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Autore: Hazismyplatoniclove    20/03/2013    9 recensioni
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Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: Lime | Avvertimenti: Threesome
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 Tutto era così grigio la fuori.
La strada appena asfaltata di cui riuscivo ancora a percepire l'odore acre del cemento, le case, i pilastri. Persino la flebile luce emanata dai lampioni.
Ma io c'ero abitutata.
Mi voltai per l'ultima volta, osservando l'immenso edificio proprio dietro di me. alcune luci erano ancora accese, "probabilmente verranno puniti" pensai.
In quel posto, che poteva essere paragonato ad una prigione di massima sicurezza, non era concepito coricarsi dopo le dieci di sera. "tarda anche solo un minuto e passerai i seguenti giorni in isolamento" mi avevano detto il primo giorno, ma questo ormai lo sapevo bene, avevo trasgredito così tante volte.
Presi a calci un sassolino lungo la mia strada. Questo rimbalzo rumorosamente lungo i margini di un tombino facendomi tornare alla realtà.
Adesso ero libera, nei mesi passati non avevo pensato ad altro, al giorno in cui sarei potuta tornare ad essere una ragazza 'normale', con un passato alquanto turbolento certo, ma comunque una ragazza.
E adesso che potevo camminare per la strada tranquillamente e assaporare l'aria fresca della sera, adesso, cosa mi era rimasto?
Da un giorno all'altro ti ritrovi in un universo totalmente diverso da quello in cui sei abituata a vivere, dove devi cavartela da sola, e non c'erano gli strozzini -così chiamavo io i dipendenti del riformatorio- a dirti cosa fare e cosa non.
Ci sei solo tu, i tuoi problemi, i tuoi pensieri e le tue ansie.
Non che volessi tornare indietro a vivere quella vita che non era degna neanche di essere chiamata così, sia chiaro. Eppure mi sentivo smarrita.
Estrassi un pacchetto di sigarette dalla borsa a tracolla e ne accesi una senza pensarci due volte.
Riuscivo a intravedere delle insegne lampeggianti a un centinaio di metri da me.
"Chissà, magari è un hotel" pensai, aspirando ancora una volta il dolce fumo che circondò l'interno della mia bocca, solleticandomi il palato.
Continuai a camminare spedita. Ero stanca e impaurita. Non dell'oscurità,  o del fatto che per strada non ci fosse anima viva, sotto quell'aspetto ero molto più coraggiosa di qualsiasi altra ragazza della mia età. 
Ciò che mi spaventava era il futuro.
"Ehi, bellezza!" Esclamò una voce dalla mia destra.
Ero già arrivata nel punto in cui avevo sperato di trovare un posto dove passare la notte ma, sfortunatamente, quelle luci rossastre indicavano solamente la presenza di un bar.
Voltai lo sguardo verso l'uomo sulla trentina che aveva cercato di attirare la mia attenzione, feci una smorfia osservando lui e il suo gruppetto di amici, alcuni di loro barcollavano, altri si reggevano in piedi solo perchè appoggiati al muro.
Mi schiarii la voce, mentre con la coda dell'occhio cercai di captare chi popolasse l'interno del locale.
"C'è un hotel da queste parti?" chiesi all'uomo. Lui sorrise divertito, squadrandomi da capo a piedi. Rabbrividii solo all'idea di quale pensiero gli stesse circolando per la testa in quel momento.
"Ti sei persa, bambina?" Chiese quello che sembrava il più giovane, ma anche il più ubriaco.
"Oh, al diavolo" Quei tizi non mi sarebbero stati utili, troppo fatti ed arrapati per poter usare il loro cervello grande come una nocciolina.
"Dove vuoi andare?" Chiese ancora il primo, avvicinandosi a me con aria sicura.
"Dentro" Risposi con aria minacciosa. Strinsi forte la mia borsa aprendomi la strada a forza di spintoni.
Una mano mi afferrò la spalla, facendo poi voltare il mio busto. Riconobbi il viso dell'uomo barbuto, probabilmente non contento di come avessi messo fine alla conversazione.
"Ancora tu? levati di torno" Sputai, stringengo la sua mano e scaraventandola via con tutta la forza che avevo in corpo.
Lui rise, riprese il controllo dell'arto massaggiandolo poi con la seconda mano.
Un terzo uomo, tra quelli del gruppo ancora vigili, si alzò avvicinandosi a me, tanto da riuscire a percepire l'odore sgradevole proveniente dalla sua bocca. Mi bloccò l'avambraccio, voltandosi sorridente verso gli amici, come se avesse appena catturato il suo trofeo.
''Il tuo alito sa di rum, che schifo" commentai cercando di mantenere la calma. Avevo avuto a che fare con attaccabriche del genere molte volte, ma mai si erano dimostrati così ostinati.
"Le ragazzine aggressive come te mi eccitano" Lui rise, avvicinandosi ancora di più, finchè il suo corpo non fu praticamente schiacciato contro il mio.
Quel tocco ancora più ravvicinato mi diede la nausea. Allontanai la sua mano che ancora adesso circondava la circonferenza del mio braccio, pronta a tirare fuori le unghie per difendermi.
"lasciatela stare" una voce femminile, stridula come l'aprirsi di un cancello arruginito, si fece largo tra i mormorii e le risate degli uomini che fino a poco fa, si erano goduti lo spettacolo.
"Mi sembrava di avervi avvertiti più di un ora fa, non voglio più vedere le vostre brutte facce quì intorno" Osservai la ragazza bionda alle mie spalle, lei mi rivolse un sorriso comprensivo e tornò ad urlare contro agli uomini che, ora tutti in piedi e barcollanti, bisbigliavano sul da farsi.
La ragazza getto uno straccio sporco ed umidioccio contro l'uomo che continuava a tenermi stretta, quest'ultimo si allontanò subito, disgustato.
"Fine del divertimento ragazzi, andiamo" disse allontanandosi, seguito dal resto del gruppo.
Li guardai attraversare la strada buia, con il desiderio che una macchina passasse proprio in quel momento, investendoli.
Quelli erano il genere di elementi da rinchiudere, non io. Eppure loro erano liberi di camminare per strada ed importunare ragazzine che al contrario di me, non sapevano difendersi, mentre io? io ero stata rinchiusa in quella sottospece di prigione per sei fottuti mesi.
"Entra, dai" La bionda posò una mano sulla mia spalla, accompagniandomi dentro al locale, che si rivelò alquanto squallido.
"mi dispiace per ciò che è successo" Ammise, mentre scrutava la superfice visibile della mia pelle.
"Sto bene" ringhiai, raggiungendo uno sgabello cigolante al lato del bar poco fornito.
"E per la cronaca, so difendermi da sola."
"Okay, come vuoi tu." La bionda, con la coda tra le gambe, tornò al suo lavoro di barista servendo un cliente che brontolava già da un pò, accasciato sul bancone.
"Come mai in giro a quest'ora, da sola?" Chiese, versando della vodka in un bicchierino di vetro azzurro.
"Così" mugugnai, rimpiangendo il gruppo di ubriaconi che avevano cercato d'importunarmi pochi minuti fa. Odiavo la gente impicciona.
"Non sei una di molte parole, vero?" Ridacchiò la ragazza, mentre si asciugava le mani sul grembiule sudicio.
"Non mi piacciono le domande" Sputai io, districando i lunghi capelli ondulati con le dita della mani.
"Beh, io sono Emma, piacere" Cercai i suoi occhi azzurri, trovando un viso fine e perfettamente simmetrico, contornato da capelli lisci e dorati. Ora che l'avevo osservata meglio, dovevo ammettere che era davvero bella, una di quelle ragazze adorate e invidiate da tutti.Questo non era proprio il genere di locale adatto ad una come lei.
Accennai un sorriso, cercando di sembrare per lo meno cordiale.
"Io sono Bree" alzai le spalle " Ora, per piacere Emma, potresti portarmi qualcosa da bere?" Dissi in tono melodrammatico, appoggiando il gomito sulla superficie fredda ed appiccicosa del bar.
"Certo" sorrise amichevolmente saltellando da una parte all'altra del bancone, felice, come se per lei quella richiesta fosse una dimostrazione d'affetto nei suoi confronti.
Ridacchiai a quella visione, mentre scrutao lo schermo del mio cellulare appena estratto dalla borsa. 
"sono già le undici, cazzo!" Roteai gli occhi al soffitto grigiastro, sospirando rumorosamente.
"Qual'è il problema?"
Guardai Emma riluttante. Non avevo voglia di spiattellare i miei problemi alla prima ragazzina che mi rivolgeva un sorriso cordiale.
"Dai, dimmi" La ragazza si avvicinò a me, facendo scivolare verso di me un bicchiere colmo fino all'orlo, per poi poggiarci le braccia sulla superficie.
"Devo trovare un posto dove passare la notte"  ammisi stringendo le braccia al petto.
"Non ti farò domande scomode, tranquilla."
Mi sentii confortata da quelle parole.
"Puoi venire da me, se ti va" Fece spallucce, osservandomi attentamente, come per captare quale sarebbe stata la mia reazione. Ma questa non ci fu, rimasi impassibile.
"Non accetto l'elemosina, grazie" Dissi, stringendo in una mano il bicchiere e mandando giù la vodka in un istante.
"Non è così. L'unico albergo della zona è a sette isolati da quì, non è sicuro raggiungerlo a quest'ora" Rispose lei con un tono di voce severo.
Rimasi in silenzio, capii che se avessi continuato a ribattere lei non si sarebbe fermata.
"Lo prendo per un si. Stacco tra mezz'ora, aspettami quì"
Emma si allontanò entrando in uno stanzino buio, lasciandomi da sola con il mio bicchiere e la bottiglia di vodka a portata di mano, che si svuotò velocemente.
Non che l'idea di camminare ancora mi allettasse, ero solo turbata. Conoscevo -si fa per dire- quella ragazza da meno di mezz'ora, di me sapeva solo il nome, dove aveva trovato la volontà di invitarmi a casa sua, solo per puro altruismo? 
Se i ruoli fossero inversi, per conto mio, avrei lasciato che quella ragazza acida e scorbutica se la cavasse da sola.







salve lettori, questo è il prologo della mia prima fan fiction. E' la prima  storia che scrivo quindi sono un po' confusa sul da farsi shsh, magari lasciate una recensione, tanto da farmi capire se può interessarvi (anche se so che è un prologo e quindi se preso da solo non ha praticamente senso lol)
grazie per aver letto.
a presto. xx :) 
 
  
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