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Autore: EmmaStarr    22/03/2013    10 recensioni
"Non dire mai che i sogni sono inutili, perché inutile è la vita di chi non sa sognare."
Dimenticatevi per un attimo che James è nell'Ordine della Fenice e che Regulus è un Mangiamorte.
Dimenticatevi per un attimo che i due si odiano.
Ora come ora esiste solo la Torre di Astronomia, le stelle, un ragazzo triste per sé e uno triste per il suo migliore amico.
Due ragazzi che, in fondo, hanno lo stesso fratello, e che quindi saranno un po' fratelli anche loro, no?
Due ragazzi diversi, incompatibili.
Ma una frase può molto più di quanto non si possa immaginare...
* * *
Prima che ve lo chiediate, no Slash. Solo un vago fluff, un po' di introspezione e la mia malata passione per le stelle.
* * *
PRIMA CLASSIFICATA AL CONTEST "ROCK OF AGES" INDETTO DA SOFICOIFIOCCHI
Genere: Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: James Potter, Regulus Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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- Nome autore EFP e sul forum: EmmaStaarr
- Titolo storia: Never stop dreaming
- Personaggio/i: James Potter, Regulus Black
Prompt e/o luogo: Mani, Torre di astronomia
Citazione (in caso ci sia): "Non dire che i sogni sono inutili, perché inutile è la vita di chi non sa sognare"
- Rating: verde
- Genere: introspettivo, vagamente fluff, nemmeno un po' romantico (a scanso di equivoci)
- Avvertimenti: nessuno
NdA: ok, tu non chiedermi come mi sia venuto in mente di scrivere su James Potter e Regulus Black nella torre di astronomia, vuoi? facciamo che è successo e basta. Quindi... Ah, per la cronaca: io sono più che convinta che i due si odiassero, eccome. Può sembrare strano che si parlino così, però... Andiamo, James in fondo ha un cuore d'oro, e a vedere gente che soffre ci sta male. Inoltre è Sirius più che altro che ci soffre da questa cosa, e se è per il bene di Sirius... Invece Regulus lo odia, ma è sconvolto, forse crede si tratti di un sogno, era triste, solo, chissà cos'aveva combinato, era appena diventato mangiamorte... Cercava solo un po' di pace, non importava con chi. ... E meno male che mi ero ripromessa di non annoiarti a morte, eh! Complimenti per il contest, spero davvero che ti piaccia! ^^ Un  bacio, Emma

 

NEVER STOP DREAMING

 

James non riusciva a dormire.

Non ce la faceva, era scientificamente impossibile farlo quando i suoi tre migliori amici cominciavano a russare contemporaneamente.

Tutto ciò che aveva potuto fare era stato alzarsi, afferrare il suo fidato Mantello dell'Invisibilità e mettersi a passeggiare per il castello deserto.

Gli piaceva vagare senza meta con nessuno intorno, nel buio della notte, nel silenzio ovattato, come se fosse il padrone indiscusso di tutta Hogwarts.

E forse, chissà, forse lo era davvero! Chi altri la conosceva come lui, chi altri la capiva come lui? Hogwarts, James ne era sicuro, lo amava come un figlio. E anche se entro poche settimane l'avrebbe lasciata, non se ne sarebbe mai andato davvero.

James continuò a passeggiare: adorava le notti come quella, notti senza luna. Si vedevano meglio le stelle, sì.

Incapace di resistere, il ragazzo corse a perdifiato verso la Torre di Astronomia.

Voleva vedere le stelle, tutte quante. Forse voleva sentirsi padrone anche di quei lontanissimi puntini incantati.

Si sarebbe seduto sotto un cannocchiale, anzi, meglio: si sarebbe sporto dal balcone e avrebbe spalancato le braccia, esultante, felice. Sarebbe stato l'unico Re del Mondo, il più potente.

Per un istante, tutto sarebbe stato suo.

Ma quando raggiunse la Torre, la trovò occupata.

Da dietro non riusciva a vedere chi fosse la persona acquattata nell'angolo più buio della Torre, tra un cannocchiale e la parete, ma sembrava che volesse fondersi con la roccia, sparire.

Quando gli fu davanti, James lo riconobbe: Regulus, quello era Regulus Black.

Avrebbe volentieri fatto dietrofront, a quel punto. In effetti, in un altra situazione se ne sarebbe andato senza voltarsi indietro, ma qualcosa lo trattenne.

Le mani di Regulus.

Non erano sciolte e rilassate, non erano abbandonate sul petto o incrociate con la sua solita aria spavalda.

Erano strette, strette fino a far male, con le nocche bianche, con le unghie conficcate a sangue nei palmi. Sembrava che se le volesse staccare.

Regulus mosse la testa, e James temette che lo avesse sentito trattenere pesantemente il fiato. Sì, perché aveva capito: anche Sirius faceva così. Anche Sirius stringeva forte i pugni quando voleva evitare di piangere.

Stringeva le mani fino a farsi male, pur di non permettere ad una singola lacrima di scendere, questo significava essere un Black. Non piangere, non mostrare emozioni, tenere tutto chiuso come quei pugni.

James fu preso da un grande moto di compassione per quel ragazzo. Di norma lo avrebbe ignorato, ma quella notte... James non capiva perché, ma sentiva che se fosse andato via lo avrebbe rimpianto. Allora si tolse il mantello, deciso a parlare con lui.

“Anche tu qui?” domandò senza guardarlo.

Regulus, tenendo sempre le mani strette in un pugno, voltò la testa di scatto come a chiedersi quando mai fosse arrivato.

“Potter.” sibilò, quasi fosse un insulto. “Vattene. C'ero prima io.”

“Non credo che la Torre di Astronomia sia tua, sai? Non puoi cacciarmi, così come io non posso cacciare te.” ribatté James, sporgendosi da una finestra.

Le stelle c'erano, erano uno spettacolo impressionante.

Regulus non rispose, ma James lo sentì voltarsi dall'altra parte.

“Le stelle sono davvero belle, stasera.” sussurrò James, rapito. Poco importava con chi fosse, in fondo. C'erano le stelle, erano uno spettacolo incredibile. Forse questo destò l'interesse del più giovane, perché James lo sentì avvicinarsi.

“In due alla finestra non ci stiamo. Andiamo al balcone, lì c'è più spazio.” propose James, sicuro che l'altro non avrebbe accettato.

Invece, inspiegabilmente, Regulus annuì piano e si diresse insieme a lui verso il piccolo balcone che dava sul Lago Nero.

Da lassù quell'immensa massa d'acqua era molto più inquietante, ma nessuno dei due ci fece caso: le stelle splendevano così tanto che avevano ipnotizzato entrambi i ragazzi, privandoli di ogni altro sentimento che non fosse la meraviglia.

“Quella lì è Regolo?” chiese James dopo un po', indicando una stella lassù, nel cielo.

“... Sì, è quella.” rispose il ragazzo, dopo un istante di esitazione. “E lì a destra c'è la costellazione di Orione, un po' più su quella del Grande Carro, e quella lì in basso...” non finì la frase, forse stupito dalle sue stesse parole.

“Quella è Sirio, lo so anch'io.” sussurrò James, sbirciando per la prima volta il suo interlocutore.

Come c'era da aspettarsi, aveva ancora le mani strette, e lo sguardo fisso a terra era carico d'odio.

“Certo, lo sai.” borbottò a mezza voce Regulus.

“E con questo cosa intendi dire?” domandò James, perplesso.

“Intendo dire – rispose Regulus, improvvisamente fissandolo con i suoi gelidi occhi color del ghiaccio – che qualcuno te l'avrà pur detto, no?”

Certo, qualcuno gliel'aveva detto.

Qualcuno aveva passato con lui intere nottate disteso su un prato a guardare le stelle, a contarle, a riconoscerle.

Si trattava di un qualcuno che l'estate precedente era scappato di casa. E che, anche dopo un intero anno scolastico, non aveva la minima intenzione di ritornarci.

Qualcuno mi ha detto molte cose, sai?” replicò James, fissando il cielo, come se quei puntini scintillanti potessero consigliargli delle battute. “Alcune giuste, alcune sbagliate. Ciascuno può dire quello che vuole, poi che lo si ascolti è un altro discorso.” concluse.

“Oh, certo. E ora che hai detto la tua perla di saggezza ti senti la coscienza a posto, vero?” ribatté ironico Regulus. “Fate sempre così. Chi te l'ha chiesto, di venire, poi.”

“Indirettamente, è stato tuo fratello. Russa come un maiale sgozzato.” lo informò James.

“Lo so meglio di te, cosa credi?” disse Regulus, a muso duro. “E se sapesse che lo hai chiamato tuo fratello penso che non ti rivolgerebbe più la parola. Non ne posso più.” sbuffò alla fine, e sembrò subito pentirsi di quella leggera confessione.

“Io non ti piaccio, dico bene?” chiese James, spiccio. “Bene, non importa, nemmeno tu mi piaci. Ma la tua – la vostra situazione è insostenibile. Sirius ci sta male. E io credo... Credo che ci stia male anche tu.” azzardò. Ma, siccome Regulus non dava segni di volerlo interrompere, continuò. “Se non ne puoi più, allora smettila.”

“Ti sembra facile?” ruggì Regulus, spingendo indietro James. “Ti sembra che io possa andare dai miei genitori e dirgli tranquillamente che non solo Sirius è un traditore, no, non bastava! Che non avranno più eredi Purosangue, visto che anch'io disonorerò la famiglia! Credi che sia una mia scelta? Li ucciderebbe! Io... Io devo fare quello che è giusto, io... ho fatto quello che è giusto.”

La sua mano si spostò istintivamente sull'avambraccio sinistro, e James si sentì gelare il sangue nelle vene.

Quello che temevano era accaduto, Sirius faceva bene a sospettare! Se lo avesse saputo...

Dovette ricorrere a tutto il suo buonsenso per non gridargli addosso. “Non avrai...” sussurrò, inorridito.

“Lo devo dire a te? A te? A te, che mi hai rovinato la vita? Ero pieno di speranze, di sogni, ma sono quasi sette anni che tutto va storto, storto, storto! Tu... Tu non sai cosa si prova, non lo sai, no. È troppo difficile. Non funziona più niente, non ho più niente. Mi sento... Ma perché lo devo dire a te, poi. Che ti importa di come mi sento?” borbottò, quasi a sé stesso.

“Oh, invece mi importa. È interessante capire la psicologia di chi prima non fa niente per impedire la fuga di un fratello, e poi si lamenta affermando di avere la vita rovinata. Da me. Sì, sarebbe istruttivo capire come funziona la vostra mentalità, sempre che ne abbiate una.” commentò James, ironico.

“Non fa... Niente? Credi che io non abbia fatto niente?” gridò Regulus. “Io... Io ho fatto... Io non volevo che...” la sua voce si affievolì, fino a spegnersi.

Si sedette a terra, lo sguardo sconvolto. “Non ho fatto niente?” domandò, quasi implorando che James smentisse la sua affermazione.

E a lui non sembrò più di vedere il Serpeverde strafottente che credeva di conoscere come Regulus Black.

Quello che vide fu solo un bambino spaventato, simile in maniera impressionante a Sirius quando, l'anno prima, piangeva dopo essere scappato di casa.

“Secondo lui, no. Se tu avessi fatto qualcosa, sarebbe rimasto.” affermò James, deciso, abbassandosi alla sua altezza.

Che capisse, finalmente! Che capisse cosa aveva fatto!

James non avrebbe mai potuto dimenticare l'espressione smarrita e disperata di Sirius, quella notte.

Quella notte in cui era scappato via, ed era stato ritrovato da James nel suo giardino di casa: sembrava che si fosse rotto. Dentro. Continuava a mormorare parole incomprensibili, a piangere, a gemere. Non mi ha fermato. Non ha fatto niente. Di tutti i suoi discorsi, James aveva capito solo questo.

Nei primi tempi, aveva detestato Regulus. Quando lo vedeva, distoglieva lo sguardo, disgustato. Ma quella notte... Quella notte Regulus sembra così smarrito, così perso, così piccolo.

Era suo fratello, lo vedeva. E a Sirius ci teneva.

Per James era bello sentirsi unico per Sirius, sentirti speciale, scelto. Ma doveva fare i conti con la realtà: non era lui l'unico fratello del suo migliore amico. Ce n'era un altro, e in quel momento stava soffrendo.

“Tu mi odi.” si lamentò Regulus, trattenendo a stento le lacrime. “Mi odi! Lo fai apposta! Io vorrei soltanto tornare indietro, non lo capisci? Io... Avevo un sogno.” sussurrò, quasi impercettibilmente.

James rimase stupito.

Com'era possibile che il freddo e distaccato Regulus Black, fiero discendente di una delle casate più potenti del mondo magico, si stesse confidando con lui?

“Un... Sogno?” ripeté, per assicurarsi di non aver capito male.

“Un sogno, sì, che c'è di strano? Non volevo tutto questo, prima. Io... Noi, volevamo fare gli astronauti. E andare tra le stelle, e vederle da vicino. Su, ridi, distruggimi, uccidimi. Sono il tuo nemico, puoi farlo.” sbottò, furente.

Nemico?” ribatté James, mezzo sconvolto. “Siamo... Ad Hogwarts. Siamo studenti. Ucciderti....” fece un verso sprezzante: che ragazzino. “Tu non hai la minima idea di cosa significhi uccidere qualcuno. Lacera l'anima, è terribile, e te ne accorgerai col tuo nuovo mestiere. Non riderò nemmeno, senti? Per il profondo rispetto che provo per te e Sirius, non riderò nemmeno. Mi sembra... Un bel sogno.” tentò, accennando l'ombra di un sorriso.

“Un sogno inutile. Come me.” borbottò Regulus, nascondendo la testa dietro le mani, ancora chiuse in quella morsa dolorosa.

A James ricordò un bambino, un innocente e sperduto bambino che si copre gli occhi con i pugnetti, spaventato dall'immensità del mondo.

“Non dire che i sogni sono inutili, perché inutile è la vita di chi non sa sognare, Regulus.” sussurrò dolcemente, spostandogli le mani dagli occhi, e forzandole per aprirle.

Forse fu la sorpresa per essere stato chiamato per nome, forse la meraviglia per quelle parole così profonde.

Fatto sta che James riuscì a fare breccia tra le dita serrate di Regulus, spalancandogli le mani.

“Ma i sogni non li prenderai mai, se non apri le mani.” sorrise James, e lo sollevò in piedi.

“Sei pazzo.” borbottò Regulus, mezzo sconvolto.

“Ehi, ho detto la mia perla di saggezza, ora ho la coscienza a posto.” replicò candidamente James.

Prima che Regulus potesse trattenersi, la sua lieve risata risuonò per la stanza.

“Apri le braccia.” consigliò inaspettatamente James.

“Come?” fece Regulus, senza capire.

“Apri le braccia.” ripeté l'altro, incoraggiante. Fece un passo indietro, per lasciare a Regulus tutto lo spazio del balcone.

Il più giovane, titubante, fece come gli era stato detto. Inizialmente non sentì nulla di strano, anzi, si sentiva impacciato: che Potter lo stesse prendendo in giro?

Ma poi, alzò lo sguardo alle stelle.

E allora capì tutto.

Lì, con le braccia spalancate, sentiva di possedere tutte le stelle del firmamento, tutte. Si sporse di più, verso il parapetto, oltre il cielo. Gli sembrava di volare, di viaggiare a velocità cosmica da una stella all'altra, di conoscerle tutte, una per una.

Sentiva che non si sarebbe mai fermato, il vento lo trascinava lontano, lontano, via dai problemi della Terra, verso le stelle, verso i suoi sogni!

I suoi sogni che stava per dimenticare, sogni che aveva nascosto persino a sé stesso.

Sogni... Non dire che i sogni sono inutili, Regulus. No, non l'avrebbe detto mai più, mai più!

Rientrò lentamente in sé, piano piano, come quando ci si sveglia la mattina. Superò quella linea invisibile tra sogno e realtà, e rientrò nella Torre.

“È stato... Avevi ragione.” furono le uniche parole che riuscì a dire.

“Cambierai idea, allora? Su Sirius eccetera?” tentò James.

Regulus esitò un attimo. “Vorrei. Sai che vorrei, e lo sa anche lui. Ma devo fare ciò che è giusto, ciò che ho scelto. Non torno indietro.” affermò, risoluto.

“Me l'aspettavo.” sospirò James, alzando le spalle. “Bé, buonanotte!” lo salutò, avviandosi verso le scale.

“Aspetta, James!” gridò Regulus, senza trattenersi.

Quello, sorpreso, si voltò a guardarlo. “Sì?”

“Grazie... Io non smetterò di sognare!” affermò deciso Regulus. Il suo sorriso era smagliante, e le sue mani erano spalancate, libere, sciolte.

La destra si alzò titubante, in una sorta di saluto accennato.

“Allora io non smetterò mai di sfornare perle di saggezza!” replicò James, strizzandogli l'occhio.

E se ne andò, sorridendo soddisfatto.


ANGOLO DELL'AUTRICE

Salve a tutti!
Non so come mi sia uscita questa, ma io e le stelle abbiamo sempre avuto questo rapporto di amore perenne... Loro mi affacino, io scrivo di loro, così funziona ù.ù
Quindi... Se mi lasciaste un commentino, ne sarei davvero felice ^^
Lascio qui il giudizio della Giudicia:


EmmaStarr:

3,5/5 punti per la grammatica:
Qui “un altra” hai dimenticato l’apostrofo.
Per i dialoghi ho seguito questo sito: www.oblique.it/images/formazione/dispense/punteggiatura_dialoghi_sc...
Qui - “Potter.” sibilò, - dovrebbe essere “Potter,” :) questo errore lo hai ripetuto più volte, quindi stai attenta - io stessa ho scoperto che stavo sbagliando solo poco tempo fa.

4,5/5 per lo stile:
Qui non mi è chiaro questo “Si sarebbe seduto sotto un cannocchiale “. Quel “sotto” non mi convince molto...
Qui “...scendere, questo significava essere un Black.” avrei messo un punto e virgola, anziché la virgola, ma l’ho contato pochissimo.

6/7 per la caratterizzazione dei personaggi:
Ho trovato James adorabile ed assolutamente perfetto, anche se un pochino diverso da come lo vedo rappresentare di solito. Mi è piaciuto molto, anche se è molto più... non sbruffone, ma... sicuro di sé, di come lo immagino ^^ Il suo notare immediatamente le similitudini tra Regulus e Sirius mi è piaciuto davvero tanto.
Anche Regulus l’ho trovato ben caratterizzato. Io, personalmente, non lo faccio così “debole”, - se così vogliamo definirlo - ma è una scelta personale ^^
Un appunto, però, lo devo proprio fare. Essendo un purosangue, dubito seriamente che Regulus sappia cos’è un astronauta.

10/10 per l’originalità:
Originale è originale, su questo non c’è dubbio. Non avevo mai letto di un James amante delle stelle, né di un Regulus così... beh, debole, anche se non credo sia il termine giusto. Fragile, sì, fragile è meglio. Non mi resta che farti i complimenti :)

9/10 per il gradimento personale:
Allora... la storia mi è piaciuta, mi è piaciuta davvero... Regulus, il mio Regulus, :’( quando si accascia sul pavimento mi si è bloccato il cuore, praticamente. Il paragone tra lui e Sirius, poi... ah! Stupendo!
Solo... beh, sono abituata ad un James decisamente differente e ad un Regulus meno sognatore, ma questa versione non mi è dispiaciuta per nulla!

4/4 per la seconda lista:
Hai utilizzato il pacchetto alla perfezione :)


3/3 per la terza lista:
Il prompt è ben utilizzato.

Totale: 40/44

  
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