Crudele come la memoria,
Stupido come i rimpianti,
Tenero come il ricordo;
Freddo come il marmo.
Vivant comme le désir,
Cruel comme la mémoire,
Bête comme les regrets,
Tendre comme le souvenir;
Froid comme le marbre.
- Jacques Prévert
Prologo
Era un suicidio continuare in quel modo. Lo sapevo. Sarei morta unicamente per percepire altre allucinazioni che, in fin dei conti, non si avvicinavano nemmeno alla figura originale che mi scompigliava l’anima e mi rendeva spezzata in due. Rotta.
Ricordai quella volta quando paragonai me stessa a un appartamento che era stato incendiato, e poi abbandonato. Ero un monolocale che qualche ricco imprenditore aveva gustato ad abitarci per un po’, ma poi ovviamente si era stancato. Fin troppo abituato agli agi della vita mondana, l’imprenditore si era reso conto che quel coso era solo un passatempo, e non c’aveva messo molto a cambiare idea. Anche il monolocale però era conscio della cosa. Era certo che prima o poi si sarebbe stancato. Era solo un monolocale, in fin dei conti. Niente di appariscente, speciale, bello. Solo un monolocale.
Come se non bastasse unicamente quello a distruggermi, sbriciolarmi, c’era anche l’amore non del tutto corrisposto di Jacob. Lo amavo, certo. Me ne aveva fatto rendere conto. Ma lo amavo quanto bastava? Ancora una volta, mi rendevo conto che l’amore che provavo per lui era un amore sano. Intendo dire, quel tipo di amore che non è una dipendenza, un enorme macigno che ti porti dentro al petto. Quell’amore leggero, ma forte e strutturato, naturale come respirare.
Lo amavo abbastanza, però? Abbastanza per lui? Per farlo sentire soddisfatto, pieno, appagato?
Sapevo in cuor mio che non l’avrei mai amato come il mio principe scomparso. Ero solo una elastica umana, incline ai cambiamenti. Il mio principe probabilmente era convinto che la mia elasticità funzionasse anche nel suo caso. Non è vero.
Non sarebbe mai stato vero.
Ti amo, Edward.