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Autore: Akane92    22/03/2013    7 recensioni
Una ragazza è di ritorno in città e sconvolgerà la vita del nostro caro Alpha.
Dal prologo:
" Due occhi grandi e verdi incrociarono il suo sguardo per qualche secondo. Un occhiata veloce che per il lupo fu fatale.
Qualcosa dentro di lui si mosse, all’improvviso. Non ebbe neanche il tempo di capire. I suoi battiti aumentarono, le sue mani tremavano, e i suoi occhi non potevano fare a meno di continuare a seguire quegli occhi magnetici. Strinse ancora più forte il volante della sua auto con i muscoli del corpo tutti tesi. Era una ragazza. Una ragazza dagli occhi verdi e i capelli rossi come il sangue. Sorrideva, mostrando i denti che per Derek in quel momento erano perfetti, insieme a tutto il resto. Era una strega, forse? "
Genere: Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Derek Hale, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Condom

 

POV Hope

Odiavo gli ospedali fin da bambina. Mi ricordavano sempre dolore e sofferenza. Non ci ero stata molte volte, grazie al cielo, ma le poche volte che ci ero stata non furono affatto belle. La prima volta fu quando io e mio fratello avevamo il morbillo e la febbre alta e mio padre spaventato ci portò lì, e i medici ci fecero restare per tre giorni. La seconda volta fu quando mio fratello si ruppe la gamba per saltare da un albero e le altre volte mio padre ci portò per vaccinazioni. Odiavo soprattutto le siringhe! Un’altra cosa che mi faceva odiare gli ospedali era che sapevo che mia madre era morta lì, su un letto d’ospedale. Non l’avevo vista, ma conoscevo la storia. Anche quella volta provai dolore a causa delle ferite, del braccio rotto e delle varie punture e medicazioni che mi facevano le infermiere, ma fu diverso perché ero circondata dalle persone a cui tenevo di più, che mi tenevano compagnia e riuscivano a farmi sorridere nonostante tutto. Derek e Stiles si erano praticamente trasferiti in ospedale! Mangiavano il cibo delle macchinette o quello che gli portava mio padre e dormivano sulle sedie accanto a me, non lasciandomi sola neanche un attimo. Avevo detto loro che potevano tornare a casa e dormire in letti comodi, ma nessuno dei due mi ascoltò. La mattina venivamo raggiunti da Lydia e Scott che ci portavano la colazione e nel pomeriggio anche Isaac, Erica e Boyd si univano a noi e mio padre mi portava Kopa, che si posizionava sempre accanto a me sul letto. Quelli erano i momenti che preferivo: tutti erano seduti attorno a me e parlavano, ridevano e si prendevano in giro! Inizialmente Derek non era a suo agio, e io lo notai subito. Gli presi la mano, accarezzandola e cercando di fargli capire che era tutto apposto, che potevamo stare sereni senza pensare a lupi, cacciatori e altri mostri. Fu anche spronato da tutti a parlare e a partecipare, così pian piano riuscì a calmarsi e a godersi i pomeriggi con noi, mostrando sorrisi che gli altri non avevano mai visto. Perfino io rimasi sorpresa! Per un’oretta venne anche a trovarmi il dottor Deaton, felice di vedere che stessi bene, e gli altri gli spiegarono cosa era successo e cosa avevamo fatto. Ricevetti anche una telefonata da parte dello zio di Derek, Peter, che mi spiegò che non poteva venire in ospedale ma che era felice che io non mi fossi fatta niente di grave, dicendomi anche che ero stata coraggiosa insieme a mio fratello. Fu una telefonata un po’ imbarazzante, almeno per me, ma comunque fui contenta di riceverla. I momenti che più detestavo e che purtroppo accadevano per due, tre volte al giorno, erano quelli in cui i medici e gli infermieri entravano nella mia stanza, facendo uscire tutti, per controllarmi i braccio e cambiarmi le bende. Odiavo le siringhe, sebbene diminuissero in parte il dolore, e odiavo tutte quelle creme e quei liquidi che mi mettevano sulle ferite per disinfettarle e velocizzare la guarigione. Inoltre, non riuscivo neanche a camminare bene. Anche le caviglie erano ferite e c’erano ancora i segni della corda che me la aveva strette per troppo tempo, il solo poggiarle a terra mi faceva sentire un dolore lancinante. La prima volta che provai a camminare fui presa al volo da Derek, altrimenti sarei finita per terra. Mi rassegnai a restare a letto e ogni volta che dovevo andare in bagno mio fratello o Lydia mi aiutavano, facendomi sentire non poco in imbarazzo. Comunque, non fu male stare in ospedale, ma solo perché sapevo che ci sarei rimasta per poco tempo e perché erano tutti lì con me. L’ultima sera mio fratello si addormentò sulla sedia prima di Derek, permettendoci di passare un piccolo momento da soli.
<< Sei pronta per tornare a casa? >> mi chiese lui, mentre gli stringevo la mano.
<< Non vedo l’ora! Anche se mi piace avervi tutti qui >> confessai.
<< Ci saremo anche a casa >>
<< Vi riunirete attorno al mio letto anche lì? >> chiesi, sapendo che non sarebbe mai accaduto.
<< Non credo, però ci saremo >>
<< Spero di riuscire a camminare, piuttosto. Devo andare a scuola! >> non volevo restare a casa ferma sul letto. Dovevo assolutamente camminare e andare a scuola.
<< Ti aiuterò io, o tuo fratello >> disse lui, guardando Stiles che dormiva a bocca aperta.
<< Grazie per essere stato qui. Magari non ti sei sentito proprio a tuo agio, però … >> lui non mi fece continuare a parlare confessando che era stato bene.
<< Mi sono ricordato di quando io e la mia famiglia ci riunivamo in salotto o in cucina, raccontandoci le nostre giornate .. >> mi spiegò, abbassando lo sguardo.
<< Oh, Derek … >> non sapevo se quella fosse una cosa brutta o una cosa belle, o una via di mezzo. Sicuramente ricordare la sua famiglia gli faceva provare dolore, ma almeno il fatto di averne una nuova poteva farlo sentire meglio.
<< No, è stato bello. Davvero >> mi confessò, tornando a guardarmi con i suoi occhi verdi e bellissimi.
<< Sono contenta allora >>
<< Anche io. Dormi ora >> disse, accarezzandomi i capelli.
<< Domani sera dormirai di nuovo nel mio letto con me? >>
<< Se lo vorrai >> rispose, avvicinandosi a me e baciandomi piano le labbra. Sembrava come se avesse ancora paura di farmi male.  << Buonanotte >>
<< Buonanotte Derek >>
Ci addormentammo mano nella mano.
 
La mattina dopo fummo svegliati tutti e tre da mio padre, che ci aveva portato la colazione. Quella mattina Scott e Lydia erano tornati a scuola, e io in parte gli invidiavo.
<< Buongiorno piccola >> mi salutò mio padre, dopo aver svegliato anche Derek, che aveva subito lasciato la mia mano, e mio fratello. << Qui ci sono cornetti e caffè >> disse poi, poggiandoli sul comodino accanto a me.
<< Grazie >> risposi << Quando posso andarmene? >>
<< Fra un po’ verranno i medici per l’ultimo controllo e poi potrai tornare a casa. Io devo andare in centrale, stiamo ancora indagando su questa questione.. >> sospirò.
<< Ci sono novità? >> chiesi, ma sapevo già la risposta.
<< No, niente. Hope, so che non vuoi parlarne ma te lo chiedo per l’ultima volta, sei sicura di non ricordare nulla? >>
Sentii gli sguardi di tutti su di me, mio fratello spalancò anche gli occhi. << No, non ricordo nulla. Scusami >> risposi, mentendo ancora all’uomo a cui non avrei mai voluto mentire. Ma in fondo era anche per il suo bene.
<< Non fa niente, forse è meglio se non ricordi … Derek, puoi accompagnare tu Hope a casa e Stiles a scuola? >>
<< Stiles a scuola?! Ma dico, sei matto? >>  s’intromise mio fratello, gesticolando.
<< Perché non dovresti andare a scuola? >> chiese mio padre, esasperato.
<< Perché non vedo l’ora di riabbracciare il mio letto! Sono due notti che dormo su delle sedie non molto comode, come pretendi che possa passare una giornata a scuola?! >>
<< Non ho tempo di discutere con te quindi va bene, ma domani torni a scuola! >>
<< Posso tornare anche io domani? >> chiesi, sperando in una risposta positiva.
<< Dipende da come stai >>
<< Sto bene! Ti prego! >>
Lui sospirò ancora << Voi due siete davvero cocciuti! >> e quella era la risposta positiva, sarei potuta tornare a scuola! << Io vado, ci vediamo stasera >> disse, baciandomi la fronte e uscendo dalla stanza.
<< Non credo che tu debba andare a scuola domani >> mi disse Derek.
<< Non voglio stare ferma a casa! Mi porterò il pc così potrò scrivere su quello >> dissi, guardandomi la mano sinistra ingessata. Non avrei potuto scrivere a mano per almeno un mese.
<< Come farai a camminare? >> mi chiese il lupo.
<< Ci riuscirò. Zoppicherò un po’, ma fa nulla >>
Lui alzò gli occhi al cielo, sapendo che sarebbe stato inutile controbattere.
Facemmo colazione e poco dopo un medico e un’infermiera ci raggiunsero in stanza, e lui aveva fra le mani una stampella.
<< Allora, signorina Stilinski, come andiamo? >> mi chiese il medico che mi aveva curato fin dal momento in cui ero arrivata.
<< Mi sento meglio >> risposi, notando che l’infermiera aveva gli occhi puntati su Derek e non su di me.
<< E come cammina? >>
<< Ehm … Non benissimo >> confessai, sapendo di non poter mentire sull’evidenza.
<< Vogliamo provare? >> mi chiese, avvicinandosi a me e porgendomi una mano. Io gliela presi e mi spostai, poggiando delicatamente i piedi a terra. Alzai lo sguardo e vidi Derek guardarmi attento, pronto a prendermi nel caso cadessi. << Ora prova ad alzarti >> mi disse il medico e io feci come mi aveva chiesto. Provai di nuovo un dolore incredibile, le caviglie mi pulsavano e mi facevano male come se attorno a loro ci fosse ancora la corda stretta. Almeno non caddi, ma la mia faccia faceva ben capire cosa stavo provando. << Fa male, eh? >> chiese il medico.
<< Abbastanza >>
<< Prova a fare un passo in avanti >>
Respirai a fondo e feci come mi aveva detto, zoppicando. << Brava, ancora >> misi in avanti l’altro piede, ma tanto fu il dolore che persi l’equilibrio e vidi di nuovo le braccia di Derek prendermi al volo, impedendomi di finire con la faccia a terra.
<< Grazie >> gli dissi, abbassando lo sguardo.
<< Ok, Hope. Credo proprio che dovrai usare questa >> mi disse il medico, indicandomi la stampella.
<< Credo anche io >> risposi, rimettendomi in piedi.
<< Dovrai cambiarti le bende ogni giorno, disinfettando le ferite fino a quando non si saranno chiuse del tutto. Quando accadrà dovrai metterci sopra una pomata che ho dato a tuo padre, ok? >>
<< Ok. E il braccio? >>
<< Fra un mese ci rivediamo e ti potrò togliere il gesso. Se dovessi sentire qualsiasi dolore sospetto, non esitare a tornare qui >>
Come avevo ipotizzato, dovevo tenere il gesso per un mese. << Va bene >> dissi, sbuffando.
<< Vuoi provare a camminare un po’ con la stampella? >>
<< Ehm … >> no che non volevo. Le caviglie mi facevano ancora male.
<< Credo che abbia già provato abbastanza dolore >> s’intromise Derek, lasciando stupito il dottore.
<< Ma dovrà imparare >>
<< Imparerà dopo >> rispose ancora Derek.
<< Magari la aiutiamo ad abituarsi a casa >> disse Stiles.
<< Come volete. Puoi andare, Hope, mi raccomando >> disse il medico, sorridendomi.
<< Grazie >> gli dissi, ricambiando il sorriso.
Il medico lasciò la stampella a mio fratello e poi insieme all’infermiera, che aveva lanciato lanciato un’ultima occhiata a Derek, uscì dalla stanza.
<< In effetti, la stampella mi serve >> dissi, pensando che in qualche modo sarei dovuta uscire da lì.
<< Perché? >> chiese Derek, confuso.
<< Come ci arrivo alla tua auto? >>
Lui alzò gli occhi al cielo e con un gesto sia rapido che delicato mi prese fra le sue braccia. << Oh, capisco >> dissi, mentre lui stava già uscendo dalla stanza seguito da mio fratello.
Mentre camminavamo per l’ospedale notai tutti gli sguardi puntati su di noi, soprattutto delle infermiere che in quei giorni non avevano fatto altro che fissare Derek, e mi sentii in imbarazzo, ma allo stesso tempo felice di essere fra le braccia del mio Alpha.
<< Stiles, prendi le chiavi dell’auto dalla mia tasca >> ordinò Derek una volta fuori dall’ospedale.
<< Mi fai guidare la tua auto? Oh, Dio, non ci posso credere! >> esultò mio fratello, prendendo le chiavi dalla tasca dei pantaloni di Derek, che nel frattempo lo stava fulminando con lo sguardo.
<< Devi solo aprirla, io ho le mani occupate >> spiegò lui.
<< Oh, avanti! Posso guidarla io mentre tu stai attento ad Hope >>
<< Posso fare entrambe le cose. Apri l’auto >>
Stiles aprì la camaro di Derek, ma non voleva mollare. << E dai, sono bravo! >>
<< Stiles, ho detto di no. Va’ dietro >> rispose Derek mentre mi adagiava sul sedile anteriore e mi metteva la cintura.
<< Ma, ascolta … >> cercò di controbattere ancora mio fratello, inutilmente.
<< Stiles! Vuoi tornare in ospedale? Non ci metto niente a lasciarti qui con le ossa rotte! >>
<< Ti odio davvero a volte, sai? >> rispose mio fratello alla minaccia, mettendosi sul sedile posteriore.
Una volta arrivati a casa, Derek mi riprese in braccio e ordinò a Stiles di chiudere l’auto. Quando entrammo, Kopa fece le feste a tutti e tre, contento di non essere più solo. Derek mi portò in camera mia, sul letto, e Stiles mi lasciò la stampella e la borsa che avevo in ospedale vicino. << Bene, io ora vado finalmente a dormire nel mio amato letto. Che facciamo a pranzo? >>
<< Di certo tua sorella non può cucinare >> rispose Derek, sedendosi accanto a me.
<< Posso dirti come fare, però >> dissi io.
<< Perfetto, moriremo avvelenati! A dopo >> ci salutò Stiles, andando verso la sua camera.
<< Come vorrei ucciderlo a volte >> disse Derek, facendomi ridere.
<< Lo so che non è vero >>
<< Oh, no. E’ proprio vero >>
<< Ti importa anche di lui >> dissi, avendolo sentito dire da lui stesso alla cacciatrice.
<< Ma vorrei comunque ucciderlo >> rispose, ma sapevo che teneva a mio fratello più di quanto lui stesso sapesse. << Hai bisogno di qualcosa? >> mi chiese poi.
<< Vieni qui >> dissi mettendomi seduta e tirandolo verso di me dal collo della maglietta che indossava. Avevo bisogno di lui, solo di lui.
Lo baciai con tutta la passione che avevo avuto dentro in quei giorni e che non avevo potuto esprimere perché qualcuno era sempre lì che ci osservava. Ora eravamo finalmente soli. Lui rispose al mio bacio, accarezzandomi la guancia, ma dopo poco, davvero poco tempo si allontanò da me, sorridendomi. << Tuo fratello è qui >>
<< Starà già dormendo >> dissi, tirandolo di nuovo verso di me e tornando sulle sue labbra.
<< Hope … >>
<< Sta’ zitto >>
<< Hope, potrei non controllarmi >> mi confessò, baciandomi il collo.
<< Non farlo >> gli risposi, e lui mi guardò divertito per poi tornare a baciarmi con più passione e voglia di prima, facendomi sentire accaldata più del solito. Visto che non potevo muovere un braccio, con l’altro gli accarezzai i capelli e scesi verso il suo collo e la sua maglietta, non desiderando altro che il suo corpo sul mio. Sentii finalmente le sue mani su di me, e lui fu attentissimo a non sfiorarmi nessuna ferita, accarezzandomi i fianchi e mettendo le mani sotto la maglietta. Rabbrividii al suo tocco, imitando il suo gesto e accarezzando il suo perfetto petto. Pian piano mi feci scivolare sul letto, sdraiandomi e vedendo Derek seguirmi, ritrovandolo poi su di me. Con una mano si reggeva, per evitare di toccarmi le ferite, e con l’altra continuava ad accarezzarmi fino ad arrivare al seno. Io ormai ero in estasi e con l’unica mano libera arrivai ai suoi pantaloni e ai suoi boxer, accarezzando il membro del lupo. Sentii un suo piccolo gemito mentre anche lui arrivò ai miei slip, dentro di me. Anche io mi lasciai andare ad un piccolo gemito, e lui si fermò, guardandomi spaventato.
<< Non era dolore >> gli dissi, ansimando insieme a lui.
<< Se ti faccio male, devi dirmelo >> mi rispose e io annuii, tornando a baciarlo e ad accarezzarlo.
Anche se provavo dolore nel muovere il braccio perché le ferite mi tiravano la pelle, non credevo di essere mai stata meglio. Accarezzare Derek, baciarlo, sentire le sue carezza, la sua mano dentro di me mi provocava sensazioni indescrivibili. Lui voleva me e io volevo lui, e non smettevamo più di baciarmi e toccarci, finchè …
<< Hope, basta! >> disse Derek all’improvviso, rimuovendo la mano da me e spostando la mia dal suo corpo. Lo guardai confusa, gli avevo forse fatto male? Avevo sbagliato qualcosa? Lui chiuse gli occhi, come per concentrarsi.
<< Che c’è? >> chiesi, preoccupata. << Ti ho fatto male? >>
Lui sorrise, ancora con gli occhi chiusi. << No, mi stavi facendo troppo bene >>
<< Oh >> risposi, mentre lui riapriva gli occhi e si spostava, mettendosi seduto affianco a me.
<< Pensavi di avermi fatto male? >>
Anche io mi rimisi seduta, spostandomi con il braccio libero e con il quale prima stavo toccando il corpo del mio amato Alpha. << Non capivo perché ti fossi fermato e mi avessi fermato >>
Lui abbassò lo sguardo, quasi imbarazzato, e poi tornò su di me. << Avrei combinato un casino >> confessò, mentre vedevo il suo viso più colorito del solito.
<< Ah, capisco. Scusami >> risposi, sentendo anche che il mio viso diventava rosso.
<< Non devi scusarti >> mi disse, baciandomi la fronte.
Sorrisi, ma dentro di me ero triste perché sapevo che non avremmo potuto continuare. Avremmo potuto, se solo fossimo meglio organizzati. << Sai, ehm .. tu non hai i .. ehm, sai i .. quelli per … >> cercavo davvero di chiedergli se avesse dei preservativi, ma la voce mi si spezzava.
Lui alzò le sopracciglia, non capendo. << Cosa? >>
Feci un respiro profondo. << Preservativi >> dissi tutto d’un fiato, mentre Derek spalancava gli occhi.
<< Oh, quelli. No, non ce li ho >> rispose, imbarazzato << Perché, volevi …? >> non completò la frase, lasciando intendere il significato.
<< No, no! Cioè, sì, ma non ora. Pensavo solo che se li avessi avuti avremmo potuto continuare e tu saresti potuto .. insomma .. non avresti combinato un casino! >> risposi, gesticolando.
<< Giusto .. Devo prenderli? >> mi chiese con un filo di voce.
<< Se vuoi >> risposi, sperando che le mie guance smettessero di essere così calde.
<< Tu vuoi? >> mi chiese, prendendomi la mano.
<< Pensi che non voglia? >>
<< No. Ma non voglio costringerti >>
<< Sono stata io ad insistere e a saltarti addosso prima, ricordi? >>
Lui mi sorrise. << Intendo altro. Per te sarebbe la prima volta, no? >>
<< Sì >> risposi solamente, ricordandomi che lui era già a conoscenza del fatto che io fossi vergine.
Rimase per un po’ in silenzio a fissarmi, a studiarmi come a volte faceva. << Perché io? >> mi chiese poi.
<< Che intendi? >>
<< Perché con me e non con qualcun altro? >>
Io alzai le spalle, la risposta mi sembrava semplicissima << Perché ti amo >>
Lui mi sorrise di nuovo, sciogliendomi il cuore. << Anche io >>
<< Ecco, questo è l’altro motivo >> risposi, accarezzandoli la guancia.
<< Li comprerò >>
<< Bravo >> risposi, avvicinandomi piano a lui per baciarlo ancora. << Quindi, ti va un film? >>
<< Che film? >>
<< Si chiama Rapunzel! >>
<< Hai detto film, non cartone animato >>
<< Dai, sono sicura ti piacerà >>
Lui alzò gli occhi al cielo, rassegnato << Scommetto che parla d’amore >>
<< Anche >>
<< Va bene >> acconsentì, alzandosi e prendendomi di nuovo fra le sue forti braccia.
Mi mise sul divano ed inserì il dvd nel lettore, mettendomi poi accanto a me e cingendomi le spalle con un braccio. Io adoravo quel cartone animato, adoravo Rapunzel, Pascal, Maximus e Flynn! Sentii Derek ridere quando il ladro scappava dal cavallo segugio e quando Rapunzel gli teneva testa con una sola padella, e lui mi strinse di più a sé quando ci fu la meravigliosa scena delle lanterne. Rimase di stucco quando Flynn tagliò i capelli a Rapunzel, non aspettandosi che finisse così.
<< Ehi, potevate avvisarmi che vedevate Rapunzel! >> esordì mio fratello raggiungendoci in salotto, quando ormai Rapunzel aveva ritrovato i suoi genitori.
<< Dormivi >> gli risposi, mentre lui si sedeva accanto a me e finiva di vedere il film con noi.
<< Ho fame >> annunciò ancora Stiles, alla fine del film.
<< Andiamo in cucina, io vi guido e voi cucinate >>
Stiles e Derek si guardarono, preoccupati, ma poi fecero come gli avevo detto.
Fu divertente vederli in cucina alle prese con pentole, coltelli, pasta e condimenti, ma furono dei bravi cuochi e seguirono alla lettera ciò che dicevo e alla fine mangiammo un buon pranzo. Nel pomeriggio chiesi loro di aiutarmi a camminare con la stampella, provando ancora molto dolore alle caviglie. La prima volta finii quasi a terra, ma pian piano riuscii ad abituarmi e a fare qualche passo senza provare troppo dolore ma anzi mi accorsi che la stampella lo attutiva di molto. Passammo il pomeriggio fra stampelle e film, stavolta scelto da Stiles: The Avengers.
Papà chiamò mio fratello dicendo che avrebbe fatto tardi e Stiles lo rassicurò dicendo che stavamo bene e che avremmo ordinato la pizza per cena. Lydia mi chiamò chiedendomi come stessi e se il giorno dopo sarei andata a scuola, e fu felice della mia risposta affermativa. Derek tentò di persuadermi ancora dal non andare a scuola, ma fu inutile, ormai avevo deciso e comunque riuscivo a camminare con la stampella, o meglio zoppicare. Dopo aver ordinato e mangiato la pizza, io e il mio Alpha tornammo in camera e ci sdraiammo sul letto, ma lui notò che anche solo sfiorandomi il braccio mi faceva male e si alzò, avvicinando la sedia della mia scrivania al letto.
<< Non puoi dormire ancora su una sedia! >> gli dissi, mentre lui ormai era accanto a me.
<< Sì che posso >>
<< Derek … >>
<< Devo comunque restare sveglio e controllare quando arriva tuo padre >>
Sbuffai, prendendogli la mano. << Starai scomodo >>
<< Sto bene >>
<< Bugiardo >>
Lui mi sorrise, baciandomi piano le labbra. << Dormi Hope, ne ha bisogno >>
<< Domani verrai a scuola con me? >>
Lui annuì << Resterò vicino alla jeep >>
<< Quando dormirai? >>
<< Dopo che arriverà tuo padre, comodamente seduto su questa sedia. Ora dormi >>
<< Ti odio >> dissi, facendo il broncio.
Lui alzò le sopraciglia << Il tuo cuore dice che menti >>
<< Lo so >>
<< Buonanotte Hope >>
<< Cerca di dormire anche tu, buonanotte >>
Mi addormentai con la mano nella sua, sentendo le sue carezza sui miei capelli.








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Ciao a tutti! :)
Eccovi il nuovo capitolo, spero davvero che vi piaccia! L'ultimo forse non era dei migliori, spero che questo sia migliore! Nel prossimo ci sarà il POV di Derek, come sempre ^^
Grazie tutti coloro che hanno recensito il capitolo precedente, siete tanto buoni e gentili, mi fate sorridere sempre! (:
A presto! <3
  
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