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Autore: Keyla99    21/03/2013    4 recensioni
Otto neo-ragni.
Sì, otto.
Kuroro, Machi, Pakunoda, Nobunaga, Uborghin, Franklin, Feitan...
E una ragazza: Kaede.
Perché non se ne sa nulla? Perché?
Ecco la sua, la loro la storia.
Keyla
Genere: Malinconico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Feitan, Genei Ryodan, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2.

Dimmi cosa pensi

“Ci sono tanti modi per morire, ma il più atroce è sentirti morire dentro e continuare a vivere.”

-Kaede? Non ho mai sentito questo nome...- mormorò Phinks. 
Machi annuì, presa dai ricordi. 
–Era una ragazza speciale, sempre distratta, e spesso arrivava in ritardo alle riunioni. Nonostante questo, riusciva a farsi voler bene da tutti noi...- si rese conto di quello che aveva appena detto, ed arrossì. 
Un legame affettivo non sempre però è un segno di debolezza. 
–Lei e Feitan si conoscevano da parecchio tempo, non abbiamo mai compreso a fondo che tipo di legame ci fosse tra quei due... Ma erano molto affiatati, assieme, molto di più di quanto lo fossero Ubo e Nobu, credimi. Si punzecchiavano sempre, e litigavano. I loro duelli erano uno spettacolo bellissimo, sembravano una danza.- 
Si interruppe, perdendosi in qualche remoto episodio, probabilmente seguente alla creazione del Ragno. 
Fece un sospiro tremolante, rattristandosi nel ripercorrere il passato. 
Ma era necessario. Necessario affinché Phinks capisse, affinché qualcuno potesse consolare il loro compagno. 
Disse la frase che suonò impossibile alle orecchie dell’altro, perché raccontava una storia completamente diversa da quella che conosceva lui, che conoscevano tutti loro. 
Sei parole, che parevano parte di una favola: 
-Quando era con lei, Feitan sorrideva...-

Nella grande sala, all’interno dell’immenso palazzo in rovina, dodici persone erano riunite. 
La tredicesima era rimasta vittima del rancore di un sopravvissuto. Ubo, uno dei membri originari del Genei Ryodan, era stato ucciso dagli “occhi cremisi”. 
Poco a poco alcuni uscirono, in silenzio, fino a che nella stanza non rimasero che sei ragni. 
-Abbiamo perso un membro originario...- mormorò Paku avvilita. 
Gli altri annuirono, mentre Nobunaga cercava di nascondere il suo dolore per la perdita dell’amico. 
–Sembra che la storia sia destinata a ripetersi...- disse Machi. 
Sentendo quelle parole, Feitan scattò in piedi, guardandola con un paio d’occhi dorati, carichi di rabbia e risentimento. 
Non disse nulla nessuno, mentre il ragazzo si voltava e andava via, senza una parola.
Sapevano tutti il motivo di quella reazione esagerata, e nessuno poteva rimproverarlo, proprio per questo. 
Perché una cicatrice che brucia nell’anima non può essere rimarginata nemmeno dal passare degli anni, soprattutto se è stata causata dalla perdita di una cosa importante. 
In questo caso, una persona...

-Wow! Oggi Kuroro era davvero strano!- esclamò Machi appena fuori. 
–Già, ma è un buon leader, e sono certa che è sicuro di quello che fa- disse convinta Paku, sistemandosi una ciocca bionda dietro all’orecchio. 
–E tu che ne pensi, Kaede?- chiesero quasi in coro le due. 
Ma l’altra ragazza era già corsa via. 
-È sempre a correre- commentò Machi. 
–Vero. Non sta ferma un attimo.- le diede ragione l’amica. 
Un paio di occhi gialli seguirono la sagoma della compagna allontanarsi fino a sparire all’orizzonte, confondendosi tra i cumuli di spazzatura. 
–Però che agilità! Chi è il più veloce tra voi due, Feitan?- fece Franklin curioso. 
L’altro lo ignorò completamente. 
–Non lo so.- rispose secco, allontanandosi da lì. 
I ragazzi lo guardarono sconsolati. 
Feitan era un tipo solitario, lo era sempre stato, e poche persone riuscivano a fargli dimostrare di provare emozioni. 
Una di queste era Kaede: la ragazza si divertiva particolarmente a stuzzicarlo, e spesso lui si arrabbiava anche, cosa rarissima.
Ma ogni loro litigio non era mai serio, al massimo duellavano un po’ con la spada, anche se perlopiù si insultavano a parole. 
Lei gli aveva affibbiato diversi soprannomi ridicoli, alcuni dei quali lo facevano andare davvero  in bestia. 
Alcune volte entrambi sparivano contemporaneamente per brevi e medi periodi, e la cosa non poteva non suscitare i commenti maliziosi delle due ragazze. 
Solo con lei Feitan si comportava a quel modo, e agli altri questo non era sfuggito affatto, anzi, evitavano accuratamente gli argomenti “soprannomi assurdi”, “sparizioni sincronizzate” e “Kaede”, per evitare uno scoppio d’ira del ragazzo. 
Non ci tenevano mica a finire carbonizzati!

-Sparisci, tappetto omicida.- disse la ragazza non appena si accorse della sua presenza. 
–“Tappetto omicida”? Non hai trovato di meglio?- chiese Feitan sorridendo malizioso. 
Lei era seduta a gambe incrociate sul tetto di una casa del centro, ed osservava l’orizzonte lontano. 
Lui la raggiunse e si posizionò seduto alle sue spalle. 
–A cosa pensi?- 
La sua domanda pareva senza importanza, ma il ragazzo sapeva che difficilmente avrebbe trovato risposta. 
–Affari miei.- lo rimbeccò infatti Kaede. 
–Perché quattro?- 
Altra domanda apparentemente senza importanza, ma entrambi sapevano che la risposta richiedeva una spiegazione profonda, spiegazione che la ragazza non era disposta a fornire. 
–Non ne ho idea. È sempre stato il mio numero fortunato, ed ho pensato di affidarmi a lui anche questa volta.- 
Decise di mantenersi sul vago, come al solito. 
–Ti dispiace? Lasciare questo posto, intendo...- riprese. 
–Cosa? Questo postaccio? Per niente, anzi sono felice di andarmene.- rispose atona. 
–E allora...- iniziò, ma venne interrotto da uno sbuffo della ragazza: -Allora è ora che ti faccia gli affari tuoi. Chi sei, il mio confessore?- 
Feitan si lasciò sfuggire una risatina, divertito da quella provocazione, mentre Kaede sorrise sotto i baffi. 
Poi lui si alzò e fece per scendere dal tetto. 
–Ci si vede.- disse. 
Lei si voltò appena. 
–Parli come se non ci vedessimo mai! Certo che ci si vede, domani mattina alla riunione con gli altri! Si parte, ricordi?- lo prese in giro. 
–Wow! Questa volta sei stata attenta! Miracolo!- ribatté il ragazzo con lo stesso tono provocatorio. 
–Già, miracolo. È meglio se te ne vai, se no neanche l’intervento divino potrà trattenermi dal farti a fette, bassetto!- lo minacciò scherzosamente. 
–Certo- replicò ironico –Non riusciresti neanche a toccarmi, “numero 4”.- 
Kaede si voltò completamente. –Questo per te era un insulto? Ghiaccioletto dei miei stivali!- 
Ascoltò meglio quel soprannome assurdo, e rise di gusto. 
Invece Feitan non la prese a ridere, anzi, si arrabbiò. 
–Guarda che quando vuoi sei molto più sadica e fredda di me!- sibilò, tutto rosso in volto per la rabbia. 
–L’hai detto! Quando voglio, non sempre!- 
Un altro punto per lei. 
–Basta, hai vinto...- sospirò il ragazzo. 
–Ti arrendi?- fece sorpresa, abbassando la guardia. 
–No!- esclamò balzandole addosso, approfittando del suo attimo di distrazione, afferrandole i polsi e costringendola a sdraiarsi schiena a terra.
–Accidenti! Mi hai fregato, dannazione!- ammise contrariata, guardandolo negli occhi. 
Dopo pochi istanti di silenzio lui mollò la presa, distanziandosi di qualche metro. 
–A domani.- disse saltando giù dal tetto e sparendo poco dopo. 
La ragazza sospirò, e ripensando a come lui l’aveva colta di sorpresa poco prima arrossì. 

Ciao, come state? Che ve ne pare? 
Se lasciaste una recensione, giusto per sapere se vale la pena di continuare, certo non mi offenderei! 

Keyla

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