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Autore: GinevraCorvino    20/03/2013    4 recensioni
Dal Testo:"Nel fragore della tempesta ricordi la tua ira onnubilarti il senno, la lama che affonda nel petto, il sangue deturpare gli abiti da signore quale eri. E mentre la sua vita scorreva via indecentemente, capisti che cosa avevi fatto: avevi pugnalato il tuo amore."
Questa storia partecipa al contest: "Canon vs Fanon & co" di Kyra Nott
Genere: Drammatico, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Barone Sanguinario, Corvonero, Helena Corvonero
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Rimbomba il tuono facendo vibrare la tua spaventosa immagine incolore, il lampo illumina spietato il sangue argentato rappreso nelle tue antiche vesti. Quel delitto non sarà mai smacchiato e tu sarai per sempre l'assassino del tuo amore. Di quella donna diafana che solitaria fluttua anch'essa incatenata alla terra, senza pace e senza sorriso. Tu la guardi da lontano, non più ti avvicini alla sua bella figura sbiadita nella morte. La tempesta cresce, si riversa violenta fuori dal castello e nel tuo spirito dannato. Il sangue di lei e il tuo non smettono di ricordarti l'orrore e il delitto. La osservi evanescente e composta per il corridoio della Torre Ovest.
Perché è rimasta?
Poteva andarsene come sua madre, poteva allontanarsi dall'incubo del perenne ricordo. Invece, come te, continua masochisticamente a rivivere il suo sbaglio di figlia ingrata e il suo dolore di amante trucidata. Perché? È il suo modo perverso per ricordati il tuo amore violento, il tuo amore malato che l'ha strappata al calore della vita, o forse anche lei si sente una dannata proprio come te.
Colpa di quel Diadema ti dici, ma sai che è una menzogna. Priscilla ti ha usato, ma le cose non sono andate come lei avrebbe voluto. Il Diadema è perduto tra i rami contorti di un albero morto in Albania. Tu, Barone, non sai che lei invece ha svelato il suo segreto ad un altro uomo che le ha lasciato con le sue lusinghe perniciose un'altra cicatrice. Non lo sai.
Nel fragore della tempesta ricordi la tua ira onnubilarti il senno, la lama che affonda nel petto, il sangue deturpare gli abiti da signore quale eri. E mentre la sua vita scorreva via indecentemente, capisti che cosa avevi fatto: avevi assassinato il tuo amore.
Perché? Lei non era voluta tornare con te al castello con il prezioso monile? No. Perché lei con quel rifiuto aveva rifiutato te.
Barone: " Ricordi sbocciavan le viole con le nostre parole,"Non ci lasceremo mai, mai e poi mai", vorrei dirti ora le stesse cose, ma come fan presto, amore, ad appassire le rose così per noi."
E tu l'hai assassinata perché non ti lasciasse mai.
Se tu sapessi che: "Fu il primo che incontrò, che coprì d'oro per un bacio mai dato, per un amore nuovo."
L'ami ancora, sinistro fantasma, per questo ti sei imposto di trascinare le catene del rimorso. Per questo, dopo aver riacquistato il senno ti togliesti la vita. Ma non fu abbastanza per espiare la tua truce colpa.
Le cicatrici non sono visibili nelle vostre sembianze opalescenti, ma tu sai dove affondasti il pugnale nel suo seno e dove ti colpisti disperato e feroce nel tuo corpo.
Cicatrici invisibili, eppure così atroci, insensate, crudeli.
Cosa daresti per il calore delle sue labbra turgide anche dopo mille anni? Ma resta solo il sangue argentato, e la tempesta. Resta solo l'incubo di ciò che sei e di ciò che rappresenti. Resta l'amore perduto per troppa collera e possesso, e le catene pesanti ed inutili dell'espiazione.

Nota: le parti in corsivo sono versi della canzone di De Andrè: "Canzone dell''amor perduto"
Nota(2) : Il titolo Delitto e Castigo è ripreso dal titolo del romanzo di Dostoevskij
  
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