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Autore: MikiBarakat96    23/03/2013    1 recensioni
Seguito di "So Wrong, it's Right" (non leggete se non avete prima letto l'altra).
Un anno dopo gli eventi successi nella prima storia, Stella, la sorella di Jack, è riuscita finalmente a realizzare il suo sogno e a superare la sua paura; la sua vita va a gonfie vele, sembra che niente possa andare male e invece ancora una volta si troverà a dover decidere fra la sua carriera e l'amore.
Le recensioni sono sempre bene accette :3
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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I’ve got my hands up
I’m staring down the barrel of a loaded night
I’ve got my hands up
 So do you want me
 Or do you want me dead?”
 
<< Che cosa?! >>, chiesi scioccata.
Cassadee alzò gli occhi al cielo. << Sveglia! Sei incinta, se vuoi controllare che vada tutto bene devi andare dal ginecologo >>.
<>.
<< Ha ragione, le serve un ginecologo che la segua per tutta la gravidanza e non possiamo di certo rimanere qui in Francia per nove mesi >>, disse Debbie prendendo le mie difese.
<< Hai ragione >>, annuì Cassadee dopo aver riflettuto sulle parole di Debbie. << Allora dovremmo tornare tutti in America >>, propose.
Era passato un giorno dall’arrivo di Pierre ed io stavo meglio per quanto riguardava l’umore, ma peggio per la salute: quella mattina mi era iniziato un gran mal di testa che per fortuna era passato nel primo pomeriggio, ma aveva lasciato posto alla nausea che persisteva da qualche ora. Eravamo tutti e quattro –io, Pierre, Cassadee e Debbie-, seduti ad un bar poco distante dall’hotel, dove gli altri mi avevano portato per farmi un po’ uscire da quella stanza che iniziava a starmi stretta; stavamo ovviamente parlando del bambino e di tutte le viste che avrei dovuto fare ora, tra cui quella dal ginecologo che Cassadee si era impuntata di volermi far fare il giorno dopo o un giorno di quella settimana.
Mi morsi un labbro. << Con quel “dovremmo tornare tutti”, chi intendi esattamente? >>, chiesi timorosa della risposta.
Lo sguardo glaciale di Cassadee mi immobilizzò alla sedia. << Intendo tutti: gli All Time Low, noi e la band e Pierre se vuole unirsi >>, concluse guardando il cantante che stava sorseggiando una Coca Cola mentre ascoltava il discorso.
Pierre posò il bicchiere sul tavolo e fece una smorfia. << Verrei se non avessi un tour da continuare >>, disse.
<< Già, a proposito di tour, te lo devo ricordare io che gli All Time Low sono in tour e non possono venire con noi? >>, chiesi guardando Cassadee che sedeva di fronte a me.
Mi sorrise quasi malignamente e allungò una mano verso il centro del tavolo per prendere una patatina dall’apposito contenitore. << Verranno con noi una volta che tu dirai ad Alex che aspetti un bambino >>.
Mi si bloccò il respiro e con quello anche il mio cervello che sembrò non capire più nulla e rimase morto per circa qualche secondo prima che Pierre mi scuotesse per un braccio guardandomi un po’ accigliato. << Che? >>, riuscì a dire infine con la voce ridotta ad un sussulto.
Pierre sorrise a Cassadee. << Questo piano mi piace >>, le batté il cinque sulla mano.
Li guardai con gli occhi ridotti a due fessure. << A me non piace per niente, vi rendete conto che mi state dicendo di dirlo ad Alex?! E se mi ride in faccia oppure si rifiuta di crescere il bambino oppure ancora mi lascia? >>.
Tutti e tre rimasero in silenzio a guardarmi tra lo scioccato e il confuso. Alla fine il silenzio e i loro sguardi diventarono così fastidiosi che fui costretta a urlargli: << Che diavolo c’è? >>.
<< Tella >>, prese la parola Debbie che era quella più comprensiva tra i tre. << Tu più di noi tre conosci Alex, sai com’è fatto, potrebbe mai fare una delle cose che hai appena elencato? >>.
Come potevo rispondere alla sua domanda? Le persone potevano sempre sorprenderti, anche se le conoscevi benissimo…
Anche il mio Alex?
Abbassai lo sguardo verso le mie mani. << Non lo so >>, ammisi. << Insomma, lo amo, si, ma… che ne posso sapere io di come reagirà, non avevamo mai neanche pensato che avremmo potuto avere un bambino, non ne abbiamo neanche mai parlato! >>.
<< È un ragazzo responsabile, non penso che ti lascerà a cavartela da sola >>, disse Cassadee.
<< Responsabile si, ma pronto per diventare genitore? >>, chiesi.
Nessuno rispose e come me tutti e tre abbassarono lo sguardo. Fu Pierre il primo a rialzare lo sguardo puntandolo verso di me. <<  Penso che dovresti dirglielo Tell, è suo diritto saperlo… indipendentemente dal modo in cui reagirà >>.
Sospirai.
Alex non mi avrebbe deluso, non lo aveva mai fatto e io lo amavo così tanto, mi fidavo di lui al cento per cento… potevo superare questa mia paura, come aveva detto Pierre era un suo diritto sapere che stava aspettando un bambino e io glielo avrei detto senza pensare alle conseguenze.
<< Va bene, glielo dirò >>.
Debbie mi mise una mano su una spalla. << Sicura? Se non vuoi non sei costretta >>, disse evitando l’occhiataccia che le stava lanciando Cassadee.
Le sorrisi per rassicurarla. << Tranquilla, lo voglio fare, è giusto >>.
Mi strinse affettuosamente la spalla e mi sorrise.
<< Fantastico! >>, esclamò Cassadee con un sorriso gigantesco.
<< Così mi piaci >>, mi disse Pierre facendomi l’occhiolino.
<< Ora bisogna solo organizzare come accadrà il tutto >>, disse Debbie sempre pronta a programmare gli appuntamenti con data ora e luogo.
<< Dovrò chiedere a Matt se possiamo andare da loro >>, dissi.
Cassadee si fece improvvisamente seria e pallida, il vederla così mi fece quasi paura.
<< Cass? >>, la chiamai. << Che succede? >>.
Alzò gli occhi chiari verso di me e spostò lo sguardo anche verso Pierre e Debbie che la stavano guardando curiosi. Si morse un labbro. << C’è un problema >>, disse.
<< Quale? >>, chiese Debbie.
Cassadee fece un bel respiro e poi scostandosi dallo schienale della sedia, si avvicinò con il busto a noi e disse: << Sai, non penso che Matt accetterà di averti di nuovo con loro >>.
<< Come mai? >>, chiesi confusa.
Sospirò. << Rian mi ha detto che be’… Matt non è molto contento del fatto che tu ed Alex stiate insieme, perché dice che sei una distrazione per Alex, che quando è con te sembra non capisca più nulla e si dimentichi del suo lavoro >>, spiegò. << Penso che ne abbiamo avuto una dimostrazione anche quando si è precipitato qui perché eri svenuta >>.
Mi sentì sprofondare. Se anche Matt lo aveva notato allora era vero: Alex metteva il lavoro in secondo posto quando si trattava di me… e il dirgli del bambino sarebbe stato ancora peggio, perché di sicuro mi avrebbe riportata in America e non avrebbe continuato più il tour. Non andava proprio bene.
<< Questo è un problema >>, dissi abbandonandomi sullo schienale della sedia.
<< No! >>, esclamò Debbie infastidita. << Dovrà per forza dire di si, non si nega nulla ad una donna incinta! >>.
Cassadee la guardò con la fronte aggrottata. << E questa dove l’hai sentita? >>.
<< Non mi riferivo a Matt >>, dissi interrompendo la risposta di Debbie. << Lui ha ragione, Alex… fa passare tutto in secondo piano quando ci sono io e questo non va bene, non voglio che abbandoni il tour per tornare con me in America solo per un ginecologo >>.
<< Se gli dirai che sei incinta e che devi andare dal ginecologo probabilmente verrà con te in America, i papà non si perdono un’esperienza del genere >>, intervenne Pierre probabilmente parlando per esperienza.
<< Però dopo dovrà tornare al suo lavoro, è una cosa che devi mettere in chiaro >>, disse Debbie.
<>, scherzai.
<< Dopo la notizia che sei incinta, però >>, disse Cassadee.
<< Meglio prima, se no dopo sarà troppo esaltato per capirci qualcosa >>, propose Debbie.
<< Quindi siamo d’accordo >>, concluse Pierre. 
Cassadee cacciò dalla sua borsa il suo cellulare e me lo passò. << Tieni, chiama Matt >>.
Bene, già era tanto che dovevo rivelare ad Alex che ero incinta, ora mi facevano chiamare anche Matt che a quanto pareva quella sera in discoteca non era stato troppo sincero con me, aveva omesso il fatto che non mi voleva tra le scatole! Ecco perché mi era sembrato così strano e prima di andarsene mi aveva rivolto quel sorriso finto.
Mi assalii un senso di rabbia che superò la mia paura e mi fece afferrare il cellulare di Cassadee. << Torno subito >>, dissi e con il telefono stretto in mano mi avviai fuori dal bar dove cercai il numero di Matt nella rubrica e lo trovai sotto il nome di Matthew, il suo nome per esteso. Schiacciai il tasto verde con tanta forza da temere di poterlo incastrare.
Matt rispose verso il quarto squillo. << Pronto, qui è Matt >>.
Tentai di addolcire il mio tono e dissi: << Ehi Matt, sono Stella! >>.
Un momento di silenzio. << Stella? Come fai ad avere il mio numero di telefono? >>, mi chiese e nella sua voce riconobbi una nota di panico.
Perché, ti da fastidio?
Pensai infastidita alzando gli occhi al cielo.
<< Sto usando il telefono di Cassadee, non hai visto chi era quando hai risposto? >>.
<< In realtà no, ero impegnato >>, rispose.
<< Oh be’ allora sarò breve >>, dissi. << Mi serve un favore >>.
<< Di che genere? >>, mi chiese e dalla sua voce non sembrò contrariato o scocciato, anzi, sembrava abbastanza… felice?
<< Ho bisogno di vedere Alex e quindi mi chiedevo se io e gli altri potevamo venire su da voi >>.
Un altro momento di silenzio. << Non hai il tour? >>.
Strinsi a pugno la mano libera. << No, sono stata male e Debbie ha annullato alcune tappe per farmi riprendere >>.
<< Si, lo so, Alex e Jack sono venuti da te… e non hanno fatto un concerto >>, commentò in tono neutro e glaciale.
Odiavo farlo soprattutto perché in quel momento Matt mi stava dando davvero sui nervi –forse per gli ormoni della gravidanza?-, ma se c’era un modo per farmi dire di si da Matt, dovevo giocarmi la carta delle scuse… e poi ad una piccola parte di me dispiaceva sul serio. << Senti Matt, mi dispiace, lo so che Alex quando si tratta di me non pensa più ai suoi impegni o al suo lavoro e ti giuro che se mi farai venire lì parlerò con Alex e cercherò di cambiare questa cosa >>.
<< Non lo so, potresti essere una distrazione e sinceramente Stella preferirei che i ragazzi finissero questo tour senza che io debba spostare altre tappe o avvisare i fan che uno dei concerti non si farà >>.
<< Ti prego, è una cosa urgente >>, lo pregai.
<< Io… non posso… >>.
<< Senti >>, sbottai interrompendolo, << ho capito che ti sto antipatica e che vorresti che non stessi sempre in mezzo alle scatole, credimi in questo momento non lo vorrei neanche io e non vorrei che Alex non pensasse ai suoi concerti per me, ma la situazione è urgente >>, feci una pausa per pensare un’ultima volta a quello che stavo facendo e se era davvero necessario farlo, << sono incinta… e non posso dirlo ad Alex tramite un telefono >>.
Il silenzio che seguì questa volta fu molto più duraturo e mi avrebbe quasi fatto pensare che Matt fosse svenuto se non fosse stato per il suo respiro irregolare che riuscivo a percepire in sottofondo. Non volevo spezzare quel silenzio anche perché non toccava a me dirgli qualcosa, era lui che mi doveva dare una risposta.
<< S… s… sei incinta? >>, chiese infine con la voce ridotta ad un sussulto. << Sei sicura? >>, mi chiese nuovamente prima che potessi rispondere.
<< Si, ho un ritardo di diciannove giorni, dovrei essere al primo mese >>, risposi. << È per questo che mi sono sentita male qualche giorno fa, non perché ho avuto un calo di zuccheri >>.
<< Perché non lo hai detto subito ad Alex? >>.
<< Perché quando lui è venuto io ancora non lo sapevo ma anche se lo avessi saputo… non sarei stata pronta a dirglielo >>.
<< Ora lo sei? >>.
Penso di si.
<< Si >>, risposi in un tono che sperai suonasse sicuro.
Lo sentì sospirare. << Voi siete in Francia? >>, mi chiese.
<< Si >>, confermai.
<< Noi domani nel primo pomeriggio arriveremo a Berlino, ci vediamo all’aeroporto? >>.
<< Perfetto >>, sorrisi.
<< Così visto che la sera non abbiamo nessun concerto tu ed Alex avrete tutto il tempo per parlare >>.
<< Doppio perfetto >>, dissi sentendomi un’idiota per quella frase.
<< Allora ci vediamo domani, poi ci sentiamo domani quando partiamo, mando un messaggio a Cassadee >>.
<< Okay, grazie mille Matt, davvero >>.
<< Di nulla >>.
Riattaccò senza dire nient’altro ed io tornai dagli altri che non appena mi videro sorridente, capirono e ricambiarono i sorrisi battendosi qualche cinque tra di loro. << Matt ha detto di si, domani pomeriggio loro atterreranno a Berlino e avranno la serata libera >>.
Debbie cacciò il suo telefono multiuso. <<  Mi informerò subito sugli orari dei voli per Berlino >>.
 << Bene, così domani mattina tornerò anche io dagli altri prima che ricomincino i concerti >>, disse Pierre.
<< Se vuoi dì agli altri la… grande notizia >>, dissi.
Pierre mi sorrise. << Bene, questo è un altro passo per accettare la tua situazione >>.
<< Bene, per dare la notizia ad Alex ci vuole che siate da soli e che siate felici e rilassati >>, disse Cassadee mente mi risedevo al mio posto.
<< Quindi? >>, chiesi.
<< Io opterei per una cena romantica >>, propose Pierre.
<< Ottima idea >>, commentò Cassadee.
<< Si, sono d’accordo >>, annuì Debbie staccando per un attimo gli occhi dallo schermo del suo telefono.
Mi ritrovai per la terza volta a dire: << Perfetto >>.
<< Ma ti serve un bel vestito >>, disse Cassadee. << Devi essere splendida domani sera >>.
<< Perché, se vado vestita normale mi lascerà e non vorrà il bambino? >>, scherzai.
<< No >>, sbuffò, << è perché sarete solo voi due, è una serata importante e voglio che tu sia così sexy da mozzargli il fiato >>.
<< Si, così muore e addio padre del bambino >>, commentai ridacchiando.
<< Fa la seria! >>, esclamò infastidita nonostante sotto sotto stesse ridendo anche lei.
<< E lui poi ti chiede: do you want me o do you want me dead? >>, disse Debbie.
Scoppiammo a ridere tutti insieme.
<< Okay, allora muoviamoci e andiamo a trovare un bel vestito per la cena di domani >>, ci incitò Pierre.
<< E anche della biancheria sexy, quando saprà del bambino secondo me sarà tanto contento che ti porterà subito a letto >>, disse Cassadee.
<< Ma dai! Sono incinta, non lo posso fare >>, obiettai.
<< No, no, guarda che lo puoi fare, lo ha chiesto anche Lachelle al suo ginecologo e lui ha detto che quando non ci sono problemi con la gravidanza lo si può fare senza preoccupazioni anche se deve essere più… delicato >>, ci informò Pierre.
<< Be’ è una buona cosa >>, commentò Cassadee.
<< Si, ma io non so se la mia gravidanza ha problemi >>, ribattei.
<< Se la nausea vuol dire che la gravidanza sta procedendo allora secondo me non hai nessun problema >>, disse Debbie sorridendomi.
Mi preoccupava un po’ il pensiero di farlo quando nella pancia avevo già un esserino che stava crescendo, ma se il neo-papà aveva detto che si poteva fare non vedevo perché non avrei dovuto provare.
<< Fa anche bene al bambino >>, disse Pierre.
Ancora meglio!
Pensai e mi ritrovai a sorridere. Almeno per quello la gravidanza non era un problema.
Pagammo quello che avevamo preso e uscimmo dal bar incamminandoci per la città alla ricerca di un negozio d’abbigliamento dove trovare il vestito perfetto. La ricerca non fu affatto facile, i miei tre accompagnatori avevano gusti completamente diversi e quindi il vestito che piaceva ad uno non piaceva all’altro... a me piacevano tutti e non sapevo decidere, quindi uscimmo da una decina di negozi sempre a mani vuote e con nessuna idea su come dovesse essere il vestito che avrebbe fatto perdere la testa ad Alex.
Fu Pierre il primo che individuò il vestiti perfetto, in un negozio di abiti a poco prezzo; era indossato dal bianco manichino nella vetrina e appena Pierre me lo fece vedere, me ne innamorai e corsi dentro il negozio senza nemmeno aspettare gli altri. Era un vestitino che mi arrivava mooolto più sopra delle ginocchia, aderente, color blu scuro, senza spalline, con una sorta di velo trasparente sopra sempre di color blu, che mi copriva solo una spalla. La commessa mi ci fece provare anche delle scarpe a tacco non troppo alto e sempre color blu che andavano a meraviglia con il vestito. Piacque a tutti quanti e così lo comprai insieme alle scarpe mentre Debbie allegra canticchiava Do you want me dead degli All Time Low. 
Usciti dal negozio, Cassadee insistette per andarmi a comprare della nuova biancheria da mettere sotto il vestito così da mozzare ancora di più il fiato ad Alex, ed io l’accontentai pensando che non mi sarebbe dispiaciuto affatto se Alex mi fosse saltato addosso. Nel negozio di intimo, Pierre restò fuori, preferendo non assistere alla mia prova biancheria e di questo ne fui abbastanza sollevata anche perché una volta dentro Cassadee iniziò a prendere tutti i completini più assurdi tra cui alcuni leopardati, altri ultra trasparenti, alcuni persino pelosi! Alla fine Debbie prese in mano la situazione e mi trovò un completino blu come il vestito e di pizzo, con il reggiseno senza spalline e –purtroppo- le mutande a perizoma che però a detta delle ragazze sarebbero piaciute molto ad Alex ed io mi ritrovai ad essere pienamente d’accordo nonostante la scomodità di quel tipo di mutande.
Quella sera confessai agli altri della band il vero motivo per il quale ero stata male e tutti ne rimasero prima un po’ scioccati, poi, esaltati dalla notizia, avevano iniziato a fare brindisi e a darsi alla pazza gioia come dei matti. Mentre li guardavo festeggiare sperai che anche Alex reagisse così allegramente alla notizia.
 
La mattina dopo, Pierre se ne andò facendomi promettere che gli avrei raccontato com’era andata con Alex, e noi verso tarda mattinata dopo aver fatto colazione –nonostante avessi avuto un po’ di nausea appena mi ero svegliata-, dopo aver fatto le valigie e aver lasciato l’albergo, andammo all’aeroporto per prendere l’aereo che ci avrebbe portati a Berlino o meglio, avrebbe portato solo me, Cassadee e Debbie; la mia band aveva preferito tornare in America dalla famiglia visto che il tour per adesso era finito e io li avevo fatti andare, confidando nel fatto che li avrei rivisti quando anche noi saremmo tornati in America. Era stato un saluto quasi doloroso, perché nell’ultimo anno eravamo stati la maggior parte del tempo insieme, ma sapevo che li avrei rivisti, quindi avevo evitato di piangere e di far sembrare quei baci e quegli abbracci un addio, anche perché speravo che la mia carriere non finisse lì… anche se ero incinta. Anche George e il resto della troupe tornarono a casa, dalle loro famiglie.
Matt mandò un messaggio a Cassadee proprio quando arrivammo all’aeroporto dicendo che loro stavano per partire. Probabilmente saremmo arrivati prima di loro visto che il nostro viaggio era più corto, ma li avremmo aspettati anche perché era Matt quello che aveva prenotato l’albergo.
Il loro aereo atterrò quasi un’ora dopo del nostro e quando arrivò io e gli altri ci eravamo già messi davanti all’uscita pronti ad accogliere gli ATL e la Crew a braccia aperte. Purtroppo non eravamo gli unici ad aspettarli, c’erano anche alcuni giornalisti che guardavano la porta in attesa, pronti per partire con le loro domande e le loro foto non appena le porte scorrevoli si fossero aperte; per fortuna Debbie aveva attrezzato me e Cassadee con dei berretti sportivi prima di farci scendere dall’aereo così da evitare di essere riconosciuti, chissà se Matt aveva avuto la stessa idea… speravo di si.
Le porte si iniziarono ad aprire facendo uscire un sacco di persone che sorridevano ai parenti o agli amici e li abbracciavano. I giornalisti si alzavano sulle punte dei piedi e allungavano i colli cercando di vedere se gli ATL stavano uscendo insieme all’altra marea di gente, ma non fu così. Passò qualche minuto, ma i ragazzi ancora non si vedevano, ma forse era normale e quindi nessuno di noi si preoccupò, ma quando la gente scemò e nessuno uscì più dalle porte mi ritrovai a mordermi nervosamente il labbro completamente in ansia.
<< Dove sono? >>, chiesi girandomi verso Cassadee che fissava le porte con le braccia incrociate al petto.
<< Non lo so >>, disse. << Forse hanno saputo dei giornalisti >>, continuò indicando il gruppetto non molto distante da noi con un cenno della testa.
Tornai a guardare le porte sperando che si aprissero da un momento all’altro, quando in lontananza sentii un rumore che somigliava ad un bisbiglio. Tesi le orecchie cercando di sentire meglio quel suono che somigliava molto al sibilo di un serpente. Mi girai guardando prima a destra e poi a sinistra cercando di seguire la direzione del sibilo, ma non vidi nessuno e iniziai a pensare di avere un difetto all’orecchio, quando il suono si fece più forte e deciso e capì perfettamente cos’era. Mi girai e dietro ad una colonna scorsi il viso di Matt, messo in ombra da un berretto nero con la visiera, che continuava a sussurrare: << Psst >>.
Quando si accorse che lo avevo visto, Matt mi sorrise un po’ incerto e sollevò una mano che tremolò leggermente come se avesse avuto paura di me, il che era ridicolo, non ero mica una criminale.
Battei un dito sulla spalla di Cassadee che si girò a guardarmi; le indicai Matt e lei dopo averlo riconosciuto, mi imitò attirando l’attenzione di Debbie. Con nonchalance, ci allontanammo dall’uscita del volo sperando di non attirare l’attenzione dei giornalisti che praticamente erano gli unici rimasti con noi davanti alle porte, a parte alcuni viaggiatori che continuavano a salutare i parenti.
<< Matt, che diavolo ci fai qui dietro? >>, gli chiesi. << E gli altri? >>.
Matt si sporse dalla colonna e vidi il suo sguardo correre fino ai giornalisti che ancora fissavano le porte con un’intensità che metteva i brividi. << Con quei tipi davanti alla porta non avrei mai fatto uscire i ragazzi dalla porta principale >>, disse, << per quanto ci serva la pubblicità, questa settimana abbiamo avuto sei interviste di cui due lo stesso giorno >>.
<< Wow! >>, esclamò Cassadee. << Come mai quest’affluenza? >>.
Matt si strinse nelle spalle. << Sarà perché hanno annullato un concerto per andare a Parigi >>, mi lanciò un’occhiata che però non riuscì a decifrare prima di tornare a guardare Cassadee, << oppure perché… Zack da qualche giorno sbaglia le note delle canzoni >>.
<< Cosa? >>, chiese Debbie visibilmente scioccata.
<< E perché mai? >>, chiesi in tono neutro anche se dentro avvertivo un leggero terrore.
Matt si strinse nuovamente nelle spalle. << È depresso… da un po’ di tempo >>.
Senza volerlo mi ritrovai a guardare Debbie che però non ricambiò lo sguardo ma abbassò gli occhi verso il pavimento assumendo un’espressione che conoscevo fin troppo bene: si sentiva in colpa.
Cassadee, con mia sorpresa, rimase in silenzio, così toccò a me risollevare un po’ il morale. << Va bene, allora, dove sono gli altri? >>, chiesi.
Matt riportò lo sguardo su di me e annuendo ci fece segno di seguirlo. Ci guidò in una parte un po’ nascosta dell’aeroporto dove non c’era molta gente nonostante fosse in prossimità di un bar dove quattro ragazzi stavano in piedi vicino al bancone e altri quattro erano riuniti in cerchio con alcune valigie e borsoni e parlavano scherzando tra di loro.
Ci fermammo, ancora lontani per essere notati dai ragazzi.
Sorrisi nel vedere Alex che stava ridendo con Jack mentre Vinny al loro fianco stava facendo parlare una bottiglia d’acqua ed una lattina di Coca Cola. Per un attimo, nel vederlo così felice mi domandai se la mia notizia non lo avrebbe rattristato come aveva fatto con me… era l’ultima cosa che volevo, ma ormai ero lì, avevo organizzato tutto e non potevo tirarmi indietro, non dopo che avevo detto a Pierre che lo avrei fatto, si sarebbe sentito deluso da me e non lo volevo.
Feci un bel respiro. Tanto mancava ancora un po’ all’arrivo della sera, era inutile che mi iniziassi a far prendere dall’ansia.
<< Non ti preoccupare, il pancione non ti si vede ancora >>, disse Cassadee sorridendomi.
Risi e senza pensarci mi portai le mani alla pancia. << Per fortuna, se no non sarei riuscita a nasconderla >>.
Alzai gli occhi giusto in tempo per vedere Matt con gli occhi fissi sulla mia pancia e sulle mie mani che la circondavano. Tolsi le mani stranamente messa a disagio da quei profondi occhi scuri; Matt si accorse che lo stavo guardando e si sbrigò a distogliere lo sguardo. << Ho prenotato un tavolo per te ed Alex al ristorante dell’hotel >>, disse.
Lo guardai sorpresa.
<< Lo so che non è il massimo, ma… almeno siete vicini a noi… non si sa mai >>, continuò Matt distogliendo nuovamente lo sguardo dopo avermi guardata per un attimo.
<< Non portare sfiga per favore! >>, lo ammonì Cassadee scoccandogli un’occhiataccia.
Matt alzò le spalle come a scusarsi.
<< Grazie, è stato un gesto carino >>, lo ringraziai sorridendogli.
<< Di nulla, lo faccio con piacere >>, disse Matt accennando ad un sorriso teso.
Volevo quasi ribattere che sapevo che non era vero, ma preferì rimanere con la bocca chiusa per evitare discussioni.
<< Pronta? >>, mi chiese Debbie affiancandomi dal lato in cui non c’erano né Cassadee né Matt.
Annuii, poi mi girai verso di lei e le sussurrai. << E tu? >>.
Mi guardò ed io capì che non era affatto pronta per rivedere Zack soprattutto ora che sapeva che era stato male probabilmente perché lei non si faceva sentire dall’ultima volta che si erano visti.
Le presi la mano e la strinsi mentre avanzavamo verso gli ATL e la Crew totalmente ignari del nostro arrivo. Una volta avevano fatto loro la sorpresa a me, ora l’avrei fatta io a loro.
Danny fu il primo ad alzare gli occhi su di noi e a sorriderci mentre Vinny continuava a far ridere Alex e Jack, mentre dell’altro piccolo gruppo, fu Jeff che mentre sorseggiava una Coca Cola con la cannuccia, ci vide e rimase per un attimo perplesso, poi sorrise all’amico e avvisò gli altri. Gli occhi di Zack saettarono da una parte all’altra dell’aeroporto scrutando i volti di tutte le persone che vedeva mentre il suo corpo si irrigidiva leggermente facendolo sembrare ancora più grosso; non ci volle molto perché i suoi occhi andarono ad incontrarsi con quelli di Debbie che accentuò la stretta intorno alla mia mano e si sforzò di sorridere
 con naturalezza nonostante la sua faccia sembrasse paralizzata in un’espressione terrorizzata.
Le strinsi due volte forte la mano cercando di farle capire che doveva rilassarsi, ma lei lanciandomi un’occhiata in tralice, scosse leggermente la testa facendomi capire che non ce la faceva.
Rian si precipitò tra le braccia di Cassadee con talmente tanta enfasi da far quasi cadere tutti e due. Fu proprio la corsa di Rian a far girare Alex e Jack che non appena ci videro rimasero a bocca aperta completamente presi alla sprovvista.
Con mia sorpresa, Debbie mi lasciò la mano e andò da Zack anche se molto lentamente. Non mi sfuggì lo sguardo triste di Jack che la seguì mentre percorreva la distanza che la separava dal bassista.
Alex rimase immobile a fissarmi con un’espressione scioccata stampata sul viso e per un attimo fui bloccata dalla paura che Jack gli avesse potuto dire qualcosa oppure che nonostante non avessi ancora la pancia mi trovava un po’ più rotonda; ma fu questione di un attimo, poi calmandomi capì che era solo sorpreso di trovarmi lì.
Nel momento in cui i nostri sguardi si incrociarono, il battito del mio cuore accelerò e in quel momento capì che nonostante non desiderassi un bambino, il fatto che lo aspettassi da Alex mi rendeva più felice, perché lo amavo e quel bambino sarebbe stato il frutto del nostro legame.
L’espressione sconvolta di Alex si trasformò piano piano in un sorriso, no, non in un sorriso ma in quel sorriso che adoravo e che era capace di rassicurarmi, di farmi sciogliere come il burro e di farmi scordare tutto quello che era all’infuori di lui. Prima che potessi farlo io, Alex mi corse incontro e mi prese tra le braccia sollevandomi leggermente da terra come se non pesassi nulla e stringendomi tanto forte da farmi mancare quasi il respiro.
<< Mio Dio! Ma che ci fai qui? >>, mi chiese allentando la stretta intorno al mio busto e facendomi ripoggiare i piedi a terra.
Mi strinsi nelle spalle sorridendogli. << Una piccola sorpresa >>.
Lo sguardo di Alex si spostò a Matt che gli sorrise allegramente. << È opera tua? >>, gli chiese.
<< Più o meno >>, rispose il moro. << L’idea è di Stella, io ho solo dato il permesso >>.
<< Strano, quando sono tornato da Parigi mi hai detto che non volevi più distrazioni >>, disse Alex con le sopracciglia aggrottate.
Matt sembrò non sapere cosa dire e si guardò nervosamente intorno mentre il mio stomaco si chiudeva in una morsa tagliente.
<< Sei contento di averla qui o no?! >>, sbottò alla fine Matt facendomi fare un silenzioso sospiro di sollievo.
<< Si >>, confermò Alex spostando lo sguardo verso di me e sorridendomi.
<< E allora non fare domande! >>, esclamò Matt con irritazione.
Nonostante fosse confuso dal comportamento del tour manager, Alex si strinse nelle spalle e lasciandomi per un momento andò a salutare Cassadee e Debbie; io invece mi avvicinai a Jack che non aspettò neanche un minuto e mi strinse a se. << Come stai? >>, mi sussurrò all’orecchio.
<< Abbastanza bene, ho superato la fase del pianto disperato >>, risposi sempre sussurrando.
<< Bene, è una buona notizia >>, sciolse l’abbraccio e mi scompigliò affettuosamente i capelli.
Gli schiaffeggiai la mano che mi aveva infilato nel capelli e lui scoppiò in un’allegra risata. << Sono qui perché voglio dirlo ad Alex >>, sussurrai di nuovo.
Jack rimase in silenzio, poi spostò lo sguardo verso Alex e poi di nuovo verso di me. << Mi sembra un’ottima idea >>, commentò. << Almeno potrò prenderlo a pugni >>.
Alai gli occhi al cielo.
<< Matt lo sa, non è vero? >>, mi chiese.
Annuii. << Se no come avrei fatto a convincerlo a farmi venire qui?! >>.
Jack mi abbracciò nuovamente. << Più ci penso e più non mi sembra vero >>.
<< Fidati, anche a me >>.
Ci staccammo e io andai a salutare gli altri per poi tornare da Alex che mi prese una mano e se la portò alle labbra facendomi arrossire e ridacchiare come una scema.
<< Bene ragazzi, fuori ci sono due pullmini neri che ci aspettano, facciamo in fretta e non fatevi beccare dai giornalisti >>, disse Matt che si era messo davanti a tutti noi che formavamo una sorta di fila per due.
<< Agli ordini capitano! >>, disse Rian imitando un saluto militare.
Matt alzò gli occhi al cielo, ma gli angoli della sua bocca si alzarono leggermente. Si girò e iniziò a camminare a passo svelto seguito da noi che chiacchieravamo allegramente come un gruppo di ragazzi in gita scolastica.
<< Ti sei ripresa? >>, mi chiese Alex dopo un po’.
Annuii cercando di non badare al fatto che Jack dietro di noi si era leggermente irrigidito al suono di quella domanda. << Si, non era nulla di che, Debbie si è preoccupata troppo >>, risposi scoccando una veloce occhiata alla mia migliore amica che era quasi alla fine della fila con Zack, ma non si tenevano per mano e neanche si sorridevano, camminavano semplicemente l’uno accanto all’altra parlando a bassa voce. Mi si strinse il cuore e per un attimo ripensai a come mi erano sempre sembrati una bellissima coppia che parlava sempre e si diceva tutto… tranne in quell’ultimo periodo; odiavo vederli così lontani, ma odiavo di più il fatto che fosse stato mio fratello a renderli così. Potevo fargliene una colpa? No.
<< Invece ha fatto bene, così la prossima volta che decidi di non mangiare ci pensi su due volte >>.
<< Ma dai! Si è trattato solo di una volta, io mangio sempre >>.
<< Oh si, è vero, da piccola era un barilotto per quanto mangiava >>, scherzò Jack.
Alex rise.
<< Ma non dire scemenze! >>, esclamai guardando storto Jack che però aveva iniziato a ridere come un idiota contagiando anche Alex. Era da lui dire una cosa scema e poi riderci per ore anche se non era affatto divertente.
Arrivammo ai pulmini senza incontrare nessuna difficoltà, e dopo aver sistemato le valigie, io, Jack, Alex, Vinny, Matt e Jeff ci accomodammo su un pullman e gli altri si accomodarono nell’altro dopodiché partimmo verso l’albergo dove io avrei onorato la mia decisione.
<< Per stasera Matt ci ha prenotato un tavolo nel ristorante dell’hotel >>, dissi ad Alex che era seduto vicino a me negli ultimi posti del pullmino dove nessuno ci avrebbe sentiti.
Alex sembrò stupito. << Davvero? >>.
Annuii.
<< Come mai? C’è qualcosa che dobbiamo festeggiare? >>, chiese con un sorriso sghembo che mi fece saltare il cuore.
Scossi la testa. << No, è solo per passare una bella serata insieme >>, risposi sorridendo nervosamente –mio malgrado-. Per fortuna Alex non se ne accorse e sorridendomi dolcemente mi mise un braccio dietro le spalle e mi strinse a sé.
<< Mi sembra un’idea bellissima >>, commentò baciandomi la testa.
Sorrisi.
Avevo preferito non dire nulla ad Alex così da evitare che mi iniziasse a fare domande alle quali probabilmente avrei ceduto e non volevo che venisse a sapere della gravidanza prima di quella sera, con l’atmosfera giusta e le parole giuste.
<< È strano come Matt ci abbia prenotato anche la cena, da quando sono tornato da Parigi non aveva fatto altro che ripetermi che sarei dovuto restare concentrato sulla band, che non avrei dovuto saltare altri concerti e che non gli dovevo chiedere di farti venire qui da noi >>.
Il mio sguardo vagò verso Matt che era seduto in uno dei posti davanti ma era girato verso Jack che sedeva al posto dietro al suo e quindi lo potevo vedere mentre sorrideva divertito dalle battute dell’amico e rideva come mai gli avevo visto fare. Con me non era mai così allegro, restava sempre sulle sue e Cassadee mi
aveva svelato il perché, ma non aveva senso che non mi sopportasse solo perché ero una distrazione per Alex, avrebbe dovuto conoscermi prima di decidere di non essere simpatico con me o di non essermi amico… a pensarci bene perché aveva accettato di essere mio amico quella sera in discoteca se alla fine pensava che fossi una che sta sempre in mezzo?
Provai una strana sensazione di tristezza mentre guardavo il suo bel sorriso candido, la barba leggermente accennata, gli occhi scuri, i capelli neri leggermente spettinati per via del cappello che aveva indossato fino a quel momento e il piercing al labbro che toccava ogni tanto con la lingua forse più per abitudine che perché lo volesse.
Gli occhi di Matt si spostarono da Jack a me beccandomi mentre lo stavo ancora osservando. Sentì il sangue affluire alle guance e imbarazzata spostai lo sguardo fuori dal finestrino pensando che fosse una cosa davvero poco carina stare tra le braccia di Alex mentre osservavo Matt ammirando la sua bellezza soprattutto visto che ero incinta.
Non potevo ignorare però il fatto che il mio cuore avesse accelerato i suoi battiti mentre lo sguardo di Matt si intrecciava con il mio anche se per pochi secondi.
 
Scesa la sera, mi ritrovai in camera di Debbie insieme a lei, Jack e Cassadee per prepararmi alla grande cena che avrebbe segnato la mia vita o per meglio dire quella di Alex che di sicuro non si aspettava affatto di star per diventare padre, infatti varie volte mente eravamo in camera aveva cercato di portare dei semplici baci a qualcosa di più, ma io avevo dovuto fermarlo con la scusa che avremmo avuto tutto il tempo dopo la cena ma la verità era che mi sentivo strana a lasciarmi andare con dentro un piccolo essere che nei vari mesi sarebbe diventato un bambino, quindi avrei aspettato che lui lo sapesse così che facesse tutto con più… delicatezza. Nonostante avesse provato a nasconderla, avevo notato l’espressione delusa sul volto di Alex quando per la seconda volta lo avevo allontanato.
<< Io non faccio andare mia sorella in giro con addosso quella roba >>, si ribellò Jack quando Cassadee cacciò dalla sua valigia il completino blu intimo che mi ero comprata. Lo avevamo messo lì insieme al vestito per precauzione, nel caso Alex fosse andato a sbirciare nella mia valigia.
<< Infatti avrà questo sopra >>, disse Debbie cacciando il vestito e mostrandolo a Jack che seduto sul letto guardava con aria preoccupata il completino intimo.
<< Sei fortunato che Cassadee non mi abbia costretta a comprare un completino leopardato >>, dissi vergognandomi solo al pensiero di indossare mai una cosa del genere.
Jack mi guardò con gli occhi sgranati. << Be’ il leopardato è peggio, ma… >>, si interruppe prendendo in mano il perizoma, <>.
Ridacchiai.
Cassadee sbuffando tolse di mano la mutanda a Jack. << Lo sappiamo tutti che se non lo dovesse indossare tua sorella lo troveresti “accettabile” >>.
Le guance di Jack si tinsero di rosso ed io e Debbie scoppiammo a ridere. << Va bene, forse hai ragione >>, disse Jack incrociando le braccia al petto.
<< Bene, quindi non fare storie e dicci solo se ti piace oppure no >>, lo istruì Cassadee battendogli qualche pacca sulla schiena alla quale Jack rispose con un’occhiataccia.
La preparazione fu abbastanza veloce e Jack apprezzò tutto, forse perché costretto da Cassadee, ma sembrò abbastanza sincero quando uscita dal bagno con addosso il vestito aveva spalancato la bocca e contemporaneamente anche gli occhi.
Debbie mi acconciò i capelli in una sorta di coda alta che si reggeva grazie ad alcune mie ciocche di capelli, non grazie ad un elastico il che mi lasciò un po’ dubbiosa su quanto potesse reggere, ma mi fidai di Debbie; poi mi truccò usando un ombretto dello stesso colore del vestito, del mascara, della matita, un po’ di cipria e per finire il rossetto rosa visto che il rosso non mi donava affatto.
Quando fui pronta, Jack uscì dalla stanza dopo avermi augurato buona fortuna, per andare da Alex ad avvertirlo che io ero pronta e per vedere lui com’era vestito; Cassadee rimase in camera e anche lei mi abbracciò augurandomi che tutto andasse bene, Debbie invece mi accompagnò fino al ristorante. Ci volle un po’ per arrivare visto che per l’agitazione non riuscivo a camminare bene sui tacchi e quindi ad ogni passo scivolavo oppure prendevo una storta perché non riuscivo a reggermi in piedi. Per fortuna Debbie mi sorresse per tutto il tragitto ridacchiando quando inciampavo nei miei stessi piedi e mi davo della stupida.
Avevo pensato di chiedere a Debbie come era andata con Zack, ma visto che dovevo rimanere concentrata su dove e come mettevo i piedi, decisi che avrei rimandato la domanda al giorno dopo anche perché ero troppo nervosa per parlare o per pensare ad altro. Quando dopo una decina di minuti buoni, arrivammo al ristorante, Jack era fuori alla porta che ci aspettava andando avanti e indietro la porta. Non appena ci vide ci venne incontro e ridacchiò anche lui non appena mi vide inciampare.
<< Non c’è nulla da ridere! >>, sbottai. << Sono talmente agitata che mi trema tutto >>.
<< Tranquilla, andrà bene, devi solo essere più rilassata >>, disse Debbie.
<< E come? Sto per dirgli che aspettiamo un bambino e non so come reagirà >>.
Jack mi sorrise e mi si avvicinò per baciarmi la fronte. << Vedrai che ne sarà felice… oppure se la vedrà con me >>.
Scossi la testa sorridendo.
Debbie mi strinse una mano. << Buona fortuna Tella >>.
Le sorrisi e la strinsi in un abbraccio cercando di prendere dal suo affetto il coraggio che mi mancava. << Grazie >>.
Abbracciai anche Jack che mi indicò il tavolo dove era seduto Alex e poi se ne andò mano nella mano con Debbie. Sorrisi nel vederli andare via così felici. Mi girai e guardai Alex, seduto ad uno dei tavoli con un’espressione rilassata sul volto, nonostante non fosse molto a suo agio nello smoking elegante che indossava; probabilmente era opera di Jack oppure di Cassadee che amava mettere sempre il suo zampino ovunque.
Mi avviai al tavolo continuando a ripetermi che ce la potevo fare e che Alex sarebbe stato felice. Non mi potevo più tirare indietro, dovevo affrontare il mio futuro.
Non appena lo sguardo di Alex si alzò su di me e la sua bocca si aprì in un sorriso, fui sicura che quella era la cosa giusta da fare e mi affrettai ad arrivare al tavolo.
Alex si alzò e dopo avermi osservata bene dalla testa ai piedi facendomi leggermente arrossire, mi strinse a se e posò le sue labbra sulle mie facendo sparire completamente ogni traccia di agitazione che mi era rimasta. Quando ci allontanammo, notai con imbarazzo che la gente presente nel ristorante ci stava guardando, così mi affrettai a mettermi seduta per non attirare più l’attenzione.
<< Dio mio, sei bellissima >>, disse Alex continuando a squadrarmi con gli occhi.
Arrossì nuovamente ringraziando mentalmente Cassadee. << Cassadee sperava reagissi così >>, dissi. << Anzi, sperava iniziassi a cantare do you want me dead >>.
Ridacchiò. << In effetti stavo proprio pensando che ti sei vestita così per farmi morire dalla voglia di saltarti addosso >>.
<< Vero >>, sorrisi. << Per questo ti ho detto che era meglio aspettare questa sera >>.
<< Ne varrà di sicuro la pena >>, commentò con gli occhi che continuavano a muoversi maliziosi lungo il mio corpo nonostante fossi seduta.
<< Se ti piace il vestito aspetta di vedere cosa c’è sotto >>, dissi soffocando una risata quando mi guardò
storto perché era ovvio che stava morendo dalla voglia di lasciare il ristorante per andare di sopra.
<< Si, mi vuoi decisamente morto >>, disse prima di portarsi il bicchiere alla bocca.
La serata trascorse velocemente e mi divertì così tanto che mi dimenticai quasi del vero motivo per il quale era stata organizzata tutta quella cena; per fortuna ci pensò Alex a ricordarmelo, che dopo aver finito di mangiare anche il dolce disse: << Allora, prima di venire qui Jack è venuto da me e si è assicurato che mi fossi vestito elegante come mi aveva ordinato Cassadee e in più mi ha raccomandato di non trattarti male e di rimanere calmo il che mi fa pensare che c’è qualcosa sotto tutta questa cena >>.
Ormai eravamo alla fine, non c’era più motivo per rimandare o per mentire. Annuii. << Si, in effetti c’è qualcosa che ti devo dire >>, ammisi.
Appoggiò i gomiti al tavolo e unì le mani mentre un sorriso soddisfatto gli aleggiava sul viso. << Una cosa buona o brutta? >>.
Bella domanda.
Pensai.
Mi morsi un labbro. << Penso che questo lo debba decidere tu >>.
Alex non disse nulla e aspettò che io iniziassi a parlare guardandomi dritto negli occhi. Mi sentì come se la cena mi stesse tornando su e per un attimo impallidì pensando fosse per colpa della nausea, ma poi mi accorsi che era solo colpa del nervosismo che aveva ricominciato ad attaccarmi lo stomaco.
Feci un bel respiro. << Be’… è successo… cioè… no… io ho… oh santo cielo! >>, balbettai. Ero senza speranze, non ce l’avrei mai fatta a dirglielo.
Alex mi prese le mani tra le sue e mi incitò ad alzare di nuovo lo sguardo che avevo abbassato per la vergogna. Mi sorrise ma non disse nulla, così ci riprovai insultandomi mentalmente per spingermi a tirare fuori il rospo, ma proprio quando stavo per parlare, vidi Matt correre a perdi fiato verso di noi. Alex, vedendo la mia reazione stupita, si girò e fissò Matt altrettanto sbalordito. << Matt che succede? >>, gli chiese.
Matt parlò con l’affanno, ma riuscì a capire perfettamente quello che diceva. << Zack… e Jack… si stanno… picchiando >>.
Mi si gelò il sangue nelle vene e l’unica cosa a cui pensai prima ci catapultarmi verso l’ascensore fu: oh cazzo!

Ehiii :D
Con -spero- vostra gioia (xD) ho aggiornato prima :) anche se ora vi lascerò con la voglia di leggere il continuo fino alla prossima settimana D: non odiatemi! U.U se ce la faccio metterò il prossimo capitolo prima anche grazie alle vacanze di pasqua *w*.
Avete sentito la buona notizia? :D gli ATL tornano in Italia *-* anche se fanno da band di supporto ai Green Day D: io sono ancora indecisa se andarci o meno, non sono una fan sfegatata dei Green Day, ma alcune canzoni mi piacciono quindi penso che non sarebbe brutto o noioso vederli in concerto... però bo'... sono ancora titubante, i biglietti costano anche tanto D: contando il fatto che a vedere gli ATL vogliono venire sia mia sorella che mia mamma xD
Andare o non andare, questo è il dilemma D: . Ma un concerto loro da soli no è?! D:
Tra di voi lettori c'è qualcuno che è intenzionato ad andare o che ci va? :3

Buona settimana genteee :D! A presto! 

Miki*

  
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