modo tanto netto.

Il secondo motivo è di tipo… personale.

Diciamo che non mi è piaciuta per niente la piega che stanno prendendo gli eventi nella fase finale del manga, al punto che ne sono rimasto così contrariato da aver ventilato l’ipotesi di chiudere per sempre con VK lavandomene le mani di tutto (e non sarebbe la prima volta, è successo già con Assassin’s Creed).

Poi mi sono detto che non valeva la pena di cadere così in basso, così ho rimesso mano al lavoro.

Con il prossimo capitolo le cose iniziano a farsi davvero serie. Ormai si può dire che siamo a metà della vicenda.

A presto!^_^

Carlos Olivera

  
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