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Autore: _Haily_    21/03/2013    1 recensioni
Gervhart, un uomo che costretto dalla guerra, abbandonò la sua terra, Edras, quando era ancora un bambino.
Cresciuto, vuole far ritorno alle sue origini, per trovare la vendetta che cerca da anni. Aiutato da Raki, sua amica d'infanzia, che nasconde uno straordinario segreto, il vecchio Rhoderich e la sensuale Asha, 'arma' di Gervhart, faranno ritorno a Edras, riscoprendo in esso, tutte le verità che si celano dietro al Re Nero.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Premessa: Scusate l'immenso ritardo çAAAAç Ma sono uscita da un momento di crisi! Avevo perso del tutto la voglia di scrivere, ma poi mi son fatta coraggio ed eccomi qua! Ci stò mettendo davvero tanto per scrivere questa storia e i tempi di pubblicazione saranno lunghi e spero che non vi stuferete di aspettare!
So che ci sono tantissime cose ancora da scoprire e mi piace mettere ancora più confusione nelle vostre menti XD lasciando in sospeso un sacco di cose...ma non temete che tutto verrà svelato.
In questo capitolo, ancora una volta, si fa chiarezza di come Edras sia cambiata con l'arrivo del Re Nero, di cui ancora non ho svelato nulla e di quanto, certe situazioni, possano far scaturire nei nostri cari avventurieri certi lati di loro ancora nascosti 8D soprattutto per quanto riguarda Rhoderich e Asha, questa benedetta (?) donna mi piace assai =Q= e la RhoAsha mi ispira tremendamente sesso <3
Comunque, il prossimo capitolo sarà incentrato interamente su Asha e Gervhart...e vi consiglio di non perdervelo 8D
Buona lettura <3




Capitolo 15

Città del piacere.Degna di te.Fiducia






Al calare della sera, il sole rosso che sembrava sciogliersi dietro le colline, dipingeva il paesaggio di sfumature arancioni e gialle, le distese di prato verde parevano oceani di fuoco e le punte degli alti pini sembravano volessero toccare il cielo e incendiarsi al suo tocco.
I raggi luminosi del sole che stava ormai lasciando posto alla luna, rischiaravano il viso di Gervhart, che con occhi socchiusi rivedeva ancora una volta quel magnifico paesaggio che quando era bambino lo ammagliava così tanto e che anche adesso riusciva a dargli tali emozioni.
Ma a rovinare l'atmosfera degli uccellini canterini che tornavano alle loro case e il fruscio del vento che smuoveva le fronde dei pini, il gorgoglio affamato della pancia di Raki pareva il boato di chissà quale creatura strana.
-Whaaa! Ho bisogno di mettere sotto i denti un pezzo di carne!-
Si teneva stretta la pancia che ogni tanto ripartiva con quel verso strano.
-Non puoi proprio farne a meno eh?-
Rhoderich le passò di fianco.
Raki grugnì.
-Come tu non puoi fare a meno delle donne, io non posso fare a meno della carne!-
Rhoderich si grattò pensieroso la barbetta.
-Hai ragione pure tu…per cui, troviamo un posto dove ci sia della carne e delle donne!-
-….io non intendevo questo…-
-Più avanti…-
Ghervhart troncò la loro discussione.
-Più avanti dovrebbe esserci La cittadina.-
-La cittadina?-
Domandò Asha, scostandosi dal viso le ciocche di capelli che la brezza serale le muoveva.
-Visto che a Edras i villaggi non hanno un nome, i villaggi più grandi son chiamate Le cittadine. Ogni villaggio ha una cittadina a cui si può appoggiare.-
-Un centro città praticamente.-
-Più o meno.-
Per Raki erano tutte cose nuove. Di Edras non sapeva quasi nulla. Non aveva mai chiesto a Gervhart nulla sulla sua vita prima di arrivare a Calvadian, o semplicemente non voleva sapere.
-Bene! Allora verso La cittadina!-
Puntava il dito all'orizzonte, sembrava avesse ripreso le forze e camminava a lunghi passi sul terreno battuto.
Gervhart sospirò un poco abbattuto, facendosi notare da Asha che preoccupata le accarezzò il braccio.
-Padrone?-
-E se non ci fosse più nulla?-
Erano bastate quelle semplici parole per far capire ad Asha le preoccupazioni del suo padrone. La paura che ciò che era successo al suo villaggio poteva essere successo anche a tutti gli altri e questo lasciava Ghervhart con l'amaro in bocca.

La fortuna volle che dopo lo scontro con quei soldati neri, non avessero incontrato nessuno su quella strada, ma Gervhart non riusciva a capire che questo era un bene o un male. Ricordava che quelle vie, ai suoi tempi, erano molto trafficate, gli uomini trasportavano i loro manufatti o i ricavati dei loro lavori alla cittadina, le donne andavano al mercato che era una vera miniera d'oro. L'economia di Edras si basava tutta sul lavoro proprio e sugli scambi con Calvadian. Era un bilanciamento perfetto e tutti godevano di ottima salute, non c'erano poveri in giro per le strade, tutti avevano un proprio lavoro, chi più, chi meno, ma la vita era felice per tutti.
Ma proprio quando stava per perdere le speranze Raki si voltò repentinamente dietro di lei.
-Arriva qualcuno!-
Il suo udito finissimo aveva sentito zoccoli di cavallo pestare sulla terra molto prima che potessero sentirli gli altri, avendo così il tempo di nascondersi tra i cespugli ai fianchi del sentiero.
Poco dopo, quattro uomini a cavallo, corsero per quella strada, proprio in direzione della cittadina. La cosa che notarono subito fu l'armatura nera, uguale a quelle che portavano gli uomini con la quale si erano scontrati il giorno prima. Questo non lasciava presagire nulla di buono.
Solo quando li videro sparire nel buio di quella strada uscirono dal nascondiglio.
-Quei maledetti. Sono ovunque.-
Raki strinse i pugni.
-Stiamo attenti, questo non è un bel segno.-
Rhoderich si grattò la testa preoccupato, mentre Gervhart toglieva amorevolmente delle foglioline verdi che si erano incastrate tra i capelli fini di Asha.
La ragazza drago annusò l'aria, strabuzzando gli occhi gialli che brillarono di felicità.
-Carne!-
Raki prese per un braccio il vecchio, che preso alla sprovvista per poco non inciampava e lo strattonò, lasciandosi trascinare dalla sua corsa, che terminò poco più in là, quando dal buio illuminato solo dalla luce flebile delle luna, la notte si era riaccesa come un focolare.
La cittadina brillava inondata di luce, si sentiva musica, il vociare di uomini e donne, quella che doveva essere un terra desolata, in quel posto sembrava avere una vita propria.
Quando anche Gervhart e Asha  li raggiunsero, poterono ammirare anche loro che almeno quella città era ancora in piedi, lasciando che Gervhart tirasse un sospiro di sollievo.
-Pancia mia fatti capanna!-
La morettina si leccò i baffi, già assaporando la sua cena, ma Harty la bloccò per la spalla prima ancora che potesse fare il primo passo.
-Vai con calma. Hai visto che quei soldati si sono diretti là, non penso che sarà una passeggiata, Raki.-
Lei sbuffò come una bambina.
-Tenete le armi nascoste e non date nell'occhio.-
Gervhart guardò con uno sguardo accusatorio Raki, che sentendosi presa di mira si rannicchiò nella mantella coprendosi la testa con il cappuccio.

Più si avvicinavano alla città, più le luci si facevano intense e i suoni delle musiche popolane più alte e ritmiche, come in un a festa di paese.
La cittadella non aveva mura difensive, non ce ne era bisogno ad Edras, ma si delimitava dalle abitazioni in muratura, molto più salde e ambiziose delle casette di campagna, ma molto più scialbe dei palazzoni di Calvadian. Semplici abitazioni di massimo tre piani, dalle piccole finestre e balconate che davano sul centro della cittadina, la piazza principale.
Ma quando cominciarono ad infilarsi nelle piccole vie, cercando di stare rasenti agli edifici in modo da passare inosservati tra tutta quella folla, Gervhart capì che qualcosa era cambiato.
Quella che prima era una normale cittadina di lavoratori, basata sull'economia del paese, adesso si era trasformata in un bordello di divertimenti.
Quelli che erano negozi e bancarelle, ora erano diventati bettole e bar, dalle quali provenivano fragorose risate di uomini ubriachi, che poi si riversavano sulle strade, a spasso con i loro calici di birra tra le mani e indossavano tutti l'armatura nera. I poveri popolani di Edras si distinguevano da quella massa di balordi. Erano i baristi, i lavoratori, i canzonieri e i suonatori, che dietro ai loro sorrisi falsi, nascondevano tutta la loro tristezza.
Gervhart riuscì a spostare Asha prima che il corpo di un uomo in armatura la travolgesse, spinto contro il muro.
-Hei ma che cazzo fai!-
L'uomo si levò su, barcollante, toccandosi la testa piena di capelli marroni ondulati che gli ricadevano sulle spalle.
Si avvicinò a lui un altro uomo, probabilmente quello che lo aveva spinto, con la stessa armatura scintillante, dai lineamenti duri e marcati, di stazza molto più grande.
-Nessuno ti ha dato il diritto di provarci con quella donna! Ho pagato io il prezzo.-
Si puntò il pollice sul petto per rimarcare la sua proprietà.
-Prenditela pure quella puttana! Tanto ce ne sono di migliori.-
L'uomo si allontanò sorreggendosi al muro, il suo alito aveva un odore nauseante di alcol, tanto che Asha si coprì il naso con la manica della tunica.
La guardia tornò a sedersi ad un tavolo rotondo in compagnia di altri guerrieri e donne vestite in abiti succinti, donne bellissime dai corpi perfetti che mettevano in mostra senza nessun pudore, alcune giravano persino con il seno scoperto, lasciandosi toccare da quegli uomini ubriachi e rozzi.
Raki parve imbarazzata davanti a quelle scene o impaurita, tanto da fare un passo indietro colpendo Rhoderich, che le prese le spalle e le sorrise. Un sorriso rassicurante, per dire di non aver paura, che a difenderla in qualunque momento c'era lui.
Nessuno pareva badare a loro, nessuno badava a quello che gli stava intorno, ma solo a quello che gli interessava veramente. Se si dava uno sguardo alle balconate alcune donne invitavano gli uomini a salire, proprio come in un bordello, in quelle camere dove vendevano i loro corpi. Nelle strade capitava di imbattersi in alcune risse tra le guardie nere, oppure se la prendevano con un povero ragazzo di Edras. Gervhart avrebbe voluto più volte fermarsi per difenderli, ma doveva pensare a Raki e Asha, quello non era il posto migliore per iniziare una discussione con due donne a carico.
Poco più in là, in una via meno affollata trovarono una taverna, semplice e non tanto grande, l'entrata era aperta, nessuna porta. A sinistra c'era un bancone in legno che prendeva tutta la lunghezza del salone, a cui in fondo erano seduti due uomini senza armatura, ma dall'aspetto trasandato e povero che sorseggiavano un bicchierino di liquore. Furono gli unici a guardarli entrare.
Mentre a destra, i tavoli erano pieni di persone in armatura, che facevano del baccano, ridendo e scherzando, sbattendo i pugni sui tavoli, mentre alcune donne facevano loro compagnia.
Raki distolse subito lo sguardo da loro.
Si sedettero al bancone sugli sgabelli, Asha e Raki al centro e i due uomini esterni.
-Cosa posso servirvi?-
Un anziano signore, che non doveva avere più di settant'anni, dalla corporatura esile,occhi piccoli, il viso solcato dalle rughe e finissimi capelli bianchi tirati indietro, si propose.
-Vorremmo qualcosa da mangiare, quello che le fa più comodo.-
L'anziano rimase quasi sbalordito da quella risposta, ma soprattutto dalla gentilezza di quel ragazzo che forse da tanto tempo non vedeva.
-Abbiamo degli stufati e delle zuppe, pasticcio di pesce, frittura di verdure e-
Non fece in tempo a finire che Raki si protese verso di lui con occhi spalancati e supplichevoli.
-Della carne! La prego della carne!-
Rimasero senza parole, soprattutto il proprietario che si trovava davanti alla punta del naso una giovane ragazzina, che sotto quel cappuccio nascondeva quegli occhi brillanti e una personalità davvero unica.
-Va bene signorina. Per lei allora le più buone costolette di agnello della casa.-
Le sorrise.
-Grazie mille!-
Si risedette composta sul suo sgabello.
-A noi porti pure la carne che vuole.-
Disse Rhoderich guardando Gervhart cercando la sua approvazione, che arrivò con un cenno del capo.
-Io prendo una zuppa calda.-
Finì Asha.
L'uomo annuì, avviandosi nella cucina.
Gervhart diede un'occhiata ai due signori seduti in fondo al bancone che continuavano a guardarli.
-Non preoccuparti.-
Il proprietario arrivò lasciando due boccali di birra per loro e due succhi per le ragazze.
-Sono di Edras. Solo noi guardiamo quello che ci stà intorno. A loro- fissò le guardie. -non frega niente. Quelle due persone hanno perso tutto. Avevano un negozio qui vicino, ma è stato distrutto.-
-Perchè lo stà dicendo a noi?-
-Perchè anche voi siete di Edras…o comunque non penso siate delle cattive persone.-
Sorrise.
-Cosa è successo alla cittadina?-
Il vecchio abbassò lo sguardo, accarezzandosi le mani esili e magre.
-Quando hanno iniziato ad arrivare le armate nere, così li chiamiamo, hanno cominciato a prendere di mira i villaggi, a loro non interessavano, avevano bisogno solo di schiavi da far lavorare a loro piacimento. Adesso son rimaste solo le cittadine e qualche villaggio, ma sono tenute sotto sorveglianza. Ma questa cittadina è diventata la città del piacere. L'hanno trasformata in un bordello.-
La rabbia e la tristezza le se leggevano in viso e il suo tono si era fatto più duro.
-Ci hanno costretti a far diventare i nostri negozi taverne, bar, le nostre abitazioni case del piacere, le nostre figlie per sopravvivere e racimolare qualche soldo vendono i loro corpi a quei dannati. Loro vengono qui solo per divertirsi e ogni giorno invece noi perdiamo la nostra dignità, come esseri umani.-
Gervhart strinse i pugni, la rabbia che sentiva salirgli in corpo venne affievolita dal tocco di Asha, che accarezzò il suo pugno, per poi rilassarsi.
-Non eravamo preparati a questo.-
Il signore tornò poi dalla cucina portando i piatti ancora fumanti.
Raki rabbrividì al solo pensiero di azzannare quelle costolette che sembravano così invitanti e creavano un odore speziato delizioso.
Porse il piatto a Gervhart per ultimo.
-Se avete bisogno di un posto dove dormire, ho una camera dove potrete sostare per una notte. Potete stare tranquilli la notte, nessuno baderà a voi, ma quando sorge il sole vi conviene uscire dalla città.-
-Grazie mille.-
Gervhart sorrise dolcemente.
-Più che altro…- Raki parlava a bocca piena, bofonchiando. -Bisogna stare attenti a quel vecchio pervertito di-
Quando si voltò per parlare con il sottoscritto, notò che al posto su non c'era nessuno e inarcò il sopracciglio.
-Dove diamine è sparito?-
Raki sbucò con la testa fuori dalla taverna e le salirono i nervi alle stelle a quella visione.
-Ragazze, ragazze! Con calma su c'è né per tutte!-
Rhoderich era attorniato da quattro bellissime ragazze: una ragazza dalla pelle bruna e i capelli neri liscissimi che le coprivano con qualche ciocca i seni scoperti lo abbracciava, strusciandosi sul suo petto, due gemelle dalla pelle lattea, gli occhi verde acqua, un naso paffutello pieno di lentiggini delle stesso colore dei capelli ramati, erano avvinghiate al suo braccio e la quarta dai capelli sbarazzini che sembrava un ragazzino, vestita con una tunica di seta semitrasparente sembrava non voler lasciare la sua mano.
Lo invitavano a stare con lui, facendo le moine come delle bambine.
-Comincia a piacermi questa città!-
Raki perse del tutto la pazienza.
-Vecchio bastardo!-
Le ragazze la guardarono sbalordite mentre si avvicinava.
-Scusate ragazze, ma lui è con me!-
-Hei piccola Raki, non credo che tu possa soddisfarmi nel modo che intendono lo-
Prima ancora che potesse finire lo tirò per l'orecchio facendogli un gran male, perché Rho si piegò verso di lei implorando di smetterla, ma non lo mollò, trascinandolo nella taverna sotto lo sguardo attonito delle quattro ragazze.

Da quando erano arrivata alla cittadina, Raki non era stata mai a suo agio in quell'ambiente, ogni rumore improvviso, ogni risata, la faceva sobbalzare. Di questo Gervhart se ne era accorto, così appena ebbe finito la sua cena, le chiese se voleva fare un giro, lontano da lì.
Di primo acchitto non se la sentiva di lasciare Rhoderich e Asha da soli, ma poi la Necromorpher insistette perché andasse, dicendo che si sarebbe occupata lei del vecchio, che aveva subito risposto come suo solito in modo malizioso.
Tra gli alti pioppi che lasciavano spazio ai raggi della luna, che sembravano lacerare il buio di quella notte, la musica della cittadina in lontananza si era affievolita, lasciandone solo un semplice sottofondo.
La ragazza drago si tolse il cappuccio sospirando a pieni polmoni l'aria pulita e speziata dei generi di piante della zona.
Gervhart notò subito il suo cambiamento.
-Stai meglio adesso?-
Raki calciò un rametto secco per terra.
-C'era un odore troppo sudicio in quel posto, i rumori erano troppo forti e…sentivo cose che non volevo sentire.-
I sensi sviluppati di Raki erano un arma a doppio taglio.
-Pensare che quelle ragazze…pensare che sono anche io una donna e….-
Si strinse nel suo stesso abbraccio.
Gervhart le si avvicinò poggiandole una mano sulla spalla.
-Mi dispiace Raki. Stò mettendo a dura prova i tuoi sentimenti e questo mi fa stare male.-
La ragazza lo guardò stupita negli occhi.
-Ho promesso che non ti avrei mai più fatta soffrire e questo viaggio si stà rivelando per te una causa di sofferenza, non posso permetterlo.-
Era arrabbiato con sè stesso, lo vedeva dagli occhi tristi e spenti, dal tremore della sua bocca.
-Ti sbagli Harty!-
Non voleva essere un peso per lui.
-Stò crescendo! Ci saranno sempre cose che mi faranno stare male, ma questo mi farà crescere. Non voglio sempre essere sotto la tua ala protettrice Harty! Voglio diventare una donna forte. Degna di stare al tuo fianco!-
Ansimava per riprendere fiato dopo quel discorso, davanti ad un Gervhart che la guardava sbalordito, finche non sorrise dolcemente.
Solo allora si rese conto delle ultime parole che aveva pronunciato e arrossì violentemente.
-Cioè, volevo dire…non è così, cioè!-
Balbettava senza dare un senso alle sue parole e si imbarazzò ancora d più, pensando a chissà cosa avesse capito Harty, finche una mano calda non le scompigliò i capelli riportandola alla realtà.
-Tu rimarrai sempre al mio fianco, perché sei un'amica speciale.-
Un'amica. Raki si chiese fino a quando Gervhart l'avrebbe finalmente riconosciuta come donna.

Rhoderich era già al terzo boccale di birra e poteva già sembrare sbronzo da come si comportava, scherzando con Asha, ma le sue avance non riuscivano mai a smuoverla.
Era andato tutto bene fino a quel momento, quando un uomo dell'armata nera, non tanto alto e anche piuttosto rotondetto, dalla folta barba nera e i capelli neri poco curati, si avvicinò ad Asha e le mise una mano sulla spalla.
-Ciao bellezza!-
Il suo alito agro arrivò alle narici della Necromorpher che rimase impassibile nella sua pacatezza, limitandosi a fissarlo.
-Sai ho fatto una scommessa con i miei compagni là in fondo.-
Asha diede un'occhiata al tavolo di persone che li fissavano e farfugliavano qualcosa divertendosi.
-Che sarei riuscito a portarti a letto con me. Devo dire che da vicino sei ancora più invitante.-
Si leccò le labbra passando lo sguardo su tutto il corpo della ragazza.
-Son disposto a pagarti un bel po…se riuscirai a fare un lavoretto come si deve.-
Allungò la mano verso il suo viso, ma prima ancora di arrivare a sfiorarla, la mano salda di Rhoderich sul suo polso non lo lasciava andare oltre.
L'uomo grugnì qualcosa, irritato voltandosi verso Rho, che finì di sorseggiare il suo boccale e riporlo sul bancone.
Per un momento tutti rimasero a tacere, c'era solo il rumore e il vociare al di fuori della locanda.
-E tu che cazzo vuoi?-
Rho strinse più forte la presa.
-Primo: non provare a rivolgerti in quel modo così grezzo a quella ragazza. Secondo:-
Il suo sguardo serio e terrificante si incrociò con lo sguardo attonito dell'uomo in armatura che cominciava a sudare.
-Non provare a toccare la sua pelle perfetta e pulita con le tue luride mani, e terzo:-
Strinse talmente tanto che sentì quasi le ossa del polso rompersi.
-Non lascerò che tu te la fotta prima di me.-
I compagni erano pronti a sfoderare le proprie armi, Rhoderich era andato un po' troppo oltre.
-Mi scusi…-
Asha si intromise con fare molto gentile.
-Penso che quest'uomo riuscirà a pagarmi molto più di lei, signore.-
Si stava mettendo in gioco in favore di quell'uomo, fissava Rhoderich in modo da trovare la giusta affinità. Lo aveva capito fin troppo bene il gioco di Asha, era pericoloso, ma si rese conto che in quella situazione era meglio affievolire l'atmosfera.
Schioccò la lingua, lasciando la presa e girandosi verso il bancone.
-Come vuole lei, signorina.-
Di lei si fidava, ma aveva comunque paura del 'come' Asha si sarebbe sbarazzato di lui adesso che era in suo controllo.
L'uomo si ristabilì con una fragorosa risata, sentendosi vincitore.
-Whahahahah! Ben ti stà vecchio! Ghgh! La puttanella bionda me la prendo io.-
A quelle parole Rhoderich avrebbe voluto alzarsi e fargli un gran male come non aveva mai fatto, tranne per quell'episodio, che cercava di dimenticare e che forse era lo stesso per la quale era così alterato.
La mano di quell'energumeno le si avvinghiò sul fondoschiena, ma lei aveva già un padrone. Con un sorriso malizioso sussurrò all'uomo.
-Che ne dici di appartarci in un luogo più isolato?-
Sogghignò.
-Certamente.-
Se ne uscirono dalla taverna, tra fischi e schiamazzi da parte dei suoi compagni per la scommessa vinta. Ma chissà invece cosa aveva voluto dire il sorrisetto terrificante di Asha che Rhoderich riuscì ad intravedere prima di scomparire nella folla.

-Non ci stiamo allontanando un po' troppo?-
Barcollava e ansimava, come se avessero corso per chilometri, quando invece erano solo alcuni metri. Riusciva a stare in piedi a malapena e Asha aveva dovuto sorreggerlo più volte per non che cadesse a terra, aveva sorriso volutamente davanti a lui, un sorriso di circostanza, pareva si stesse divertendo.
-Penso che qui vada bene.-
Si trovavano fuori dalla città, tutt'intorno le alte siepi parevano fare uno stretto passaggio labirintico, mentre si poteva ammirare il cielo.
La ragazza si divincolò dal suo braccio, lasciando che lui cadesse in ginocchio.
-Hei…fammi assaggiare la tua pelle.-
La ragazza gli dava le spalle, si slaccio la tunica marrone che copriva le sue vesti candide e leggere, che la brezza notturna faceva ondeggiare.
La bramosia di quell'uomo la si leggeva nei suoi occhi iniettati di volere e si leccava continuamente le labbra.
Si girò verso di lui, la luna rischiarava i suoi capelli biondi e i suoi occhi parevano bianchi, simili a quelli di una tremenda creatura.
-Vuoi assaggiare la mia pelle? Io sono un frutto proibito…- Si avvicinò a lui facendo ondeggiare i fianchi. -Appartengo ad un unico padrone che può avermi.-
-Sarò il tuo padrone questa notte.- Abbaiava come un cane.
Asha sorrise, allungando il suo sguardo, così tagliente. Lo prese per i capelli tirandoli indietro in modo da poterlo vedere negli occhi.
-Tu non sei il mio padrone…tu non hai alcun diritto su di me.-
Il suo viso divenne serio, il suo tono pungente. La stretta sui capelli dell'uomo divenne talmente forte e cominciò a preoccuparsi e a balbettare qualcosa, gli occhi iniettati di terrore davanti a quella creatura, che prima era una bellissima e sensuale ragazza.
Un grido disperato fece scappare gli uccelli dai rami, poi il silenzio totale.

Gervhart e Raki stavano tornando, ma poco prima di arrivare in città, videro Asha che arrivava dalla parte opposta e si sistemava la tunica.
-Asha?-
Lei si fermò tranquillamente, con quella sua pacatezza che la distingueva.
-Padrone.-
Gervhart la raggiunse preoccupato trattenendola gentilmente per le spalle.
-Cosa ci fai qui da sola?-
La Necromorpher non proferì parola, ma continuava a guardare il ragazzo.
Quando una nuvola di passaggio lasciò di nuovo il posto al chiarore della luna, vide una macchia di sangue vicino alla sua bocca e le sue preoccupazioni aumentarono.
-Cosa è successo Asha?-
Il suo tono si era fatto più irritato. Passò un dito su quella macchia per levarla via dal suo viso. Raki guardava la scena da lontano non capendo bene la situazione.
La mano esile di Asha andò a posarsi su quella di Gervhart, prese il suo pollice avvicinando alla bocca che si era macchiato nel tentativo di pulirla. Lo leccò sentendone il sapore ferroso del sangue.
-Non è successo assolutamente niente.-
Alzò lo sguardo su di lui, quello sguardo che non lasciava mai trapelare nessuna emozione.
-Si fida di me, padrone?-
Lui si fidava di lei, non era per il patto stipulato anni fa, ma se lo sentiva. Sentiva che Asha non gli avrebbe mai procurato nessun dolore. Ma non era della sua vita che aveva paura, era il modo in cui Asha si metteva in gioco per lui…e questo lo rendeva sempre più incline a proteggere quella ragazza.
Gervhart annuì, ma la sua apprensione per ciò che Asha aveva fatto non lo abbandonò per tutta la notte.
  
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