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Autore: fanniex    23/03/2013    3 recensioni
< ... "So che non dovrei chiedertelo ... ma potresti abbracciarmi?"
Jared, senza aggiungere una parola, le si avvicinò, tirandola delicatamente a sé, mentre faceva scivolare piano un braccio sotto il corpo di Francesca e con l'altro l'agganciava come una cinghia, leggero ma deciso. > (tratto dal cap 15)
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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INTRODUZIONE: Ok! Ora Francesca ci racconta come ha risolto la cosa con Albert. Vedremo come reagirà il nostro cucciolone di foca dagli occhi di ghiaccio!

 

CAP. 18

OVVERO: PUOI COMPRARE UNA SCALA PER IL PARADISO?

 

Chicago.

Francesca prese un bel respiro prima di girare la maniglia della porta dello studio giallo. Li trovò entrambi lì. Freddie che si dondolava come uno scemo sulla poltroncina a rotelle, rimbalzando qua e là. Albert, seduto sul divanetto, che si teneva la testa fra le mani, immobile come il Pensatore di Rodin. Non aveva affatto la faccia della salute. Alzò appena lo sguardo quando la vide entrare e subito lo riabbassò per la vergogna, mentre l'amico le andava incontro per abbracciarla.

Polpettina! È così bello vederti. Avrei fatto un salto di sopra, più tardi. Non appena quest'idiota sarà in grado di reggersi in piedi da solo.” Freddie parlava come se Albert non fosse neanche lì. “Ho una mia etica morale e non picchio gli ubriachi. Ma vedrai che non appena si rimette lo gonfio come una zampogna.” Le sfiorò la guancia, in corrispondenza dell'ormai minuscolo segno rosso sotto il suo occhio. “Ti fa male?”

Francesca scosse delicatamente il capo e cercò lo sguardo di Al, ma lui era ancora con la testa tra le mani. Quindi, tornò ai placidi occhioni del suo amico, e gli sorrise con gratitudine. Era l'unico dal quale accettava di essere trattata come una bimba da proteggere. Forse era per il suo modo di fare. Rude ma bonario, come un giocatore di rugby. Adorava farsi coccolare da lui, era come se emanasse serotonina.

Ci lasci da soli per un minuto?”

Freddie annuì alla sua richiesta e, dopo averla stretta ancora una volta tra le sue braccia robuste e aver lanciato un'occhiata poco rassicurante all'amico, uscì dallo studio.

Francesca recuperò la poltroncina su cui era seduto Freddie e la posizionò di fronte ad Albert, attendendo, calma, che lui la guardasse. Era più che ovvio che il ragazzo sentisse i suoi occhi su di lui, ma in quel momento, la sua abituale spavalderia l'aveva del tutto abbandonato.

Al!” La sua voce era limpida e tranquilla, cosa che lo confortò quel tanto da spingerlo ad alzare finalmente la testa. “Che cosa hai combinato?” Gli chiese, con un pizzico di retorica, ma con un sorriso appena accennato sulle labbra.

Non so perché l'ho fatto … davvero!” Le lacrime erano tornate a sgorgare. Probabilmente era andato avanti così per tutta la mattina. “Io non sono così! Tu lo sai. … No! Non ho nessuna scusa. … Sono talmente una merda che mi faccio vomitare da solo.”

Francesca non aveva nessuna intenzione di essere troppo comprensiva nei suoi confronti. Più per il gesto, inutile e vigliacco, che per il male fisico.

Albert, se sono qui a parlare con te, adesso, è perché ti voglio ancora bene. Lo sai questo?”

Lui annuì, incerto.

Non mi sarei mai aspettata quel gesto da te … e so che non te lo saresti mai aspettato nemmeno tu.”

Al scosse la testa, tirando su con il naso.

Mi dispiace averti nascosto … la vera Fran … per tutto questo tempo. Ma la stavo nascondendo anche a me stessa.”

Il ragazzo fece una smorfia di disappunto. Il fatto che lei si stesse prendendo parte della colpa lo stava facendo sentire ancora peggio.

Perché ti sei ubriacato?” La sua domanda arrivò come un fulmine a ciel sereno. Come le avrebbe spiegato quello che aveva combinato? Sempre ammesso che lei già non lo sapesse.

Non lo so! … Ad un tratto non ci ho capito più niente. … Continuavo a pensare di averti colpito … e anche sforzandomi, non avrei mai potuto cancellarlo ...”

Francesca si avvicinò un po' di più, incrociando le braccia al petto. “Mi hai anche sputato addosso!”

Albert la guardò sbigottito, rimettendosi le mani tra i capelli, piegato sulle ginocchia. “Cazzo! No! Non dirmi che l'ho fatto sul serio? … Ti prego, sotterrami!”

Ok!” Replicò lei, quasi seria. “Prima finisci di scusarti per bene. Poi richiamiamo Freddie per farti dare una bella lezione. E, infine, ti prometto che ci penserò io stessa a sotterrarti!”

Perché lo stai facendo?”

Cosa?”

Questo! Sei troppo indulgente con me … Dovresti mandarmi a fanculo e tanti arrivederci.”

Ti sei sbronzato perché ti sentivi in colpa?” La sua voce aveva perso un po' della pacatezza ostentata fino a quel momento.

Albert si limitò ad alzare nel spalle.

Non voglio che ti succeda più! Mai più!” Era tremendamente seria, ora. “Non voglio avere paura che tu perda il controllo un'altra volta, né con qualcun altro, né tanto meno con te stesso. Anche se non stiamo più insieme, ci tengo ancora a te. So che sei meglio di quello che hai dimostrato di essere stanotte!”

Il ricordo della notte passata gettò Al nell'imbarazzo più totale. Anche se non ricordava molto di quello che era successo in radio, sentiva di doverle raccontare la verità.

Francesca! So che probabilmente, dopo che ti avrò detto ciò che sto per dirti, mi odierai ...” le afferrò goffamente una mano, “... ma è giusto così! Questa notte … in onda … ricordati che ero ubriaco fradicio … credo di aver detto ...”

Lei lo interruppe, stringendo la mano di Al tra le sue. “Lo so che cosa hai detto! … Cioè, me ne hanno fatto un sunto … un po' edulcorato. E non so se voglio sentire il resto. Felix ha detto che, utilitaristicamente parlando, non è successo nulla di irreparabile. Quindi rimarrà una cosa tra di noi. … Vedi di recuperare stanotte, con gli ascoltatori. Che ne so, tu e Freddie potreste mettere su una gag … per convincerli che era tutto finto. Freddie fa un ubriacone da piegarsi in due dalle risate … ” Albert annuì, sorridendo più convinto, “... Tu invece dacci un taglio con l'alcol! Non lo reggi proprio!”

Francesca si alzò e Al la imitò d'istinto.

Francesca! Non te l'ho ancora detto … Scusami! Per tutto!”

Lei gli tese una mano. “Siamo ancora amici, no?”

Lui gliela strinse, riconoscente. “Sempre.”

 

Jared l'aveva ascoltata in silenzio, incredulo di quello che stava sentendo. Quello stronzo le aveva messo le mani addosso e lei lo aveva perdonato senza fatica. Suo fratello l'aveva tagliata fuori dalla sua vita e lei era subito pronta a prendere le sue difese. Invece lui, che l'aveva amata con una forza di cui nemmeno si era mai creduto capace, si ritrovava ancora ad elemosinare per un briciolo della sua tenerezza.

Dimmi che gli parlerai!” Gli chiese, ancora una volta.

Non so se ci riesco! Non posso dimenticare che è solo colpa sua. … Lui ti ha allontanata da me!”

Francesca socchiuse gli occhi e tirò un lunghissimo respiro. Un po' la infastidiva l'atteggiamento di Jared. Era così in collera con Shan perché, secondo lui, aveva sottovalutato la sua capacità decisionale, però neanche lui dimostrava un'alta considerazione di lei. Ancora non la riteneva capace di essere stata lei, e lei soltanto, ad aver preso la decisione di lasciarlo.

Te lo dirò per l'ultima volta. E spero che questa volta tu voglia ascoltarmi.” Gli parlava piano, con la flemma e la cadenza di un oratore di mestiere. “Shannon non mi ha mai chiesto di sparire dalla tua vita. Io l'ho deciso! Io! Nessun altro! Non puoi continuare ad incolpare tuo fratello per quello che ho fatto solo io. Lui ti vuole un bene dell'anima, e questo tu lo sai meglio di tutti. Smettila di punirlo. Punisci me, piuttosto! Odia me!”

Odiarti? …” Ripeté Jared in un sussurro. “ … Sarebbe stato così bello poterti odiare davvero. … Sarebbe stato così facile ...”

Il cuore e le gambe di Francesca stavano per collassare. Se non ci fossero state le mani di Jared, adagiate sulle sue che premevano ancora sul suo incantevole viso, a tenerla in piedi, sarebbe sicuramente stramazzata al suolo.

Dagli una chance!” La voce di Shannon le risuonò ancora nelle orecchie.

Jared?” Lui era di nuovo vicino, ad un soffio dalle sue labbra. “È davvero questo quello che vuoi?”

La guardò frastornato. Come poteva essere più esplicito di così? Chiaro che la voleva!

Francesca si liberò dalle mani di Jared e, appoggiando le sue sulle spalle dell'uomo, si tirò un po' sulle punte per baciargli lievemente la punta del naso.

Tu sei qui, ora ...” continuò lei, rimanendo con gli occhi socchiusi, contro il suo viso, “ … e prima mi hai baciata … e stanotte mi hai confortata … hai dormito abbracciato a me, ed è stato … perfetto. Lo so che non sei il bastardo di ghiaccio che qualcuno dipinge e che, se sei tornato da me, significa che, in qualche modo, sono ancora importante per te.” Jared la strinse forte ma lei si scostò un attimo, per guardarlo. “Perciò te lo chiedo ancora. Sei sicuro che sia proprio questo ciò che vuoi?”

Jared era più che esperto nel giocare con le parole. Viveva di quello. Ci aveva costruito sopra la sua intera esistenza. Eppure, in quel momento, sentì che nessuna lingua del mondo avrebbe contemplato le parole necessarie per farle capire quanto ancora l'amasse. Si rituffò sulle sue labbra con la stessa frenesia di quando l'aveva baciata la prima volta, spingendola, come allora, contro la parete. Finché Francesca non lo fermò, con un semplice gesto della mano. E, prima che Jared potesse allarmarsi per quell'interruzione, lo guidò in silenzio verso la sua camera. Lo spogliò piano, accarezzando quel corpo, più esile di quello dell'adolescente che ricordava, ma ancora più sensuale. Gli baciò delicatamente il petto, scendendo giù lungo lo sterno e risalendo lentamente verso i deltoidi. Sorrise.

Che ti prende?” La voce di Jared tremava per l'eccitazione.

Nulla! Mi chiedevo solo quante altre labbra avranno già percorso la stessa strada!”

Non c'era irritazione nel suo tono, o gelosia. Fu solo il constatare l'ovvio! Per Jared, nessuna aveva mai contato quanto lei! Questo glielo aveva detto lui stesso. E il suo cuore gli aveva istantaneamente creduto. Anche Jared sapeva che non sarebbe stato necessario rispondere a quella domanda. Le alzò il viso, baciandola ancora. Le sfilò, prima il maglione, poi i jeans. Senza urgenza. Con piccoli, studiati, gesti. Aveva amato alla follia la piccola Fran di Bossier City. Ma era questa la donna che avrebbe voluto per sempre. La donna che era diventata. E che gli stava davanti ora, seminuda. Naturalmente bella come un dipinto rinascimentale e terribilmente complicata come un calcolo astronomico.

Francesca si avvicinò al letto, ancora sfatto dalla notte precedente, e, tolti gli ultimi indumenti, s'infilò sotto le coperte, allungando una mano verso Jared. Fu sopra di lei in un attimo, accolto di nuovo tra le sue gambe come una nave in un porto sicuro. Le loro anime, alla stessa stregua dei loro corpi, erano tornate a fondersi, mescolarsi, respirando ognuna grazie unicamente ai polmoni dell'altro. I loro occhi non si erano lasciati nemmeno per un secondo, durante la loro interminabile danza, godendosi la luce che li attraversava, proprio nell'istante in cui giungevano al culmine del piacere, quasi simultaneamente, come sempre era accaduto tra loro. Sublime. Celestiale.

Heaven … don't tear us apart … ” Canticchiò piano lei, sospirando con la poca voce che le era rimasta. E provocandogli l'ennesimo sorriso soddisfatto.

Jared si era addormentato, dopo averla coccolata ancora a lungo, finalmente rigustandosi il suo sapore con calma. Aveva affondato il viso sul suo seno e Francesca lo aveva accompagnato nel sonno, accarezzandogli dolcemente i capelli. Finché anche lei non aveva ceduto alla stanchezza.

Si risvegliò qualche ora più tardi, turbata da un'angosciante consapevolezza. Jared si era spostato un po', sdraiandosi sulla schiena, e dormiva ancora profondamente. Lo fissò per qualche istante, con gli occhi completamente sbarrati. Improvvisamente si sentì persa. Nel silenzio più assoluto, si alzò dal letto e, raccattati indumenti a caso, uscì da quella stanza.

 

°°°°°°°


N.d.A.

Eh, poteva concludersi tutto con questo bel tuffo nel passato? Tutto risolto e i due, felici e innamorati, più di prima? Assolutamente Nooo!!! Logico! Idee su che cosa abbia turbato così Francesca?

La parte iniziale, in corsivo, è un flashback dell'incontro con l'ex fidanzato. La pace con Albert …. dunque, forse l'ho fatta un po' facile, ma non intendevo fare una storia di denuncia … non ne sono in grado. Mi piaceva che emergesse anche un sottilissimo lato oscuro e subdolo di Fran … ma è una donna innamorata, e considerando l'oggetto dei suoi desideri, come darle torto!

La canzone che canticchia Francesca è “Heaven” degli Psychedelic Furs, band british anni '80, legata a doppio filo con il BratPack (sono gli autori di “Pretty in Pink”). Il titolo del capitolo, invece, è ispirato sia a “Stairway to Heaven”, il capolavoro degli Zeppelin, sia ad un bellissimo film omonimo degli anni '40, cult di humor britannico.

Il prossimo capitolo sarà l'ultimo, l'epilogo! Eh sì! Il treno sta arrivando in stazione … da parte mia, il viaggio è stato bellissimo! Grazie a tutti i passeggeri che sono voluti salire a bordo a farmi compagnia!

Kisses … Fannie

   
 
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