Capitolo 1.
Il numero 4
“Che
cos’è un
ricordo?
NIENTE!
Non puoi toccarlo, non puoi udirlo...
Eppure è così grande che
non lo puoi DISTRUGGERE!”
Quattro
figure
avanzavano nella piana desertica, per metà coperte dalla
polvere che aveva
sollevato il passaggio delle vetture sulla strada sterrata.
–Sono passati tre
anni e due mesi, dall’ultima nostra riunione al completo...-
disse una voce
gelida, che pareva uscita dall’oltretomba.
–E nel frattempo due elementi sono
cambiati.- continuò la stessa voce.
La polvere si posò, rendendo possibile
vedere chiaramente chi fosse a parlare.
C’erano due ragazzi, un maschio e una
femmina, un gigante con la pelle verdognola, che ricordava uno zombie,
ed un
uomo sui trent’anni vestito come un samurai della vecchia
epoca, con due katane
al fianco.
–Già,- disse la ragazza -è cambiato
l’otto...- ma si interruppe
improvvisamente, abbassando gli occhi.
–E il quattro.- completò per lei il
samurai.
–L’otto, Shizuko, è simpatica. E la sua
abilità è estremamente utile.-
fece il gigante.
Era chiaro che la ragazza, molto giovane a dir la verità,
gli
piaceva molto.
–Invece “quel numero” è andato
a quel bastardo di Hisoka...-
Sembrava
quasi un tabù, per loro, pronunciare il numero 4.
–Non lo merita.- disse duro
il ragazzo, guardando fisso davanti a se, gli occhi dorati nascosti dai
ciuffi
di capelli scuri che gli cadevano sul volto.
I compagni si voltarono verso di
lui, sorpresi.
Raramente capitava che alludesse, in qualunque modo, al
passato.
Al suo passato.
Tutti, quel giorno,
avevano promesso che non avrebbero parlato mai più di quegli
avvenimenti, e lo
facevano per rispetto ad entrambi. Quindi pareva strano, quasi
impossibile, che
fosse stato proprio lui a fare quel riferimento.
–Feitan...- mormorò il
samurai.
–Secondo te che cosa dovremo rubare all’asta? Il
capo è appassionato
di tomi antichi, forse dei libri?- la ragazza fu abile nel cambiare
discorso e
distrarre così il compagno.
–No. Sarà un videogioco.-
Operazione portata a
termine eccellentemente.
–Un gioco?- fece allibito lo zombie.
–Sì, il
videogioco più pericoloso del mondo- continuò il
ragazzo.
–Non saprei...- il
samurai non era molto d’accordo.
–Tanto che importa? Siamo ladri, qualcosa
ruberemo.- concluse Feitan.
Gli altri gli lanciarono uno sguardo indecifrabile,
riconoscendo quelle parole.
A quanto pareva, si riferiva spesso a
“quell’argomento”, nonostante avesse
detto lui stesso che non voleva più
ricordare.
Ma forse il suo ricordo, che da anni tormentava il ragazzo, non
poteva sparire, o forse i sentimenti impedivano che ciò
accadesse.
Qualunque
fosse la risposta, non c’era nulla di positivo in questo.
Una ragazza con lunghi
capelli scuri era seduta su un
muretto di mattoni, osservando svogliatamente la gente che camminava
per la
strada.
Indossava una maglietta monospalla verde acceso e un paio di jeans al
ginocchio. Legata alla vita aveva una cintura di cuoio marrone da cui
pendeva una
spada affusolata, che sul pomo aveva incastonata una pietra gialla: un
topazio.
Era un’arma bellissima: di metallo pregiato e resistente,
argentata,
affilatissima, elegante e leggera. Gli occhi della giovane erano blu
zaffiro,
come pozze d’oceano, e i lineamenti erano delicati. Una
spruzzata di lentiggini
le conferiva un’aria allegra, da ragazzina.
Vedendo passare un ragazzone con
un’enorme chioma afro si lasciò scivolare a
terra.
–Ubo!- lo chiamo.
Lui si
fermò e la guardò raggiungerlo.
–Sai mica a che ora è la riunione di oggi?-
chiese la ragazza sorridendo.
Era molto più bassa rispetto all’altro, ma non era
messa in soggezione dalla sua immensa mole.
Il ragazzo la scrutò aggrottando le
sopracciglia.
–Certo. È fra dieci minuti, ci sto proprio
andando.- disse –Ma
per una volta non potresti stare attenta? Vedi di non arrivare in
ritardo!- le
raccomandò prima di sparire per la strada.
Questa volta aveva ragione, se non
l’avesse incrociato non avrebbe mai fatto in tempo... Come al
solito, oramai
gli altri ci erano abituati.
Stette qualche minuto a pensare: Kuroro aveva
detto che la riunione di quel giorno era importante, quindi non poteva
fare
troppo tardi.
Con agilità corse per la strada, raggiungendo a breve la
periferia.
Lì vi era un edificio mezzo distrutto da un lato, ma
dall’altro era
in buone condizioni, era solo pieno di macerie
all’interno.
La ragazza si
fiondò dentro a velocità ultrasonica, travolgendo
un ragazzo coi capelli neri,
dai riflessi blu scuro tutti spettinati e sparati verso il basso,
aprendosi
davanti al volto per far scorgere le lucenti iridi dorate.
–Ehi!-
protestò
lui, trapassandola coi suoi
occhi gialli –Ho capito che sei in ritardo, ma tanto ci siamo
abituati, non c’è
bisogno di ammazzarmi!-
La ragazza lo guardò con aria di sfida.
Feitan
indossava una maglia nera coperta da una casacca senza maniche, sempre
nera,
bordata di grigio e dei pantaloni del suo colore preferito,
cioè nero, assieme
al solito paio di morbide calzature a punta. Nere.
–Perché no? Libererei il
mondo da un tappetto arrogante e con manie omicide.- fece lei, fingendo
un’aria
ingenua.
Il ragazzo iniziò a fumare per la rabbia, e avrebbero
iniziato a
litigare come al solito se solo non fosse intervenuto Ubo.
–Adesso finitela- li
rimproverò dividendoli –Il Capo è
arrivato.- E con un cenno del mento indicò un
punto al centro della sala.
Un ragazzo con occhi nerissimi e spettinati capelli
scuri camminava lentamente verso di loro.
Era un gran bel ragazzo, dimostrava
una ventina d’anni.
–Devo dirvi una cosa importante, oggi vi esporrò
le regole
della “Genei Ryodan”- disse.
Tutti si guardarono perplessi: di che parlava
Kuroro?
–Nella Brigata...- iniziò con voce ferma
–Io sarò la testa, e voi le
zampe, proprio come in un ragno.-
Ora i futuri ragni ascoltavano con attenzione
ogni singola parola, mentre le tre ragazze presenti si chiedevano che
fine
avesse fatto il Quoll che conoscevano.
–Le regole non saranno molte, ma vi
prego di impararle e di memorizzarle.- continuò imperterrito
–Uno: non sono
permesse le liti serie tra i membri, le dispute si risolveranno
lanciando una
moneta. Due: i miei ordini hanno la precedenza su tutto, ma se dovessi
morire
uno di voi mi sostituirà. Tre...-
Il ragazzo continuò a parlare per diversi
minuti, spiegando accuratamente che cosa avessero dovuto fare come
membri del
ragno.
–Benissimo, ora potete scegliere un numero, da 1 a 13, che vi
identificherà.- disse infine.
Nobunaga
scelse l’1, Uborghin l’11, Machi il 7, Pakunoda il
9, Franklin il 12.
Mancavano
solo Feitan e la ragazza.
–Uhm... Allora io voglio il numero 2.- disse lui.
Tutti si voltarono verso l’unica rimanente.
–E tu, Kaede, che numero vuoi?-
chiese gentile Kuroro, conoscendo quanto ogni singola scelta, anche la
più
banale, fosse importante per la compagna.
–Ci ho pensato molto... Ed alla fine
ho scelto il mio numero fortunato. Sarò il 4.- disse
sorridendo e guardando il
capo negli occhi.
Ancora nessuno di loro sapeva quanto quel numero fosse
entrato nelle loro vite, non potevano nemmeno immaginarlo lontanamente,
quanto
avrebbe inciso nei loro destini.
Soprattutto per uno di loro, sarebbe stato
decisivo.
Ed
ecco il primo capitolo.
Che ve ne pare? Vi piace la protagonista?
Credetemi, questa ragazza riserva tante, tante sorprese...
Keyla