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Autore: Mattev    21/03/2013    2 recensioni
Questo corto racconto, vuole essere ben più velato di quanto dia a vedere; non è la narrazione di un evento del tutto fuori dal comune, bensì è la descrizione d'una qualsiasi circostanza nel quale... Beh! Perché non entri e lo scopri da te?
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I sei compari che m'affiancavano erano morti; m'imboscai al di là d'un cespuglio dell'oasi in cui ci accampammo ed assistetti al loro massacro.
 
In quella calda notte il sonno scarseggiava e in me v'era il pensiero trepidante per l'imminente realizzazione d'una scoperta epocale; nel caso in cui l'impresa giungesse al termine, un radicale mutamento avrebbe atteso le nostre vite. Sobbalzai costernata all'udir degli spari; uscii impetuosa dalla mia tenda, raggiunsi in fretta il primo rifugio utile ed i miei occhi assistettero al macabro spettacolo.
Alcuni soldati armati, di familiar divisa, freddarono i miei compagni e si sparpagliarono tra le fronde che abitavano quella zona. M'accorsi che, sulle loro uniformi, v'era uno stemma noto; compresi dunque il loro luogo di provenienza ed il movente che li spinse a tanto.
Abbattuta ma furente, mi lanciai verso la Jeep, incalzai la marcia e tentai di fuggire nell'aperto deserto, braccata dai "predoni" alle mie spalle.
La corsa durò poco. Terminò quando, tra uno sbalzo e l'altro, l'auto s'impuntò nella sabbia e si ribaltò scaraventandomi ad una decina di metri più avanti; poco prima di perdere i sensi vidi in lontananza, sulla cima di una duna più in là, una figura umana. Chiusi gli occhi... Ci fu un boato... Ce ne fu un altro...
 
Un boato!
M'alzai di scatto. Mi vidi situata in una semibuia caverna, schiarita unicamente da fioche candele, sdraiata fra tessuti di variopinti colori e, sul mio corpo poggiavano alcuni rudimentali bendaggi e drappi umidi, utili a coprirmi le ferite.
"Tranquilla, non ho alcuna cattiva intenzione." mi disse, "Capisci ciò che dico?"
Mi narrò di come mi aveva prontamente portato via dalle grinfie degli inseguitori, di dove ci trovassimo e mi rivelò il suo nome. Da parte mia, gli raccontai del perché ero lì, dei miei defunti compagni di viaggio ed anch'io mi presentai. Si creò, sin da subito, un ottimo rapporto fra noi, tanto che l'uomo mi stupì quando mi propose d'aiutarmi a compiere l'impresa.
 
Trascorremmo la prima notte nella sua caverna, cosicché io potessi riprendermi e, l'indomani, partimmo per completare la mia spedizione. La fase iniziale corrispondeva nel ritorno all'oasi macchiata di sangue, così da recuperare il materiale occorrente e dare un ultimo saluto a chi in quel malefico luogo, aveva perso la vita. Giunti a destinazione, un'infausta scoperta ci accolse: i mercenari saccheggiarono tutto e bruciaron i corpi della mia ormai ex compagnia, tramutando quel che era uno speranzoso spazio verde nel deserto, in una lugubre landa desolata. Contemplammo quel macabro spettacolo, in silenzio. M'incitò a celebrare un rito tramandatogli da una tribù nomade, a cui era stato legato in giovine età. Scavammo sei piccoli buchi e vi adagiammo, ad ognuno, un ligneo frammento con incisi i nomi d'ogni mio complice. M'insegnò che, data la rarità del legno in quelle secche terre, la tribù considerava sacro quel materiale e che consacrare i morti in tal maniera, avrebbe donato loro pace, una volta giunti nell'aldilà. Mi strappò un sorriso.
 
Passammo la seconda notte lì.
Al sorgere del sole, il dì seguente, ripartimmo per il viaggio, fiduciosi di rinvenire strumentazioni utili, diretti ad una base scientifica e militare non molto lontana da lì, costruita principalmente a scopo ricognitivo. Squattrinati com'eravamo, offrimmo servigi di vario tipo, come camerieri, lavapiatti e lavavetri, in cambio di alimentari. Mi rivelò alcuni trucchi per i mestieri da noi svolti e convinse alcuni pezzi grossi del rifugio ad affittarci dell'attrezzatura adatta con svariate promesse rinviate a fine spedizione e lasciando un oggetto a lui sentimentalmente prezioso, come parte del saldo per la grossa cifra che avremmo dovuto rendergli.
 
Oggi, gli ho domandato la ragione dei suoi gesti nei miei confronti, ma ha ovviato dicendo semplicemente che non v'è una motivazione; al fine, si è sdraiato sulla sua branda dandomi la schiena ed ha taciuto. Non so perché faccia tutto questo per me, ma di certo non posso essergli che grata. 
È buio, lui dorme mentre io non riesco; domani sarà finalmente la volta definitiva della nostra dipartita, ma non è questo che mi tiene sveglia. Guardo le stelle dalla finestra della nostra camera e penso a lui. Sono solo pochi giorni che lo conosco, eppure, già lo amo.
 
- Mattev
 
Questo corto racconto, vuole essere ben più velato di quanto dia a vedere; non è la narrazione di un evento del tutto fuori dal comune che vive una scienziata, bensì è la descrizione d'una qualsiasi circostanza nel quale, un individuo s'innamora di uno "sconosciuto", poiché diviene l'unico sostanziale aiuto offertogli in tal momento. La situazione vuole solo creare, a te lettore, un dubbio: da cosa è dato l'amore veramente?
   
 
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