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Autore: Padmini    20/03/2013    6 recensioni
Sherlock è un bambino timido che, nonostante la sua buona volontà, non riesce a farsi nessun amico. Forse per il suo carattere introverso, forse perché si annoia con i giochi dei suoi compagni di classe, forse perché è troppo intelligente e saccente, perfino con le maestre. Forse tutte queste cose insieme.
Eppure, da qualche parte, c'è un amico che aspetta solo lui.
AU Child!Sherlock; Teen!John; Child!Moriarty
Genere: Avventura, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jim Moriarty , John Watson , Sherlock Holmes
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Miei cari, questo sarà l'ultimo capitolo della storia. Davvero l'ultimo, stavolta. Non ci saranno altri colpi di scena né altre sofferenze … vi lascio nel fluff, dove potrete crogiolarvi … almeno fino alla prossima storia!

*Risata diabolica*

A presto e grazie per avermi seguita, sia a chi ha recensito che a chi ha letto in silenzio.

Grazie!

Mini

 

 

 

 

 

 

The game is afoot

 

 

 


 

L'omino che si era presentato a John e Sherlock era simpatico e intelligente. John aveva subito temuto ad un cliente, giunto fino a lì chissà come per un consulto. Non riusciva a capacitarsi di come qualcuno fosse riuscito a rintracciarli fin laggiù.

Sherlock, che fino a quel momento era rimasto raggomitolato sulla poltrona, alzò appena lo sguardo e scosse la testa in direzione dell'amico. No, non era un potenziale cliente, solo un curioso vicino di casa. Tutto sommato sembrava simpatico, così lo fecero entrare.

“Scusate l'intrusione, ma mia moglie Touie sta male e mi annoiavo a casa da solo” disse l'uomo, togliendosi il cappello entrando.

“Malata?” chiese John preoccupato “Io sono un medico, se vuole posso visitarla”

“Non si preoccupi” disse Arthur con un sorriso “Anch'io sono medico. L'ho già visitata io e non c'è nulla di cui preoccuparsi. Presto si ristabilirà”

“Capisco ...” disse John sorridendo a sua volta, rassicurato “Vuole un tè? Lo stavo giusto preparando per noi …oh!” disse ridendo “Mi scusi, non ci siamo nemmeno presentati. Io sono il dottor John Watson e lui è ...”

“Sherlock Holmes” concluse l'uomo.

John lo guardò con gli occhi spalancati, Sherlock scosse la testa e Arthur rise.

“Se c'è John Watson deve per forza esserci anche Sherlock Holmes! Inoltre vi avevo riconosciuti”

“In effetti ...” ammise John versando il tè in tre tazze “Legge il mio blog?”

L'uomo annuì. Soffiò sulla superficie del suo tè e l'aria che uscì dalle sue labbra fece svolazzare i folti baffi biondi che gli davano l'aria di un nobile dell'ottocento.

“Non so usare molto Internet, ma i miei figli mi aiutano. Di solito consulto i siti per leggere le recensioni ai miei romanzi, ma quando ho visto il suo blog me ne sono innamorato! Sono storie fantastiche e lei ha un grande talento per la scrittura!”

John arrossì lievemente e guardò Sherlock, ridendo perché lui non l'aveva mai apprezzato per i suoi sforzi di tradurre in prosa le loro avventure. Sherlock alzò un sopracciglio quando Arthur menzionò i suoi romanzi, poi sospirò perché aveva già capito tutto, ma John era ancora curioso.

“Si sieda, dottor Doyle” lo invitò John “Ha parlato di recensioni per i suoi romanzi … non ha detto di essere medico?”

“Sì” spiegò lui “Lavoro in una clinica privata, perciò ho molto tempo libero. Ho cominciato a scrivere racconti dell'occulto e ora...” rise imbarazzato “I miei romanzi hanno avuto così tanto successo che ho potuto abbandonare la professione medica e, sinceramente, non la rimpiango. Nasi gocciolanti? Gole arrossate? No, grazie. Preferisco la tranquillità della mia stanza e la macchina da scrivere. Sì, odio i computer, ma ci pensa mio figlio a trascrivere tutto in modo che sia leggibile per la casa editrice”

John ascoltava affascinato. Ben presto lui e Arthur divennero buoni amici. Iniziarono a chiacchierare e in breve terminarono un litro di tè. Si scambiavano aneddoti sulla loro professione, ridendo come due amici di vecchia data.

Sherlock non si sentiva per nulla coinvolto in quella discussione così si estraniò, entrando nel suo palazzo mentale. Prese il suo blocco da disegno e la matita e iniziò a disegnare. Dapprima fece qualche scarabocchio, poi decise di concentrarsi sulla scena che aveva di fronte. John e Arthur erano due soggetti straordinari e li ritrasse con perizia e precisione.

Era così concentrato che presto i due si sentirono osservati, nonostante i racconti delle reciproche esperienze li stessero coinvolgendo, la faccia di Sherlock mentre disegnava era sicuramente più interessante. Si voltarono verso di lui, ma il detective non si accorse nemmeno del silenzio che era calato nella stanza.

“Che fa?” chiese Arthur, sbirciando sul foglio alzando il collo.

“Disegna” spiegò John “In questi mesi è stato parecchio male e non ha potuto occuparsi dei casi, perciò ha ripiegato sul disegno. È molto portato, a dire la verità”

Arthur ascoltò annuendo e si alzò per andare a vedere. Affianco a Sherlock c'era una cartellina rigida, dalla quale sporgevano i fogli con i suoi disegni più vecchi.

“Posso dare un'occhiata?” chiese, ma non ottenne risposta.

“Faccia pure, dottor Doyle” rispose John “Ormai è nel suo 'palazzo mentale'” disse facendo le virgolette in aria “Non risponderà per ore. Guardi pure”

Arthur prese il blocco e lo sfogliò con ardore, ammirando ogni disegno sempre più affascinato.

“Sono fenomenali!” disse, riponendo sul tavolino i disegni “Sarebbe bello pubblicarli insieme ai suoi racconti, Dottor Watson. A mio parere non sono abbastanza conosciuti”

John arrossì, ma Doyle continuò.

“Come le ho detto, non sono molto pratico dell'uso di Internet e le sue storie sono a me note solo grazie all'intermediazione di mio figlio ma … sono certo che avrebbe almeno il doppio dei lettori se si decidesse a pubblicarli su carta, come veri romanzi”

A quel punto Sherlock riemerse dal suo estraniamento e guardò entrambi gli uomini.

“Devo dire che sarebbe un'idea fantastica!” esclamò, sorridendo “Qualche anno fa mi sarei opposto con tutte le mie forze, per preservare l'anonimato nella mia professione, ma ormai che tutto il mondo mi conosce … Sarebbe bello per te, Jawn!”

Arthur Conan Doyle si sfregò le mani, soddisfatto.

“Non solo per lui” disse ridendo “Anche per lei! I libri pubblicati dal dottor Watson sarebbero perfetti se fossero abbelliti dai suoi disegni”

Sherlock lo guardò disorientato.

“Non si è accorto che ho guardato i suoi disegni?” rise “No, non se n'è accorto... pazienza. Non si preoccupi, sono disegni bellissimi e starebbero benissimo con la prosa del dottor Watson”

“Un momento” si inserì a quel punto John “Non potete decidere così! L'autore dei testi sono io e … non voglio pubblicarli”

Sherlock e Arthur si guardarono increduli.

“Come sarebbe a dire che non vuoi?” chiese Sherlock alzando un sopracciglio “Mi spieghi l'esistenza del blog?”

John sospirò, esasperato.

“Il blog serviva solo per aiutarmi con i miei incubi sull'Afghanistan!” sbottò “Non mi sarei mai aspettato che avesse tutto quel successo!”

Sherlock rise, guadagnandosi un'occhiataccia da parte di entrambi i medici.

“Jawn … per piacere … eri così orgoglioso di tutti i visitatori del tuo blog! Non dire che non ti sentivi fiero!”

John si mordicchiò il labbro inferiore, indeciso sul da farsi. In effetti Sherlock aveva ragione, come al solito del resto. Si sentiva combattuto da una certa timidezza da una parte e il desiderio di mettersi in mostra dall'altra. Alla fine decise di intraprendere una via di mezzo.

“Va bene” disse infine “Pubblichiamo pure queste storie ...”

“Fantastico!” esclamò Arthur interrompendolo “Contatterò subito il mio editore! Non ci saranno problemi lui …”

“ … ma ad una condizione” specificò John, cogliendo di sorpresa entrambi “Non voglio che il mio nome compaia”

Sherlock alzò un sopracciglio.

“Come intendi fare, dunque?” chiese dubbioso “Vuoi usare uno pseudonimo?”

“Non proprio” disse John annuendo “Non mi piacciono”

Guardò Arthur e lì Sherlock capì.

“Sì, penso che si possa fare, sempre che il dottor sia d'accordo, naturalmente ...” aggiunse sorridendo.

“D'accordo per cosa … oh!” disse, mentre un timido sorriso gli illuminava il viso “Vorrebbe passare il merito dei suoi scritti a me?”

John si strinse nelle spalle.

“Diciamo che voglio essere ricordato più come compagno di Sherlock Holmes che come suo biografo. Trovo che sia troppo … banale. Già mi scoccio quando sento in giro che sono il suo Boswell … diventarlo veramente non mi entusiasma, se devo essere sincero”

Sherlock sorrise, ma John lo fulminò con lo sguardo.

“Non fare quella faccia, Boswell. Lo sei, non puoi negarlo”

Sospirò. Non gli piaceva essere relegato al ruolo di biografo. Arthur intuì questo disagio e sorrise, ma non sapeva bene cosa dire per consolarlo, così cercò di prendere tempo sfogliando i disegni di Sherlock.

Erano fatti veramente bene. Anche se illustravano le avventure narrate nel blog del dottor Watson, sembravano appartenere ad un'altra epoca. Arthur si era sempre appassionato alle storie dell'occulto, infatti aveva scritto una serie di racconti e romanzi che trattavano quel tema, ma gli sembrava troppo romantico per inserirlo nel tempo moderno, perciò aveva deciso di narrare le avventure di uomini e donne vissuti nell'ottocento. Un'idea gli illuminò il viso.

“Signori” disse alzandosi e chiudendo il raccoglitore “Ho un'idea”

Sherlock e John lo osservarono a lungo.

“Le vostre storie sono così belle … voi due potreste essere immortali, ma … ho un'idea che potrebbe dare giovamento ad entrambi. Lei dottor Watson è già famoso per il suo blog e sono sicuro che continuare a scrivere i suoi racconti lì le sarà di sicuro giovamento ma … che ne direbbe se io reinterpretassi i suoi scritti come se voi due aveste vissuto nell'ottocento?”

I due si guardarono negli occhi, indecisi se essere preoccupati o entusiasmati da quell'affermazione, ma presto l'esaltazione prese il sopravvento e si ritrovarono coinvolti dalla vitalità dell'uomo che, nonostante la mole, si muoveva freneticamente avanti e indietro davanti al camino, illustrando le sue idee.

“Lei mi darà i suoi appunti e io li riscriverò, anche quelli passati. Uno studio in rosa potrebbe diventare … uno studio in rosso, dove il rosso potrebbe essere una metafora per il delitto e non il colore della valigia .. Il mastino di Baskerville potrebbe diventare dei Baskerville e, al posto di una base militare, potrebbe esserci un'antica famiglia minacciata da una maledizione! Il quadro che causò … mi scusi se tocco questo tasto … il suo finto suicidio, potrebbe richiamare le vere cascate di Reichembach ...” rise e si sfregò le mani “Ho tantissime idee in testa! Vedrete! Vedrete!!”

 

 

 

 

 

 

 

 

Un finale aperto, che preannuncia un lungo e avventuroso futuro per John, Sherlock e Arthur.

Mi sono molto divertita scrivendo questa storiella.

Grazie ancora per avermi seguita e alla prossima.

Mini

   
 
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