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Autore: Shanika    20/03/2013    1 recensioni
"Ero solo io e la mia borsa fuori moda contro un mondo che non ci apparteneva"
Genere: Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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< Ruby! Ruby dannazione alzati! >
Voci distanti arrivavano alle orecchie della ragazza, ma il cervello rifiutava di elaborarle.
Aprì lentamente un occhio, e apparve la solita parete bianca leggermente scrostata.
si stiracchiò velocemente per poi mettersi seduta. La sua immagine era riflessa nello specchio di fronte al letto, capelli biondo cenere rimanevano scomposti sul pigiama, e occhi assonnati facevano capolino fra una miriade di lentiggini che punteggiavano il viso pallido. Fece roteare velocemente gli occhi sulla sua piccola e spoglia camera, un letto, il comò con lo specchio, due poster sul muro. Fine.
si alzò e scese le scale che portavano all’atrio principale. Due bambine se ne stavano sedute per terra e giocavano con delle bambole di seconda mano. Poco distante un bimbo teneva la mano grassottella di una signora in grembiule.
< Ruby non so più cosa fare con te! > disse cercando di mantenere uno sguardo severo.
< Che c’è per colazione? > chiese la ragazza tentando di sviare lo sguardo minaccioso.
< Tesoro hai dimenticato che giorno è oggi? È passato il tempo per la colazione signorina, di corsa a lavarsi e vestiti decentemente su > disse la donna prendendo in braccio il bimbo e sparendo dietro una porta.
Ruby fissò attentamente il calendario, martedì 1 marzo.
Era il primo del mese e Ruby lo aveva completamente ignorato, era giorno di genitori ma a lei poco importava.
Si voltò e tornò nella sua stanza. Gli altri ragazzi si stavano preparando speranzosi di una nuova adozione, anche Ruby aveva vissuto quelle emozioni tempo indietro.
Si lavò, raccolse in una coda i capelli e si vestì come se fosse giorno di festa: una maglia grigia scura ricadeva disordinata sugli short i jeans chiaro.
Scese di nuovo, ma questa volta si stampò in faccia il solito sorriso forzato.
Avrebbe dovuto mantenere questo aspetto solo per le prossime quattro ore, poi tutto sarebbe tornato alla normalità.
Una ventina di bambini era disposta in ordine nell’atrio dell’orfanotrofio, ognuno con il suo vestito tirato a lucido, nelle ultime file invece, una decina di ragazzi e ragazze con lo stesso sorriso di Ruby, guardava le scale in attesa della fine di quel giorno.
Ruby si accodò a quest’ultimi e si raddrizzò la maglia.
Arrivò la direttrice, iniziò il solito discorso, per poi lasciarli andare. Iniziarono ad entrare coppie di genitori differenti fra loro, con lo sguardo luminoso. Alcuni bimbi iniziarono ad essere chiamati e le solite procedure iniziarono ad essere svolte.
Ruby si sedette sul divano, decisa a rimanere in quella posizione fino alla fine di quel martirio.
I minuti passavano e piano piano l’orfanotrofio si affollò di volti nuovi.
< Ruby! Ruby sbrigati, dalla direttrice! >  disse la signora grassottella uscendo da una stanza e accennando un piccolo sorriso di meraviglia.
Ruby la guardò confusa, aveva 16 anni compiuti, nessuno adotta ragazzi così grandi.
Entrò nell’ufficio della direttrice con sguardo perso, dimenticò il sorriso e salutò debolmente le persone nella stanza.
Una signora paffutella con i capelli neri e gli occhi azzurro ghiaccio la guardò e i suoi occhi divennero lucidi. Di fianco a lei un signore castano, dagli occhi verdi e trasparenti la fissò intensamente. La dirigente parlò per prima < Ruby questi sono lily e tom pattenson, hanno due figli, un maschio e una femmina e vivono a Newbridge, in Irlanda. Sono interessati alla tua adozione > disse in modo severo ma guardandola trasparì una dolcezza singolare.
Non poteva essere vero, queste persone non volevano adottare proprio lei, si disse Ruby. Era nella più totale confusione, e, una parte di lei sperava che queste persone la volessero davvero.
< oh.. > disse solamente.
Sorrise a Lily e guardò dritto negli occhi Tom.
< Torneremo altre volte, ci conosceremo, e se ti andrà potrai venire a stare da noi. Come diceva mrs. Finningan abbiamo altri due figli, il maggiore ha 19 anni, si chiama Jim. La ragazza invece ha un anno in meno di te, ha 15 anni, e si chiama Elisabeth. > disse Lily facendosi coraggio e stringendo forte la mano del marito.
< Piacere di conoscerti Ruby, io sono Tom > disse asciutto ma brillante l’uomo.
Parlarono per due ore di fila. Erano trasparenti, a Ruby sembravano sinceri. Mai aveva parlato così tanto con estranei.
Tornò nell’atrio e si risedette sul divano consumato in attesa della fine delle visite.
A conclusione la direttrice radunò di nuovo tutti, fece un breve discorso per poi sparire dietro la porta dell’ufficio.
Ruby si rintanò in soffitta, un luogo polveroso e dal cattivo odore, ma dove ruby si sentiva al sicuro.
Infilò le cuffiette di un ipod rovinato e si immerse nell’unico elemento che la appassionava, la musica.
“there is a holl, in my soul, I can’ t  feeling I can’t feeling”
Dei genitori.
“there is a holl, in my soul, can you feeling, can you feeling? “
Una famiglia.
“You always worn, the flaws above your sleep”
Chiuse gli occhi e si abbandonò al suono delle note battendo lievemente il ritmo con le converse consumate.
 
 
 
  
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