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Autore: Tennant_is_a_puppy    24/03/2013    1 recensioni
[Dal testo]
-Vuoi sapere come mi sono fatto queste cicatrici?-
-E tu vuoi sapere come mi sono fatta questa cicatrice?-
Harley si godè divertita l'espressione stupita del suo paziente. Probabilmente nessuno aveva ancora osato rispondergli così.
Genere: Introspettivo, Romantico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Enigmista aka Edward Nygma, Harley Quinn aka Harleen Quinzel, James Gordon, Joker aka Jack Napier
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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Sì, pubblico due capitoli nello stesso giorno. Why? Ho voglia. E so che forse la mia migliore amica, che è una che non lascia recensioni, ma legge, ed è più Harley Quinn di tutti voi messi insieme, anime prave (lo so, mi sto giocando lettori) sta leggendo Allora, per il loro primo incontro ho tirato per le corte, se no diventava noioso. Se qualcuno ha avuto la briga di chiederselo, la dottoressa Meridian, quella con i tacchi e la faccia da piccione, è proprio la dott. Merdian di Batman Forever, interpretata da Nicole Kidman. Mi pare nel fumetto non esista, ma non vorrei sparare caxxate. Niente, volevo solo dirvelo, in caso qualcuno non ricordasse o non sapesse.
La porta si richiuse col solito suonaccio. Harleene socchiuse un attimo gli occhi, abbagliata dal neon, cambiò la mano con cui portava la propria cartellina e si guardò attorno. Seduto al tavolo, stretto in una camicia di forza, eccolo là.
Il terrore di Gotham City.
L’assassino di un numero spaventoso di persone.
L’uomo che aveva mandato nel panico l’intera città quasi completamente solo.
Ora era legato alla sedia, camicia di forza, lacci di cuoio dappertutto.
“Non siamo ancora riusciti a struccarlo, si rifiuta con tutte le sue forze, ha anche rotto un dito ad un infermiere,,
teneva la testa reclinata in avanti, così che l’incavo degli occhi sembrava ancora più scuro di quanto già non fosse a causa dell’ombretto nero, e seppure fosse serio, per colpa delle cicatrici, era come se stesse sorridendo.
No, non sorridendo, stava ghignando.
In quel momento, lo sentì emmettere un verso strozzato, come un singhiozzo, ma piano piano capì che non era un verso, bensì una risata.
Alzò la testa e la gettò all’indietro, continuando a ridere come un pazzo.
Bella similitudine, Harley.  Proprio adatta al momento.
Rimase seria, ferma lì davanti alla porta. Dopo qualche secondo fece un paio di passi avanti e si sedette di fronte a lui. Quello sghignazzò ancora per almeno tre minuti, fino ad arrivare alle lacrime, quando si interruppe col fiatone.
-Cos’è?- domandò divertito –Un ospedale psichiatrico o un’agenzia matrimoniale? Sei la seconda biondina che mi mandano!-
e riprese a ridere.
Harley poggiò i propri documenti sul banco spazientita.
Odiava che la chiamassero biondina.
Dopo altri minuti di risate, finalmente riuscì a prendere parola
-Mi chiamo Harleene. Preferirei non mi confondessi con altre biondine dell’istituto-
-Siamo già passati al tu?- domandò Joker allegramente.
Harley sospirò
-Sì- fece con decisione-Non mi sembri uno molto formale-
questo sembrò divertirlo parecchio.
-Bene bene, signorina Har..-
-Dottoressa, Harley- lo corresse subito lei, sgranando gli occhi stizzita
Lui alzò le sopracciglia stupito.
-Mi scusi dottoressa, cercherò di non ricadere in errore- e trattenne un’ulteriore risata
-Non ci vuoi dire il tuo nome-
-Infatti-
Harley sospirò.
-Non vuoi dircelo. Adesso mi sto chiedendo perché. Forse si tratta di qualche cosa radicata nel tuo passato? Qualcosa che sai uscirà fuori se scopriamo la tua identità-
le rispose un’altra risata
-Lei è divertente, dottoressa-
-Anche tu lo sei- rispose prontamente
-Sai perché uso il coltello?-
-Perché stai cercando di deviare il discorso-
il paziente retrasse leggermente la testa.
Era un bel po’ che nessuno gli si poneva così.
La guardò negli occhi e si accorse di un’altra cosa. Non sembrava avere paura, quella ragazzina.
-Non uso il coltello....- scandì leggermente spazientito –Perché le altre armi sono..-
Harley si schiarì la voce per interromperlo
-Senti...io non voglio fare la stronza. Ce ne saranno già fin troppi qui dentro, che ti tratteranno malissimo-
-È un tentativo di corruzione?-
-No. Ti sto illustrando la situazione. Ci sono persone che puoi farti amiche, e persone che ti puoi fare nemiche-
-Io non ho né amici né nemici. Mi conosce poco, dottoressa-
-E tu conosci poco me-
fece Harleene. Raccolse i documenti e si preparò a congedarsi.
-Se non ci conosciamo, dottoressa, non saremo mai amici-
-Potremo approfondire- rispose lei con un mezzo sorriso
-Sempre che tu sia capace di socializzare-
-Vuoi che ti inviti a cena, Harleene?-
questo la lasciò spiazzata
-Ho detto...- fece con freddezza dopo almeno due minuti –Dottoressa-
si avviò all’uscita e si richiuse alle spalle la porta, sentendo una risata agghiacciante che risuonava dall’interno.
***
-Lei ha un approccio interessante, dottoressa- fece Meridian non appena la vide tornare, leggermente scossa, dalla stanza.
-Tenterò di prenderlo come un complimento, signorina Meridian-
-Puoi chiamarmi Chase. E puoi darmi del tu, visto che lo dai anche al nostro detenuto-
Harley si inumidì le labbra per un attimo. Cosa faceva pensare a quella tizia che aveva voglia di simpatizzare con lei?
Era decisamente più attratta dall’idea di andare a cena col paziente.
-D’accordo. Se hai bisogno di qualcosa mi trovi nel mio ufficio-
attraversò l’ospedale e si sedette nel suo studio sfinita.
Prese un quaderno e tentò di scrivere qualcosa
Ma cosa vuoi scrivere? Non ti ha detto niente quel tizio. Ti ha invitata a uscire ma non ti ha detto niente.
alla fine si arrese, si appuntò uno o due particolari che l’avevano colpita anche in modo abbastanza stupido
-scarsa capacità (scarsissima) di trattenere la risata
-volontà totale e assoluta di rimanere truccato
-non vuole parlare di sé
-ama il coltello

Cancellò quest’ultimo appunto, lo riscrisse e lo ricancellò, finchè non lo riappuntò tra le cose da approfondire. Decise che avrebbe ascoltato quella storiella, la seconda volta che l’avrebbe rivisto.
Ovvero presto.
  
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