Fanfic su artisti musicali > Justin Bieber
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Autore: MorwenGwen    20/03/2013    25 recensioni
Dopo avermi riferito le sue ultime parole si portò la sigaretta alla bocca,ne assaporò ogni minima parte come se quella fosse la sua unica consolazione al momento;poi tossì,tossì così forte come se stesse per vomitare l'anima.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Chaz , Justin Bieber, Ryan Butler
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Cigarette'
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*justin*

Il giorno seguente mi incamminai deciso verso l'armadietto della Tompson: era parecchio distante dal mio, da quel che ricordavo quindi mi dovetti incamminare 10 minuti prima per arrivarci in tempo, che cosa diamine mi toccava fare.
Mi poggiai annoiato alle ante dell'armadietto: Cara non era ancora arrivata, perfetto avrei utilizzato l'effetto sorpresa. Poggiai lo sguardo sul cellulare divagandomi con uno di quei giochini stupidi che il pomeriggio prima Elysabeth mi aveva scaricato, mai lasciare il telefono ad una ragazza soprattutto se questa ha il cervello di una bambina di 7 anni; oltre lo schermo intravidi dei piedi fermarsi davanti a me, le calzature erano piccole e così curate nei dettagli da essere chiaramente femminili, alzai lo sguardo: Cara mi guardava con un sopracciglio leggermente alzato < Qual buon vento > disse scostandomi di qualche centimetro per immettere la combinazione al suo armadietto < Che vuoi Bieber? > domandò girando un'ultima volta la manopola e tirando senza tuttavia avere risultati,
< Parlare > < Oh ma davvero? - tirò un'altra volta senza riuscire ad aprirlo- e di cosa? > chiese fintamente interessata;
roteai gli occhi al cielo, tirai un pugno al centro dell'armadietto che si schiuse immediatamente, Cara mi guardò allibita
< Così adesso potrò star certo di ottenere la tua attenzione > spiegai, si portò una ciocca di capelli neri dietro l'orecchio:
< Cosa diamine vuoi, parla. > mi leccai le labbra
< Ho saputo di quello che hai fatto ad Elysabeth... e non va bene questo sai? > domandai arrotolando i suoi capelli intorno al mio indice ed inclinando impercettibilmente la testa, il suo sguardo si fece più intimorito ed allarmato < Io non ho fatto niente > disse aprendosi in un tranquillo ma forzato sorriso, schioccai la lingua: < Non mi sembra Tompson. Per colpa tua entrambi ci siamo fatti male > le feci notare assottigliando gli occhi
< Non vi ho di certo picchiato io; ho semplicemente fatto da tramite. >
< Non ti vergogni ad essere passata dalla parte del nemico? >
domandai schifato, infondo era stata - sebbene per poco tempo ed in modo quasi irrilevante - la mia ragazza, < Ah, io? Non ti vergogni ad avermi lasciata senza dirmi niente per una troia? > sputò ed in quel momento capì quale fosse realmente il problema: la gelosia, semplice. Cara era gelosa di Elysabeth, era gelosa,furiosa e portava tanto rancore dentro per il semplice fatto che, quella notte, l'avevo lasciata da sola per andare a cercare Elysabeth.

*flashback*

Cara mi strattonò in un ammasso di persone che si muovevano a ritmo di musica, mi attirò a lei: < Lasciati andare > mi sussurrò prima di baciarmi sul punto dove il collo e la mascella si incontravano, emisi un suono proveniente dal profondo della gola tenendo lo sguardo alto oltre tutte quelle teste: dopo il nostro incontro ad inizio serata non avevo più visto Elysabeth, il che mi spaventava;
quando intravidi una lunga chioma color cioccolato svolazzare velocemente tra la folla alla ricerca di uno sgabello libero vicino al bar mi scrollai Cara di dosso: non potevo più farmela scappare, vederla con Chaz all'ingresso mi aveva ucciso dentro e non avevo fatto altro che peggiorare la situazione rendendomi il triplo bastardo del solito; dovevo chiarire, dovevo cercare di riconquistarla ed a luci soffuse magari sarebbe stato più facile < Ma che cosa... > disse Cara confusa dal mio gesto, le lasciai le spalle < Devo allontanarmi qualche minuto > le dissi sperando che non mi chiedesse altro o che, cosa ancor peggiore, non mi seguisse;
mi strattonò per un braccio seguendo la traiettoria del mio sguardo ed individuando la chiara figura di Elysabeth adesso seduta ad uno sgabello
< E' per lei!? > domandò stridula, scossi la testa voltandomi verso di lei e notando quanto i suoi occhi fossero infuocati, potevo scorgere un riflesso rosso sangue come il suo rossetto o forse avevo semplicemente le allucinazioni < Ma cosa dici Cara > risi portandomi indietro i capelli con fare nervoso e fissando il soffito sul quale si stavano proiettando luci di svariati colori, mi strattonò ancora una volta: < Non mentirmi cazzo, non puoi tornare da lei! > assotigliai gli occhi come se avesse appena detto qualcosa in aramaico: tornare? Io non me n'ero mai andato e sebbene mi facesse piacere coccolarmi con lei ogni santo pomeriggio la situazione non era minimamente paragonabile a cosa mi provocava El con un semplice sguardo < Non puoi capire Tompson. > mi liquidai scivolando alla sua presa ed incamminandomi verso il bancone bar.

*fine flashback*

Chiusi gli occhi a due fessure avvicinandomi pericolosamente a lei: < Come l'hai chiamata? > ringhiai sfiorando il mio petto con il suo, arretrò ingoiando a stento la saliva < Mi hai sentito, troia. Hai rovinato tutto tra di noi per lei! > gesticolò, scossi la testa ridendo e sorprendendola, mi guardò come se fossi un marziano: < Forse non è chiaro > cominciai leccandomi le labbra < Che sei tu quella che ha rovinato tutto tra me e lei > vidi le sue labbra gonfie e contornate dal rosse schiudersi, poi le sue labbra fecero leva sulle mie spalle per spingermi via: < Sei un bastardo! > urlò spintonandomi presa da un improvviso attacco di ira < Spero che la tua troia muoia! > ringhiò e la mia espressione divertita dal suo nervosismo mutò mostrandosi atona;
le bloccai i polsi spingendola contro gli armadietti: < Cosa hai detto? > abbai, si morse il labbro nascondendo il dolore per la botta presa
< Hai sentito bene. Spero che muoia o che qualcuno se la fotta, spero tu rimanga da solo > ripetè, la feci scontrare nuovamente contro il muro
< Potrei ucciderti sbattendoti contro questa colonna fino a farti sanguinare, Cara > sussurrai minaccioso, rise sorprendendomi:
< Non ne hai le palle Biebs. In realtà non hai le palle per far nulla. > disse sputando le ultime parole con ribrezzo. Chiusi gli occhi cercando di ripensare al viso preoccupato di Elysabeth ed alla sua disapprovazione se avessi commesso un omicidio: non ne valeva la pena.
La lasciai andare e la sentì sospirare sollevata, si massaggiò i polsi doloranti: < Sei diventato un debole Bieber. > notò sorridendo vittoriosa, la fulminai con gli occhi < Cosa intendi,stronza? > chiesi sopprimendo la voglia di prenderla a calci, fece spallucce: < Che da quando sei uscito dal giro e da quando hai conosciuto la tua amichetta tutti riescono a metterti i piedi in testa e perchè? Perchè non vuoi deludere la tua piccola Elysabeth prendendo a pugni qualcuno > concluse la frase mostrando il labbro inferiore ed usando un tono infantile ed indifeso;
afferrai una sigaretta dalla tasca dei pantaloni e l'accendino dall'altra, nel bel mezzo del corridoio cominciai a fumarla: se non fumavo immediatamente qualcosa avrei rischiato di scaricare tutta la mia rabbia sul suo faccino da troia < Tu sei migliore di me, vero Tompson? > domandai sarcastico dopo aver buttato fuori la prima nuvoletta di fumo, mi sentì già meglio e mi poggiai più tranquillo agli armadietti, < Io da quel giro ci sono uscita da tantissimo tempo Bieber, però le persone le frequento ancora e questo mi da un notevole vantaggio su di te > sussurrò con fare sensuale
< E' un modo gentile per dire che fai ancora la puttana? > domandai sorridendogli, gonfiò le guance
< Vedila come vuoi. Sta di fatto che quando Chris mi ha chiesto qualche informazione su te e Warren non ci ho pensato due volte a riferire ogni singolo dettaglio, ogni mia minima conoscenza su cosa stesse accadendo tra di voi. Lui è giunto alle sue conclusioni da solo > schioccai la lingua e buttai il mozzicone di sigaretta sotto gli armadietti leccandomi le labbra ed assaporando il tabacco < Da adesso in poi > cominciai - che poi in realtà era la fine di tutto quel dialogo- < Restatene in disparte a fare dei lavoretti ai tuoi amici e non immischiarti più in queste cose. > finì sputando per terra, vicino alle sue scarpe immacolate e Cara arretrò di scatto schifata. Sorrisi: quella ragazza non sarebbe stata più un problema se avesse seguito le mie indicazioni.


*Elysabeth*

Il giorno seguente mi sedetti ad uno degli sgabelli del laboratorio di biologia e poggiai il quaderno sul ripiano in marmo intorno al quale, tutti gli studenti, stavano prendendo posto per assistere all'esperimento; un mio compagno di classe mi si avvicinò sorridendomi in modo inquietante: < Ciao Warren > mi disse senza spegnere quello strano sorriso, ricambiai in modo incerto chiudendomi nelle spalle < Ciao... > come diamine si chiamava? < Alex > mi aiutò lui ridacchiando, mi schiarì la gola annuendo flebilmente: < Alex > conclusi più sicura < Cosa ti serve? > chiesi nuovamente cominciando a scarabocchiare il mio quadernetto per non osservarlo, mi teneva troppo gli occhi addoso e, per giunta, ero seduta a differenza sua che era in piedi di fronte a me, la situazione mi faceva sentire piccola ed indifesa < Senti... il tuo ragazzo ha ancora un po' di roba? > buttò lì, come se niente fosse; strabuzzai gli occhi:
< Come scusa?? > chiesi strozzandomi con la mia stessa saliva, si grattò la nuca:
< Hai capito di che parlo... droga, Warren. Ho saputo che ha avuto un nuovo carico >
spiegò ritenendo che io fossi già al corrente di tutto, presi a fissare un punto fisso alla sua sinistra: cosa era questa storia? Perchè io non ne sapevo niente?
Alex mi sventolò una mano davanti al viso attendendo una risposta, scossi la testa: < Mi spiace non so dirti. > risposi pacata e fredda
< Oh > si lasciò sfuggire demoralizzato, scrollò le spalle
< Non importa grazie > fece velocemente prima di allontanarsi verso il suo posto. Cosa cazzo era questa storia.


All'ora di pranzo mi appostai vicino ai miei armadietti, battendo ritmicamente un piede per terra e consapevole che, prima o poi, Justin sarebbe passato di lì;
dopo qualche minuto intravidi una cresta chiara farsi largo tra la folla ed i suoi occhi cercare i miei a così tanti metri di distanza.
Quando mi si avvicinò sfoderando uno dei suoi meravigliosi sorrisi mi morsi l'interno della guancia cercando di mantenere un atteggiamento freddo e distaccato; Justin corrugò la fronte quando, per mia fortuna, notò un certo distacco: < Che succede? > domandò inclinando la testa e cercando di osservare con ancora più minuzia la mia espressione, vidi i suoi occhi cos' chiari nei quali potevo specchiarmi, vidi il suo sguardo stralunato e, in contemporanea, vidi la sua immagine avvolta da un non so che di scuro e poco chiaro, come il suo passato. La verità, sebbene mi facesse male ammetterlo, era che lui era il mio tutto, la mia ancora, il mio diario: lui sapeva - violente o dolente- il mio passato, il mio presente e molto probabilmente il mio futuro... cosa che io non potevo dire di lui: non si era mai totalmente aperto nei miei confronti, mai.
Presi un respiro profondo cercando di "impacchettare" tutte quelle mie riflessioni in un unico scatolone per poi poter mettere su un discorso ragionevole, ma l'unica frase acida che mi uscì fu solo: < Quanto vuoi per della droga?. > Justin sbiancò di botto.
< Cos...- >
< Quanto vuoi per la droga, mi hai sentito. > ripetei oramai sicura che qulla fosse la strada giusta per farlo uscire allo scoperto, si leccò le labbra guardandosi intorno: < Dove vuoi arrivare? > mi chiese abbassando il tono della voce ed assottigliando gli occhi, scrollai le spalle:
< E' una semplice domanda, magari tu sapevi come procurarmela > spiegai tranquillamente; Justin mi afferrò per entrambi i polsi avvicinandomi pericolosamente a lui e facendo scontrare i nostri petti: < Non ti devi minimamente permettere di immischiarti con quello schifo > soffiò
< Tu invece puoi? Vero Justin?. > sputai acida come un serpente, rimase visibilmente sorpreso dal mio contrabbattere:
< Io non ho fatto niente. > disse immediatamente e si leccò le labbra, di nuovo Dio santo, sbuffai:
< Certo. > ci fu un minuto di silenzio nel quale ognuno riflettè per i fatti suoi < Perchè non ti fidi di me Justin? > domandai con voce spezzata e dolorante.

*Justin*

< Perchè non ti fidi di me Justin? > domandò di botto e quella sua voce dolorante, quella domanda così inaspettata mi fece vibrare l'anima, no non me la fece vibrare ma mi scaturì un intero terremoto dentro. L'allontanai dal mio petto, cominciando a sentire il suo calore riscaldare il mio corpo e la osservai in quelle due meravigliose pozze azzurre che aveva al posto degli occhi: < El mi fido, cazzo > imprecai preso in contropiede: dirle che non mi fidavo? Significava mentire, quindi era un'opzione da scartare a prescindere, raccontarle della droga lì nel corridoio? Nemmeno;
sentì un singhiozzo scapparle dalle labbra, la guardai sbigottito ed impanicato: non potevo farla piangere, non dovevo. Elysabeth si morse un labbro tremando leggermente sotto il mio tocco e cercando di controllare i fremiti del suo corpo, poggiai entrambe le mie mani sulle sue guance lasciando i suoi polsi e feci combaciare le nostre labbra fino a non avere più fiato: < Ti prometto > cominciai poggiando la mia fronte sulla sua e sentendo il suo respiro affannato e rotto da piccoli singhiozzi < Che ti spiegherò tutto > conclusi < Adesso > sussurrò con voce roca, con una voce che non avevo mai pensato potesse appartenere a lei
< Ti aspetto negli spogliatoi della palestra, lì potremo parlare. Giuro. > conclusi prima di allontanarmi da lei e tenderle la mano:
< Ora andiamo a mangiare, perchè sto morendo > spiegai aprendomi in un radioso sorriso che speravo potesse restituirle il buon umore ma quando le sue labbra si incurvarono leggermente e con un accentuato sforzo capì di non essere capace di renderla felice.

 
*Elysabeth* 

Mi sedetti a tavola con Justin, sotto gli sguardi indiscreti di qualche curioso, imbarazzante. Mi nascosi il viso con una mano cominciando a giocherellare con il cibo nel vassoio < Ho parlato con Cara > disse di punto in bianco Justin senza scomporsi ed aprendo la sua bottiglia d'acqua, lo guardai confusa:
< Cosa? >
< Hai sentito bene, ho parlato con Cara. Non ci darà più fastidio >
ripetè in modo più chiaro prima di addentare il suo panino < Oh... > dissi sorpresa dalla notizia: cosa si erano detti? Cosa LEI aveva detto a lui? Come si era conclusa la faccenda? Avevo bisogno di sapere, avevo bisogno di sapere..
< E quindi? > lo incitai
< E quindi è semplicemente gelosa. L'ho lasciata di cazzo quella sera in discoteca > ridacchiò e sebbene mi stesse altamente sul cazzo non potei far altro che pensare a quanto si potesse essere sentita ferita: < Le hai parlato? Le hai chiesto scusa? > chiesi con un filo di voce consapevole, in parte, che l'idea che avevo in quel momento di Cara era ben diversa dalla sua reale e bastarda personalità. Justin si strozzò con il boccone e tossì profondamente battendosi due pugni sul petto: < Cosa hai detto!? Chiedere scusa a Cara?? Elysabeth lei ci ha procurato questo! > si indicò
< Se lei non avesse fatto la spia con Chris noi non ci saremmo trovati in queste condizioni >
< Io ho rovinato la vostra relazione Justin... >
farfugliai assumendomi, chissà come, tutte le colpe, Justin sgranò maggiormente gli occhi permettendomi di osservare tutte le meravigliose sfaccettature delle sue iridi: andavano dal marrone scuro al color miele chiarissimo che risplendeva con una luce radiosa ma, in quel momento, shockata;
< Lei ha rovinato la nostra relazione El. Era un ripiego, un ripiego per non pensarti perchè eri costantemente nella mia testa e mi faceva male. > spiegò buttando fuori parole e pensieri che non mi sarei mai immaginata di poter udire da lui < Si lo so ma... > continuai a contrabbattere senza avere un'effettiva antitesi, Justin poggiò furiosamente il suo cibo nel vassoio e si alzò di scatto facendo strisciare la sedia, numerosi occhi si girarono verso di noi - che cazzo ci trovavano di interessante in noi due? - : < Io mi rifiuto di ascoltare certe stronzate! Ci vediamo dopo la pausa pranzo negli spogliatoi della palestra. Puntuale. > si congedò freddo prima di raccogliere la sacca ed incamminarsi verso i giardini.
Decisi di non seguirlo e di lasciare che si calmasse.



Aprì la pesante porta degli spogliatoi ed il freddo rintanato in quella semi-vuota camera mi invase, rabbrividì; intravidi delle gambe oltre la seconda porta dello spogliatoio e dedussi che fossero le sue. Mi avvicinai lentamente ed in modo insicuro a causa della discussione avuta all'ora di pranzo;
quando mi poggiai allo stipite della porta lo vidi fumare una sigaretta e fissare alla sua destra con sguardo perso: < Non ti hanno detto che non si fuma a scuola? > chiesi cercando di risultare fastidiosa e sarcastica ma nel mio tono riuscì ad intravedere, io stessa, una punta di insicurezza quindi cercai di infondermi calore e coraggio stringendomi le braccia al petto; Justin sussultò sentendo la mia voce: < Cazzo mi hai fatto spaventare > disse passandosi nervoso una mano tra i capelli e chiudendo gli occhi, non potei far altro che osservare quanto fosse bello anche quel giorno, riaprì gli occhi, buttò il filtro della sigaretta per terra e mi guardò, questa volta con i muscoli più rilassati: < Siediti > mi disse e scattai immediatamente verso la panca difronte alla sua, mi richiamò:
< No El, qui > e batte la mano sulle sue ginocchia, arrossì < Io sto bene qui,davvero..- > < Oh sta zitta e vieni. > sbuffò spazientito, non ero in vena di discutere ulteriormente quindi lo assecondai e mi sedetti sulle sue gambe.
Il petto di Justin combaciava con la mia schiena e riuscì a sincronizzare il mio respiro con il mio, così, tanto per renderlo ancora più parte di me;
cominciò a giocherellare con le dita della mia mano sinistra < Allora... > cominciò ed il suo fiato mi solleticò il collo
< Ti parlai, tempo fa del mio passato- >
< No Justin, non me ne hai mai parlato sul serio. >
< Arriverà il momento nel quale ti dirò tutto per filo e per segno per adesso ti basta ciò che ti dico. >
sospirai in modo secco
< E non sospirare. > mi ordinò, aggrottai le sopracciglia e mi scostai un attimo dal suo petto per poterlo guardar storto: < Datti una calmata. > gli imposi notando quanto fosse nervoso - che poi, per cosa? - ; il ragazzo si leccò le labbra e continuò il suo discorso: < All'epoca frequentavo brutte persone, brutte compagnie. Spacciavo droga sebbene quella roba io la usassi poco o nulla. Quando capì che la cosa stava degenerando e che, stavo cominciando a rischiare sul serio di essere scoperto ed espulso dalla scuola - ed anche di fare un giro alla centra di polizia, perchè no - chiusi con tutto. Me ne andai e lasciai tutti nella merda > prese tempo soffermandosi ed ebbi tempo per assorbire tutte quelle informazioni che, anche se poche, mi davano l'opportunità di immaginarmi la vita di Justin prima del mio arrivo - o suo arrivo visto che era stato lui ad entrare nel bagno delle ragazze quella notte e non viceversa. - . Justin riprese: < Buttai persino la mia arma - e quando sentì che possedeva un'arma, una vera, trasalì - e mi lasciai tutto alle spalle. Mi dimenticai di tutto e tutti e decisi di ricominciare la mia vita nella Quoter in maniera solitaria,... > sebbene mi facesse piacere ricapitolare le tappe della sua vita con lui sapevo bene che non eravamo là per questo e tutto quel parlare e girarci intorno non faceva altro che innervosirmi:
< Vai al punto Justin. > un momento di silenzio, probabilmente non si aspettava una richiesta così secca e diretta e probabilmente avevo interrotto il flusso del suo discorso spiazzandolo, fatto sta che dopo qualche secondo mi rispose: < Sono rientrato nel giro Elysabeth. Spaccio droga. > sentì il mio corpo muoversi quasi automaticamente lontano da Justin, mi alzai in piedi fissando il vuoto e camminando in avanti
< Elysabeth?.. > mi richiamò preoccupato ma non mi voltai, continuai a guardare quella dannata mattonella, mi morsi l'interno della guancia per evitare di scoppiare a piangere; sentì due braccia circondarmi la pancia e far aderire la mia chiena al suo petto, mi scostò i capelli sulla spalla destra e mi baciò il collo, non attacca Bieber, < Promettimi > cominciò con voce roca e bassa mandando a puttane le mie ovaie < Che resterai con me > continuò accarezzandomi la pancia con gesti delicati, chiusi gli occhi e presi a respirare in modo più profondo quando le sue carezze cominciarono a risalire verso il mio interno coscia
< Elysabeth > mi richiamò con voce profonda notando la mia assenza, cercai di mugugnare qualcosa in risposta ma quando la sua mano sfiorò il cavallo dei miei pantaloni mi si bloccò il fiato in gola < El dimmi che resterai sempre con me. > ; prese a baciarmi il collo soffermandosi su una precisa parte, stuzzicandola e mordicchiandola facendoci passare di tanto in tanto la lingua per inumidirla, quando soffiò sopra la pelle oramai marcata gemetti < Cristo Elysabeth rispondimi. > richiamai al mio cospetto quel poco di razionalità che mi era rimasta: si stava cacciando nei guai e con lui anche io, era rientrato in un qualcosa di pericoloso non solo per la sua andatura scolastica ma anche per la sua salute e non volevo immaginare con che razza di persone avesse a che fare, decisi quindi di pensare al bene di entrambi: se fossi rimasta, anche contro la mia volontà, sarei stata non solo infelice e costantemente allarmata, preoccupata ma anche un peso per lui < Non lo so. > risposi in tutta sincerità e le sue carezze, in quell'esatto momento, cessarono.


Eccomi,ieri sera non ho potuto aggiungere un angolo autrice perchè era notte fonda e non potevo battere(mlmlml) sulla tastiera, mia madre mi avrebbe trucidata.
Non ho molto da dire se non che, dal mio punto di vista personale, questo capitolo mi ha fatto notare quanto man mano io stia maturando nello scrivere... è una cosa positiva perchè, per la prima volta, quasi sono riuscita a vedere questo capitolo come un qualcosa di serio quasi professionale(che cazzo dico) e so di non essere bravissima ma è un grande passo avanti per la mia autostima da"scrittrice"
ed il merito va anche a voi che mi siete sempre vicini e che amate Cigarette quanto la amo io se non di più.Grazie,vi amo.
continuerò dopo 17 recensioni
   
 
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