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Autore: Unicorno del Senpai    21/03/2013    2 recensioni
Salve a tutti! Questa è la mia seconda FanFiction. È su Hetalia ed è tutta farina del mio sacco!
Direi che il pairing è un UsUk (o UkUs, vedetela voi come più vi piace) un pò speciale.
La storia inizia con una strana figura che si imbarca di nascosto su una nave pirata, ma c'è qualcosa di strano che gli altri marinai scoprono e rivelano subito al loro capitano.
Bè, a voi la lettura, spero sia di vostro gradimento!
Genere: Avventura, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inghilterra/Arthur Kirkland, Sorpresa
Note: What if? | Avvertimenti: Gender Bender
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CHAPTER 6

-       «Let’s go for a walk!»

Erano passati diversi giorni ormai dalla famosa litigata fra i due ed Emily ancora non si era decisa a fare pace.
Teneva ancora il broncio quando incrociava Arthur in giro per la casa prima che lui uscisse per sbrigare dei lavori oppure restava tappata nella propria stanza, sgattaiolando fuori solo per l’orario dei pasti.

O meglio, quando Arthur aveva finito di mangiare e tornava nel suo studio lei usciva, camminava furtivamente di fronte alla sua porta e correva poi giù per le scale, andando a mangiare quello che Esther le aveva tenuto da parte.

«Emily, non credi che sia ora di smetterla coi capricci?» le domandò dolcemente la governante e quello che ebbe in risposta fu un categorico «Gno!» detto a bocca piena da parte della biondina, intenta a divorare avidamente il suo pranzo per poi correre di nuovo su per le scale e chiudersi nella camera.

L’anziana donna sospirò mentre riponeva le stoviglie.
Era così presa che non si accorse nemmeno dell’arrivo di Arthur che si fermò alle sue spalle.
Si schiarì allora la gola per annunciarsi, cosa che fece sobbalzare Esther per la sorpresa.

«Oh, Sir Arthur, non vi avevo sentito entrare…»

«Scusami per averti fatta spaventare, Esther, è che… ecco, vorrei chiederti una cosa.
Immagino che quell’odiosa ragazzina viziata sia appena andata via da qui.»


«Non siate così duro con lei, Sir, è una brava ragazza, magari un po’ rumorosa certo, ma ha un grande cuore e non aspetta altro che far pace con voi.»

«Proprio questo volevo chiederti e spero vivamente che tu sappia darmi una risposta.
Come faccio a farla smettere di comportarsi come un’odiosa ragaz…»,
 ma si fermò, correggendosi dopo aver notato l’occhiataccia di rimprovero di Esther.

«Insomma, come faccio a far pace con lei? In casa mi evita e se malauguratamente ci incrociamo fa finta di non vedermi…»

La governante sorrise dolce a quelle parole, non lo aveva mai sentito preoccuparsi così per qualcuno.

«It’s not very difficult, Sir. Innanzitutto dovete andare a bussare alla sua stanza, se riuscite siate sorridente. Appena lei vi inviterà ad entrare, e state certo che lo farà, credetemi, voi le chiederete di uscire.
Non è mai stata a Londra, right? Perché allora non portarla un po’ fuori per scusarsi?
Magari questa sera potete portarla a vedere un’opera di questo nuovo famoso autore, com’è che si chiama… Shakespeare. Quando tornerete prometto che non mi farò trovare.»


Arthur ci pensò su un paio di minuti, probabilmente non aveva sentito l’ultima frase altrimenti avrebbe tirato fuori una qualche strana scusa.

Dopo un lungo sospiro rispose: «E sia. Thank you, Esther, sai dare sempre ottimi consigli, non avevo dubbi.»

Le labbra gli si incurvarono in un sorriso di ringraziamento, un attimo dopo stava già salendo le scale, diretto verso la stanza degli ospiti.

«Toc-Toc», fece la porta quando diede un paio di colpetti con le nocche sul legno.
Attese una risposta, ma dato che non si sentiva nulla si schiarì nuovamente la gola, chiamando la ragazza.

«Ehm, potrei entrare, please?»

Questa volta ottenne subito una risposta, uno sgarbato: «Che vuoi?», ma si trattenne dal risponderle male, stringendo le mani a pugno.

Si sentì nel frattempo però un fruscio, probabilmente Emily che si era alzata dal letto e si era avvicinata alla porta, pronta ad aprirla.

«Vorrei chiederti di uscire a fare quattro passi insieme a me, ti va?»

A questo punto la ragazza aprì la porta, facendolo accomodare nella stanza e richiudendogliela alle spalle.

«Che intenzioni hai? Sappi che sono molto brava a tenere il muso.»

«Me ne sono accorto…», borbottò l’inglese, riprendendo: «Vorrei farti conoscere la mia città e magari, non so, portarti a teatro con me questa sera…».

Si domandò se fosse stato troppo avventato, così aggiunse, frettoloso: «S-Sempre se ti piace, obviously, non voglio costringerti!»

Emily preferì tenerlo qualche altro attimo sulle spine, facendo finta di pensarci su, ma era chiaro come il sole che avrebbe accettato, proprio come aveva detto Esther.

«Mh, why not? Non ho altro da fare e in effetti a stare sempre chiusa qui dentro mi sto annoiando…»

Arthur fu felice di quella risposta tanto che sorrise, sincero. Una cosa del genere non si vedeva di certo tutti i giorni sul viso dell’inglese e la biondina lo capì, sorridendo a sua volta, un po’ timida.

«Perfect! Allora possiamo andar---, Ah!» gli cadde per la prima volta l’occhio sull’abbigliamento della ragazza.
Prima era stato troppo preso dal suo bel viso, quasi era stato costretto a guardarla nei suoi grandi occhi azzurro cielo nei quali si specchiava perfettamente che non fece caso a tutto il resto.

«Levati quella roba di dosso, non lo sai che non è adatto ad una lady indossare dei pantaloni con la camicia?!
Forza, cerca un vestito come si deve nell’armadio e cambiati, io ti aspetto fuori.»


Ma di certo la bionda non restò in silenzio, aveva da ribattere: «Ma uffa! Perché non posso mai vestirmi come voglio? Non credere che indosserò quel coso infernale, non riesco a respirare con quello addosso!»

«Invece sì che lo farai, dobbiamo uscire e non voglio fare brutta figura accanto a te!»

«Ah, è questo che pensi?»


Arthur si morse la lingua, ma perché non era stato zitto?!
Capendo che stava per scoppiare un altro litigio, ed era l’ultima cosa che voleva, si affrettò a chiarire: «No, no, non intendevo questo, è solo che se dobbiamo farci vedere in pubblico non è adatto per una ragazza come te indossare i pantaloni, sono cose da uomo, capisci?»

«E se volessi essere un uomo invece?»

«Avanti, non dire sciocchezze adesso… Vieni qui, ti aiuto a scegliere un vestito, ok?»

Emily  non poté fare altro che annuire diligentemente, lasciandosi aiutare da lui.

«Va bene…
Dovrò per forza mettere quelle odiose scarpette?»


«Temo proprio di sì, mi dispiace, ma dovrai farci l’abitudine.»

Nel frattempo tirò fuori dall’armadio un vestito lilla e lo posò sul letto, vicino delle scarpette dello stesso colore.

«Vuoi che chiami Esther per darti una mano?»

«No, thanks, riesco ancora a vestirmi da sola.»

L’inglesino sollevò appena le spalle ed uscì dalla stanza, aspettandola lì fuori.

Emily si spogliò velocemente e si rivestì con i nuovi abiti, anche se non altrettanto velocemente.
Legò il corpetto molto più largo rispetto all’ultima volta che era stata costretta ad indossarlo e prese un grande respiro, come per provare se così andasse bene e non la soffocasse.

Alla fine aprì la porta e sorrise ad Arthur, ritrovandoselo davanti.

«Va bene così, Sir

Calcò su quell’ultima parola, detta ironicamente.

«Yes, you are perfect, Emily.»

Disse dopo averla ammirata per bene, assumendo quasi un tono dolce quando pronunciò il suo nome.

La prese allora sottobraccio e la accompagnò all’ingresso, salutando la governante.

«Vedrai, Londra ti piacerà, ne sono certo.»

“Mi piacerà tutto se starò accanto a te”, pensò la ragazza, camminandogli di fianco, stretta al suo braccio.

Si incamminarono così lungo la strada, diretti al centro della città.

//Pensavate fossi scomparsa, eh?
E invece eccomi qui col sesto capitolo!
Allora, vorrei avvertirvi di una cosa: il prossimo capitolo immagino sarà a 
rating rosso e sta per essere steso, quindi arriverà molto presto così non vi terrò troppo sulle spine ché tanto lo so che non aspettate altro voi ù.ù
Io vi ho avvertiti, eh!
Spero vi sia piaciuto e che continuiate a seguirmi tutti, spero in vostre recensioni con commenti, consigli, pareri e quant'altro.
Un saluto a tutti, vostra
KingA <3
  
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