Fanfic su artisti musicali > One Direction
Ricorda la storia  |      
Autore: GingeRed    24/03/2013    11 recensioni
Sei mesi e quattro giorni dopo ero di nuovo lì, seduta su uno degli sgabelli dello starbucks dell'aeroporto di Heatrow, di nuovo con le lacrime agli occhi e il cuore pesante come un macigno.
« Come facevi a sapere che sarei stata di nuovo qui, proprio oggi? »
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Liam Payne, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

OneHundredEightyfour days.





London Heatrow Airport, 24 Marzo 2013.


« Ciao bimba mia, porto i tuoi saluti alla mamma. »
« Ciao papà, si, salutamela. Ci rivediamo tra sei mesi. »

Lo avevo stretto nell'abbraccio migliore che avevo da offrire e poi lo avevo guardato sparire dietro all'ingresso d'imbarco, ed il mio cuore era caduto a terra come calpestato da una mandria infuriata di rinoceronti. Mio padre, l'uomo che più amavo al mondo, era venuto da Parigi, la nostra patria, a trovarmi nella fredda Londra in cui mi ero strasferita sei mesi prima, era stato con me per il weekend chiedendo un permesso al lavoro per potermi riabbracciare dopo sei mesi. "Quanto ti sono cresciuti i capelli", mi aveva detto non appena mi aveva rivista, trattenendo a forza le lacrime, e adesso se ne stava riandando, e Dio so solo sa quanto mi erano mancati i suoi modi di dimostrare affetto. Lui non era mai stato tipo da frasette sdolcinate o grandi gesti plateali, non aveva pianto neppure il giorno in cui ero partita all'avventura, alla ricerca del mio posto nel mondo, lui era più il tipo che sdrammatizza, tanto che le ultime parole prima di partire erano state "Ciao bambina mia, ricordati che per quanto tuo padre ti possa amare.. se ti fai un tatuaggio ti ucciderà con le sue mani", e le ricordo come se fosse ieri. 
Io? Io ero esattamente come lui: cinica, probabilmente con seri problemi mentali e fredda come il ghiaccio. Solo con lui riuscivo ad andare oltre il rapporto di comune conoscienza che avevo con tutte le altre persone che avevo incontrato lungo i miei ventidue anni di vita.

Mi ci erano voluti cinque minuti buoni per capire che era davvero partito e che davvero non lo avrei rivisto per almeno altri sei mesi, quindi avevo deciso di sedermi allo starbucks dell'aeroporto e di gustarmi una bella cioccolata calda, mentre rimuginavo sul weekend appena passato.

« Il tuo ragazzo deve essere un pazzo se ti ha lasciata qui tutta sola »

Era stata una voce proveniente dalla mia destra a farmi tornare sul pianeta terra. Quando mi ero girata per capire bene chi ne fosse il proprietario ero rimasta qualche secondo interdetta a fissarlo: Il ragazzo seduto di fianco a me teneva ben salda tra le mani la sua tazza di thè fumante, ed era un tipo estremamente normale. Un viso ordinario, un abbigliamento normale, niente di strano o che risaltasse, era una di quelle persone che se cammini tra la gente non lo noti, si confode benissimo con la massa, passa inosservato. Eppure io lo trovavo estremamente affascinante nella sua ordinaria normalità, con quel tagli di capelli classico, la camicia a quadri e gli occhioni marroni che mi fissavano. 

Senza rendermene conto sicuramente avevo storto il naso alla sua affermazione, tanto che il ragazzo poi non aveva aggiunto più nulla per i dieci minuti a seguire, e posso giurare che da persona atea, avevo pregato in tutte le lingue che conoscevo che quel ragazzo si rivolgesse nuovamente a me.

« Seriamente, davvero ti ha scaricata all'aereoporto? » nell'esatto momento in cui si era rivolto di nuovo a me, mi ero appuntata mentalmente che dal giorno dopo sarei andata sempre in chiesa. 
« Ehm, no, mio padre è tornato a casa. »
« Ah, capisco, beh, se stai così devi volergli molto bene », io avevo annuita distratta dal suo sguardo così semplice, e poi era calato di nuovo quel fastidioso ed imbarazzante silenzio che si crea tra due persone che non hanno più argomenti di conversazione.
ti prego, parla ancora.
«  Fammi indovinare, tu non sei londinese, e tuo padre era venuto a trovarti, sbaglio? » 
« E' esattamente così. Sono francese, di Parigi » avevo detto io, nella speranza che mi chiedesse di più, e che poi avremmo portato quella conversazione avanti per ore ed ore; e così fu. Parlammo per due ore senza fare neanche una pausa, neanche per riprendere fiato, eravamo come due fiumi in piena, come un mare in tempesta, inarrestabili.
Non avevamo praticamente nulla in comune, ne i gusti musicali, ne i gusti sul cibo, ne i gusti sull'abbigliamento, ne i luoghi da visitare prima di morire.
Lui era il bianco, il pulito, io il nero, lo sporco, lui era il giorno, bello e solare, mentre io la notte, triste e cupa, lui l'estate, caldo e allegro, ed io l'inverno, fredda e priva di colori. Eppure, eravamo in perfetta sintonia, ero riuscita ad aprimi ad una persona che non fosse mio padre per la prima volta in vita mia, e mi sentivo strana, che fosse quella la felicità?

« Quando tornerà tuo padre? »
« Tra sei mesi »
« Beh.. sei mesi non sono un tempo così lungo, ora devo proprio scappare, io comunque sono Liam.. »
« Amélie »
« Allora è stato un piacere parlare con te, Amélie.. »

Mi aveva sorriso prima di andarsene.
Un ragazzo aveva sorriso a ME, ad Amèlie, e, in quel preciso momento potei giurare di aver capito cosa fosse la felicità che tutti vanno cercando. Io, in quel sorriso di quello sconosciuto, ci avevo visto il paradiso, ci avevo visto tutto quello che non avevo visto in tutte le altre persone che avevo incontrato prima di allora, ci avevo visto dentro tantissime emozioni, tantissime sensazioni che stavano mandando in subbuglio il mio stomaco, ma, anche lui, era entrato ed uscito dalla mia vita nella frazione di qualche ora, anche se io lo avrei portato con me per tanto tempo, probabilmente.


London Heatrow Airport, 30 Settembre 2013,
Centottantaquattro giorni dopo.


Se ne era riandato, così, veloce come era arrivato, mio padre era di nuovo sull'aereo verso Parigi, mentre io, come sei mesi fa, ero di nuovo seduta su quello sgabello a piangermi addosso, a contraddirmi perchè quella vita lontana da casa, alla scoperta del mondo per trovare la mia strada me l'ero scelta io, anche se quando l'avevo deciso non avrei mai creduto che quell'uomo di cinquantasei anni mi sarebbe mancato così tanto. 

Nei sei mesi che erano trascorsi avevo vissuto al massimo, avevo cercato di sorridere di più, di uscire di più, di stringere legami con le persone, avevo cercato di abbandonare l'apatia che mi apparteneva di natura prima di incontrare quel ragazzo così semplice  e normale che aveva cambiato la mia visuale di vita. Quel ragazzo che, quando mi aveva sorriso, mi aveva mostrato un mondo che ancora non conoscevo. Avevo pensato tanto a lui, avevo sperato ogni giorno di incontrare il suo sguardo lungo le strade affollate di Londra, di ritrovarmi seduta di fianco a lui in uno dei tanti bar, avevo sperato di ritrovarmi di nuovo a parlare per ore insieme a lui di tutto quello che ci piaceva, dei luoghi lontani che sognavamo, delle nostre ambizioni, di come ci immaginavamo nel futuro, avevo sognato il suo sguardo notti su notti, ma le mie preghiere non si erano mai avverate.

« Non mi dire che il tuo ragazzo ti ha lasciata di nuovo qui da sola » mi aveva detto una voce, quella voce. Alzai gli occhi e, come sei mesi e quattro giorni fa, lo ritrovai di nuovo seduto di fianco a me, alla mia destra, con la sua tazza di thè fumante stretta tra le mani e un'altra delle sue camicie a quadri. 
Mi aveva sorriso e non aveva detto nulla, consapevole di aver fatto una battuta abbastanza decente da farmi tornare il sorriso.
 « Anche la tua ragazza ti ha lasciato solo, di nuovo? »
« A dire il vero no, stavo aspettando te. »
Stava aspettando.. me?
« Come facevi a sapere che sarei venuta proprio oggi e magari non ieri, non domani, non un mese fa o tra due mesi? »
« Non lo sapevo infatti. Ti ho aspettata e basta. Sono venuto qui ogni giorno da quella volta, e, alla fine, dopo ben centottantaquattro giorni sei tornata. »
 
A quelle parole il mio cuore si sciolse.
Aveva aspettato centottantaquattro giorni solo per rivedermi, poteva un angelo del genere essere un umano? 

« A dirla tutta non mi piacciono neanche gli aereoporti, che ne dici di uscire da qui e andare in un posto migliore? »
Senza dire nulla lo avevo guardato annuendo ancora incredula ed ero scesa dallo sgabello su cui ero seduta, mentre il mio cuore esplodeva silenziosamente dentro al mio petto e il mio stomaco iniziava una strana danza che non aveva mai fatto prima di allora. Una volta in piedi, di fronte a lui, mi ero ritrovata a fare i conti con la sua altezza, e lui, sorridente come sempre, mi aveva afferrato la mano, mentre ci dirigevamo verso l'uscita di quell'aereporto. Quando la mia mano si era scontrata con la sua per un momento pensai di svenire, una scarica di adrenalina aveva attraversato tutto il mio corpo, ero in fiamme.

« Allora, dove andiamo? »
« Non lo so, abbiamo un mondo da vedere. »

Mi sorrise, per la centesima volta, ed io capii che non c'era cosa più bella del suo sorriso semplice e trasparente.




Alex's Corner.
Ciao gente, sopresa?!?
No okay, quest Os mi è venuta in mente oggi in metro, non so se lo sapete (qualcuna di voi si), ma mio padre è qui, è venuto a Londra a trovarmi. Erano due mesi che non lo vedevo e non avete idea di quanto mi fosse mancato. Comunque, questa Os nasce perchè ieri ho passato quasi due ore ad aspettare mio padre in aeroporto, da sola come un cane, e non sapendo cosa fare ho iniziato a pensare "voglio scrivere qualcosa, ma cosa?", e così, durante il viaggio in metro di oggi ecco questo schifo di storia. Come personaggio ho scelto Liam perchè credo che andrebbero scritte più cose su di lui, insomma, so di averlo già detto, ma non trovo giusto il fatto che si dedichi attenzione alle fanfiction solo su Harry, ma questo è un mio pensiero personale. 
Beh, spero che vi sia piaciuta, cioè, in realtà non me ne frega molto se vi sia piaciuta o no, anche perchè io scrivo perchè mi piace dare vita a ciò che la mia mente immagina.
Detto questo, tra qualche giorno aggiornerò anche la fanfiction "THE TWO SIDES", ma, per adesso, ci si vede bella gente.

Come sempre, vi voglio tanto bene,
Alex <3.












 

  
Leggi le 11 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: GingeRed