Capitolo 2.
Dimmi cosa pensi
“Ci sono
tanti modi per morire, ma il più atroce è
sentirti morire dentro e continuare a
vivere.”
-Kaede? Non ho mai sentito questo nome...-
mormorò Phinks.
Machi
annuì, presa dai ricordi.
–Era una ragazza speciale, sempre distratta, e spesso
arrivava in ritardo alle riunioni. Nonostante questo, riusciva a farsi
voler
bene da tutti noi...- si rese conto di quello che aveva appena detto,
ed
arrossì.
Un legame affettivo non sempre però è un segno di
debolezza.
–Lei e
Feitan si conoscevano da parecchio tempo, non abbiamo mai compreso a
fondo che tipo di
legame ci fosse tra quei due... Ma erano molto affiatati, assieme,
molto di più
di quanto lo fossero Ubo e Nobu, credimi. Si punzecchiavano sempre, e
litigavano. I loro duelli erano uno spettacolo bellissimo, sembravano
una
danza.-
Si interruppe, perdendosi in qualche remoto episodio, probabilmente
seguente
alla creazione del Ragno.
Fece un sospiro tremolante, rattristandosi nel
ripercorrere il passato.
Ma era necessario. Necessario affinché Phinks capisse,
affinché qualcuno potesse consolare il loro
compagno.
Disse la frase che suonò
impossibile alle orecchie dell’altro, perché
raccontava una storia
completamente diversa da quella che conosceva lui, che conoscevano
tutti loro.
Sei parole, che parevano parte di una favola:
-Quando era con lei, Feitan
sorrideva...-
Nella grande sala,
all’interno dell’immenso palazzo in rovina, dodici
persone erano riunite.
La
tredicesima era rimasta vittima del rancore di un sopravvissuto. Ubo,
uno dei
membri originari del Genei Ryodan, era stato ucciso dagli
“occhi cremisi”.
Poco
a poco alcuni uscirono, in silenzio, fino a che nella stanza non
rimasero che
sei ragni.
-Abbiamo perso un membro originario...- mormorò Paku
avvilita.
Gli
altri annuirono, mentre Nobunaga cercava di nascondere il suo dolore
per la
perdita dell’amico.
–Sembra che la storia sia destinata a ripetersi...- disse
Machi.
Sentendo quelle parole, Feitan scattò in piedi, guardandola
con un paio
d’occhi dorati, carichi di rabbia e risentimento.
Non disse nulla nessuno,
mentre il ragazzo si voltava e andava via, senza una parola.
Sapevano tutti il
motivo di quella reazione esagerata, e nessuno poteva rimproverarlo,
proprio
per questo.
Perché una cicatrice che brucia nell’anima non
può essere
rimarginata nemmeno dal passare degli anni, soprattutto se è
stata causata
dalla perdita di una cosa importante.
In questo caso, una persona...
-Wow! Oggi Kuroro era davvero strano!-
esclamò Machi appena
fuori.
–Già, ma è un buon leader, e sono certa
che è sicuro di quello che fa-
disse convinta Paku, sistemandosi una ciocca bionda dietro
all’orecchio.
–E tu
che ne pensi, Kaede?- chiesero quasi in coro le due.
Ma l’altra ragazza era già
corsa via.
-È sempre a correre- commentò Machi.
–Vero. Non sta ferma un
attimo.- le diede ragione l’amica.
Un paio di occhi gialli seguirono la sagoma
della compagna allontanarsi fino a sparire all’orizzonte,
confondendosi tra i
cumuli di spazzatura.
–Però che agilità! Chi è il
più veloce tra voi due,
Feitan?- fece Franklin curioso.
L’altro lo ignorò completamente.
–Non lo so.-
rispose secco, allontanandosi da lì.
I ragazzi lo guardarono sconsolati.
Feitan
era un tipo solitario, lo era sempre stato, e poche persone riuscivano
a fargli
dimostrare di provare emozioni.
Una di queste era Kaede: la ragazza si
divertiva particolarmente a stuzzicarlo, e spesso lui si arrabbiava
anche, cosa
rarissima.
Ma ogni loro litigio non era mai serio, al massimo duellavano un
po’
con la spada, anche se perlopiù si insultavano a
parole.
Lei gli aveva
affibbiato diversi soprannomi ridicoli, alcuni dei quali lo facevano
andare
davvero in
bestia.
Alcune volte entrambi
sparivano contemporaneamente per brevi e medi periodi, e la cosa non
poteva non
suscitare i commenti maliziosi delle due ragazze.
Solo con lei Feitan si
comportava a quel modo, e agli altri questo non era sfuggito affatto,
anzi,
evitavano accuratamente gli argomenti “soprannomi
assurdi”, “sparizioni
sincronizzate” e “Kaede”, per evitare uno
scoppio d’ira del ragazzo.
Non ci
tenevano mica a finire carbonizzati!
-Sparisci, tappetto omicida.- disse la ragazza non
appena si
accorse della sua presenza.
–“Tappetto omicida”? Non hai trovato di
meglio?-
chiese Feitan sorridendo malizioso.
Lei era seduta a gambe incrociate sul tetto
di una casa del centro, ed osservava l’orizzonte
lontano.
Lui la raggiunse e si
posizionò seduto alle sue spalle.
–A cosa pensi?-
La sua domanda pareva senza
importanza, ma il ragazzo sapeva che difficilmente avrebbe trovato
risposta.
–Affari miei.- lo rimbeccò infatti Kaede.
–Perché quattro?-
Altra domanda
apparentemente senza importanza, ma entrambi sapevano che la risposta
richiedeva
una spiegazione profonda, spiegazione che la ragazza non era disposta a
fornire.
–Non ne ho idea. È sempre stato il mio numero
fortunato, ed ho pensato
di affidarmi a lui anche questa volta.-
Decise di mantenersi sul vago, come al
solito.
–Ti dispiace? Lasciare questo posto, intendo...-
riprese.
–Cosa? Questo
postaccio? Per niente, anzi sono felice di andarmene.- rispose
atona.
–E
allora...- iniziò, ma venne interrotto da uno sbuffo della
ragazza: -Allora è
ora che ti faccia gli affari tuoi. Chi sei, il mio
confessore?-
Feitan si
lasciò sfuggire una risatina, divertito da quella
provocazione, mentre Kaede
sorrise sotto i baffi.
Poi lui si alzò e fece per scendere dal tetto.
–Ci si
vede.- disse.
Lei si voltò appena.
–Parli come se non ci vedessimo mai! Certo
che ci si vede, domani mattina alla riunione con gli altri! Si parte,
ricordi?-
lo prese in giro.
–Wow! Questa volta sei stata attenta! Miracolo!-
ribatté il
ragazzo con lo stesso tono provocatorio.
–Già, miracolo. È meglio se te ne vai,
se no neanche l’intervento divino potrà
trattenermi dal farti a fette,
bassetto!- lo minacciò scherzosamente.
–Certo- replicò ironico –Non riusciresti
neanche a toccarmi, “numero 4”.-
Kaede si voltò completamente. –Questo per te
era un insulto? Ghiaccioletto dei miei stivali!-
Ascoltò meglio quel soprannome
assurdo, e rise di gusto.
Invece Feitan non la prese a ridere, anzi, si
arrabbiò.
–Guarda che quando vuoi sei molto più sadica e
fredda di me!- sibilò,
tutto rosso in volto per la rabbia.
–L’hai detto! Quando voglio, non sempre!-
Un altro punto per lei.
–Basta, hai vinto...- sospirò il ragazzo.
–Ti arrendi?-
fece sorpresa, abbassando la guardia.
–No!- esclamò balzandole addosso,
approfittando del suo attimo di distrazione, afferrandole i polsi e
costringendola a sdraiarsi schiena a terra.
–Accidenti! Mi hai fregato,
dannazione!- ammise contrariata, guardandolo negli occhi.
Dopo pochi istanti di
silenzio lui mollò la presa, distanziandosi di qualche
metro.
–A domani.- disse
saltando giù dal tetto e sparendo poco dopo.
La ragazza sospirò, e ripensando a
come lui l’aveva colta di sorpresa poco prima
arrossì.
Ciao, come
state? Che ve ne pare?
Se lasciaste una recensione, giusto per sapere se vale la pena di
continuare, certo non mi offenderei!
Keyla