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Autore: haroldsmilexx    22/03/2013    0 recensioni
Rebecca Wills, sedici anni, vive in una piccola cittadina del Nevada assieme al padre. La vita della giovane ragazza è caratterizzata da un sogno, un sogno che le si presentava ogni notte dopo la morte della madre. Nella sua vita entrerà a far parte Jeremy, un ragazzo dai molti segreti che riuscirà a svelarne molti anche sul passato di Rebecca.
Genere: Avventura, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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 CAPITOLO I

Dicembre. Neve. Gelo.
L’unica stanza della casa in qui c’era una temperatura sopportabile durante l’inverno era il bagno, infatti era situato proprio sopra la caldaia e le tubature dell’acqua calda.
Sedevo sul bordo della vasca, avvolta in una coperta cercando di scaldarmi un po’, mi sposati accanto alla finestra con la schiena addossata al termosifone. Non era mai stato così freddo, negli ultimi anni le temperature raggiungevano al massino -5 sotto lo zero; quest’anno c’era -10. Eravamo nel Nevada, quindi eravamo abituati alle temperature al di sotto dello zero, ma in quell’anno il freddo si faceva insopportabile. La finestra del bagno aveva un davanzale in legno piuttosto spazioso e spesso andavo lì per leggere; amavo quella finestra. Potevi vedere tutto, ma proprio tutto: il cortile di casa, i vigneti, i frutteti, il bosco, la stalla dei cavalli e tutta la proprietà che i miei genitori avevano comprato quando avevo sei anni. Da piccola ricordo che ogni tanto uscivo di casa di nascosto per esplorare qualche luogo della proprietà che ancora non avevo visitato, ora ne conosco ogni singolo centimetro a memoria; ero sempre stata affascinata da quel posto, passavo ore e ore fra i vigneti a rincorrere qualche personaggio frutto della mia immaginazione o a parlare con gli animali pensando che mi capissero.
Avendo sempre vissuto in campagna non ho mai conosciuto nessuno al di fuori di casa mia. Stavo da sola, e stavo bene.… Avevo appena cominciato il liceo e stare intorno a gente nuova mi faceva sentire a disagio, tutte quelle persone  che si ammassavano nei corridoi mi opprimevano, mi soffocavano. La parola più giusta per descrivere quel posto era inferno. La gente giudicava, fissava, sparlava e la cosa mi irritava parecchio. Le cose cambiarono un po’ quando mia cugina Jess si trasferì nella nostra città per frequentare la mia scuola, probabilmente mio padre l’aveva costretta non potendo più vedermi così affranta e sola. Ma almeno con lei avevo un pretesto per stare bene, io e lei eravamo come sorelle, probabilemente era l’unica persona con cui parlavo spontaneamente oltre ad essere la mia unica cugina.

“Becca? Becca dove sei?!” urlò mio padre dal fondo delle scale.
“Papà sono qui in bagno!” risposi, lo sentii salire le scale con passi pesanti e stanchi.
“Senti Becca..io devo correre in città. Torno per cena ok?” sospirò.
“Oh, ok..”
“Ok. Beh io vado allora..e ti prego resta in casa ok?” si raccomandò
“Certo papà stai tranquillo” risposi, lui accennò un sorriso e mi diede un bacio sulla fronte sussurrandomi un ‘ti voglio bene’, poi uscì. Dopo la morte di mia madre, mio padre non era più lo stesso: non parlava molto, era sempre taciturno e a cena non diceva una parola. Odiavo vederlo così, ma non riuscivo a migliorare le cose. Ogni tanto gli chiedevo se mi voleva accompagnare a fare una passeggiata in città e lui accettava ma in fondo sapevo che avrebbe preferito starsene a casa seduto davanti al camino a fissare le fiamme. Ormai la sera faceva solo quello. Durante la notte lo sentivo piangere, piangeva per qualche minuto poi smetteva. Sempre alla stessa ora, come se fosse un rito quotidiano. La cosa mi preoccupava ma lui mi ripeteva sempre di stare bene e che non mi sarei dovuta preoccupare ma sapevo che il dolore aveva aperto una voragine al petto che faceva fatica a rimarginare. Io invece ero una di quelle persone che si teneva il dolore dentro, allo scuro di tutti. Non piangevo molto, non ero mai stata quel tipo di persona. Alla morte di mia madre non piansi, ma un dolore immenso mi trafiggeva come coltelli. 

Quella notte accadde qualcosa. Ma ormai era qualcosa che accadeva tutte le notti. Un sogno. Sempre lo stesso sogno che facevo da quando avevo sei anni, dopo la morte di mia madre. Mi affacciavo alla finestra, poi una luce. Una luce fortissima si scagliava sulla foresta di fronte alla mia finestra, poi scompariva e tornava il buio più totale. Questo sogno mi aveva accompagnata per tutta la vita ma non ne avevo mai capito il sgnificato. Ma stanotte qualcosa era cambiato. 
  
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