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Autore: Dharma    11/10/2007    12 recensioni
A Suna tutto tace. Ma in questa sera due fratelli diversi nel carattere e nell'aspetto scopriranno un nuovo sentimento che li accomuna. Dedicata ad Alessandra, Lorenzo e Francesco; i miei fratelli maggiori che, purtroppo, non sono mai nati. Non saprò mai com'è vivere un sentimento fraterno, ma scrivendo potrò provare ad immaginarlo. E a sognarlo. Auguro a tutti una buona lettura di questa mia prima fanfic! Commenti e consigli sono ben accetti!!!
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kankuro, Sabaku no Gaara
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’inizio di un sentimento fraterno

L’inizio di un sentimento fraterno

 

Quella sera, nel cielo che sovrastava Suna, vi erano molte nuvole che si inseguivano nel firmamento, illuminate dalla luce rossa del tramonto.

Kankuro si trovava in cucina ed era intento a preparare la cena per se e suo fratello: il nuovo Kazakage.

A Temari era stata assegnata una missione che consisteva nel portare una lettera all’Hokage di Konoha e non sarebbe tornata prima di qualche giorno.

Così, quella sera, era toccato al marionettista mettersi ai fornelli.

Sapeva a malapena accendere il gas…figurarsi preparare una cena per due persone!

Alla fine optò per due confezioni di ramen e, dal momento che impiegavano circa dieci minuti per essere pronte, decise di andare a farsi la doccia.

Gaara sarebbe rientrato dal palazzo del Kazekage a momenti.

Questa idea, da una parte, lo turbava perché non aveva mai avuto buoni rapporti con suo fratello minore e, fino a quel momento, c’era sempre stata Temari ad alleggerire ogni situazione.

Ci pensò un po’ su, ma poi decise che era inutile preoccuparsi e si rilassò, lasciando che l’acqua gli facesse scivolar via ogni brutto pensiero.

Riuscì, però, a distrarsi solo per un momento, perché un rumore di porta sbattuta lo fece tornare con la mente nel mondo reale.

Indossò velocemente la sua solita tuta nera e si asciugò i capelli castani con un asciugamano; poi si affrettò a scendere in cucina, mentre si infilava il copricapo con le orecchie da gatto.

Scendendo le scale incrociò il fratello appena tornato che, guardandolo col suo solito sguardo gelido, gli disse:

 - C’è odore di bruciato! Si può sapere cosa diavolo hai combinato stavolta? Sei proprio un incapace!

Senza rispondergli, Kankuro si precipitò davanti ai fornelli e riuscì a salvare appena in tempo il loro pasto dall’essere carbonizzato.

Così, quella sera, ai due fratelli toccò una cena non molto gustosa.

Mangiarono in silenzio. Gaara non accennava a voler iniziare una conversazione, troppo occupato a fare smorfie di disgusto dovute al cibo bruciacchiato. Dal canto suo, Kankuro tentava in tutti i modi di trovare qualcosa di intelligente da dire, ma senza successo.

Finirono di cenare e il Kazekage si ritirò senza fiatare.

Il marionettista riordinò la cucina e si diresse verso la sua stanza.

Nel passare davanti alla camera del fratello, però, si fermò ad ascoltare il silenzio al di là della porta chiusa.

Fece un lungo respiro e bussò

- Gaara? Sei lì dentro?

- Vattene. Sono stanco e ho voglia di dormire.

Kankuro fece per andarsene, quando gli venne un’illuminazione.

- Aspetta un attimo! Tu non puoi dormire!

Senza attendere risposta aprì la porta ed entrò.

Gaara, seduto alla scrivania, non accennò nemmeno a guardarlo, intento ad osservare da una finestra Suna avvolta dalle tenebre.

Cercando di apparire disinvolto, il marionettista si lasciò cadere sul letto inutilizzato e, dopo aver accumulato una certa dose di coraggio, chiese sarcasticamente

- Allora, Kazekage, come ha passato la sua giornata?

Gaara, sulle prime, si ritrovò spiazzato da quella domanda improvvisa, ma rispose gelido

- E da quando ti interessano le mie giornate? Comunque non sono affari tuoi e non ho nessuna voglia di parlarne.

- Io cercavo solo di imbastire una conversazione decente tra fratelli!

E, senza aggiungere altro, Kankuro si alzò e si diresse verso l’uscita.

Stava per chiudersi la porta alle spalle quando una voce lo chiamò.

Rimise la testa dentro e osservò Gaara che, alzatosi dalla scrivania, si stava sedendo sul letto, facendo un grande sospiro.

- Senti…mi dispiace, va bene?! È che ho avuto una brutta giornata…

- Visto il modo in cui mi tratti le brutte giornate devono essere una norma per te!

Rispose Kankuro insolente. Tuttavia era sorpreso: da quando suo fratello gli chiedeva scusa?

Lentamente rientrò nella camera e si richiuse la porta alle spalle poi, un po’ spiazzato, si fermò ad osservarsi intorno, come un soldato che attende gli ordini da un suo superiore.

Vedendolo lì impalato, il rosso alzò gli occhi al cielo, ma poi gli fece segno di sedersi vicino a lui.

Uno accanto all’altro, si sistemarono comodamente e appoggiarono la schiena contro il muro.

Passo qualche minuto e…

- Oggi ci sono stati di nuovo dei problemi a palazzo. Alcuni membri del consiglio pensano che io non sia adatto ad essere il nuovo Kazekage, visto…il mio passato…

Gaara si interruppe ed iniziò a fissare un punto del pavimento, come volendolo incenerire con lo sguardo.

Kankuro, per evitare che la povera mattonella innocente facesse la fine della loro cena, si affrettò a chiedere

- Ma tu hai provato a far cambiare loro idea?

- E secondo te come dovrei fare, genio?!

Domandò il rosso, visibilmente irritato da quella domanda che riteneva stupida.

- Dimostraglielo!

- Prego?

-  Dimostra loro che non sei più quello di una volta! Fai vedere quanto sei adatto per il ruolo di Kazekage!

- Dimostrargli…che sono cambiato…

Rifletté Gaara ad alta voce

- Questa è in assoluto…l’idea più geniale che ti sia mai venuta in mente!

- Naturalmente! Perché tu sei il fratello bello ed io quello intelligente!

Scherzò Kankuro che si trovava sempre più a suo agio in compagnia del minore

- Ma come posso far notare al consiglio che sono diverso?

- A questo ci penseremo domani perché adesso, a differenza di qualcuno, io inizio ad essere stanco e ho voglia di andare a dormire.

Detto questo, il marionettista si alzò e, dopo essersi stiracchiato, aggiunse

- Comunque stai tranquillo. Troveremo una soluzione e se vorrai ti aiuterò anche.

Si diresse verso la porta

- Kankuro…

-  Mmh…?

- …grazie.

- Dovere fraterno.

E uscì.

Fuori dalla stanza, il marionettista si appoggiò alla porta e sorrise

“Dopotutto non sei poi così terribile!”

E si incamminò nella penombra del corridoio.

Dentro alla camera, il Kazekage osservava la fiamma tremolante di una candela

“Dopotutto non sei poi così stupido!”

Sorrise e tornò a rivolgere lo sguardo al paesaggio.

Quella sera, nel cielo, le nuvole si rincorrevano senza sosta, nascondendo la luna.

Quella luna, che conservava dentro di se i rancori di un bambino, poi ragazzo, dai capelli rossi.

Solo più ricordi lontani e sbiaditi.

 

  
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