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Autore: Juliet88    22/03/2013    3 recensioni
"Chuck e Blair adesso sono degli adulti..." disse Nate. "Si, ma solo per incasinare anche quel mondo" aggiunse Serena ridendo.
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blair Waldorf, Chuck Bass, Nuovo personaggio, Quasi tutti | Coppie: Blair Waldorf/Chuck Bass
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Nel futuro
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abcdefghilmnopqrstuvz "Fate attenzione durante il viaggio!" disse mio padre, con la sua solita apprensione.
"...e tornate presto a trovarci!" aggiunse Roman.
Abbracciai così forte mio padre, da notare addirittura un cambiamento di colore al suo volto. Quando mi trovavo tra le sue braccia era come se la Blair dolce ed innocente, la Blair bambina non fosse mai andata via.
Salutai con un bacio anche Roman e Gatto, e mi avviai verso il taxi.
A Parigi era una giornata straordinaria, non diversa, però, da il resto dei giorni trascorsi nella mia città europea preferita, ma purtroppo le condizioni metereologiche non rispecchiavano affatto il mio umore.
Nelle ultime due settimane avevo volontariamente evitato di pensare a Bass, in fondo era proprio quello il motivo della mia assenza prolungata da New York, anche se mio padre non mi facilitava certo il compito. Durante il mio soggiorno nella città delle luci, papà continuava stranamente a chiedere sue notizie, quasi volesse stuzzicarmi.
"Blair, tesoro, avevo intenzione di andare a vedere "Tristano ed Isotta" a teatro, così mi chiedevo che fine avesse fatto il nostro caro Charles, so bene quanto gli piacciano le tragedie" disse mio padre, utilizzando evidentemente la prima scusa venutagli in mente.
"Beh papà, non che Chuck possa trovare il tempo per una tragedia a Parigi, visti gli impegni dovuti agli affari delle Bass Industries" risposi io, omettendo il vero motivo.
"...Gli affari, certo, certo" disse con poca convinzione, ed a mio parere, anche con del sarcasmo.
"Blair, io non credo che questo sia davvero l'unico motivo" gongolò, avvicinandomi una busta color avorio.
"...Non sapevo avesse invitato anche voi. E'- è stato gentile da parte sua." risposi, fingendo nonchalance.
"Già, ma tu... stai bene, non è così?" domandò, aggrottando le sopracciglia, e stringendomi la mano destra.
"Bien sûr, papà! Tra me e Chuck non c'è nulla che non sia un'affettuosa amicizia"
"...affettuosa amicizia, eh?! Tesoro mio, se tu provi ancor-"
"Papà, davvero non è necessario. So quello che provo, e quello che voglio" dissi, apparendo più sicura di quanto non fossi in realtà.
Nel tragitto verso il Charles De Gaulle, mi girai verso la parte opposta dell'auto, e fu in quel momento che mi ricordai di Andrèe.
Andrèe era l'ennesima dimostrazione della mia immaturità, del fatto che poco ero cambiata dai gloriosi anni liceali.
Ma in realtà lo interpretai più come un segno divino.
Conobbi Andrèe pochi giorni dopo il mio arrivo a Parigi, durante una seduta di shopping terapeutico, e tra un croissant e l'altro le sue labbra erano già appicciccate alle mie.
Quel tipo era un perfetto idiota, ma in fondo cosa potevo aspettarmi da un modello di Marc Jacobs? Era semplicemente una distrazione, e come tale doveva essere trattato. Decisi quindi, di lasciarlo poco dopo il nostro arrivo a New York.

Trascorsi tutto il viaggio in aereo dormendo, o meglio fingendo di dormire, per evitare Andrèe: dire che quel tipo cominciava a stancarmi sarebbe stato un eufemismo.
Impegnata com'ero a simulare il sonno, devo essermi addormentata davvero, perchè senza sapere nè come, nè quando, mi ritrovai sullo scomodo sedile di un taxi in corsa.
Aprii gli occhi lentamente, mentre cominciavo già a vedere in lontananza l'Empire State Building, e l'Empire State Building poteva significare soltanto una cosa: New York.
"Accidenti" pensai, urlando nella mia mente. Avrei dovuto mollare Andrèe ore fa, ed invece era ancora lì con me.
"Che idiota" mi ripetei.
"Mon trèsor, ti sei svegliata?" disse il parigino, con tono sdolcinato.
"Così sembra. Andrèe io dovrei parlarti di una cosa..."
"Certo, ma prima io: mentre dormivi il tuo cellulare ha cominciato a squillare, ma eri così bella mentre dormivi che non ho trovato la forza di disturbarti. Così ho risposto io ed era la tua amica, ehm Sabrina..."
"...Serena" lo corressi, mentre ascoltavo la fine di quella frase che purtroppo già credevo di conoscere.
"Serena, giusto. Ad ogni modo ci ha invitato al brunch che si terrà tra meno di mezz'ora"
"E tu cosa hai risposto?" domandai, rassegnata.
"Beh, ho risposto che ci saremmo andati. Tesoro è da quando ti conosco che mi parli dei tuoi amici, e finalmente adesso li potrò conoscere!"
disse in preda all'eccitazione.
Gli rivolsi un falso sorriso, mentre voltandomi gettai gli occhi al cielo.
Non appena fummo arrivati all'attico di Serena avvertii un senso d'ansia, mi sistemai l'abito, e tirando un grande respiro, entrai.
Girando l'angolo mi accorsi che (per mia fortuna) c'era molta più gente di quanto mi aspettassi: più persone con cui parlare senza incontrare il volto di Chuck. Perfetto.
 La mia chioma bionda preferita si voltò, e non appena mi vide cominciò a saltellare, per poi stringermi in un abbraccio quasi omicida.
"B, mi sei mancata così tanto. Com'era Parigi?"
"Splendida, ma lo sarebbe stata di più se tu fossi venuta con me!" la rimproverai.
"Purtroppo devo darti ragione, ma a quanto vedo non sei poi stata così sola" disse, spostando lo sguardo da me ad un punto impreciso alla mia destra. Ci fu qualche attimo di silenzio prima che io capissi a cosa davvero si riferisse.
"Oh! Scusa, ehm lui è Andrèe, un mio..."
"il suo ragazzo" disse, fiero.
Odio quando prendeva iniziative.
"Già, già" farfugliai, con un sorrisetto isterico.
"Se volete scusarmi, ho bisogno del mio Dom Perignon" dissi, mentre mi allontanavo.
Pensavo davvero di averla fatta franca, ma Serena mi raggiunse poco dopo.
"Ti prego, dimmi che lui non è ciò che penso"
"Dipende da cosa pensi che sia" risposi, cercando di salvaguardare quello straccio di dignità che tra pochi secondi avrei perso.
"B, stai cercando di far ingelosire Chuck, non è così?" chiese.
"No! Certo che no!" esclamai, mentre il suo sguardo cominciava a farsi sempre più sospetto.
"E', è più una distrazione..." aggiunsi a bassa voce.
"Ci avrei scommesso. Blair, non puoi continuare ad usarlo, è immorale!"
"S, da quando l'etica è il mio punto forte?"
"...Blair!" urlò, in segno di disapprovazione.
"D'accordo, d'accordo. Farò come dici tu, vado a parlargli..." dissi, contro la mia volontà.
Nello stesso momento in cui mi stavo avviando per assumere finalmente un comportamento che si possa definire adulto, ecco che vedo apparire Bass e Duforth. Era come se l'universo ostacolasse il mio cammino sulla retta via, come se fossi predestinata al lato oscuro.
Feci tre passi indietro,  e sussurrai a Serena: "S, credo che tu mi abbia dato un'idea". Andai verso di loro, mentre Serena stava ancora dicendomi di non farlo. Paradossalmente questa situazione aveva il potere di divertirmi.
"Catherine, santo cielo, è da moltissimo tempo che non ti vedo!" urlai, allungando le braccia, e sfoderando la migliore espressione da "amica" in stile Blair Waldorf.
"Si, Blair! Chuck mi ha detto che sei stata a Parigi, non è così?"
"Sì, è così. D'altronde l'investigatore privato di Chuck non sbaglia mai!" (mi chiesi se con quella frecciatina avessi esagerato. Trovai risposta nell'espressione severa di Chuck).
"Ehm, come procedono i preparativi per le nozze?
"Meravigliosamente, procede tutto meravigliosamente" rispose Duforth, con gli occhi che intanto avevano assunto la forma di un cuore. Disgustoso.
"Sono così contenta per voi. Ma adesso vorrei presentarvi Andrèe. Andrèe?
Mi girai per cercare tra la folla quella figura muscolosa, e senza sorpresa, scoprì che si era già addentrato nel buffet.
"Andrèe, loro sono Chuck e Catherine, due miei carissimi amici. Chuck, Catherine, lui è Andrèe: il mio ragazzo".
A quel punto ebbi la soddisfazione di vedere sgranare gli occhi nocciola di Chuck, mentre sul mio viso non potei fare a meno di scolpire un sorrisetto sghembo.
Per circa un quarto d'ora Catherine ed Andrèe parlarono come due amici di vecchia data, (probabilmente avevano trovato affinità nella loro stupidità),  mentre Chuck non smetteva di guardare me con un'espressione serissima in volto.
"Catherine, Andrèe, volete scusarci solo un istante? Blair è rimasta in Europa per un bel po' di tempo, ed io ho il dovere di aggiornarla su alcune questioni delle Bass Industries".
Mi complimentai mentalmente con Chuck per l'originalità della scusa. Mi prese per un braccio, trascinandomi nella vecchia stanza di Serena.
"Si può sapere che cosa ti dice quel cervello?" disse, in preda alla furia.
"Non so di cosa tu stia parlando"
"Andiamo insieme in Indonesia, vieni a letto con me, mi confessi il tuo amore, improvvisamente decidi di lasciarmi all'aereoporto, non torni per due settimane, e quando decidi di farlo lo fai in compagnia di un'idiota modello parigino?"  
"...Geloso?"
La mia risposta ebbe il potere di sorprenderlo, come fu evidente dal cambiamento della sua espressione. Studiò per qualche secondo il mio viso, probabilmente pensando cosa dire.
"Cosa? Io? Ti prego, Blair! Dimentichi con chi stai parlando!" disse, sfoderando un sorriso malizioso che tanto mi ricordava il Chuck Bass teen-ager.
"...Anche tu!"
"Blair, i tuoi fidanzati non hanno mai retto il confronto con l'originale, e lo sai bene anche tu"
"Forse, ma stavolta con Andrèe è diverso, lui non ti somiglia affatto, ed è proprio questo che amo di lui."
Per tutta risposta Chuck cominciò a sorridere, come se la frase appena detta fosse un'idiozia.
Improvvisamente, con una ferrea presa al mio busto, Chuck mi attirò a sè, ed i nostri visi furono a pochi centimetri di distanza.
"...Ma la domanda sorge spontanea. Se mi è concesso sapere, non mi somiglia nemmeno un po'? Nemmeno nel nostro sport preferito?" sussurrò, facendo scivolare la sua mano sulla mia gamba.
Io risposi tirandolo per la cravatta pervinca di seta pregiata, limitandomi a dire: "In realtà, no. Non ti è concesso sapere".
Così dicendo, girai i tacchi e me ne andai.
Non appena aprii la porta Catherine ed Andrèe mi presero per l'avambraccio, come per dirmi qualcosa.
Entrambi parlarono all'unisono e capire ciò che stavano dicendo era praticamente impossibile. L'ordine fu ristabilito solo all'arrivo di Chuck, che con il suo solito savoir- faire chiese: "Che succede qui?"
"Tesoro, parlando con Andrèe ho notato che abbiamo così tante cose in comune! Che ne diresti se domani sera andassimo a cena tutti insieme?"
Io e Chuck ci guardammo immediatamente, in cerca di una scusa, un'idea, o semplicemente qualcosa da dire.
La pausa di silenzio fu più lunga del previsto, e nessuno di noi si cimentava a parlare.
"Beh? Che ne dite?"
"Certo, per me sarebbe un piacere conoscere il nuovo amore di Blair"
Una serie di gesti, quali il sopracciglio inarcato, lo sguardo fisso su di me, ed il suo odioso sorriso mi fecero capire che il complotto era iniziato.
E se è il gioco che Chuck vuole, allora il gioco avrà.


                         

 
Writer's Corner
Scusate la longeva assenza, ma il mio computer ha avuto la felice idea di abbandonarmi, facendomi perdere anche i capitoli scritti, spero che questo vi piaccia! Baci.
'



 

  
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