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Autore: hummelssmythe    24/03/2013    13 recensioni
SHIP: Kurt/Sebastian;
RATING: T (giallo) - NC-17 (rosso, ad un certo punto della storia).
PLOT:‘Mi sembrava di correre lungo il ponte verso il nulla mentre crollava a pezzi alle mie spalle.’
Il liceo è finito. Tutti stanno organizzando i propri progetti per l’estate, quando Sugar propone di passare le vacanze nella sua villa a mare in California.
Ma, nel gruppo, c’è qualcosa di inaspettato che non dovrebbe decisamente esserci.
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Dal Capitolo 4:
In realtà, non si trattava di un’esplosione vera e propria, ma di una bomba ad orologeria: Kurt continuava ad avere quella strana sensazione, come se stesse per accadere qualcosa, ma non potesse dedurre di più, ad esempio di cosa si trattasse. Tutto quello che sapeva era quanto fosse imminente.
Non era accaduto nulla realmente ed aveva già cominciato a svegliarsi in modo diverso, sentendosi diverso.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Sebastian Smythe, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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ROAD TO NOWHERE
Capitolo7
summertime sadness


Quello che stava effettivamente provando Kurt all’interno del suo corpo era un misto di sensazioni confuse.
 
C’era il panico, ovviamente c’era il panico: come avrebbe potuto non provare un fastidiosissimo senso d’ansia? Sebastian era lì che lo guardava in attesa di una risposta ad una domanda alla quale Kurt non era mai stato preparato. Era lo stesso Sebastian Smythe che aveva odiato per mesi, quindi neanche quando aveva accarezzato le sue labbra con il pollice, Kurt aveva esattamente pensato di poterlo baciare o che lui lo baciasse,  o qualsiasi altra combinazione possibile. Insomma, non aveva mai elaborato una risposta, neanche per se stesso, figurarsi per Sebastian.
 
C’era senso di colpa, ed era diviso equamente in tre parti meschine: prima di tutto, provava un senso di colpa d’orgoglio, verso se stesso; avrebbe voluto essere forte a sufficienza da comportarsi da persona matura e riuscire a dare una risposta saggia, ma il suo cervello era in tilt e Kurt si sentiva in colpa perché non voleva ridursi in quello stato. Provava un dolorosissimo senso di colpa nei confronti di Blaine perché – Kurt lo sapeva – non avrebbe neanche dovuto essere in quella stanza con lui. Se fosse stato davvero così leale ed onesto, avrebbe ammesso che sapeva che non avrebbe mai potuto trattarsi di una cosa completamente innocente. Terzo, si sentiva tristemente  in colpa nei confronti di Sebastian perché quella sfumatura opaca di malumore e rassegnazione nei suoi occhi faceva male da morire.
 
C’era curiosità, quella curiosità che aveva avuto fin dal primo momento, quella di capire cosa gli stesse passando per la testa, cosa lo stesse spingendo a comportarsi in quel modo, a tentarlo così ingiustamente con qualcosa che Kurt non aveva neanche mai saputo di poter desiderare. La curiosità era il suo vizio maggiore e lui non lo stava neanche aiutando ad ammorbidirlo.
 
C’eranobattiti, battiti confusi, veloci, mentre sentiva gli occhi di Sebastian vagare su di lui, facendolo arrossire e tremare, rendendolo più debole ed esposto di quanto non fosse stato Sebastian in quel giorno e mezzo in cui si era mostrato a lui in tutte le proprie debolezze, ed era paradossalmente insopportabile. Riusciva a farlo sentire peggio di quanto non si era sentito probabilmente lui con un solo semplice sguardo. Come poteva pensare di vincere quella guerra persa in partenza?
 
“Non …” Tentò di dire e seppe che il messaggio di quelle tre semplici lettere arrivava bene alle orecchie di Sebastian, ma non lo rendeva comunque meno ridicolo per il fatto che non riuscisse a formulare una frase di senso compiuto e dovesse limitarsi ai monosillabi.
 
“Mi stai facendo del male.” Ribadì Sebastian, come se non fosse già stato chiaro dalla sua voce, dai suoi occhi o dal fatto che fosse stata la pura premessa a tutto. “Non hai idea di quanto tu mi stia facendo male ora …” La sua voce fu ridotta ad un sussurro.
 
C’era tensione dentro di lui: piccole vibrazioni, scariche inviate lungo la sua spina dorsale, una presa stretta a petto e gola, secca, arida.
 
“Non voglio farti del male.” Ribadì, inspirando lentamente. “Ma non voglio farne neanche a me stesso,  e soprattutto a Blaine.”
 
C’era qualcosa nella sua testa che gli suggeriva che forse non avrebbe neanche dovuto dare delle spiegazioni. Magari avrebbe dovuto semplicemente dire ‘io non voglio baciarti’, sarebbe dovuta essere la spiegazione reale. Quindi perché non usciva dalla sua bocca?
 
‘Non cadrò,’ si ripeté, ‘Non cadrai, Kurt Hummel. Non cadrai, non per lui.’
 
“Lo stai facendo però.” Sebastian incrociò le braccia al petto, evitando così qualsiasi presa. “Stai facendo male a tutti e tre così.”
 
“No.” Protestò subito Kurt, arcuando le sopracciglia. “Non provare a fare stupidi giochetti mentali con me, Smythe. Non sto facendo del male a nessuno se non a te. E benché io non voglia farlo nonostante tu sia un idiota, sei tu che mi stai mettendo nella condizione di doverti ferire.” Perché faceva male dirlo ad alta voce? Non avrebbe dovuto far male.
 
Vide Sebastian esitare un po’, con uno sguardo fastidiosamente saccente in volto, che lo stava facendo bruciare in ogni singola molecola del suo organismo. Odiava quella tensione, odiava-quella-maledetta-tensione.
 
Perché mai mentre Sebastian lo premeva al muro baciando il suo collo Artie era spuntato fuori dal nulla e ora che aveva bisogno di un’ancora di fuga non arrivava nessuno in suo soccorso? Non che non desiderasse essere interrotto nella situazione precedente …
 
“Evitando il modo chiaro in cui stai ferendo me, come hai già notato. Stai facendo del male a Blaine perché il semplice fatto che tu sia qui in questa stanza con me quando avresti potuto chiaramente ignorare il modo in cui ti avevo chiesto di fare un bagno, o magari – ancora più sensato – ignorare le mie labbra sulla tua pelle, è fare del male.” Kurt stava per rispondere, ma Sebastian lo bloccò. Era un bene forse perché non aveva idea di cosa dire in realtà. “E stai facendo del male a te stesso. Staremmo tutti meglio se decidessi di essere un po’ più coraggioso ed affrontare il fatto che mi vuoi.”
 
Cosa?” Domandò allora Hummel, d’istinto, con un’espressione confusa in volta. “Sebastian. Sono arrivato qui senza avere la benché minima idea di cosa ti saltasse per la testa. Sei stato il solito stupido idiota arrogante fino ad un istante prima di scendere dal pullman e, improvvisamente, sei l’uomo dei sogni. Non lo capisco, non ti capisco.”
 
“Cosa non capisci di preciso?” Chiese Sebastian, un po’ più nervoso, con la voce più alta ed il petto che si gonfiava e sgonfiava davanti agli occhi di Kurt. “Non capisci per quale motivo ti piace approfittarti delle mie braccia quando non hai qualcun altro a stringerti? Non capisci perché non hai fatto il minimo sforzo per allontanarmi da te? Oh, aspetta, magari non capisci che tutto quello che sto facendo è tentare di essere una persona migliore perché Santana mi ha detto che non avevo una fottuta possibilità con te se restavo lo stronzo che non ha fatto altro che rovinare i tuoi ultimi mesi di liceo. E’ questo che non capisci?”
 
Kurt cercò di dare un senso a quelle parole. Ci provò davvero, ma la verità è che tutto quello che Sebastian stava dicendo lo stava colpendo come un’onda anomala in pieno viso e non poteva sopportarlo.
 
“Stai bluffando.” Sussurrò allora, deglutendo e guardandolo come se cercasse di trovare una prova del fatto che non fosse vero nei suoi occhi. “Stai-”
 
“Certo.” Rispose Sebastian, scuotendo la testa. “Mi sto umiliando dicendo cose che ho sempre trovato stupide soltanto per bluffare. Ha senso, Hummel, davvero.” Ironizzò, stringendo un po’ le braccia al petto. “Ho certo di fermarlo. Ho cercato di fermare questa cosa sul nascere …”
 
“Sebastian …” Tentò di fermarlo, con scarsi esiti.
 
“Ci ho provato. Ho tentato di fingere che non accadesse nulla, che il modo in cui mi sentivo quando eri intorno fosse soltanto una cosa passeggera …”
 
“Smettila.” Tentò di suonare più convincente allora, ma Sebastian non cedeva.
 
“Ma eri sempre lì, nella mia mente. Ho parlato con Santana-”
 
Perché?” Lo interruppe Kurt, con la voce un po’ più altra. “Perché mai hai parlato di una cosa del genere con Santana?” Chiese, il suo petto che tentava di contenere troppe cose sconosciute che lo spaventavano.
 
“Non lo so!” Strillò Sebastian, sciogliendo le braccia da quella presa. “Era lì, e non sapevo con chi parlarne. L’ho incontrata per caso, stavamo parlando di mille cose ed è spuntato fuori il discorso. Non programmavo di parlarne. Era una cosa che sarebbe dovuta morire dentro di me prima ancora di uscire dalle mie labbra. Non progettavo di … di tirarla fuori.” La sua voce suonò un po’ rotta e fece deglutire di nuovo Kurt. “E’ come un tunnel senza fine, mi cade tutto alle spalle, non riesco a tornare indietro a quando non era così.”
 
Kurt rimase in silenzio, stringendosi un po’ nelle spalle e sorridendogli in maniera forzata.
 
“Non è quello che vogliamo.” Gli disse, esitante. “Non vogliamo che accada. Stiamo inciampando su qualcosa che non sapremmo gestire. Non voglio cadere.” Si lasciò sfuggire, maledicendosi immediatamente. “Non … non voglio-”
 
“Io sì.” Rispose Sebastian, facendo un passo verso di lui e costringendo la smorfia di Kurt a diventare più sofferente. “Io voglio cadere con te e per te, non ne hai idea. Ho passato quasi cinque mesi a pensare a te e chiedermi di te. Ho fatto un sacco di cose stupide, ad esempio pensare ‘cosa starà facendo Kurt in questo momento?’ o ‘Come si sentirà Kurt prima di salire sul palco delle Nazionali? Sarà agitato? Avrà paura?’. Non mi sono mai sentito così idiota in vita mia.”
 
Dio, se facevano male i suoi occhi improvvisamente lucidi. Forse aveva ragione, forse stava facendo male anche a se stesso.
 
“Io-è tutto assurdo, quando è cominciato? Come è successo?” Chiese, cercando di non pensare al modo tenero in cui Sebastian lo guardava sembrando uno stupido cucciolo indifeso. “Mi sembra una follia. Probabilmente tu e Santana mi state soltanto prendendo in giro per vedere le mie reazioni.”
 
“Oh, sembra proprio che io ti stia prendendo in giro.” Fece notare Sebastian, deglutendo in maniera evidente. “Grazie, Kurt. Pensavo che tu non volessi farmi del male.”
 
“Cosa pretendi che faccia?” Chiese immediatamente Kurt, cercando di controllare l’attacco d’ira, il modo in cui rischiava di esplodere. “Che io venga lì, ti baci e mi dimentichi del mio ragazzo che presto sarà qui? Il mio ragazzo che amo?” Evitare quello sguardo, doveva evitare quello sguardo. “Se ti baciassi, sarebbe un tradimento. Non tradirei mai Blaine, non importa neanche chi sia tu, quanto pensavo che ci odiassimo e qualsiasi cornice ci sia intorno.Io non tradirei Blaine, soprattutto …”
 
Si bloccò immediatamente quando realizzò cosa stava per dire, facendo una smorfia. Dopo quel discorso, quello che Santana sembrava aver detto a Sebastian, era decisamente un modo pessimo di concludere la frase. Tuttavia, Sebastian sembrò anticiparlo.
 
“Soprattutto con una persona del genere?” Chiese e Kurt chiuse gli occhi, maledicendosi. “Grazie, Kurt, grazie mille.”
 
Quando riaprì gli occhi, Sebastian non era più lì.
 
Sospirò, sentendosi immediatamente uno schifo, per altro stupidamente: avrebbe dovuto sentirsi male all’idea di tradire Blaine, non di certo se faceva l’esatto contrario. Comunque, vedere Sebastian così debole davanti a lui gli aveva fatto un certo effetto.
 
Sentì qualcosa piegarsi nello stomaco al pensiero di quegli occhi, della sua voce, di tutto. Non aveva neanche idea di quando davvero questa cosa fosse cominciata, ed aveva passato mesi ad ignorarne l’esistenza. Era ovvio che ne fosse un po’ sconvolto, no? Cosa pretendeva Sebastian da lui che, semplicemente, accettasse una specie di dichiarazione e si lanciasse tra le sue braccia dimenticandosi di Blaine con uno schiocco di dita?
 
Sapeva di aver ragione.
 
Lo sapeva con certezza, non aveva alcun dubbio.
 
Quindi, chiaramente, non riusciva neanche a spiegarsi per quale motivo si sentisse così schifosamente in colpa.
 
Rimase ancora qualche secondo immobile in quella stanza, il tempo di sussurrarsi ancora qualche ‘non cadrò’, prima di decidersi ad uscire.
 
Quando raggiunse la piscina, al piano inferiore, Sebastian non c’era.
 
Si guardò perfino intorno, ma lui non era lì.
 
Il suo stomaco si contrasse di nuovo, odiava da morire ferire la gente e neanche Sebastard in persona riusciva a fare eccezione a quella regola. Abbassò lo sguardo, camminando sull’erba fino a raggiungere il bordo della piscina. Sospirò, ad occhi socchiusi, ascoltando distrattamente le risate di Puckerman, Sam e Brittany che giocavano sguazzando nell’acqua ormai sicuramente calda.
 
“Sembri triste.” Una voce familiare sussurrò e Kurt si voltò per guardare Santana Lopez in persona che sorseggiava una bevanda fredda da una lattina. “Qualcuno ti ha detto che il tuo costume è fuori moda?”
 
Kurt sospirò di nuovo, scuotendo la testa.
 
“Ti sei sentita con Sebastian in questi mesi.” Non era una domanda. “Gli hai detto … delle cose.”
 
“Stava male.” Rispose Santana, facendo spallucce. “E non intendo che era triste, ma che stava davvero male con la testa. Fingeva di parlare di cose stupide per non chiedermi direttamente di te. Era carino. Molto carino, ma … stava male.”
 
Kurt cercò di ignorare il modo in cui il suo stomaco si stava contorcendo in quel momento perché non aveva molto senso sentirsi colpevole, no? Non era colpa sua se Sebastian sembrava aver deciso di prendere quella fissa stramba che sembrava andare avanti da … quando?
 
Avrebbe voluto chiederlo a Santana, ma aveva in qualche modo paura di sembrare fin troppo interessato, quando tutto quello che stava facendo, a prescindere da chi esattamente Sebastian fosse, era cercare il suo bene. O meglio, cercare il suo bene nel proprio, perché, in quel momento il bene di Kurt consisteva solo ed unicamente nel pensare il più possibile a Blaine.
 
Non che Sebastian fosse una distrazione sufficiente a fargli rimuovere il pensiero del suo ragazzo –no, non lo era; il fatto che Kurt non avesse sentito Blaine prima di quella telefonata non aveva niente a che vedere con lui, certo -, semplicemente voleva essere sicuro di non farsi prendere dalla brezza estiva e fare qualcosa di terribilmente stupido del quale poi si sarebbe pentito.
 
E ancora, se era la brezza a fargli quell’effetto – che, doveva ammettere a se stesso, era una delle scuse più patetiche che avesse mai fabbricato per giustificare se stesso per qualcosa – perché proprio Sebastian? Pensare che fosse soltanto perché era l’unico altro gay in quella villa era decisamente troppo stupido da credere sul serio.
 
“Ascolta,” Santana lo richiamò a sé e Kurt si voltò, ricordandosi improvvisamente di essere nel mezzo di una conversazione che aveva interrotto e che non avrebbe dovuto interrompere se ci teneva davvero a non destare sospetti, specialmente con una persona maliziosa come Santana, “cercherò di essere molto diretta con te, mettendo da parte per qualche minuto tutte le battute a doppio senso che vorrei fare sulla situazione, okay?”
 
Kurt annuì pigramente, guardandola con una smorfia che la supplicava chiaramente di non dire quello che stava per dire. Qualsiasi cosa fosse, Kurt sapeva che avrebbe fatto ancora più male di tutto ciò che era stato capace di pensare con la propria mente, perché quella era Santana Lopez e non concedeva sconti, specialmente se premetteva di voler essere diretta.
 
“Sebastian è davvero preso da te, e non domandarmi come questa cosa sia possibile perché quando gli ho chiesto cosa diavolo gli fosse saltato in testa nel momento esatto in cui ha pensato anche lontanamente una cosa del genere, si è rifiutato di rispondermi, mormorando che erano problemi suoi.” Gli spiegò la Lopez, stringendosi un po’ nelle spalle mentre osservava con attenzione Brittany in lontananza, senza mai perderla di vista. “Quindi, per qualche secondo ho semplicemente considerato l’ipotesi di mandarlo a farsi fottere, senza delicatezze, perché stava facendo l’idiota con l’unica pseudo-amica che ha.”
 
“Perché non l’hai fatto?” Chiese Kurt, stringendosi un po’ le spalle contro il petto nudo, egoisticamente, conscio del fatto che una risposta del genere avrebbe potuto impedirgli tutta la confusione del momento e le improvvise reazioni del suo stomaco che non aveva considerato fino a pochi minuti prima, quando Sebastian era sparito davanti ai suoi occhi.
 
“Perché glielo vedevo negli occhi Kurt, aveva bisogno di te. Come fai ad essere così egoista?”
 
Allora Kurt dovette darsi un contegno perché la sua reazione spontanea sarebbe stata quella di rispondere male e probabilmente una prova di questo era il fatto che stavano comparendo chiazze rosse su tutto il suo busto, lungo il collo e sul viso.
 
Tentò di moderare i toni il più possibile.
 
“Io egoista?” Domandò incredulo, comunque incapace di rendere la propria voce meno pungente. “Santana, lui è la persona più egoista del mondo a venire a sbattermi dei sentimenti che io ignoravo in faccia e farmi sentire in colpa per il fatto che ho un ragazzo che amo! Questa cosa è dannatamente malata.” Protestò, come se tentare di far ragionare l’ispanica potesse servire a far ragionare anche Sebastian.
 
Santana si voltò fieramente verso di lui allora, con uno sguardo provocatorio.
 
“Bene, allora perché non lo dici a lui?” Domandò immediatamente, come se avesse colto il collegamento indiretto che Kurt stava tentando di creare tra lei e Sebastian.
 
Conosceva chiaramente la risposta a quella domanda: aveva odiato quello sguardo. Aveva detestato con tutto se stesso vedere Sebastian spezzato in due mentre parlava al telefono con Blaine, mentre si rifiutava di baciarlo. Non avrebbe dovuto far male, ma bruciava da morire. Probabilmente un po’ di quel dolore dovette essere visibile sul suo viso perché Santana lo guardò più morbidamente e sospirò.
 
“Kurt.” Mormorò, allungando nuovamente lo sguardo per osservare Brittany che giocava con Sugar e Mercedes a pallavolo. “Se hai intenzione di ignorare quello che prova per te e quello che tu stai cominciando a provare per lui, digli di farla finita. Prima lo fai, più dolore eviterai ad entrambi.”
 
Avrebbe voluto protestare perché non sarebbe caduto, non ci sarebbero stati sentimenti, non avrebbe provato nulla di più che non fosse il dispiacere di essere il primo a spezzargli il cuore. Bene, un pensiero fantastico per sentirsi meno in colpa, decisamente. Lui sarebbe stato il primo e probabilmente non ce ne sarebbero stati altri considerato il pessimo modo in cui Sebastian sembrava già affrontare i suoi sentimenti.
 
“Non pensare troppo, okay?” Domandò Santana, evitando ancora di guardarlo. “Magari se agisci d’istinto sarà tutto più semplice.”
 
Kurt non aveva idea di come potesse dire una cosa del genere quando c’erano dei sentimenti in gioco e delle persone che rischiavano di farsi male. Sembrava una cosa molto infantile alle sue orecchie. Tuttavia, la Lopez non sembrava avere la benché minima intenzione di fare un passo indietro quindi fu lui a farlo, letteralmente.
 
Prese una rincorsa e si lanciò nella piscina, tentando di ignorare qualsiasi altra cosa avesse dentro, tentando di sopprimere ogni sensazione con quel tuffo, come se potesse spiaccicarle contro la superficie dell’acqua.
 
***
 
Doveva ammettere che, siccome era molto più innocente rispetto a qualsiasi cosa Sebastian avesse cercato di fare al suo collo o alle sue labbra – solo intenzioni comunque, essere compresso tra i corpi bagnati di Puck e Sam era un po’ come stare in Paradiso per un gay. Stavano soltanto giocando e, chiaramente, Kurt non aveva intenzione di vederla in modo sessuale o malizioso: semplicemente, gli piaceva l’idea di quei due ragazzoni dolci che lo abbracciavano e lo coccolavano, soprattutto perché la cosa diventava comica nel momento in cui si rendeva conto del fatto che Sam era più piccolo di lui. Non che significasse molto, ma avrebbe dovuto essere lui il cucciolo del trio.
 
Quando uscirono dall’acqua, ancora strattonandosi come dei bambini, Kurt era riuscito a mettere da parte un po’ delle sue preoccupazioni per il momento: stava ridendo e scherzando, era tranquillo e rilassato. Si stava finalmente godendo un po’ di quella vacanza che avrebbe dovuto farlo sentire meglio, non peggio.
 
Continuavano a colpirsi con schiaffetti e spinte ai fianchi ed andarono avanti per qualche minuto finché Puckerman non perse un po’ di controllo e si buttò con più forza contro Kurt. Lo fece barcollare indietro, ed Hummel era già pronto al tonfo con l’acqua tiepida della piscina, proprio ora che cominciava ad asciugarsi.
 
Ma l’impatto non avvenne.
 
Kurt si ritrovò bloccato a mezz’aria, sospeso tra l’acqua e il prato, con una mano che teneva con forza il suo braccio, impedendogli di cadere.
 
“Sebastian …” Mormorò, non avendo la benché minima idea del motivo per il quale il suo respiro si fosse fermato.
 
Sebastian sembrava già meno teso, come se avesse passato il tempo durante il quale Kurt non lo aveva visto per calmarsi. Non sorrideva in maniera spontanea, non del tutto, né ghignava, ma c’era un po’ di dolore in meno nei suoi occhi e Kurt pensava che fosse sopportabile a sufficienza da poterlo guardare senza morire. O cadere dopo essere pericolosamente inciampato in lui.
 
“Dovresti stare un po’ più attento …” Gli sussurrò Smythe mentre Kurt poteva sentire ancora gli occhi di Puck e Sam su di lui, ma non riusciva a rivolgere lo sguardo altrove.
 
Prima che potesse pensare razionalmente comunque, Sebastian tirò con forza il suo braccio fino ad attirarlo a sé.
 
Kurt si ritrovò con le mani ancora umide premute con forza contro il petto scolpito dell’altro e trattenne il respiro quando le dita di Sebastian si poggiarono sulla sua schiena avvicinandolo di più. Per qualche secondo, Kurt ebbe terribilmente paura che Sebastian gli facesse assaggiare il sapore delle sue labbra lì, davanti a Puck e Sam. No. Non poteva farlo, non era così folle, vero? O forse sì?
 
Tuttavia, Sebastian rimase soltanto lì, a sorridergli e guardarlo, facendo arrossare le sue guance al punto che Kurt aveva già messo da parte la chiacchierata spiacevole. Ed era facile parlare per lui, visto che era stato il cattivo della discussione, ma come aveva potuto Sebastian rimuoverla così presto?
 
Non era maledettamente giusto se si comportava in quel modo, era scorretto che stesse tentando di fare l’incantevole principe azzurro quando sapevano entrambi che non lo era, ma si stava impegnando a tal punto che la sua recita diventava credibile.
 
“Hey tizio,” Puck fece un po’ scortese, “smetti di strapazzarlo così. Nel caso ti sia sfuggito, Kurt ha un ragazzo.” Si lamentò, sempre a sostegno della sua relazione con Blaine, senza prendersi neanche un solo giorno di ferie dal ruolo di fan numero uno della coppia.
 
“Oh esagerato.” Sam fece ruotare gli occhi, dandogli un colpo di spalla. “E’ esattamente quello che stavamo facendo noi fino a poco fa. Quando devi strapazzarlo tu la regola del ragazzo impegnato non conta.”
 
“Punto per te, Bocca di Trota.” Sebastian annuì, sogghignando leggermente e Kurt quasi sospirò di sollievo nel vedere quel ghigno sul suo viso.
 
“Io vengo in pace.” Puckerman si difese, inarcando le sopracciglia. “Lui non di sicuro.” Fece una smorfia e Kurt stava cercando con tutto se stesso di seguire il consiglio di Puck e staccare le mani dal petto di Sebastian, ma era difficile quando l’altro era ben deciso a tenerlo premuto a sé attraverso quella presa sulla schiena.
 
“Anche io.” Mormorò Sebastian, arricciando le labbra con un’aria da finto innocente. “Cos’è che ti fa pensare il contrario?”
 
Puckerman fece un passo verso di loro e le mani di Sebastian si strinsero con forza intorno alla vita di Kurt, come se volesse impedire un qualsiasi avvicinamento.
 
‘Bene,’ pensò immediatamente Kurt, ‘dopo essersi preso il diritto di baciarmi il collo, stringermi a sé e parlarmi liberamente dei sentimenti che prova, si prende anche il diritto di essere geloso. Sebastian Smythe si sta auto-qualificando come mio ragazzo.’
 
“Ragazzi, fate sul serio?” Domandò Sam, evidentemente perplesso. “Non c’è neanche una ragione vera per la quale state litigando, ve ne rendete conto?” Chiese, ma Puck non sembrava essere d’accordo. “E’ un pregiudizio, Puck. Non è che perché sono due ragazzi gay non possono abbracciarsi senza sentire il bisogno di fare sesso.”
 
Wo.” Puckerman lo guardò malissimo. “Kurt non vorrebbe mai fare sesso con questo tipo, sarebbe lui a violentarlo.”
 
“Okay, basta.” Kurt poté sentire il ringhio di Sebastian rombare nel suo petto, sotto le sue dita, quando reagì a quelle parole. “Non sono un fottuto mostro, okay? Ho fatto degli errori, li abbiamo fatti tutti e non violenterei mai Kurt così come non violenterei nessun ragazzo. Sono uno stronzo, non un mostro. C’è una differenza enorme e forse sei soltanto troppo stu-” Si bloccò, quando Kurt colpì il suo petto con un pugno gentile.
 
Abbassò lo sguardo verso di lui e quando lo guardò, Kurt tentò con tutto se stesso di pregarlo con gli occhi di non continuare quella frase, anche se Puck lo stava provocando di proposito. Vide immediatamente che negli occhi di Sebastian c’era una strana esitazione, come se non sapesse se concedergli o meno il piacere di non rispondere.
 
Tuttavia, alla fine, sospirò, spostando nuovamente le mani dai fianchi alla schiena di Kurt e tirandolo un po’, arrendevole a quella sfida verbale.
 
“Non farò del male a Kurt, okay?” Domandò, roco, evidentemente sforzandosi di trattenere altre parole.
 
‘Sono io che farò del male a te,’ Kurt pensò tristemente, stringendosi un po’ a lui mentre un’amara sensazione di stupida colpa gli invadeva la gola.
 
Non disse nulla comunque, forse ancora troppo immerso nelle considerazioni soggettive per poter dare voce ai suoi pensieri senza suonare assurdamente di parte. Eppure, c’era qualcosa nel suo stomaco che si contorceva all’idea che tutti in quella casa, uno per volta, stessero cominciando a notare quello che Sebastian non si sforzava neanche un po’ di nascondere. Lo spaventava a morte e non sapeva come affrontare l’idea che tutti sapessero.
 
Alla fine, Puck sollevò semplicemente le spalle.
 
Vedremo.” Mormorò minaccioso e fece fare una smorfia a Kurt, mentre si allontanava seguito da Sam.
 
Non gli piaceva il fatto che dovessero crearsi quelle stupide tensioni, le odiava da morire.
 
Specialmente se sapeva che parte della colpa era anche sua.
 
Sollevò lo sguardo verso il ragazzo che lo stava stringendo, mani poggiate su di un petto che, ora che poteva osservarlo meglio e prestargli più attenzione, era asciutto e abbronzato, e lo faceva sembrare un po’ uno di quei modelli sui cataloghi di costumi estivi di grandi marche.
 
Per quanto sembrasse bellissimo nel momento in cui lo guardava, occhi verdi luminosi, denti che abbagliavano, capelli un po’ più biondi di quanto non li ricordasse, Kurt non riuscì a sorridergli con quei pensieri in testa.
 
“Sebastian …” Mormorò, e il suo nome sulla sua bocca suonò un po’ più come un piagnucolio. “Devo parlarti.”
 
Sebastian non sembrò opporsi, visto che non era rimasto nessuno lì fuori. Kurt strattonò le proprie spalle allora, liberandosi dalla sua presa perché se dovevano affrontare quella conversazione seriamente, non voleva essere condizionato dalle sue braccia e la sua pelle estiva.
 
“Mi dispiace per prima. Sono stato orribile con te.” La voce di Santana nella sua testa gli stava dicendo di non trattarlo troppo dolcemente, di non creargli illusioni. “Ma ci sono alcune cose che ho detto che sono vere e le intendo con tutto me stesso.” Fissò lo sguardo nei suoi occhi, avvolgendosi nelle proprie braccia. Sebastian stava solo ascoltando impassibile. Forse si tratteneva dal rispondere per quella stupida questione dell’essere una persona migliore. “Credo davvero che tutto quello che sta succedendo qui ci stia sfuggendo di mano e, credimi, sono molto felice del fatto che tu abbia deciso di essere una persona migliore ma-”
 
“Stai con Blaine.” Tagliò Sebastian, suonando più che altro rassegnato, pronto a quella battuta come se fosse da copione. “Sì, beh, sai, me ne sono accorto un po’ di tempo fa. Non mi sembra un dettaglio trascurabile.” Ironizzò, un po’ amaro, ma sorridendo forzato.
 
Era decisamente la parte in cui Kurt si sentiva spezzare perché lo stava ferendo di nuovo ma al contempo sapeva che doveva andare fino in fondo, era diviso in due.
 
“Non credo sia un problema che … che tu mi abbracci o mi accarezzi.” Mormorò, inspirando lentamente. “Sono cose che Puck, Sam, raramente Finn, fanno e non hanno mai infastidito Blaine. E non credo che sia semplicemente una questione di sessualità ma di naturalezza dei gesti. Non ci ha mai visto nulla di malizioso-”
 
“Sto cercando di essere una persona migliore, non un santo.” Sebastian lo anticipò, guardandolo un po’ strano, come se Kurt avesse detto un’eresia. “Ascolta, non ti sto inseguendo ovunque qui per il sesso, è ovvio ormai. Ma neanche se lasciassi alla mia natura di stronzo il permesso di parlare al posto di questa piccola maschera riuscirei ad essere falso al punto da dirti che non c’è nulla di malizioso quando ti tocco.”
 
Kurt deglutì, scuotendo la testa, ma Sebastian continuò il suo discorso.
 
“Non è … sesso. Ma quanto credi che dovrei essere ipocrita per dirti che non ho mai pensato al sesso con te?” Gli domandò, con le sopracciglia sollevate come se non riuscisse neanche a credere che Kurt avesse escluso quella pista. “Se è un contatto innocente che speri da me, non posso dartelo. Ogni volta che ti tocco, voglio toccarti di più.”
 
“Tutto questo è strano …” Borbottò Kurt, stringendosi sulle spalle, ma cercando di guardarlo in faccia e non lungo il suo torso nudo soltanto perché aveva pronunciato quella parolina e ora Kurt doveva convivere con l’idea che Sebastian immaginasse di fare sesso con lui.
 
“Lo è. Non credere che per me sia stupidamente semplice.” Gli fece notare, ruotando gli occhi solo per un istante prima di puntarli nuovamente su di lui. “Immagina quanto sia stato traumatico per me svegliarmi una mattina e realizzare che … che ti desideravo, tu e la tua stupida faccia da checca e la tua vocina da ragazzina isterica. Mi sono sentito improvvisamente come se ti insultassi soltanto perché sapevo che non potevo averti.”
 
Quello ruppe un po’ Kurt, sentirglielo dire in quel modo. Si sentiva effettivamente un po’ preso in giro perché immaginarlo che lo insultava al Lima Bean perché voleva stare con lui o qualcosa del genere suonava poco credibile. Ne avrebbe dubitato di certo, ma quell’espressione sul viso di Sebastian …
 
“E Blaine?” Chiese allora, ripensando a quegli insulti. Quando Sebastian lo guardò con una smorfia, Kurt realizzò che non aveva capito la domanda. “Che mi dici dei tuoi flirt con Blaine?”
 
“Leggenda della Dalton, come puoi non essere affascinato da un ragazzo che ti viene presentato come un Dio in terra?” Gli domandò come se fosse una conclusione così stupida che Kurt avrebbe dovuto arrivarci da solo. “E poi, era comunque l’anello più debole della coppia. Blaine è il modo migliore per spezzarvi.”
 
Kurt sentì immediatamente un po’ della sua cattiveria naturale emergere, forse per gelosia o qualcosa del genere, e sollevò le spalle, cercando di creare un’armatura invisibile intorno a sé. Ignorò anche i tuoni di panico nel suo petto mentre si domandava cosa diavolo significasse, cosa volesse dire che Blaine era l’anello più debole.
 
“Cosa-”
 
“Non è neanche qui ora.” Sebastian tagliò corto prima che Kurt potesse chiedere. “Sono gli ultimi mesi che passerete insieme prima del college e non è neanche qui.”
 
Allora Kurt sentì immediatamente una vampata d’ira dentro di sé perché non aveva alcun diritto di giudicare Blaine in quel modo, senza saperne nulla.
 
“E’ a Los Angeles con suo fratello.” Borbottò, sollevando il suo sopracciglio omicida, quello che si alzava nei momenti peggiori, quando avrebbe potutouccidere la persona che aveva di fronte. Il suo tono era diventato freddo mentre restavano entrambi in piedi lungo il bordo della piscina. “Parlare con te è inutile.” Si lamentò. “Stavo cominciando con il dirti che potevamo passare il tempo insieme, ma tu sei così dannatamente irritante che non riesci a sopravvivere una mezz’ora senza parlare male di me e Blaine, di Blaine o qualsiasi cosa non abbia a che vedere con la tua fissa del momento-”
 
“Kurt-”
 
“Ogni volta che provo a fare un passo verso di te, tu rendi tutto complicato e-”
 
“Non fai un passo verso di me!” Sebastian alzò un po’ la voce allora, facendolo raggelare sul posto. “Tutto quello che fai è camminarmi intorno e fingi di avvicinarti perché sei così perbenista che ti senti male all’idea di far soffrire qualcuno. Quindi mi giri intorno, facendo finta di fare passi verso di me così che tu possa dire a te stesso che mi eri vicino comunque e quindi non mi hai fatto del male davvero, non per colpa tua almeno. E’ questo il modo in cui fai un passo verso di me?”
 
Kurt tremò nervoso: non doveva ascoltarlo, Sebastian si stava evidentemente innervosendo, stava tentando di entrare nella sua testa e non doveva essere così, non in quel momento quando la loro conversazione avrebbe dovuto essere sobria ed adulta e invece tutto quello che facevano era passarsi la palla avvelenata.
 
“Forse dovremmo rimandare.” Borbottò, allargando le braccia e lasciandole scorrere lungo i fianchi.
 
Fece per passare accanto a Sebastian ed allontanarsi, ma l’altro lo bloccò immediatamente per un polso.
 
“Non dovremmo rimandare.” Gli mormorò, un po’ di quella vocina pungente che Kurt era solito conoscere che si faceva nuovamente presente, a differenza degli ultimi scambi verbali. “Dobbiamo parlarne ora, non abbiamo tutto il tempo del mondo.”
 
Kurt capì subito che quel tempo era collegato al fatto che entro pochi giorni Blaine sarebbe stato lì. Non era stupido, ma odiava l’idea che Sebastian potesse pensare di manovrarlo a suo piacimento semplicemente perché il suo ragazzo non era presente.
 
“Non sono un burattino.” Disse allora, polso ancora stretto dalle dita di Sebastian. “Sono capace di ragionare anche senza Blaine, non sono la sua ombra.”
 
“Ma certo.” Gli concesse Sebastian, ma per qualche motivo non suonava molto convincente. Fece sparire rapidamente quell’aria di superiorità però, quasi schioccando le dita. “Resta un po’ con me.”
 
Le parole sembrarono far muovere la gola di Sebastian più del dovuto, tanto che lo sguardo di Kurt fu immediatamente attirato da quella deglutizione, per quanto non volesse ammetterlo. Fece salire rapidamente lo sguardo verso di lui, confuso.
 
“E cosa dovremmo fare?” Domandò ma quando vide la smorfia sul suo viso tentò di addolcirsi. “Quello che cercavo di dirti – se tu non mi avessi interrotto – è esattamente questo: finché non mi spiaccichi alla parete o mi chiedi di baciarti, non c’è nulla di male nel … conoscerci un po’. Non sono uno stupido bambino che non sa mettere da parte i risentimenti. Siamo due persone adulte.”
 
“Allora mi devi un bagno.” Rispose Sebastian con una naturalezza allarmante, fin troppo bravo a far sembrare completamene inesistente il loro discorso precedente.
 
Kurt sospirò e scosse la testa.
 
“Non è davvero il momento giusto per un bagno.” Borbottò e non era soltanto una questione dettata dalla situazione, ma la sua pelle si era appena asciugata e gli costava parecchio farla asciugare al sole, vistosi quanto era sensibile. Non voleva rendere quello sforzo vano.
 
“Lo stai facendo di nuovo.” Sebastian attirò il suo sguardo su di sé. Non era più nervoso o arrogante, stava pronunciando quelle parole senza giudizi o ironie. “Rilassati e lascia che vada come deve andare, no? Non è quello che dovrebbero averti insegnato i musical?”
 
Per qualche secondo, Kurt pensò di protestare e cominciare un dibattito culturale a riguardo, ma non appena fece un passo indietro per allontanarsi e fargli capire che magari avrebbero potuto fare qualcos’altro che non includesse troppa acqua, si ritrovò strattonato in avanti dalla presa ancora salda sul suo polso.
Prima che potesse accorgersene neanche, ci fu uno splash e si ritrovò immerso nel caldo lago della piscina, con l’acqua ormai riscaldata dai raggi del sole. Non fu un contatto troppo spiacevole, ma era stato colto di sorpresa quindi, quando spinse con le gambe per riemergere, passandosi una mano tra i capelli che probabilmente sarebbero stati un disastro, si ritrovò a tossire.
 
Si voltò nell’acqua fino a rivolgere il proprio sguardo a Sebastian. Lo vide prendere una rincorsa e tuffarsi, producendo schizzi che raggiunsero chiaramente il viso di Kurt in un secondo, facendogli chiudere gli occhi e fare una smorfia.
 
Quando li aprì, l’istante dopo, non fu semplicemente per istinto naturale, ma perché aveva sentito delle dita circondare i suoi fianchi. Guardò Sebastian confuso, mordendosi il labbro inferiore e pronto a chiedergli se avesse colto almeno metà di tutto quel discorso, ma l’altro non sembrava intenzionato a mollare la presa, con un sorriso stampato in volto per altro.
 
“Seb-”
 
“Shhh,” lo zittì, facendo suonare quel nome come un’abbreviazione che non era.  “Non sto facendo nulla,” mormorò, spingendo leggermente contro i suoi fianchi per muoverlo lungo la piscina, “non vederlo come qualcosa che non è.”
 
Kurt avrebbe voluto dare un po’ di credito alle parole, ma Sebastian cambiava espressione così rapidamente che, mentre lo faceva spostare nell’acqua, aveva già riacquistato un po’ di quel ghigno familiare e una lucina negli occhi che non prometteva nulla di buono. Avrebbe voluto anche dirgli di decidere se comportarsi bene o meno perché odiava quella stupida confusione che gli stava generando.
 
Sussultò quando la sua schiena toccò il bordo della piscina e tentò di non permettere a quella scintilla di panico di impossessarsi di lui perché forse non era una parete, ma era piuttosto certo del fatto che Sebastian lo stesse premendo lì di proposito. Di certo non poteva essere la conclusione casuale di un breve tour in piscina, no?
 
La sua spina dorsale si premette contro le mattonelle solide e bagnate, e il corpo di Sebastian si spinse contro il suo, toccandolo appena, senza pressioni eccessive. Non doveva pensarci, non quando forse era Sebastian a non star facendo nulla di malizioso.
 
“Pensavo che avessi bisogno di rinfrescarti un po’ le idee …” Sussurrò l’altro infatti, ironico, vicino al suo viso abbastanza da farlo arrossire, ma non a sufficienza da metterlo a disagio. Quindi forse stava davvero semplicemente scherzando. “Se vuoi possiamo già salire. Volevo soltanto provare l’ebbrezza di lanciarti in acqua.”
 
“Era sulla tua lista dei desideri?” Domandò Kurt, incapace di sciogliere i muscoli per l’intimità della posizione. “Perché deve essere una lista dei desideri terribile se ne fa parte.”
 
Ci fu un breve momento in cui gli occhi di Sebastian si illuminarono di qualcosa e le sue sopracciglia si piegarono, durante il quale Kurt si domandò se effettivamente non ci fosse qualcosa di suo su quella lista, se, durante quei famosi mesi dei quali lui non sapeva nulla, Sebastian non avesse passato anche un po’ di tempo ad immaginare come fosse fare determinate cose con Kurt.
 
Era un pensiero stupido, ma non poté fare a meno di sentirsi un po’ lusingato, un po’ fiero del fatto che un bel ragazzo come Sebastian potesse avere una cotta per lui (tutto questo se chiaramente escludeva tutti i momenti dolorosi e di esitazione che non lo aiutavano a sentirsi un ragazzo attraente a quel pensiero).
 
“Diciamo pure che la mia lista è fantastica e non voglio che tu la conosca.” Sebastian borbottò, fingendo di mettere un broncio e Kurt si domandò se non fosse anche quella una maschera: stava cominciando decisamente ad indossarne troppe, lo confondeva da morire ed era capace di cambiargli l’umore da un momento all’altro in base a quale decideva di indossare.
 
“E se io volessi conoscerla?” Domandò, spingendosi un po’ oltre la parete e sussultando quando il suo grembo colpì la coscia di Sebastian e Smythe pensò bene di afferrare i suoi fianchi per tenerlo fermo. “Se io volessi sapere cosa c’è su quella lista?” Chiese di nuovo, tentando di ignorare il suo stomaco che si contorceva, cercando di pensare che si trattasse di una reazione dovuta all’acqua della piscina.
 
“Ah-ah. Non puoi fare così.” Lo rimproverò Sebastian, spostando una mano dal fianco per puntargli l’indice al petto, premendo nuovamente Kurt alla parete alle sue spalle. “Non puoi pretendere tutto e non dare nulla in cambio.”
 
Kurt deglutì, sforzandosi di pensare che stessero soltanto scherzando e non tornando al discorso precedente. Tentò anche di negare quanto piacevole fosse il modo in cui lo premeva in quello spazio stretto perché in fondo aveva già constatato che il contatto fosse piacevole, grazie a Puck e Sam. Non esisteva motivo per preoccuparsene o farlo sembrare qualcosa di più di quanto non fosse. (No, non stava affatto osservando il modo in cui le gocce d’acqua scorrevano su quel corpo scolpito o il modo in cui Sebastian si era tirato i capelli indietro sfruttando l’acqua,no.)
 
“E c’è qualcosa di non troppo ambiguo che io possa fare affinché tu mi decanti la tua lista dei desideri?” Domandò, cercando di sembrare il più innocente possibile, perché sapeva che Sebastian approfittava di ogni esitazione. Era difficile farlo, però, quando Sebastian lo stava guardando come se fosse l’opzione numero uno sulla lista dei desideri.
 
“Uhm … vuoi davvero saperlo?” Chiese Smythe, ma sembrava scherzoso a sufficienza da far pensare a Kurt che forse poteva permettergli di dirlo. Non sembrava una cattiva opzione, quindi immaginò di non doverselo trovare che gli sussurrava un’accurata descrizione di un atto sessuale all’orecchio.
 
“Mi farebbe piacere.” Finse di essere superficiale e Sebastian, finalmente, si staccò un po’ dal suo corpo, porgendogli una mano però.
 
“Facciamo così … se mi dai il permesso di farti vedere una cosa – ti giuro che non si tratta del mio pene,” precisò immediatamente, ridacchiando, “potrei decidere di fare un’altra passeggiata sotto le stelle, solo io e te, senza malizie, e ti racconterò qualche desiderio di questa lista.”
 
Kurt considerò la proposta per qualche secondo, poi allungò un braccio e prese la sua mano. Voleva dargli quell’occasione. Lo aveva definito una persona orribile – quasi definito, okay, ma il concetto di quella frase non terminata era chiaro – e a quel punto, il minimo che poteva fare per rimediare era offrire a Sebastian l’opportunità di fargli vedere quanto si sbagliasse.
 
“Okay, ma il tuo pene farà meglio a restare in quel costume, altrimenti potrei anche decidere di tranciarlo.” Borbottò, tentando di suonare comunque autoritario attraverso lo scherzo.
 
“Beh, sai, per tranciarlo, dovresti vederlo e toccarlo.” Sebastian tirò la sua mano per cominciare a muoverlo fuori dalla piscina. “E non era nei miei programmi.”
 
Kurt arrossì immediatamente, cercando di evitare di rispondergli che avrebbe potuto utilizzare un coltello ad occhi chiusi. Semplicemente, si lasciò trascinare fuori dall’acqua e lo seguì verso gli asciugamani. Sebastian gliene lanciò uno in testa e lui lo usò subito per avvolgersi nel tessuto e scombinare i capelli bagnati (non ne era certo, ma gli sembrò che Sebastian apprezzasse quel gioco abbastanza da fissarlo per un paio di secondi di troppo).
 
“Cosa vuoi mostrarmi?” Chiese, tenendosi stretto nell’asciugamano e nelle braccia bagnate mentre Sebastian si passava il tessuto su quella tartaruga sull’addome che Kurt non doveva guardare. E che non stava guardando. Per niente.
 
“Ho detto che volevo mostrartelo, non anticipartelo.” Punzecchiò ironico Sebastian e lo costrinse a sbuffare ed arricciare le labbra. “Magari se ci muovessimo ad andare dentro, non resteresti a lungo con il dubbio.”
 
Fu la cosa giusta da dire evidentemente perché la curiosità di Kurt si mise subito in moto. Si allungò ed afferrò il braccio di Sebastian, cominciando a strattonarlo per spingerlo a dirigersi verso l’interno della villa di Sugar. Smythe non si lamentò, anzi, scoppiò a ridere, quindi Kurt dedusse che si trattava della direzione giusta.
 
In fondo non c’era nulla di male, voleva soltanto mostrargli qualcosa. Andava bene perché, comunque, Kurt non sarebbe caduto.
 
 

RENOCORNER

Hey ya! Lo so, è mancata un po'! Sto cercando un secondo di portare al termine alcune storie, visto che manca poco, e poi gli aggiornamenti saranno molto più regolari e veloci ^^ Almeno non mi do ai capitoli brevi, pensiamo in positivo *cerca scuse* ahah No, okay scherzo. Spero che vi sia piaciuto e che abbia ripagato l'attesa :3 Se dovesse interessarvi, questa è una oneshot che ho postato prima per la challenge del gruppo Kurtbastian I Call Him Mine. Grazie mille, come sempre, di tutto quello che fate per me <3 - A presto, xoxo RenoLover <3
PS. grazie alla mia dolce Elis per il betaggio.

   
 
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