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Autore: AlwaysAttract    23/03/2013    11 recensioni
Tennessee, 1962
Louis sorride davanti l’espressione del più piccolo e porta la sua mano ad accarezzargli le guance, «sai che non possiamo, non è vero?» gli chiede con una nota di amarezza nella voce.
Il più piccolo ghigna «non abbiamo mai potuto» dice tracciando con le dita dei ghirigori sul petto di Louis «eppure abbiamo continuato a farlo»
«Adesso è diverso, Harry, sono sposato»
«Ma io voglio» protesta trascinando le mani fino al collo dell’altro ragazzo per tirarlo verso di sé «possiamo essere amanti, come lo siamo sempre stati» gli propone con voce bassa facendo toccare le sue labbra con quelle di Louis, poi gliele bacia lentamente e gli scivola più vicino, appoggiandosi con metà corpo a lui.
«E tu non te ne andrai?» gli chiede Louis stringendolo con le braccia forti, Harry scuote la testa.
«No, se tu non vorrai» dice.
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Tennessee, 1962
 

L’odore del caffè lo mette sempre di buon umore. E’ un’abitudine: si alza dal suo meraviglioso letto che profuma di lavanda, indossa i pantaloncini a righe bianche e blu e va in cucina, dove lo attende la sua bellissima moglie, che gli prepara la tazzina del caffè, e il quotidiano sul tavolo.
Louis non è esattamente una persona mattiniera, gli piace alzarsi al momento giusto e avere i suoi tempi per fare le cose, non è lento ma dedica attenzione e cura a ciò che fa. Per altro è un ragioniere, deve essere per forza una persona precisa e attenta ai dettagli.
Si avvicina a Eleanor, sua moglie da due anni e tre mesi, e le lascia un bacio sulla guancia come buongiorno e lei, nonostante i due anni, i tre mesi e l’anno di fidanzamento, arrossisce ancora.
«Bella giornata, no?» sono le prime parole che dice mentre lancia uno sguardo alla finestra, il cielo è limpidissimo e senza un accenno di nuvola tipico del mese di agosto. Fa caldo, però, e il ventilatore appeso al soffitto non fa abbastanza aria da rinfrescarlo un po’.
Eleanor annuisce occupando il posto affianco a lui al tavolo e «c’è la crostata di ieri, ti va?» gli chiede.
«No, grazie» risponde senza staccare gli occhi dal giornale, quello che ha aperto pochi istanti prima. Le notizie non sono molte, per lo più sono sulla politica e sul caldo atroce. Agosto non è mai stato così triste.
Sua moglie lo guarda per qualche istante prima di prendere un grosso respiro e alzarsi dalla sedia per andare a lavare i piatti ancora sporchi della sera prima, «oh, vuoi sapere l’ultima novità?» domanda mentre immerge le mani nell’acqua insaponata.
Louis, sorpreso, alza gli occhi e sorride sornione «ci sono veramente delle novità?»
«Oh, sì» sospira Eleanor «hai presente il vecchio Jeff?»
«E’ ovvio, abita a tre case da qui»
«Suo nipote Harry è di nuovo in città, Danielle mi ha detto che è arrivato ieri pomeriggio».
E il mondo di Louis, fatto di certezze e concretezze, si sgretola improvvisamente sotto le sue mani e la paura si fa spazio nuovamente nel suo cuore di leone.
 
Il lavoro da fare quel giorno in ufficio non è stato tanto ma, nonostante il caldo e lo schifo, Louis preferisce restare lì dentro in silenzio per sfuggire alla realtà.
Il fatto è che la notizia che gli ha dato Eleanor quella mattina l’ha completamente sconvolto: che farà quando lo incontrerà? Lo ignorerà? Gli parlerà?
Louis è in bilico su un filo di ferro, non sa come comportarsi e non vuole assolutamente uscire fuori, in città, per paura di incontrarlo. Sono passati otto anni da quando l’ha visto l’ultima volta, otto anni da quando Harry ha lasciato la città e otto anni da quando hanno litigato.
Louis aveva diciannove anni all’epoca e Harry ne aveva poco più di diciassette. Erano due ragazzini con un segreto troppo grande sulle spalle e il desiderio di restare sempre l’uno accanto all’altro. E’ un segreto che ancora tuttora si portano sulle spalle ma che, ormai, non condividono più.
 “Chissà se è cambiato”, si ripete nella testa tirandosi i ciuffi dei capelli con le dita, “chissà se ha ancora i ricci” continua facendo nascere un sorriso amaro sulle sue labbra “e le fossette”.
Sono appena le nove e trentaquattro minuti quando il telefono lo fa saltare sulla sedia. Alza la testa spaventato e lo fissa prima di prendere la cornetta e portarsela all’orecchio, «Pronto?»
«Ehi Lou! Partitina a carte?»
E’ Liam dall’altra parte del telefono e Louis sospira massaggiandosi la fronte con le dita, «non è la giornata giusta» risponde.
«Dai, Lou, ci sono anche Niall e Zayn»
«No, Liam, sul serio»
«Va bene, allora ci vediamo tra mezz’ora a casa mia».
 
Louis non sa come ci sia finito davanti alla porta di casa Payne: fino all’ultimo minuto prima di uscire dall’ufficio era deciso a ritornare a casa dalla sua Eleanor per cenare insieme e poi fare una bella dormita, invece ora si ritrova lì con il pugno che batte sulla porta e i capelli della nuca leggermente bagnati dal sudore.
«Louis, finalmente, sei in ritardo! Non preoccuparti per Eleanor, l’ho già avvisata io» esclama il suo amico d’infanzia senza neanche salutarlo. Liam è una persona che, a volte, parla a raffica e si mangia le lettere per la fretta, perciò molti fanno fatica a capire quello che dice e la maggior parte delle volte è costretto a ripetere la frase ma Louis no, lo conosce troppo bene ed ha imparato a capirlo con il tempo.
«Grazie» è il commento di Louis mentre Liam si sposta per farlo entrare in casa. C’è odore di birra in casa e il chiacchiericcio tra Zayn e Niall fa eco nelle pareti dell’entrata, è pronto a scommettere che quei due stiano parlando delle ultime conquiste fatte, a giudicare dalle risate, ma si ricrede appena entra in sala da pranzo e, oltre ai due ragazzi, vede anche la figura familiare di Harry Styles.
I tre ragazzi smettono improvvisamente di parlare quando si accorgono della presenza di Louis sull’uscio e Louis rimane immobile lì dov’è con gli occhi sgranati e la gola secca, non sa neanche se sta respirando, tutto quello che sa è che gli occhi verdi e penetranti di Harry Styles sono puntati su di lui. Lo attraversano da parte a parte e Louis si sente vuoto, riempito solo dalla consapevolezza di quanto quegli occhi, quel viso, gli siano mancati.
«Ciao Louis» è Niall a parlare e a farlo tornare in sé, spezzando il silenzio che era calato nella sala da pranzo. Louis non risponde e preso dall’ansia si volta improvvisamente, andando a sbattere contro Liam, che lo prende per le spalle per non farlo cadere.
«Me ne devo andare» mormora mentre cerca di sottrarsi alla presa dell’amico, senza successo. Liam scuote la testa e lo tira fin quando non ritornano di nuovo nell’ingresso, lontani da orecchie indiscrete.
«Che ci fa lui qui? Liam io giuro che ti ammazzo se mi hai invitato per farci incontrare» incomincia Louis con le mani tra i capelli e il l’espressione di uno che ha appena visto un fantasma.
«No, Louis, non è andata così. Harry si è presentato qui a casa dopo la telefonata che ti ho fatto, mi ha detto che non voleva stare da solo questa sera e non ho potuto dirgli di no»
Il ragazzo più grande sospira di frustrazione e scuote la testa veemente, «Io però me ne vado».
«Dai, Lou, scommetto che gli sei mancato tantissimo..»
«Sì, come no» ribatte il più grande incrociando le braccia al petto «gli sono mancato così tanto che non si è fatto vedere per otto anni!»
«Forza, togli via quell’espressione da mummia e vieni a giocare».
 
E’ inaccettabile il modo in cui Liam Payne riesce sempre a convincere Louis a fare una cosa. Davvero, Louis lo odia proprio per questo motivo, e, ora, se fosse riuscito a dire di no a Liam, non si starebbe subendo tutte le occhiatine che Harry gli manda o i suoi racconti sui posti che ha visitato e le cose che ha visto.
E’ davvero strano stare nella stessa stanza insieme ad Harry Styles, Louis sente all’estremità della dita quel particolare formicolio che gli da fastidio quando è nervoso, e non può fingere di essere nervosissimo e tesissimo, perché, con lo sguardo del ragazzo che è sparito da un giorno all’altro dalla sua vita, non riesce a non esserlo.
Liam fa si tutto per coinvolgerlo nelle conversazioni, anche Niall e Zayn cercano di farlo interagire, ma Louis ha deciso di rimanere in silenzio con in mano il suo bicchiere di gin e lo sguardo basso.
Alla fine non hanno neanche più giocato a carte per colpa dei racconti sugli avventurosi viaggi di Harry Styles. Louis non ne può più della sua voce, un tempo lo amava così tanto, ora gli salgono i conati di vomito in gola per colpa sua.
Il fatto è, essenzialmente, che ha sofferto così tanto per troppo tempo e ora non riesce a non sentire male dappertutto con Harry Styles così vicino.
E’ cresciuto, nota, adesso ha la barba tagliata male, la mascella pronunciata, le spalle più ampie e lo sguardo di un uomo. Molto probabilmente è anche cresciuto in altezza, e sì, ha ancora i capelli ribelli e ondulati.
Lancia uno sguardo ansioso verso l’orologio che Liam ha appeso qualche mese prima proprio solo al camino e con immensa felicità nota che sono le undici passate. E’ tardi, Eleanor si starà preoccupando.
«Io devo andare» bofonchia alzandosi dalla sedia e attirando gli sguardi degli altri quattro ragazzi su di sé.
«Di già?» gli chiede Niall e Louis annuisce.
«Okay, ci vediamo, allora» dice Zayn. Louis sorride ai tre e con un sottilissimo “buonanotte” si trascina a passo svelto verso l’ingresso, entusiasta di poter uscire da quella casa calda come l’inferno.
Non si accorge che un altro paio di gambe percorrono il suo stesso tragitto ed escono dalla stessa porta da cui è uscito lui, se ne rende conto solo quando «Louis» pronuncia una voce calda e ruvida.
Smette di camminare all’istante e si volta di scatto per vedere Harry raggiungerlo con passo svelto. Il cuore gli si gela non avendo previsto questa situazione e con gli occhi terrorizzati scambia qualche occhiata con Harry, che sta sorridendo lievemente.
«Posso percorrere la strada con te?» gli domanda il ragazzo con i capelli ricci infilando le mani in tasca e Louis, anche se pensa che sia un’idea assurda, annuisce, «grazie, non avevo molta voglia di farla da solo» continua.
Louis annuisce in silenzio un’altra volta mentre nota, con la coda dell’occhio, che aveva ragione a proposito dell’altezza di Harry. Ora lo supera di almeno dieci centimetri e si sente veramente minuscolo affianco a lui, otto anni prima avevano la stessa altezza.
Rimangono in un silenzio tombale per quasi dieci minuti fin quando «Mi hanno detto che ti sei sposato» dice Harry guardando le punte delle sue scarpe mentre cammina, con il chiaro intento di intraprendere una conversazione. Louis, affianco a sé, sospira.
«Ti hanno detto bene» conferma.
«E’ bella?»
«Bellissima»
«La conosco?»
«E’ la figlia dei Calder, Eleanor»
«Oh, la primogenita, sì, davvero carina»
Louis deglutisce pensando alla sua Eleanor, a quanto è bella e a quanto è niente in confronto ad Harry.
Vorrebbe schiaffeggiarsi da solo per quello che ha appena pensato ma «E tu?» chiede per non far cadere di nuovo il silenzio su di loro.
«Io niente, io con le donne non ci vado»
A Louis manca per qualche secondo il respiro e stringe forte i pugni nelle tasche. Cosa si aspettava? Che fosse stato l’unico uomo nella vita di Harry Styles? Che sciocco, e poi, ora, cosa gli interessa? Ha una moglie adesso, lei è l’unica donna che ama, oltre a sua madre, e di quel ragazzino di diciotto anni innamorato del suo migliore amico non c’è più traccia. O almeno, lo spera.
«Intendevo cosa fai nella vita» si corregge.
«Ah, ehm.. io, ecco, non faccio niente per il momento, ho lavorato come parcheggiatore per tre mesi a Detroit prima di venire qui, per il resto sono stato in giro per gli stati, un po’ di qua e un po’ di là» spiega Harry con un sospiro.
Louis alza un sopracciglio, irritato dall’idea che Harry, otto anni, prima, avesse preferito stare un po’ di qua e un po’ di là piuttosto che rimanere con lui.
«E qual buon vento ti ha portato di nuovo qui, nel Tennessee?» gli chiede.
«Beh sai, mio zio sta morendo ed io non ho un soldo»
«Capisco, affari quindi»
«Già, affari»
Louis esulta di gioia appena intravede casa sua e la luce della sua camera da letto accesa, segno che Eleanor è ancora sveglia, e fa un sospiro di sollievo all’idea di non dover subire ancora oltre la presenza di Harry Styles affianco a sé.
«Io sono arrivato» dice appena sono di fronte a casa sua. Harry la guarda per qualche secondo prima di annuire, un po’ amaramente, «Vivi con lei, qui?»
«Sì, i miei genitori sono andati a vivere nella casa di campagna» spiega.
«Questa era praticamente anche casa mia» ride il più piccolo osservando la piccola villetta «passavamo giorni interi nella tua camera» continua con un sospiro nostalgico.
«La mia camera ora è uno sgabuzzino, non c’è più niente che la ricordi» ammette Louis.
Lo sguardo di Harry si fa improvvisamente triste e malinconico, quasi deluso, «sul serio?»
«Sì, noi non la usavamo più di tanto, è stato meglio così» dice facendo spallucce «troppi ricordi» aggiunge con un sussurro, non sa se Harry l’ha sentito, spera tanto di no.
«Capisco..» è il commento nostalgico di Harry «quindi.. ci.. ci vediamo in giro, sì?» gli domanda.
Louis alza un attimo lo sguardo sul suo volto e annuisce «sì.. ci vediamo» mormora prima di girarsi per avvicinarsi al portico da casa sua.
«Buonanotte» gli dice Harry alle sue spalle, Louis si volta e gli sorride leggermente «buonanotte» risponde.
 
Per le seguenti due settimane Louis evita in tutti i modi possibili Harry Styles. Da casa sua riesce a vedere quella in cui abita Harry e aspetta che se ne vada da qualche parte prima di uscire da casa e andare a lavoro per non incrociarlo per la strada, ha smesso di andare a casa Payne per paura di incontrarlo e parla con i suoi amici solo via telefono. Liam gli dice che è un codardo e che dovrebbe almeno provarci a costruire un nuovo rapporto di amicizia con lui, Zayn, più diretto, gli consiglia di fotterlo e basta, Niall non sa se stare dalla parte di Liam o di Zayn.
 
E’ una giornata piuttosto calda per andare a un funerale ma Louis si trova costretto a indossare dei lunghi pantaloni neri e una camicia grigia per adeguarsi all’occasione.
Quasi tutto il paese è presente alla messa per il caro Jeff Styles, morto a ottantatré anni per una malattia ai polmoni, ma gli occhi di Louis restano puntati sul ragazzo alto e slanciato che si trova in prima fila in un completo nero e la carnagione bianca per tutto il tempo.
Harry non partecipa alla sepoltura di suo zio e Louis lo vede andare via appena un’altra coppietta di anziani finisce di dargli le condoglianze, il suo viso è un misto fra tristezza e stanchezza e sembra così distrutto e sull’orlo di cadere in pezzi che Louis ha quasi voglia di andare da lui e sorreggerlo.
«Era il tuo migliore amico, non è vero?» è Eleanor a svegliarlo dai suoi pensieri, non si era accorto di averla affianco. Si volta verso di lei e annuisce riportando di nuovo lo sguardo sulla figura snella del suo vecchio migliore amico che si allontana.
«Mi ricordo, quando eravamo più giovani, che non si staccava da te neanche un secondo» ridacchia sua moglie portandosi una mano a coprirsi la bocca e Louis alza un angolo della bocca per formare un mezzo sorriso, perché quello che ha detto, è solamente la pura verità. Prima, loro due, non si allontanavano neanche per un mezzo momento.
«Sì, ricordo, poi lui è partito»
«E tu sei cambiato»
«Non siamo più gli stessi, già»
Eleanor gli accarezza una spalla dolcemente e gli si fa più vicina per prenderlo a braccetto, «penso» inizia «che questa sera dovresti andare da lui per... parlare» gli consiglia.
Louis ha un fremito, «cosa?»
«Non vi parlate da tanto tempo e lui sarà felice di passare un po’ di tempo con gente che conosce bene, non credi?»
Il ventisettenne tentenna un po’ prima di rispondere, non sa cosa fare e muore, muore, dalla voglia di andare da Harry e raccoglierlo.
 
Non sono più di quattrocento i metri che distanziano casa Tomlinson dalla caso del vecchio e defunto Jeff Styles. Louis li fa con lentezza, mette un piede avanti all’altro con estrema precisione e non si affatica per arrivare in fretta.
L’ansia gli ha riempito lo stomaco, ha quasi il cuore in gola, e nonostante quella voglia,  Louis si è pentito un po’ di aver ascoltato il consiglio di sua moglie, perché, ora che va lì, cosa gli dice?
Si mangiucchia le unghie delle dita mentre si avvicina, sempre con il passo lento, alla porta di legno laccato di verde e si ferma qualche secondo prima di bussare per prendere qualche grosso respiro.
Ce la puoi fare, si ripete, fai finta di avere quattordici anni.
Bussa piano e delicatamente sulla porta, non è molto sicuro che si sia fatto sentire ma si smentisce appena la serratura della porta scatta e un Harry Styles a petto nudo faccia capolino per controllare chi sia.
A Louis manca il respiro e distoglie prontamente lo sguardo per non tenerlo troppo fermo sul corpo del ragazzo più giovane. E’ tutto coì strano.
«Louis?» chiede incredulo Harry.
«Ciao» mormora Louis infilando le mani sudaticce e tremanti in tasca «mi chiedevo se ti andrebbe di passare una serata al bar con me giusto per.. tirarti su il morale dopo la scomparsa di tuo zio e.. ah sì, mi dispiace molto, io ed Eleanor ti diamo le più sentite condoglianze, oggi te ne sei andato così in fretta che non siamo riusciti a dartele… quindi, ritornando a noi, ti va?»  gli s’imporporano le guance per la velocità con cui ha detto tutto ed alza un attimo lo sguardo sul viso dell’altro ragazzo per vederlo leccarsi le labbra prima di scuotere la testa.
«No» risponde freddamente.
Louis non sa se prenderla negativamente o positivamente, la risposta di Harry ha per sé dei pro e dei contro e Louis è veramente combattuto tra scegliere se essere sollevato o dispiaciuto.
«Oh.. okay, capisco che tu voglia rimanere da solo in un momento come questo» dice con un mezzo sorriso.
«No, Louis» ripete Harry. Louis si acciglia, perplesso, e non fa neanche in tempo ad alzare nuovamente lo sguardo perché la mano di Harry si chiude attorno al suo braccio e lo tira verso l’interno della casa, chiudendo la porta alle sue spalle.
«Che cosa significa?» chiede Louis con un leggero timore nella voce ma Harry scuote la testa invitandolo a stare zitto e gli prende le guance con le mani, «No, aspetta, che cosa..?»
E tutte le proteste vengono spazzate via il secondo dopo in cui Harry spinge le sue labbra su quelle di Louis per impadronirsene, farle sue ancora una volta dopo tanto tempo.
Louis afferra saldamente le spalle larghe di Harry preso alla sprovvista: si sente male e bene al pensiero di star baciando proprio il suo Harry, vorrebbe smettere ma ha anche voglia di restare lì per sempre, la testa gli dice che ha una moglie e il cuore gli sussurra tutte le parole che soffierebbe nell’orecchio di Harry per non farlo andare più via.
Respirano pesante l’uno sulla pelle dell’altro mentre si stringono ancora più forte per non spezzare quel contatto così agognato, le loro lingue sono calde e s’inseguono come pazze, le labbra sono rosse e bagnate.
Harry Styles è stato a letto con altre persone durante gli ultimi otto anni, per una sola notte o per qualche mese,  ma tutte quante si assomigliavano, in qualche possibile modo, a Louis Tomlinson. Harry ha cercato il suo ideale di Louis Tomlinson perfetto per tutti gli Stati Uniti, in lungo e in largo, e solo dopo anni ha capito che l’unico che potesse amare veramente era, ed è, l’unico che ha sempre amato.
«L’amore» ansima Harry mentre scende a lambirgli il collo con le labbra «voglio fare l’amore con te».
E Louis annuisce, incapace di fare altro.
Così si ritrova nella vecchia camera da letto del suo migliore amico, con le gambe attorno alla vita di Harry e le sue labbra premute contro la pelle del collo per nascondere le urla, quelle impossibili da tenere in gola e che fanno di tutto per uscire.
«Non sei cambiato» gli sussurra sotto forma di gemito Harry nell’orecchio mentre incatena le dita nei capelli castani del suo ex migliore amico. Louis vorrebbe dirgli di sì, che è cambiato, che non è lo stesso Louis che conosceva ma tutto quello che esce dalle sue labbra è un ringhio quasi animalesco che segue il suo scoppiare tra i loro corpi.
Il più giovane geme roco e viene subito dopo, mordendo una delle spalle di Louis e lasciandogli il segno.
Si guardano negli occhi mentre riprendono fiato, ancora l’uno dentro l’altro, e riescono a percepire, a mani nude, quanto si siano mancati a vicenda, quanto tutto quella distanza abbia distrutto entrambi.
Harry bacia Louis sulla guancia e allaccia le braccia attorno al suo collo, bacia il suo orecchio e la sua tempia e sorride quando si accorge che ha lo stesso profumo di sempre dopo il sesso, «sei ancora mio» soffia con la voce strascicata accarezzandogli i capelli lisci e sudati «sei sempre stato mio».
Louis sospira e non dice niente.
Fanno l’amore un’altra volta quella notte, l’orologio da polso di Louis che ha lasciato sul comodino segna le tre e diciotto del mattino quando Harry lo sveglia a suon di baci perché ne ha voglia.
Lo stesso orologio ha le lancette puntate sulle sette e quarantanove quando Louis si sveglia di soprassalto in una camera che non è la sua e il corpo nudo di Harry che lo stringe possessivamente con un braccio, i capelli ricci gli solleticano il mento e il suo respiro è pesante contro il petto, ha lo stesso aspetto del ragazzino di sedici anni che gli diceva di amarlo quando dorme.
Si gira lentamente su un fianco per non svegliare il ragazzo più giovane e lo fissa accarezzandogli i capelli folti, è ancora bellissimo, pensa mentre si morde le labbra.
Realizza tutto ciò che è successo molto velocemente e alla stessa velocità il pensiero di aver tradito sua moglie lo riscuote facendo nascere dentro di lui vergogna e timore. Si sente un farabutto, una persona orribile, non aveva mai pensato di fare una cosa del genere prima che Harry Styles piombasse di nuovo nella sua vita come un fulmine a ciel sereno.
I suoi pensieri hanno sempre due poli diversi, è sbagliato ma allo stesso tempo così giusto, si dice guardando ancora quello che una volta era il suo fidanzato segreto.
Resta a osservare Harry fin quando, dieci minuti più tardi, il ragazzo non apre gli occhi rivelando quel verde assurdo che a Louis è sempre piaciuto così tanto, poi le sue labbra rosse si stendono in un sorriso e sulle sue guance compaiono le fossette profonde e bellissime.
«Ciao» mormora Harry in un verso rauco sporgendosi in avanti per abbracciare Louis e lasciargli un bacio sule labbra «hai dormito bene?»
«Sì» risponde Louis ricambiando l’abbraccio «tu?»
Harry annuisce con veemenza «ho sognato di fare di nuovo l’amore con te, ancora e ancora» dice arrossendo come un ragazzino di quindici anni. Louis sorride davanti l’espressione del più piccolo e porta la sua mano ad accarezzargli le guance, «sai che non possiamo, non è vero?» gli chiede con una nota di amarezza nella voce.
Il più piccolo ghigna «non abbiamo mai potuto» dice tracciando con le dita dei ghirigori sul petto di Louis «eppure abbiamo continuato a farlo»
«Adesso è diverso, Harry, sono sposato»
«Ma io voglio» protesta trascinando le mani fino al collo dell’altro ragazzo per tirarlo verso di sé «possiamo essere amanti, come lo siamo sempre stati» gli propone con voce bassa facendo toccare le sue labbra con quelle di Louis, poi gliele bacia lentamente e gli scivola più vicino, appoggiandosi con metà corpo a lui.
«E tu non te ne andrai?» gli chiede Louis stringendolo con le braccia forti, Harry scuote la testa.
«No, se tu non vorrai» dice.
Si baciando di nuovo con dolcezza, facendo finta che tutte quel tempo non sia passato, facendo finta di avere di nuovo sedici e diciotto anni.
E’ Louis a interrompere tutto. L’ha sentita crescere contro la gamba, l’eccitazione di Harry e non ha tempo per una terza volta, Eleanor si starà chiedendo se è ancora vivo e alle nove deve essere in ufficio. Harry annuisce mentre Louis spiega le sue motivazioni e si lascia cadere con la schiena sul letto e la testa sul cuscino, con una mano cerca il suo pacchetto di sigarette sul comodino e l’accendino, «Alla fine ha vinto lei» dice una volta trovate.
«In che senso?» domanda confuso Louis e intanto si alza dal letto per raccogliere i suoi vestiti.
«Che cosa credi, che non ricordo come ti faceva il filo quando stavi con me?»
Il più grande lo guarda perplesso e poi scuote la testa, l’ombra di un sorriso sul viso, «questo non è vero»
«Oh sì, invece» il più piccolo si lascia andare in una grossa risata mentre si porta la sigaretta alla bocca «una volta le ho anche detto di starti lontano» continua guardando il soffitto sporco di umidità «ora è lei che dovrebbe dire a me di starti lontano».
Louis si abbottona i pantaloni e con due passi raggiunge di nuovo il letto, «nessuno deve saperlo, okay?» lo avverte infilando una mano fra i capelli ricci del ragazzo «nessuno, neanche Liam e gli altri»
Harry fa sì con la testa e si mette seduto sul letto per arrivare alla sua altezza e baciarlo, «non mi chiedi perché me ne sono andato?»
«Adesso non m’importa»
 
Continuano a vedersi di nascosto per mesi interi, Harry ha ereditato la casa di suo zio ed ha iniziato a cercare un lavoro, Louis fa la solita vita da uomo sposato e in carriera, nessuno sospetta nulla. Liam, Niall e Zayn credono che siano diventati di nuovo buoni amici, Eleanor pensa che Harry sia solo il suo compagno di bevute notturne due volte la settimana e nessuno li ostacola.
Visitano tutti i posti in cui hanno passato del tempo insieme e fanno l’amore dove, otto anni prima, l’avevano già fatto. Un giorno, quando Eleanor è in visita da sua sorella che vive a Nashville, Louis porta Harry a casa e si chiudono nella vecchia camera da letto del padrone di casa, fanno l’amore anche lì per terra, tra gli scatoloni, per ricordare la loro prima volta insieme.
Harry gli propone di scappare con lui tra un anno o due, Louis accetta.
 
Sono passati sei mesi dal ritorno di Harry in città quando Louis ritorna a casa dopo l’ennesima notte di fuoco passata a casa di Harry. Eleanor corre verso di lui e lo abbraccia appena chiude la porta dell’ingresso, è felicissima e Louis lo nota sin da subito mentre la afferra saldamente.
«Ehi, cosa succede?» le chiede facendole appoggiare di nuovo i piedi per terra. Sua moglie sorride ampliamente prima di baciargli le labbra e far scorrere alcuni secondi, «sono incinta!» esclama subito dopo riallacciando le braccia attorno al collo del marito.
E tutto crolla, inesorabilmente, di nuovo.
 
«Cosa significa?» è la reazione di Harry alla pessima notizia che gli ha dato Louis. Il più grande sospira pesantemente mentre si prepara a prendere l’ultimo tiro della canna con cui Harry l’ha accolto in casa mezz’ora prima, lo sballo della giornata, l’aveva chiamata.
Harry fumava e cercava di spogliarlo, ma Louis era troppo abbattuto per fare le due cose nello stesso momento, il fumo gli è sembrata l’idea migliore.
E così gliel’ha detto.
«Significa quello che hai appena sentito, Harry» risponde freddamente appoggiandosi con la schiena al letto.
«No, questo significa che sei andato a letto anche con lei in questi mesi!» grida Harry offeso, alzandosi in piedi.
Louis ruota gli occhi «questo mi sembra ovvio, sei tu il mio amante, non lei!»
Lo sguardo di Harry lo fulmina, «pensavo che tu ci tenessi alla nostra relazione» sussurra infuriato.
«E’ quello che faccio»
«Sì? E come pensi di risolvere questa situazione? E’ incinta, tua moglie è incinta, diavolo!»
Louis non risponde ma guarda in basso, la canna spenta ormai giace affianco a lui, tutto gli si rivolta sempre contro ed Harry ha ragione, non sa come uscire da questa situazione.
«Noi dovremmo..» inizia tentennante «..smetterla, dovremmo smetterla» balbetta.
«Che cosa? Noi..  noi abbiamo deciso di scappare insieme!» è l’urlo indignato di Harry.
«Quelli come noi non hanno futuro, Harry, saremo costretti a rimanere insieme in segreto, capisci? E ora che sarò padre, sarà tutto più difficile, non possiamo più partire insieme come avevamo deciso»
Harry si porta le mani tra i capelli e inizia a girare intorno ripetendo una seria infinita di no, perché in un modo o nell’altro si aspettava che sarebbe finita un’altra volta nello stesso modo?
«Harry..»
«No, non di nuovo, no.. ti prego» supplica spingendo le unghie nella cute della testa.
«Cosa?»
«E’ per questo che me ne sono andato!» grida infine Harry battendo i piedi per terra «mi hai rifilato questa storia anche otto anni fa, il giorno prima che partissi abbiamo litigato, ricordi? Mi avevi detto che non avevamo futuro, che un giorno o l’altro avremmo dovuto sposare delle ragazze e avere dei figli con loro, ed io mi sono sentito semplicemente usato perché pensavo che ti fossi stancato di amarmi, volevo scappare e l’ho fatto»
Louis rimane immobile con gli occhi spalancati. Era quello il motivo per cui se n’era andato? Aveva perso l’amore della sua vita per otto anni per una sciocchezza simile?
«Non era quello che intendevo» sussurra guardandosi i piedi «non avevo intenzione di lasciarti, piuttosto avrei preferito che ci scoprissero ma.. io non volevo lasciarti!»
«Non ti credo perché altrimenti non me le avresti dette quelle cose!»
«Ti stavo solo avvertendo di cosa ci aspettava!»
Harry non lo ascolta, piange e basta, non si fida più di niente, neanche di Louis.
«Mi hai mai amato? C’è stato un solo secondo in cui sei stato felice di amarmi?» sbraita in mezzo alla piccola stanza, i pantaloni sbottonati e la canotta bucata,  ha gli occhi gonfi per il fumo e le lacrime e odia tutto in quel fottuto mondo. Odia anche Louis, quello che rimane in silenzio per qualche minuto prima si passarsi le mani sul viso e annuire lentamente, lo odia così tanto per la sua apparente calma. Vorrebbe essere lui, a volte.
«Sì, Harry, sì» dice ed Harry lo fulmina con quegli occhi infuocati. Lo odia perché è  anche un bugiardo.
«Ah sì? E perché cazzo non stiamo insieme pubblicamente?»
Louis chiude forte a pugno le sue mani, Harry è ancora un ragazzino, si ripete, non le capisce queste cose, non capisce che sarebbe un suicidio rivelarsi al mondo.
«Senti un po’ qua, stronzo» lo avverte Louis alzandosi da terra per arrivare di fronte ad Harry,  lo prende per la canotta e se lo tira più vicino fino a far toccare i loro nasi, «metti bene in chiaro in quella cazzo di testa che ti ritrovi che due uomini non posso stare insieme. In qualunque altro modo fossero andate le cose tra noi due, ci avrebbero divisi ugualmente perché, altrimenti, ci avrebbero derisi, torturati ed ammazzati. Ci avrebbero chiamati deviati, pazzi, malati e stai ben certo che io non sono né un pazzo né un malato, quindi stammi bene a sentire: noi due non usciremo mai allo scoperto»
Harry singhiozza mentre Louis stringe più forte la presa sulla sua canotta; Louis non è mai stato quel genere di persona che alza la voce per niente o che si arrabbia così facilmente, Harry l’ha visto poche volte incazzato e giura che questa sia quella peggiore perché i suoi occhi non sono mai stati così fiammeggianti di rabbia e delusione. Gli scappa un altro singhiozzo appena il ragazzo più grande lo strattona e lo mette con le spalle al muro.
«E sì, ti ho amato, ti ho amato con ogni singola goccia del mio sangue, con ogni millimetro di pelle, con ogni respiro, con tutte le mie lacrime e posso assicurarti che io non avevo intenzione di lasciarti, te le avevo dette solo per prepararti a quello che sarebbe successo e poi tu.. tu sei partito e non mi hai dato neanche il tempo di scusarmi» gli sussurra ancora Louis, ardente di rabbia, contro le labbra.  Il tessuto della canotta continua a deformarsi sotto la forte presa di Louis e anche lui, ormai, è sull’orlo di piangere come un ragazzino ma «te ne sei andato senza lasciarmi una merda di appunto o dirmi qualcosa, niente, ho pensato che non t’importasse più niente di me dopo quel litigio» dice prima di scoppiare e abbandonarsi sul corpo di Harry, premendo il viso sul suo collo.
Finiscono a terra, abbracciati e distrutti, il viso rigato di lacrime e le mani tremanti.
«Ti amo, non lasciarmi di nuovo da solo, ti prego» singhiozza Harry abbracciandolo forte per paura che Louis lo lasci, ma il più grande scuote la testa e gli si preme contro.
«Perché non riesco a staccarmi da te, dalla tua vita, eh? Cosa cazzo mi hai fatto?»
«E tu che cazzo hai fatto a me?»
«Dio, ti amo anch’io, Harry»
E poi non ci sono state più parole, solo baci, baci, baci, il letto che scricchiola sotto il loro peso e i gemiti muti e vietati che sono costretti a tenere segreti in quelle mura così strette. Per sempre.
 
 

 

   
 
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