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Autore: Rivoltella J    11/10/2007    19 recensioni
"Non aveva paura di essere se stesso con lei, di balbettare, di apparire stupido, non si nascondeva dietro maschere inutili, menzognere, così troppo comuni ad Hogwarts.
No, lui era diverso e lei lo sapeva..."

Luna/Neville. So che può sembrare strana, ma è una coppia molto carina ^^ voi che ne dite? Un bacio, vostra Rivoltella J
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Luna Lovegood, Neville Paciock
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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C’è sempre una prima stella che, accendendosi, fa nascere timida la notte; c’è sempre qualcuno che all’inizio è solo, racchiuso nel suo piccolo mondo, timido, attento a proteggersi dal male che tutti sono pronti a fargli; c’è da sempre una persona che sente il bisogno di amare ma non sa come fare, una persona pronta a donarsi all’altro completamente ma che aspetta, in silenzio, il suo passaggio.
Possono passare anni prima di riuscire ad incontrare la propria anima gemella, attimi infiniti in cui credi di non poter desiderare altro al mondo, hai trovato la tua pace interiore, il tuo equilibrio mentale, la tranquillità perfetta dei tuoi sensi.
Sei conscio di aver bisogno di quel frammento in più nella tua anima, desideri ardentemente sentir palpitare il tuo cuore al ritmo di un cavallo selvaggio che galoppa libero, senza redini, senza freni, ignaro del suo destino, ingenuo, immaturo, sfrontato, accecato dalla voglia di scoprire cosa c’è al di là dei suoi limiti terreni.
Possono volerci giorni, mesi, anni, può servire addirittura una vita, ma il bello di questo esilarante mondo è che può volerci anche solo un istante, due occhi che si incrociano, due anime che si mettono a nudo in un attimo, e quello che si percepisce in quel momento ti ripaga dell’attesa, ti prepara al meglio e ti fa assaporare un degno assaggio della meraviglia che ti attende.

“Luna?”, il primo a parlare fu stranamente lui, e volendosi riscattare da tutte le occasioni che aveva bruciato inutilmente si fece forza e aspettò un cenno d’assenso che non tardò ad arrivare.
“Si Neville?”. Lei, piccola e dolce creatura, una di quelle persone che dalla vita non hanno mai avuto più dell’essenziale, una giovane donna che non aveva scoperto le emozioni più belle che si potevano desiderare, era così come appariva, semplice, naturale, se stessa sempre, lei e basta.
“Ci conosciamo da poco, molto poco, in effetti, ma non posso più restare nell’ombra in silenzio, non posso stare qui e guardarti semplicemente vivere, devo fare qualcosa…”. Era fiero di se stesso, a malapena sapeva tenere in mano una bacchetta ma con le parole ormai iniziava a prendere confidenza.
“Spiegati meglio, Neville”. Stava arrossendo, in realtà stavano arrossendo entrambi, se ne accorgevano; ma era inutile precludersi anche quell’emozione, inutile sembrare così poco convinti perché, almeno quella volta, erano entrambi desiderosi di innamorarsi, e stava accadendo finalmente, stava accadendo proprio in quel momento.
“Devi sapere una cosa, Luna. Ricordi l’altro giorno quando Piton ha tolto cinquanta punti alla nostra casa perché sono arrivato in ritardo alla lezione e per di più in pigiama?”. Non aveva paura di essere se stesso con lei, di balbettare, di apparire stupido, non si nascondeva dietro maschere inutili, menzognere, così troppo comuni ad Hogwarts.
No, lui era diverso e lei lo sapeva.
Sorridendo teneramente, lei rispose: “Si che mi ricordo, cos’era accaduto? Avevi promesso di dirmelo ma mi hai detto di aspettare… Posso saperlo, ora?”, era una piccola curiosona la giovane, e lui lo adorava.
“L’altra notte non riuscivo a dormire, continuavo ad arrotolarmi nelle lenzuola, sentivo che c’era qualcosa di strano in me, non mi spiegavo assolutamente il motivo finché non sono giunto qui, proprio in questo stesso luogo dove ti ho portata stanotte. Ti chiederai il perché di tutto questo, come mai sei giunta fin qui varcando solo una semplice porta”, timidamente le prese la mano.
“Vai avanti”, lo sussurrò impercettibilmente ma lui capì subito. La dolce biondina voleva sapere, era assetata di risposte e a breve sarebbe stata accontentata.
“Uscito dalla mia camera, tutto arruffato, non curandomi del fatto che ero ancora in pigiama, ho iniziato a camminare senza sosta, lentamente, a passo regolare, procedevo ignaro, passeggiavo e basta, passeggiavo e respiravo, null’altro.
Non guardavo neanche dove mettevo i piedi quando mi è apparsa questa, la stanza delle necessità”, finalmente aveva inquadrato l’argomento ed era pronto a continuare, voleva farle sapere tutto.
“Sono entrato nell’oscurità, cauto, prudente, non vedevo neppure dove stavo andando e indovina? Puntuale sono inciampato sui miei stessi piedi…”, due risate leggere, all’unisono, fecero forza a Neville.
“Sì, sono caduto ma non ho avuto neanche il tempo di rialzarmi che intorno a me tutto ha iniziato a prendere forma. La stanza era completamente vuota, fredda, ma stropicciandomi gli occhi sono riuscito a scorgere un particolare prima trascurato.
Al centro della stanza un giglio bianco fluttuava in aria, era candido, solitario, così perfetto e incontaminato che mi sono sorpreso fosse il mio più grande desiderio del momento.
Mi sono avvicinato, un po’ incredulo, un po’ incuriosito e l'ho preso fra le mani. Un foglietto rosa lo cingeva delicato: Per Luna.”.
I ricordi di quella notte passata lo resero un po’ irrequieto, aveva paura di spaventarla, forse aveva solo paura di un rifiuto, ma doveva essere forte. L’aveva conservato da quella notte e ora era pronto a donarglielo, donarglielo insieme al suo cuore.
“Tieni, è per te. Sapevo che dovevo trovare un buon momento per dartelo, questo mi sembra il migliore”, un peso dal cuore se l’era tolto, adesso doveva solo attendere una risposta.
Qualche attimo di silenzio a rendere più solenne del dovuto il momento, e poi…
“Oh Neville, è meraviglioso”, meno loquace del solito prese il delicato fiore e istintivamente se lo portò vicino al pallido nasino all’insù e lo annusò.
Emanava una fragranza delicatissima, sapeva di averla già sentita da qualche parte, più provava a ricordare e più era rapita dagli occhi che le si trovavano davanti.
Non perse tempo, capì in un istante che non poteva perdere quel momento, non doveva sprecare quell’occasione pressoché unica. Raccogliendo tutto il coraggio che trovò nel suo metro e cinquantacinque d’altezza, si alzò e appoggiando le sue labbra a quelle di Neville esaudì il desiderio che la tormentava da molte settimane.
Per infiniti attimi non si udì nulla in quella stanza, l’unico flebile suono era quello di due cuori, due cuori che stavano battendo, anzi, stavano galoppando come cavalli imbizzarriti che, liberatisi da catene troppo forti e odiate per tutta una vita, in quel momento, soli, lei e lui, iniziavano a vivere davvero per la prima volta.
Avrebbero solamente voluto chiudere il tempo in una bottiglia di vetro e, per mano, gettarla insieme nel mare dei loro ricordi per non dimenticare mai quell’eterno momento, quel soffio di vita che iniziavano a respirare, sereni, insieme.
Stavano vivendo il più bello dei loro sogni, una realtà che iniziava proprio in quell’istante, una realtà nuova, diversa da tutti gli altri giorni che avevano vissuto separati, adesso l’alba del nuovo cammino stava sorgendo, un’alba mai così desiderata.
Guardarono abbracciati il sole che stava librando leggiadro nell’aere, grande, luminoso, sentirono il calore dei loro corpi attaccati, sempre in silenzio, parlandosi solamente con gli occhi, occhi grandi, occhi di bambini, occhi pieni d’amore, occhi vigili, attenti, occhi che avevano sognato da sempre un’alba migliore e che, finalmente, avevano ottenuto.




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