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Autore: Ammimajus    22/03/2013    4 recensioni
Lui avrebbe potuto essere tutto questo. 
Piegato. 
Straziato. 
Dilaniato. 
Disperato.
 

Era sull’orlo di un baratro. Non gli restava che decidere se gettarsi o meno.
Genere: Drammatico, Malinconico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Niall Horan
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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INGHILTERRA, 1966

 
Una luce fioca pioveva da un lampione solitario. Era tremolante, fragile nella sua incapacità di scacciare via le tenebre.
Nella notte fonda, due giovani rivolgevano gli occhi alla luna, sorridendo nei loro movimenti volteggianti. Il più grande, Josh, ogni tanto si alzava sulle punte e poi, facendo leva sulle gambe, spiccava qualche salto goffo. Voleva prendere le stelle, Josh. Voleva incastonare tra le sue dita quelle piccole sfere luminose che punteggiavano il cielo e farle sue, perché gettassero luce sulla sua vita. O, forse, c’era una spiegazione più semplice. Forse la dose di LSD che Josh aveva assunto qualche ora prima gli aveva dato troppo alla testa.
Accanto a lui, Niall mostrava un briciolo di consapevolezza in più. La sua dose non era pesante come quella di Josh, eppure anche lui girava su se stesso, ridendo. La sua mente, però, era ancora in movimento: si chiedeva se lo stesso sorriso ebete che era fiorito sulle labbra del suo amico si fosse impossessato anche delle sue. 
Niall non sapeva com’era arrivato in quel posto e –per dirla tutta- non sapeva nemmeno che posto fosse quello. Avrebbe potuto esserci arrivato da solo lì, trascinandosi dietro un Josh troppo esaltato. Oppure qualcuno avrebbe potuto offrirgli uno strappo.
In fin dei conti, non gli importava. Il cervello gli pulsava ad un ritmo pressante e non era il momento di fare elucubrazioni.
Stava ancora guardando Josh, che era immerso nelle sue risate fragorose, quando quelli che gli sembrarono due fari lo abbagliarono. Subito dopo il rumore acuto di uno stridio di freni gli pervase le orecchie, lacerandogli i timpani. Era un’intensità troppo carica di confusione. Era l’effetto della droga, ancora una volta, come tutte le sere.
Una figura deforme incombette su di lui, appropinquandosi a passo svelto. Niall, ancora stordito dai fari abbaglianti dell’automobile, si fece schermo con una mano. E riconobbe la figura di un uomo in giacca e cravatta. «Levatevi dalla strada, hippie del cazzo. Stavo per investirvi, coglioni».
Niall colse solo il significato di qualche parola, eppure, facendo appello a quel poco di consapevolezza nascosta nelle più remote profondità del suo cervello, capì che doveva allontanarsi da lì. Afferrò Josh per un braccio e lo trascinò sul ciglio della strada, mentre le imprecazioni sguaiate del conducente dell’auto rompevano l’idilliaco silenzio della notte.
Josh rideva rumorosamente. Quando Niall, finalmente, si sedette per terra, non aveva più la forza di controllarsi. Le risa ebbero la meglio sulla ragionevolezza e gli sfuggirono inevitabilmente dalle labbra rosee. La droga fece da padrona del suo cervello, spegnendo l’interruttore dei  neuroni.

***

Niall non sapeva come lui e Josh fossero arrivati in quel vicolo silenzioso. L’unica cosa che ricordava era una festa, poi più niente. Dovevo essere strafatto, pensò, mentre qualche gemito gutturale venne fuori dalla sua gola.
Alzò leggermente le palpebre, ma fu costretto a richiuderle subito. Quei pochi istanti gli erano bastati per capire che stava albeggiando. La luce solare era ancora bassa e gli ottundeva le capacità visive, così da costringerlo a tenere gli occhi chiusi. Quando trovò il coraggio di riaprirli, gli sembrò che tutto fosse ancora troppo bianco per accogliere la monotona vitalità del mattino.
Il peso che faceva pressione sulle sue gambe era il corpo addormentato di Josh, che, con il viso sporco, stava abbracciando le sue cosce nel tentativo di afferrare un po’ di quel calore che scorreva nelle vene di Niall. Il giovane, senza troppi scrupoli, spostò con forza il corpo dell’amico e lo lasciò dormire sul basalto gelido delle mattonelle della strada. Poi si alzò in piedi e aprì i polmoni a una fresca boccata d’aria.
E in quel momento la vide.
Aveva il capo abbandonato sul gradino inferiore di una piccola scala, che portava ad un misero portoncino. I capelli rossi si riversavano sul marmo, mentre alcune ciocche le ricadevano sul collo, in sinuose onde spumeggianti. Da quel groviglio emergeva una piccola collana, il cui ciondolo -una farfalla d’argento- pendeva da un cordoncino nero di stoffa.
Uno spruzzo di colore dava vita a quel macabro dipinto. Un paio di occhi semichiusi, che facevano timidamente capolino dalla chioma ramata, cercavano febbrilmente un appiglio a cui aggrapparsi. Erano gonfi, quegli occhi, gonfi come grossi bubboni di peste. E avevano vissuto così tante esperienze che a Niall sembrò di potersi tuffare in quel mare verdazzurro e iniziare a vivere una vita intera, del tutto nuova.
Si inginocchiò accanto alla ragazza e solo allora notò quanto quel posto fosse simile ad un campo di battaglia, abbandonato dopo lo sterminio dei nemici. Una bottiglia di birra dal collo rotto giaceva per terra, stroncata da qualche colpo violento. A giudicare dai tagli che la giovane aveva sui palmi delle mani, probabilmente ne aveva stritolato il vetro, stringendola fino a farla scoppiare, fino a fare affondare i suoi pezzi taglienti nella carne. C’era anche un pacchetto di sigarette semiaperto e mezzo vuoto, traccia di una notte folle. E una siringa. E una lametta.
Era il laboratorio di uno scienziato votato all’autodistruzione. E lo scienziato era la ragazza che Niall stava osservando.
«Ciao» sussurrò lui, quel tanto che bastava a farsi sentire dalla ragazza. Tutto era ancora assopito, schiavo di un sonno… drogato.
«Fottiti» rispose lei. La voce che scivolò fuori da quelle labbra rotte e sanguinanti era diversa da quella che Niall si era aspettato. A dispetto del corpo, cadaverico e diafano, e della scontrosità della parola che la ragazza aveva pronunciato, quel fottiti aveva in sé una strana femminilità, che cozzava con il resto. E quella voce. Morbida, dolce… insicura.
«Hai bisogno d’aiuto?» domandò Niall, sfiorandole un braccio per rassicurarla.
Lei reagì sfuggendo a quel tocco, scattando indietro come un cavia che ha ricevuto una scossa elettrica ad alto voltaggio. «Fottiti» sussurrò nuovamente, quasi ostentando quell’insicurezza nascosta tra le sue parole.
Niall sorrise.
Eppure c’era qualcosa di oltremodo tragico in quella situazione. A cominciare, ad esempio, dalla frase che la ragazza aveva sussurrato, sbandierandola come lo stendardo di un disagio unicamente individuale, che chiudeva le porte al resto del mondo.
Il giovane si chiese che nome avessero quegli occhi verdi, quella voce insicura, quella chioma rossa.
Ma non c’è bisogno di chiedere, pensò. Era quasi pronto a scommettere che il nome della ragazza fosse Lily.
Era scritto a stampatello. Sulla sua pelle. Con la lametta.
 Niall poté quasi figurarsi la scena: quell’affare che incideva la carne, a fondo, che scendeva sempre più giù, a formare linee, disegni, lettere. Un nome.
C’era qualcosa di oscuramente perverso in quelle ferite ormai quasi rimarginate.
Nonostante ciò, Niall nutriva una sorta di attrazione profonda per la figura maledetta di Lily, per quegli occhi brillanti, fari nell’oscurità.
«Non intendo farti del male» spiegò alla giovane, cercando di rassicurarla. Si preoccupò di modulare la voce in modo che apparisse suadente e convincente. E che fosse un porto sicuro. «Voglio solo aiutarti a metterti seduta».
Lei, improvvisamente, gli afferrò un braccio e lo strinse con forza. Aveva le dita sottili e affusolate, le cuticole consumate e sanguinanti, le unghie ingiallite da tutto il disastro che andava respirando. «Scusa» mormorò.
E sembrò che Lily avesse acquistato un minimo di fermezza e lucidità nella voce. Come se la mistura diabolica di alcool, droga e nicotina stesse pian piano abbandonando il suo sangue saturo.
Quelle scuse infusero un pizzico d’audacia nell’animo di Niall. Si avvicinò, la prese per la vita, prestando attenzione a sfiorarla con delicatezza, come se potesse disintegrarsi tra le sue dita, e la aiutò a rizzare la schiena e ad abbandonare la scomoda postazione su cui era sdraiata. Poi le poggiò una mano sulla fronte e le scostò la cortina di capelli che impediva ai suoi bellissimi occhi di rischiarare il vicolo degradato.
Lily si ritrasse di scatto, una seconda volta, dal tocco leggero di Niall.
E lui capì quanto avesse sbagliato nel posare gli occhi su quella creatura dannata.
La ragazza alzò debolmente una mano e si rigettò i capelli sul viso, chiudendo le porte al resto del mondo. Urlò, un urlo profondo e gutturale che Niall non avrebbe mai potuto dimenticare, nel corso della sua vita. Un urlo disumano e straziante, pronto a penetrare nella carne e a far tremare le pareti dei vasi sanguigni, pronto a prosciugare di linfa vitale ogni cellula del corpo.
«Sei tu!» gridò Lily. «Tu lei hai fatte tornare!»
Si strinse la testa tra le mani, arruffando i capelli, quasi volesse controllare il suo corpo in pieno delirio. Il ragazzo la vide contorcersi, urlare di nuovo, piangere e raggomitolarsi, mentre tutto quel dolore non faceva altro che nutrire e accrescere il mal di testa lancinante che lo accompagnava da quando si era svegliato.
Era così assorto, nell’osservarla. Talmente assorto che, quando sentì una mano che si posava prepotentemente sulla sua spalla, sobbalzò e impallidì fulmineamente. «Che cazzo…?»
Il sorriso tirato di Josh lo tranquillizzò, trascinando via la paura dal suo cuore. «Ho un mal di testa fortissimo, merda» imprecò lui, portandosi una mano alla fronte, come a voler placare il dolore. «E questa troia che urla non mi aiuta» ringhiò, puntando lo sguardo su Lily e osservandola con sufficienza.
Niall si voltò lentamente versò l’amico e gli riservò lo stesso sguardo che lui aveva riservato a Lily. Sufficienza. Disprezzo. Poi sorrise. «Fottiti» sussurrò, lasciando che un piccolo sorriso incurvasse le sue labbra, mentre ripeteva le stesse parole che gli aveva rivoto Lily .
Poi si inginocchiò per terra e cercò di arrestare le urla disperate della giovane. «Ehi, ehi. Che succede?»
«LE VOCI!» gridò lei, di rimando. «Le voci…» piagnucolò.
«Quali voci?» chiese Josh, scrutando con attenzione il corpo della ragazza, che continuava a contorcersi sul ciglio della strada.
«Io le sento!» ribatté Lily, affondando le mani nelle tempie, mentre iniziava a sbattere la testa sulle basole del vicolo. «Sono qui dentro!» sbraitò, picchiettandosi la testa.
Niall sentì qualcosa che crollava, dentro di sé. La consapevolezza che si spandeva come nebbia bassa nel suo cervello. Lily che sentiva le voci, Lily che urlava al cielo appena illuminato, Lily che sbatteva la testa sulla pietra dura della strada.
Lui avrebbe potuto essere tutto questo.
Piegato.
Straziato.
Dilaniato.
Disperato.
Era sull’orlo di un baratro. Non gli restava che decidere se gettarsi o meno.
«Muoviti, Niall. Non ho intenzione di sopportare ancora i deliri di questa troia schizofrenica» lo esortò Josh. E le sue parole erano dure, ma veritiere. Nessuno si sarebbe fermato per Lily. Nessuno avrebbe strappato via quelle voci dalla sua mente. Nemmeno Niall.
E così fu. Seguì il suo amico, perché, per quanto fosse dipendente, ne aveva abbastanza della droga.

***

Niall passeggiava per le vie del centro, tra i negozi lussuosi, i cui scaffali erano stipati di abiti e accessori che non avrebbe potuto permettersi di comprare nemmeno lontanamente.
Era la prima volta che usciva dal centro di recupero senza che nessuno lo accompagnasse. La libertà gli pizzicava la pelle, come la pioggia estiva, che cade nonostante il sole. Respirò l’aria inquinata a pieni polmoni, come a volersi far uccidere da tanta libertà. E invece era vivo, era più vivo che mai.
E lo doveva al più bel paio di occhi verdi che avesse mai visto in tutta la sua vita.
E a una chioma rossa.
E a del sangue sgorgato dalle vene.
E a delle urla strazianti, che una mattina di cinque anni prima avevano rotto il silenzio di quel vicolo dannato. 

Spazio autrice.
Hola, gentaglia. 
Mi sto dando a queste AU! storiche, nella speranza che appaiano quantomeno decenti ai vostri occhi. 
Mi piacerebbe vedere taaaante recensioni, haha. 
E -se possibili- dettagliate. 
Mi piace cogliere i dettagli u.u
Ah, questa è la mia prima OS su Niall, che ne pensate dell'irlandese biondo in queste vesti?

A presto!

Cassie. 
   
 
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