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Autore: Paddy_Potter    20/03/2013    3 recensioni
Questa storia parla di Regulus Black, il fratello di Sirius, del quale non si parla mai molto. Secondo me è un personaggio molto interessante e così ho immaginato un suo pomeriggio. Ho scritto del suo aspetto più dolce, di suo fratello,...di un suo pomeriggio di pioggia.
È la prima volta che scrivo: siate clementi!! Spero vi piaccia...
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Regulus Black, Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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In un pomeriggio di pioggia...
 


 
 



 
In un pomeriggio di pioggia, Regulus girò l'angolo e si ritrovò in uno dei numerosi corridoi di casa Black, più precisamente quello che portava alla sua stanza.
Avanzò sulla moquette scura che ricopriva il pavimento quasi come un fantasma. Non ce n'era bisogno perchè i suoi genitori erano nel salotto con degli amici a molti piani di distanza da lui, Kreacher faceva la spola dalla cucina per portare tè e biscotti agli invitati e sarebbe stato impegnato ancora per molto tempo e suo fratello...no, Sirius era scappato di casa anni prima, non c'era il rischio di incappare in lui.
Già, era scappato di casa, ricordò tristemente Regulus passando davanti alla camera del fratello. Le scritte nella tavoletta d'ottone, ormai da tempo non lucidata, si intravvedevano appena. Il ragazzo, sovrappensiero, appoggiò la mano sulla maniglia e spinse la porta, entrando nella stanza.
Era esattamente come l'aveva lasciata lui: il letto disfatto, libri e scartoffie per terra, lettere di amici, i muri tappezzati di foto e stendardi di Grifondoro e foto di quelle ragazze babbane in bikini...si era assicurato di mettere tutto quello che dava fastidio ai suoi genitori, notò sorridendo.
Avanzò in quella camera, facendosi largo tra il disordine, fino al letto e lì rimase a guardare la sua foto preferita: ritraeva suo fratello con i suoi migliori amici...se li ricordava, ricordava di vederli girare per Hogwarts.
Del più piccolo dei quattro non si ricordava il nome, solo che aveva la faccia che assomigliava tanto a quella di un topino e che stava sempre alle costole degli altri tre. Poi c'era Lupin, se non si sbagliava, quello che girava sempre con un libro sotto braccio e che notava essere spesso in infermeria. Ed infine c'era l'ultimo, il migliore degli amici di suo fratello, quello con cui stava sempre insieme, sempre: Potter. Di lui non si era dimenticato nè il nome, nè il cognome.
Si chiamava James Potter, era il Cercatore di Grifondoro, "il migliore che abbiamo mai avuto!" lo apostrofava la McGrannit...quello che gli aveva deliberatamente preso il posto. Gli aveva preso il posto di fratello, era diventato lui il fratello di Sirius Black, era affianco a lui che Sir si sedeva a lezione, era assieme a lui che suo fratello andva ovunque, anche in punizione, sempre insieme, sempre. A quel pensiero, un fuoco che da tempo credeva assopito si risvegliò dentro di Regulus con una vampata potente, un fuoco che bruciava grazie al suo risentimento, alla sua frustrazione, al suo rimpianto.
Aveva invidiato quel Potter fin dall'inizio, perchè lui e Sirius si assomigliavano così tanto, perchè andavano sempre d'accordo, perchè gli portava via suo fratello, perchè, come gli aveva ricordato Sirius una sera con voce tagliente: "A lui voglio bene."
"Maledetto Potter, è tutta colpa tua!" ringhò alla foto.
"Dici sul serio? Non ti viene qualche dubbio?" ridacchiò una vocina malefica nella sua testa.
Certo che non diceva sul serio, si rendeva perfettamente conto che era anche colpa sua se non aveva più un fratello: era stato lui a disprezzarlo, a deriderlo, a fare continuamente la spia con i genitori, a fargli i dispetti solo per farlo reagire e farlo mettere in punizione...era stato lui a farsi odiare.
"Sir..." sussurrò in lacrime cadendo sul letto del fratello e infilandosi sotto le coperte. Sperava che sentire il suo profumo, le coperte sotto le quali aveva dormito e respirato poetsse farlo sentire meglio, ma l'effetto fu l'opposto.
Gli riportò alla mente quella notte...

 
Un tuono rimbombò sopra l'ululare del vento gelido che soffiava contro le finestre, facendo sbiancare dalla paura un Regulus di quattro anni nel suo letto. Non ne poteva più, non poteva più sopportarlo, aveva troppa paura. Si alzò di scatto e si precipitò fuori dalla sua camera senza farsi sentire, e con altrettanta fretta si slanciò verso la porta affianco alla sua. Entrato in quella stanza, chiuse la porta e quasi non sentì neanche lui il rumore che fece, ma, come sempre, suo fratello lo sentì e si svegliò. Sirius non ebbe il tempo di rendersi conto di cosa stesse succedendo, perchè si vide volare addosso qualcuno che si infilò sotto le coperte e si strinse forte a lui, quasi soffocandolo.
"Reg, ma che cavolo fai!?" gli sussurrò.
"H-ho paura...c-ci sono t-t-troppi tuoni...mi f-fanno p-paura..." gli sussurrò in lacrime il fratellino.
Sirius sorrise e scivolò sotto le coperte con Regulus ancora aggrappato a lui.
"Dai Reg, va tutto bene, ci sono io qui, tranquillo,...- gli disse abbracciandolo. Erano rare le volte che suo fratello si spaventava così tanto, e quelle volte era per colpa di un temporale. Non gli erano mai piaciuti, fin da piccolo, e, d'estate, quando erano più forti, succedeva che si fiondasse in camera sua in lacrime e lui doveva calmarlo. Ridacchiò al pensiero della faccia di suo padre se l'avesse scoperto: non accettava certe dimostrazioni di debolezza, le considerava sbagliate e da punire, quindi Sirius non gli raccontava mai di quelle notti. Stringendo ancora di più il fratellino, cominciò a coccloargli la schiena ed ad accarezzargli i capelli, come ogni volta. In quell'istante un altro tuono squarciò l'aria, fuori nella notte. Regulus si strinse ancora più forte al petto del fratello, piangendo ancora di più.
"Reg, non è niente! È solo il cielo che suona i tamburi!" disse sorridendo a quella spiegazione geniale che gli era appena venuta in mente.
"C-cosa?" gli rispse suo fratello alzando gli occhi verso di lui, con le guance rigate di lacrime.
"Anche il cielo suona, sai?"
"Davvero?"
"Sì! Adesso sta suonando i tamburi e i fulmini sono il colpo di piatti! La pioggia sono gli applausi che si fa da solo, perchè nessun altro applaude. Suona perchè si sente solo lassù, tutto il tempo a guardare quello che facciamo qui...vuole solo compagnia e così ogni tanto si suona qualche cosa!"
Era riuscito ad inventare una storia così geniale che quasi se l'immaginava anche lui un grande banco di nubi con le bacchette in mano a suonare dei giganteschi tamburi.
"Beh, deve proprio prendere lezioni: non mi pare così bravo...forse è per questo che nessuno gli applaude..." ipotizzò Regulus alzando le sopracciglia.
Sirius sorrise asciugando una lacrima dal volto del fratellino: "Suppongo di sì...."
"E quando altro suona?"
"Merlino, che m'invento adesso?! - pensò - ehm...quando c'è vento credo voglia provare a suonare un flauto, ma non lo sentiamo perchè è troppo lontano." disse, salvandosi in corner.
"Ah...non mi piace come musicista."
"Parla piano o ti sente!"
"Può?!" chiese Regulus terrorizzato.
"Solo quando non suona e ascolta i discorsi della gente. Ti sei salvato stavolta - aggiunse, vedendo il fratellino rilassarsi - ma devi stare attento..."
"Va bene." concluse il bambino. Fece per aggiungere qualcosa, ma si zittì e riprese a fissare il petto di Sirius.
"Sì, puoi restare qui..." rispose lui intuendo la domanda di Regulus che, al colmo della felicità, si strinse al fratellone quasi strozzandolo. Sirius si mise a ridere e, abbracciato quel bambino, si addormentò, rimanendo così fino alla mattina successiva.

 
Un touno riportò alla realtà un Regulus di quindici anni che si ritrovò in lacrime, sprofondato nel cuscino del fratello, incapace di fermarsi. Non riusiva a toglierselo dalla mente, quell'abbraccio, quelle parole...pianse e pianse più disperatamente e amaramente di quanto avesse mai fatto, rimpiangendo tutto di suo fratello, dai capelli scuri tanto simili ai suoi a quel sorriso furbo e malandrino che tanto lo caratterizzava...gli mancava, gli mancava tanto, gli mancava da morire. Da quando si era reso conto dell'enorme sbaglio che aveva fatto unendosi ai Mangiamorte, senza dargli retta, disprezzandolo e ascoltando tutto quello che dicevano i suoi, assorbendolo come verità, aveva cominciato a sentire quel vouto che si faceva strada dentro di lui, dilaniandolo continuamente. Aveva paura, tanta, quasi quanto ne aveva avuta quella notte col temporale. 
Questa volta però non c'era suo fratello lì a calmarlo, a dirgli che andava tutto bene, a coccolarlo, a passargli le mani tra i capelli, ad inventersi storie per spiegargli ciò che non capiva, che gli faceva paura.
No, questa volta era solo.
Prese tutte le sue forze e, a fatica, si alzò da quel letto. Si calmò e si asciugò le lacrime. 
"Non ti servirà a niente piangere come un bambino, Regulus, devi fare qualcosa." si disse. Cosa avrebbe fatto Sirius al posto suo? Avrebbe fatto di tutto pur di farsi perdonare, di dimostrargli che aveva sbagliato, che si era pentito.
E lui l'avrebbe fatto, si sarebbe fatto perdonare. Era all'interno dei Mangiamorte, poteva fare la spia per Silente, per l'Ordine della Fenice...ma chi gli avrebbe creduto? Suo fratello ne faceva parte, l'avrebbe scoperto e avrebbe detto a tutti cos'era lui. No, non poteva finire in carcere. Doveva fare qualcosa da solo, avrebbe indagato e colpito quell'uomo che si faceva chiamare Signore Oscuro e l'avrebbe messo in seria difficoltà, avrebbe scoperto il suo punto debole e dimostrato a Sirius che era dalla sua parte, avrebbe riconquistato la sua fiducia! 
Tutti quei pensieri si infransero come un'onda su uno scoglio: e ai suoi cos'avrebbe detto? Come poteva nascondergli tutto? Erano stati così male quando era scappato Sirius, soprattutto sua madre, non poteva farlo anche lui, sarebbe stato troppo...doveva agire in segreto, non poteva dirlo a nessuno...
Nessuno tranne che a Kreacher! Quell'elfo lo adorava, poteva fidarsi di lui, ordinargli di non dire niente, lui non avrebbe parlato.
E così, in quel pomeriggio di pioggia, aveva deciso. Si sarebbe fatto perdonare. Non sapeva come, ma ci sarebbe riuscito. Uscì dalla camera di Sirius dando un'ultima occhiata a quel letto...poi chiuse la porta, chiudendosi dietro anche quel ricordo e avviandosi verso camera sua...mentre un altro tuono rimbombava all'esterno.
Ce la mise tutta, ma non ce la fece. 
Un'ultima, gelida lacrima gli scese sul viso mentre si chiudeva nella sua stanza...
  
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