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Autore: Emera96    22/03/2013    1 recensioni
Una os diventata una raccolta sui personaggi.
Una songfic, in cui ogni personaggio rivela luci ed ombre di sé, attraverso la musica.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Il Sole.




Scusate.
Sono passati due mesi da quando ho scritto qualcosa, ma la scuola mi impegna tantissimo.
Inoltre ultimamente la mia connessione lascia un po' a desiderare, quindi..
Ecco a voi Lavinia, diventata Senza-Voce ingiustamente. E Il sole, canzone meravigliosa dei Negramaro.
E, nel caso esistesse ancora qualcuno che legge ciò che scrivo, spero di non deludervi. Voglio davvero scrivere ancora. 











<< A volte certo capita anche a me di non avere voce per parlare o per cantare. >>
 

Mi ritrovo a rimpiangere anche la frase più insignificante.
E quelle mai dette? Quelle che avresti voluto sussurrare al vento, in modo da trascinarle via?
Ma forse è così. Forse apprezzi davvero quello che avevi solo nel momento in cui lo perdi.
Io non l'ho perso. Quel dono, quella voce, mi è stata estorta con la forza. Con la violenza di un mondo corrotto.
E viscido, viscido come un serpente che ti si attanaglia con le sue mille spire, fino a soffocarti. 

 

<< Ma in fondo mi conosco, sbaglio tutti i tempi, 
non era questo forse il migliore per i miei silenzi? >>

 

Il mio problema è sempre stato lo stesso: la codardia. In fondo, son stata punita per quest'ultima.
Solo i codardi scappano in silenzio, in fretta e furia, alle porte di una notte che li potrebbe condannare. 
Solo i codardi corrono senza decoro, mandando a rotoli una vita sfarzosa costruita mattone dopo mattone.
Solo i codardi si fanno beccare, e implorano un'estranea guardandola negli occhi mentre viene portata via.
Ed io è questo che sono: sono una codarda. 

 

<< E lo capisco bene mentre io ti guardo arrivare,
da un cielo terso e limpido che non nasconde alcun rumore. >>

 

Quel cielo. Oh, quel cielo sono sicura che non lo dimenticherò mai.
Prima limpido, cristallino, quasi terrificante nella sua pacifica immobilità.
E poi un'ombra, un rumore meccanico che sembrava gridare il mio nome ai quattro venti.
E nel giro di un secondo, un battito d'ali e all'interno di quel mostro, perderò la mia voce.
... Per sempre. 

 

<< Perdendomi negli angoli del tuo splendore, mi chiedo dove mai sia finito il sole. >>
 

Dov'è? Dove si è nascosto quell'immenso disco giallo, che sembrava emettere amore?
Quando si dice "Il Male che oscura il Bene. Nero e bianco. Morte e Vita."
 Non c'è niente di più vero, sapete? Loro vinceranno, vinceranno in ogni caso.
Non lo dico solo per le torture, per la mia voce persa, per l'odio, per i Giochi.
E' un dato di fatto. Una buona azione, una rivoluzione, scemeranno sempre nell'odio.
Nell'indifferenza di chi applaude la morte di un bambino. 

 

<< E proprio oggi che il cielo azzurro è troppo azzurro, 
e non c'è macchia gialla neanche a immaginare. >>

 

Lo vedo. Da una finestra che ad un'occhio più stanco non risulterebbe nemmeno.
Vedo quel cielo, quel rettangolo talmente azzurro da risultare oltremodo accecante.
Capisco che sarà l'ultimo colore di una vita vissuta in bianco e nero, senza misura nè coraggio.
Capisco che il mio ultimo colore, l'ultima immagine che vedrò, sarà lo stesso che mi ha ucciso.
Lo stesso che mi ha oscurato il sole. 

 

<< Ma se guardo in basso e vedo te in un istante, 
poi capisco che è finito dentro te proprio quel sole. >>

 

Ti ho vista, ragazza in fiamme. E so che anche tu mi avevi visto.
Ho visto uno sguardo impotente, di chi avrebbe voluto davvero aiutarmi col cuore.
Ho visto quegli occhi grigi fissare il mio viso e riconoscerlo nella permanenza a Capitol City.
E in quel viso, ho trovato la forza di urlare in assenza di una voce mia, ma attraverso le sue azioni. 

 

<< E adesso è il momento in cui vorrei cantare,
ritrovare la mia voce, che ho perso, come ho perso il sole. >>

 

So di aver perso una partita che non sarò in grado di ripetere.
E so anche che la prossima ferita, superficiale, profonda, fisica o psicologica, saprà annientarmi.
Per questo per un'ultima volta canto, nella mia testa. Uno di quei motivetti insulsi, ma che sanno toccarti.
Lo canto senza cantare, in una testa che implora il corpo di arrendersi. 

 

<< Se mi giuri che rimani, io ti lascio la mia voce,
ci saranno altri momenti, altri tempi da sbagliare. >>

 

E' una promessa, ragazza in fiamme. Con me e con la voce di tutta Panem.
Prometti che rimarrai, che non cambierai idea, che farai sentire la tua voce e la mia.
Giura di urlare, di cantare, di sbraitare, di sussurrare, di sbagliare i tempi di questa canzone.
E ancora, giura di combattere, con quella voce. Di oscurare un sole che non emana più luce, ma odio.
Giuralo, e la mia voce ti darà vita. La stessa vita che, proprio adesso, sento scivolarmi via con violenza. 






Note dell'autrice.


Non so perchè proprio Lavinia. O forse lo so.
E' una delle mancanze del libro. Come posso spiegarlo? Avrei voluto sapere di più.
I motivi della sua fuga, la sua morte, e quello che avrebbe voluto. Ovviamente, non possiamo sapere niente di tutto questo.
Posso solo sperare che leggerete, mi piace ciò che ho scritto, per una volta dopo mesi. Grazie a chi leggerà. 


   
 
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