Dedico
questa piccola ficcina a Mistress
Lay!! *__* Cui il 4 ottobre è stato il compleanno!
Auguri cucciola e beccati questa cosuccia fatta solo per te, non è granchè ma..non ho saputo fare di meglio!!!T_T
Ti
voglio bene
-
Stai fermo!! - ordinò Ron, afferrando le
spalle dell’amico del cuore e spingendolo giù.
-
Fa male Ron! -
-
Perché non l’hai mai fatto! Basta solo inserirlo e… poi verrà da sé! -
-
No, fa troppo male! -
-
Cercherò di fare attenzione… -
-
D’accordo… però fa piano,va bene? -
-
Fidati di me! -
-
Che diavolo state combinando voi due?! - intervenne Hermione, che era appena
giunta e aveva udito parte della conversazione, il suo viso era perplesso e
tinto di un tenue rossore.
I
due amici si voltarono verso di lei e, a causa del suo tono imbarazzato, la
guardarono confusi.
-
Pettiniamo solo i capelli di Harry… - confessò ingenuamente Ron, continuando a
non capire.
-
Come mai sei così imbarazzata? - chiese ancora Harry, incuriosito.
La
ragazza scosse il capo. - Niente. - disse sbrigativa, sedendosi sulla prima
sedia a portata di mano. Sembrava stranamente esausta.
-
Hermione… - iniziò Harry, mentre il rosso affondava il pettine nella sua folta capigliatura
- Ma ultimamente sei strana… ahia, Ron! -
-
Scusa! - rispese questi prontamente, cercando di essere più delicato. -
Comunque è vero, Herm… - sostenne. - C’è qualcosa di strano in te ultimamente… -
La
ragazza sospirò, poi osservò i due amici di traverso, infine abbassò gli occhi,
colpevole.
-
Allora? - insistette Ron.
-
Siamo amici, puoi dirci tutto, lo sai…! - rincarò dolcemente il moro - Ahia!! -
grugnì ancora.
-
Scusa… -
La
ragazza nuovamente scosse il capo, stressata.
-
Ragazzi ma voi due… - fece inghiottendo a vuoto - Non vi siete accorti di
nulla? -
Il
rosso tirò un po’ una ciocca rimasta incastrata, mentre Harry protestava
aspramente.
-
Di… cosa? – fece, osservando poi il suo lavoro, da un lato dispiacendosi di far
male all’amico e dall’altro sprezzante, per quel piccolo piacere sadico nei
confronti dello stesso.
Hermione
li guardò ancora. - Sarà solo una mia impressione! - professò, alzando le
spalle, sconfitta.
-
No dai, dicci… - riprese ancora Ron, mentre afferrava un'altra ciocca e vi
affondava i denti del pettine.
Per
l’ennesima volta gli occhi nocciola della ragazza si puntarono sui ragazzi,
infine si decise a confessare.
-
Ma voi vi rendete conto che da un po’ di tempo a questa parte ogni cosa che
dite può avere, come dire… un doppio senso? -
-
Ahia Ron! Adesso basta, smettila… fa male!! -
-
E’ solo che è asciutto, dobbiamo lubrificarlo in qualche modo! Prendiamo dell’acqua, bagnamolo un po’… -
-
Ho finito, vostro onore! - esclamò la ragazza, con naturalezza.
I
due amici si guardarono qualche istante, poi scoppiarono a ridere convulsamente.
-
Hey che vi ridete?! -
-
Herm… - Harry cercò di esprimersi nonostante l’ilarità - Non è che sei tu… -
ghignò - a essere diventata estremamente maliziosa?! -
La
ragazza arrossì furiosamente, strinse i pugni e scattò in piedi - Maliziosa?! -
esclamò, colta sul vivo - Guardate che ormai è una cosa che hanno capito
tutti!! Girano una quantità smisurata di voci su voi due!! -
Harry
e Ron smisero di ridere e si lanciarono un’occhiata perplessa - Che genere di voci?
- fece Ron, scettico.
Lei
tentennò - Ehm… - fece inumidendosi la labbra - …voci… -
I
due la scrutarono nuovamente perplessi e un po’ divertiti, poi Harry cercò di
alzarsi dalla sedia, ma Ron lo spinse nuovamente giù.
-
Amore stai fermo, così finisco di pettinarti i capelli!! -
-
No! Fa male! Ci rinuncio! -
-
Se lo dici tu… - fece il rosso, riponendo via il pettine. - Tanto neanche un
incantesimo sarebbe capace di aggiustarteli, figuriamoci quest’aggeggio
babbano! -
-
A dire il vero ci sarebbe un incant… -
-
Risparmiaci Herm! - iniziarono in coro i due ragazzi.
-
Comunque evitate, se potete, di fare discorsi
così ambigui, d’accordo? -
-
Non capisco proprio di cosa tu stia parlando, ma va bene, cercheremo di stare
più attenti! - la rassicurò Harry. - Vero, amore?
- finì con malizia.
-
Certo, tesoro! –
-
Dovremmo stare anche attenti a quando stiamo in…intimità!-
-
Ma non ci riesco a trattenere la voce in certi momenti!- grugnì falsamente
imbarazzato il rosso.
-
Dovrai…altrimenti tutti sapranno il nostro segreto!-
-
Oh Harry non resisto!- si mise cavalcioni sul moretto che era rimasto seduto
sula sedia – Prendimi qui, ora!!-
La
ragazza allibita si colpì il viso con una mano, poi scosse il capo, rassegnata -
Oh, basta, ci rinuncio! fate come volete, io vi ho avvisato! -
Li
salutò e andò via lasciandoli soli.
-
Girano davvero voci simili su di noi? - fece infine Ron, nuovamente perplesso.
Harry alzò le spalle.
-
Non so… - sospirò poi - Può darsi, ma anche se fosse cosa ci importa? -
I
due amici si sorrisero per qualche istante, ma una strana sensazione li pervase
facendogli sviare lo sguardo altrove.
Era
una cosa strana sapere che le loro parole potevano essere così facilmente fraintese;
ed essere a conoscenza che gli altri vedevano nei loro atteggiamenti qualcosa
di diverso dall’amicizia, di certo non semplificava la situazione, al contrario
improvvisamente li rendeva agitati e nervosi.
Non
sapevano cosa spingesse gli altri ad equivocare tanto palesemente il tutto, la
loro amicizia non era dissimile da quella degli anni precedenti né era evoluta
in altro, né ne aveva possibilità.
Almeno
così credevano…
Harry
si guardò allo specchio contemplando il lavoro fatto dall’amico. Aveva i
capelli pettinati, peccato che lo fossero solo per metà!
-
Grazie comunque di averci provato… - ridacchiò, afferrando qualche ciocca per
studiarla meglio.
Ron
gli si avvicinò piano da dietro, fino a specchiarsi con lui.
-
Mi è venuta un idea… - lo vide ghignare dalla superficie riflettente. - Che ne diresti
se… glielo lasciassimo credere? -
-
Cosa? -
-
Che stiamo assieme! -
Gli
occhi verdi si riflettevano a loro volta, incerti e incuriositi - Dici che ci
cascherebbero? -
-
A quanto Hermione ci ha lasciato capire, già lo pensano! - puntualizzò il
rosso.
Il
sorriso del moretto si allargò a dismisura - Ma sì, tanto scandalo più,
scandalo meno! -
-
E a mamma verrebbe un infarto! -
Con
questa nuova premessa, i discorsi ambigui si moltiplicarono, sguardi maliziosi
e lascivi perfettamente imitati piovevano da ogni dove e biglietti di pseudo
amore aleggiavano per le aule sotto gli occhi di chiunque.
I
pettegolezzi, quindi, finirono con l’aumentare esponenzialmente…
-
Non posso crederci! - esclamò Lavanda perplessa
- Davvero non posso! Ron non… non… non è GAY!! -
-
Ma li hai visti pure tu in che atteggiamenti li abbiamo beccati, anche più di
una volta! - rincarò Padma accigliata.
-
Ma, ma… -
-
Quegli sguardi, quelle frasi, quei bigliettini… sono proprio affiatati!! -
disse ancora Padma.
-
Mi rifiuto di crederci! - ripeté infervorata Lavanda puntando i piedi - Ron è
stato grande con me!!-
-
L’avete fatto? - s’incuriosì subito Padma, gli occhi le brillarono di
interesse.
Lavanda
arrossì furiosamente, poi sviò lo sguardo - Piantala! - squittì offesa e
imbarazzata - Comunque Ron non è gay! E te lo proverò! -
-
Come? -
-
Seducendolo, ovvio! - esclamò trionfante - L’ho avuto una volta, lo avrò
ancora! -
-
Ma quindi l’avete fatto? - riuscì solo a chiedere nuovamente l’altra, con un
sorriso malizioso, smorzando l’entusiasmo dell’amica.
L’allenamento
era stato, come sempre, pesante.
Da
bravo capitano Harry metteva decisamente sotto pressione la squadra. Per sua
fortuna, nonostante le voci su di una sua possibile omosessualità, non sembrava
che ci fossero state ripercussioni a livello sociale. E la tranquillità di
rapporti con gli altri membri della squadra, sia in campo che negli spogliatoi,
riguardava anche Ron.
Molti,
difatti, sebbene le notizie e gli indizi indicassero altro, avevano
identificato il tutto come un inutile pettegolezzo alla Rita Skeeter. Non era
la prima volta che Harry Potter si trovava in una bufera di pregiudizi
infondati, né sarebbe stata l’ultima, quindi, per principio, avevano smesso di
credere alle così dette “voci di corridoio”.
Era
anche vero che i due amici sembravano più uniti del solito, ma era più che
possibile che fosse dovuto ad una semplice ironia della situazione.
Sia
gli studenti che li conoscevano davvero, sia loro due, sembravano quindi aver
preso la cosa tranquillamente, anche se…
I
due ragazzi in questione avevano iniziato a sentirsi a disagio.
Spesso
uno dei due, per reggere il gioco, lasciava scivolare le proprie mani su spalle
o sui fianchi dell’altro, ovviamente il tutto mentre su di loro erano puntati
occhi volutamente indiscreti.
Tuttavia
non era l’atto in sé a lasciarli a disagio, ma la sensazione di batticuore che nasceva
in loro, nel momento in cui si sfioravano a vicenda.
Erano
consci che non nascondeva secondi fini, ma per loro era comunque… strano.
Avvertire
le mani dell’altro su di sé aveva preso un significato nuovo, differente.
Tocco
era uguale a vicinanza.
Vicinanza
uguale a presenza dell’altro, molto vicino.
Contatto.
Batticuore.
Dubbio.
Sotto
la doccia i giocatori alleviarono le loro sofferenze lavando via il sudore e la
terra, resa fanghiglia grazie a quel tempo perennemente
piovoso.
Harry
e Ron tornarono presto in stanza, sfiniti.
-
Sono esausto! - ammise Ron auto-massaggiandosi il collo. Harry acconsentì con
uno sbuffò.
-
Fra poco abbiamo la partita contro Serpeverde, dobbiamo vincere! -
-
Se vinciamo questa saliamo primi in classifica - calcolò Ron - Così finalmente
compensiamo la stagione scorsa in cui abbiamo perso… -
Harry
si ammutolì per qualche istante.
-
Dai amico, non è colpa tua! - lo rassicurò l’altro. - Stiamo vincendo
quest’anno - rincarò ancora, cercando di risollevargli il morale.
-
Hai ragione… - sorrise appena - Senti Ron… -
-
Si? -
-
Penso che dovremmo smetterla di prendere in giro gli altri. -
Il
rosso lo fissò per un po’ - Come? -
-
Questa storia mi ha stancato. - esclamò ancora risoluto.
Detto
ciò, si avvicinò a grandi passi verso il suo letto e vi si fiondò sopra
dichiarando di essere esausto.
Ron
lo guardò in tralice - Ok - fece solo, dirigendosi verso il suo.
Era
strano.
La
cena stava per essere servita, ma Ron aveva improvvisamente smesso di avere
fame.
Eppure
l’aveva fino a qualche secondo prima, allora… perché?
Cos’era
quella sensazione sorda di smarrimento alle parole dell’amico?
Anche
nel petto si erano scatenate sensazioni contrastanti. Eppure avrebbe dovuto
essere felice soprattutto perché, a conti fatti, il fingersi fidanzato
dell’altro iniziava a renderlo nervoso, quindi come mai ora era entrato in una
specie di… panico?
Niente più Harry aveva
pensato in quel preciso istante, come se lo avesse improvvisamente perso.
Ma
Harry era lì ad un letto o due di distanza, però…
Non
lo avrebbe toccato più…
Toccare?
Perché mai avrebbe dovuto voler essere toccato? In fondo lo metteva a disagio,
no? Si era scoperto leggermente omofobo al riguardo, giusto? Ma allora perché…
Dubbio.
Il
dubbio e l’incognita iniziavano a lacerarlo, ora più che mai.
Sembrava
che con quelle parole Harry avesse decretato la fine della loro amicizia,
sebbene non fosse assolutamente così.
Però
per Ron era come… un passo indietro.
Tornare
come prima, tornare… amici.
Non
erano mai stati davvero fidanzati, però fingerlo era in pratica un po’ come
esserlo. Si vedevano di più, scherzavano di più, giocavano e ridevano di più…
in pratica trascorrevano quasi tutto il loro tempo assieme.
Soprattutto,
si toccavano di più.
Era
in particolar modo quel contatto fisico con l’amico a disarmarlo, eppure ora
era ciò a cui più anelava. Perché spesso le parole non bastavano per esprimere quel
che si ha dentro, il contatto era come un passo in più; come un’evoluzione.
Si
sentiva come se avesse assaggiato il Paradiso e fosse stato poi allontanato e
relegato nuovamente in Purgatorio.
Si
era in parte abituato a lui, a Harry, in una maniera che non credeva possibile.
Alzò
piano gli occhi scrutando la figura esile del ragazzo in questione.
Si
ritrovò a formulare ciò che per lungo tempo aveva pensato solo vagamente: Harry
era proprio un bel ragazzo.
Se
fosse stato una ragazza, probabilmente avrebbe ben ceduto al suo fascio, perché
ne aveva, e molto.
Ma
lui non era una ragazza e per quanto fingessero di stare assieme era, appunto,
solo una finta, null’altro.
-
Che c’è? - fece il moro indispettito dallo sguardo fisso di Ron.
-
Nulla. - sia affrettò a giustificarsi questi, distogliendo lo sguardo.
“Nulla”
era tecnicamente inesatto. “Qualcosa” era un esagerazione.
In
questo limbo di incertezza, Ron si ripromise di accettare la decisione dell’amico
e allontanarsi, ma per quanto cercasse di mantenere una linea di condotta
normale, i suoi comportamenti tendevano all’estrema esagerazione: aveva,
infatti, sviluppato un incoerente repulsione nei confronti del moretto, ergo
evitava accuratamente di essere avvicinato da lui.
Questo
nuovo comportamene ad Harry ovviamente non passò inosservato, tanto che alla
prima occasione di restare solo con l’altro, non mancò di sollevare la
questione.
-
Dimmi che ti prende. - lo aggredì poco gentilmente quando, tra un ora di
lezione e la successiva, si erano trovati in corridoio da soli.
-
Eh? - fece Ron, confuso.
-
Sei strano. - rincarò acido Harry aggrottando le sopracciglia - Sembra che tu
abbia paura di me! -
-
Ma cosa dici…? - chiese l’altro, improvvisamene sulla difensiva. Harry sbuffò e,
per un istante, gli lampeggiò nelle iridi speranza un pizzico di ciò che Ron
definì tristezza.
-
E’ da quando ci siamo “lasciati” che cerchi in ogni modo di evitarmi… - espose
pacato. Ron s’inumidì le labbra, si guardò attorno, poi sfoggiò un sorriso
tranquillo, ma fittizio.
-
E’ solo una tua impressione! - lo rassicurò - E poi, in che senso ti evito se
sto sempre con te? -
Per
tutta risposta, Harry allungò una mano, come per sfiorargli il viso, ma il
rosso immediatamente si ritrasse.
-
Ho finito, vostro onore… - sussurrò mesto, raccogliendo la mano al petto. - Ho forse
fatto qualcosa che ti ha offeso? Se è così, non volevo, davvero! -
Negli
occhi dell’amico, Ron lesse rammarico e dolore. Era strano vedere Harry in
quello stato, così…vulnerabile!
Per
anni si era crogiolato del fatto di essere l’unico, insieme ad Hermione, ad
averlo sempre trattato come amico e non come l’eroe che rappresentava per la
massa. Ma in quel frangente si rese improvvisamene conto di averlo comunque
messo su un piedistallo del tutto personale.
E
lo aveva ferito.
Lo
aveva ferito allontanandolo, solo perché, per uno stupido capriccio, voleva disperatamente
essere toccato da Harry.
Quel
desiderio era così insensato, eppure per Ron era ormai diventato una specie di bisogno
fisiologico.
Gli
mancavano le mani di Harry…
Gli
mancava Harry.
Strano
come somigliasse pericolosamente ad un mal d’amore perduto, sebbene era un
amore che non aveva mai davvero posseduto.
Amore…?
-
Non è colpa tua… - soffiò leggermente avvilito - Sono io che… mi sento a
disagio - confessò.
-
A disagio? - ripeté Harry, curioso.
-
Cioè… - come spiegarlo? - Diciamo che… mi ci ero… abituato… - non riusciva a
trovare un modo per dirlo semplicemente, senza in realtà dimostrare ciò che
davvero covava nel cuore, mille volte peggiore di ciò che aveva intenzione di
confessare. - Mi divertiva il gioco di fingerci… amanti. -
-
Divertiva? - ripeté nuovamente Harry, nella voce una nota vacua.
Mentire
non sarebbe servito a molto, il moro lo conosceva e sapeva riconoscere la verità,
senza contare che prima o poi il comportamento ambiguo lo avrebbe comunque
tradito, quindi optò per una confessione più o meno diretta, insomma… alla Ron
Weasley.
-
Ecco vedi… - prese, ma Harry lo interruppe subito.
-
Avevo lasciato perdere perché vedevo che alcuni atteggiamenti ti mettevano in
imbarazzo - confessò con naturalezza e un po’ di apprensione - E ora invece mi
eviti… Ron davvero non riesco a capire… -
Non
era l’unico a non capirci nulla. Ron era potenzialmente squilibrato dalla
confusione che tutta quella storia stava portando, ma quel piccolo confronto
gli stava lentamente mettendo le cose in chiaro.
Soprattutto
la parola “amore” incisa a lettere cubitali in ogni sua azione, sfumatura di
voce e disagio passato e presente.
Senza
contare la vocina insistente nella sua testa che riecheggiava fastidiosa:
Amore.
Amore. Amore. Amore. Amore. Amore…
Parola
estrapolata da una frangente di pensiero precedente,come porta per aprire gli
occhi al cuore.
-
Non volevo infastidirti, anche se il gioco, in fondo, l’avevi proposto tu, e
quindi pensavo non ti dispiacesse. Devo ammettere, però, che anche io iniziavo
a sentirmi un po’ strano a comportarmi in un certo modo con te… -
Amore.
Amore. Amore. Amore. Amore. Amore…
-
Ma se ho esagerato, davvero ti chiedo scusa. Non era mia intenzione… -
Amore.
Amore. Amore. Amore. Amore. Amore…
-
Harry, davvero, non preoccuparti non è colpa tua! - cercò di calmarlo il rosso,
afferrando le mani dell’altro, che questi aveva iniziato a muovere freneticamente
nel pieno della sua discussione, e fissandolo dritto negli occhi.
-
Allora perché mi eviti? - quasi piagnucolò il moretto, ponendo nuovamente la
domanda principale.
Perché
lo evitava?
Le
domande chiave era: perché, dentro e fuori di lui, quella parola di cinque
misere lettere lo tormentava?
Perché
sentire le mani di Harry nelle sue lo faceva sentire bene?
Perché
guardarlo così vulnerabile gli faceva battere tanto il cuore?
Sì,
queste erano le domande chiave. E la risposta c’era già, bastava solo
ascoltarla…
Ron
semplicemente sorrise divertito mentre, con estrema naturalezza confessava -
Amore. - dando voce al suo pensiero costante.
Dopo
un attimo di disorientamento l’altro gli fece eco con piglio perplesso- Amore? –
chiese.
-
Amore. - confermò Ron.
Restarono
fermi, immobili. Occhi negli occhi, mani nelle mani, uno ad amalgamare la
notizia, l’altro ad attendere un qualsiasi esito della propria recente
confessione, decisamente imbarazzante ma, al contempo, anche estremamente liberatoria.
-
A-Allora… - balbettò, improvvisamene Harry imbarazzato - cosa dire… -
Probabilmente
il rosso sarebbe dovuto intervenire per rassicurarlo di una qualsiasi cosa che
lo togliesse da quell’impiccio, ma la voce insistente che tanto gli aveva rotto
le scatole in quel quarto d’ora ora, gli suggeriva di starsene zitto e
aspettare la sentenza.
Quel
minuto avrebbe deciso se l’amicizia con Harry fosse finita, com’era probabile
al 99%, o potesse avere un evoluzione stavolta reale; 1%, mera speranza…
-
Allora non ci resta che… - inghiottì ancora il moro, a vuoto.
Le
parole non gli uscivano. Quella confessione gli aveva fatto morire in gola ogni
possibile frase, parola o gemito.
Non
sapeva cosa dire.
Tentò,
in un riflesso incondizionato, di muovere le dita delle mani ancora strette in
quelle del rosso.
Ron
lo stava… toccando.
Quanto
gli era mancato quel tocco!
Stringeva
le dita, quelle stesse che sentiva tremare al timore delle sue parole.
Parole
che non avevano alcun significato oggettivo, non bastavano.
Cambiamento.
Il tocco era uno progresso, un passo avanti.
Un…
passo… avanti.
Si
rese conto delle sue azioni solo quando percepì la consistenza, morbida al
tatto, delle labbra dell’amico, mentre le sfiorava con la sua bocca.
Restarono
ferme dapprima, impietrite. Poi, quando Harry iniziò piano a muoverle come ad
incitarle ed accarezzarle, si mossero piano, iniziando a rispondere al dolce
bacio che era scaturito da quell’unico passo in più.
Ron
accolse gentilmente, timorosamente quasi, la calda lingua dell’amico, o amante
a seguito dello sviluppo corrente, che si era intrufolata senza sforzo dentro
la sua bocca e ora aveva raggiunto la sua gemella con cui aveva intrapreso una
danza dolce e sensuale.
Si
spostarono repentinamente, Harry troppo preso dal bisogno smanioso di
avvicinarsi all’altro, quasi come a volersi fondere con lui, e Ron spinto da un
desiderio irrefrenabile.
Solo
il muro interruppe il cammino che avevano buffamente intrapreso, nello stesso
momento in cui anche il fiato venne loro a mancare.
Si
guardarono negli occhi per un istante, scoprendo solo il bisogno di perdere
nuovamente fiato grazie alle labbra dell’altro.
La
mani, ora intrecciate, erano finite sulla roccia viva e tenevano Ron bracciato
in una sì scomoda, ma eccitante posizione di sottomissione fisica.
-
Coff coff… -
Una
voce fin troppo conosciuta li interruppe dal loro piccolo scontro. Si
staccarono facendo un notevole sforzo, troppo presi da loro stessi per rendesi
conto del mondo circostante e si guardarono attorno.
Hermione
aveva tossito per avvisarli, ma il danno era ormai fatto: tutta la scolaresca,
o comunque la maggior parte, era lì a guardare la novella coppietta mentre pomiciava
nel bel mezzo di uno dei corridoi principali.
Il
rossore si dipinse su entrambi i visi ed Harry lasciò libero Ron, che quindi
riuscì a risollevarsi dalla presa contro il muro.
-
Che avete da guardare? - sbraitò Harry, fintamente offeso - Non avete mai visto
due fidanzati baciarsi?! -
La
scolaresca restò muta a fissarli.
-
Andiamo Ron. - disse solo il moro tirandolo via, le loro dita, infatti, erano
ancora intrecciate.
Svanirono
all’orizzonte, seguiti passo per passo da occhi curiosi, inorriditi o divertiti.
-
E’ gay… - soffiò Lavanda, sentendosi improvvisamente mancare.
-
Già. - rincarò Padma.
-
Io l’avevo detto… - sbuffò Hermione, alzando le
spalle tranquilla.