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Autore: fraVIOLENCE    24/03/2013    1 recensioni
"E.. dio, non so nemmeno perchè io stia dicendo questo, non è da me! Io.. Io sono Tom Delonge, diamine! Non ho bisogno di dire queste cose!"
Ambientata nell'estate 1999, dopo l'uscita di Enema of the State.
La protagonista è Jennifer, la migliore amica dei tre ragazzi californiani, una ventunenne che presto si ritroverà a fare i conti con un nuovo mondo: quello dell'amore.
Genere: Demenziale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mark Hoppus, Nuovo personaggio, Tom DeLonge, Travis Barker
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Entrammo insieme al Sombrero e venni travolta da una marea di ricordi, bloccandomi di colpo.

"Mi sta salendo il diabete" - disse Tom, ridendo.
"Intanto qui sei l'unico uomo che non si sta comportando bene" - piagnucolai, guardando prima Travis e Melissa sbaciucchiarsi e poi Skye e Mark.
Tom rise, per poi darmi un bacio sulla fronte.
"So che non vuoi rovinarti la reputazione da playboy ma un bacio piccolo piccolo potresti anche darmelo" - continuai a piagnucolare.
Alzò gli occhi al cielo, ridendo e dandomi un bacio sulle labbra.
"Va meglio così?" - mi chiese dolcemente.
"Molto meglio" - risposi, sorridendo contro le sue labbra.


La testa mi sembrò girare.
"Tutto bene?" - mi chiese Erick, agrottando la fronte.
"Ti prego, andiamo via" - lo presi istintivamente per mano, indietreggiando.
Senza chiedermi nulla indietreggiò con me e mi portò nella direzione opposta.
Gli lasciai lentamente la mano e mi accarezzai le braccia, abbassando lo sguardo e tremando leggermente.
"Che succede?" - mi domandò lui preoccupato.
"Scusa.. E' che.." - sospirai - "Quel posto mi ha fatto venire in mente un sacco di ricordi e non me la sentivo di rimanere lì. Mi dispiace"
"Non preoccuparti" - sorrise lui - "Ti va di sederci qui allora?" - indicò un viale alberato e annuii.
Ci andammo a sedere all'ombra, sotto un albero e appoggiai la testa contro il tronco.
"Mi dispiace, magari tu avevi voglia di mangiare messicano" - feci una smorfia.
"A dirla tutta.. Il cibo messicano non mi piace" - mi guardò, ridendo appena.
Risi anche io, scuotendo la testa.
"E perchè hai accettato di andare al Sombrero?" - gli chiesi.
"Le belle ragazze si accontentano sempre!" - rispose lui, sorridendo.
Arrossii e abbassai lo sguardo.
"Non sai cosa ti perdi comunque. Fanno dei burritos buonissimi al Sombrero!" - cercai di cambiare discorso.
"E per quanto tempo non li mangerai visto che non vuoi entrare lì dentro?" - mi chiese lui, ridendo.
"Oddio, tragedia!" - piagnucolai, mettendomi le mani sul viso e trattenendo una risata.
"Se posso sapere.. Che ricordi hai di quel posto?" - mi domandò, curioso.
Mi tolsi le mani dal viso e mi morsi le labbra, abbassando lo sguardo e sospirando.
"Scusami.. Se non ti va di parlarne lo capisco!" - si affrettò a dire.
"Grazie" - sussurrai, accennando un sorriso.
"Però dai, dimmi qualcosa di te! So solo che ti piace mangiare messicano!" - rise lui.
"Non lo so, la mia vita non è molto interessante" - risi.
"Maddai! Dai, qualcosa del tuo carattere o quello che ti piace fare!" - insistette lui.
"Okay, allora.. Sono una tipa strana, ma forse questo già lo avevi capito" - risi - "Sono estroversa e mi piace conoscere gente nuova. Non mi piace che mi venga detto quello che devo fare, sono abbastanza.. Come dire, ribelle. Ecco perchè a scuola non ero tanto ben vista. Non riesco a stare zitta e ferma. Mi piacciono le montagne russe, lo zucchero filato e mangiare porcherie. Amo la musica punk, i concerti e lo stage diving. Mi piace andare in skate, disegnare e guardare film con i miei migliori amici" - sorrisi.
"Però! Sei una ragazza piena di risorse!" - si complimentò lui, sorridendo.
Sorrisi imbarazzata.
"Tu invece? Che mi dici di te?" - lo guardai.
"Io sono abbastanza timido. Vado in palestra, mi piace la musica jazz e mi definisco calmo. Mi piace disegnare, dipingere e ho una passione sfrenata per la pasta! Ne mangerei a quintali! I dolci non mi piacciono molto, preferisco la frutta, anche perchè ci tengo alla mia linea. Ai fornelli sono piuttosto bravo però! Sono una persona abbastanza tranquilla e riservata, non mi piace mettermi nei guai" - rispose lui, sorridendo.
Annuii, ricambiando il sorriso.
"Però mi piacerebbe andare in skate" - ammise lui, ridendo.
"A me piacerebbe saper cucinare invece" - risi.
"Okay" - lui si voltò verso di me, porgendomi la mano - "Tu mi insegni ad andare in skate e io ti insegno a cucinare, ci stai?"
Risi e afferrai la sua mano, stringendola forte.
"Affare fatto!"
All'improvviso mi squillò il telefono. Aprii la borsa e iniziai a cercarlo tra le mille cianfrusaglie. Per una frazione di secondo mi balzò nella mente il pensiero che fosse Tom a chiamarmi per avvisarmi che non sarebbe più partito per l'Australia. Più ci pensavo e più le mani mi tremavano, finchè finalmente non presi il telefono e risposi alla chiamata.
"Pronto..?" - risposi, quasi sussurrando.
"Jen, sono la mamma! Hai trovato qualche corso?" - sospirai di solievo.
"No mamma, ma adesso torno a casa e ti dico" - le risposi e dopo averla salutata, riattaccai la chiamata.
"Suppongo che tu debba andare" - mi disse Erick, ridendo appena.
"Esattamente" - risi appena anche io, alzandomi e passandomi i palmi delle mani sudati sulle cosce.
"Vuoi che ti riaccompagni?" - mi chiese lui.
"Non c'è bisogno, abito praticamente qui dietro" - sorrisi, indicando nella direzione di casa.
"Va bene.. Posso.. Ecco.. Lasciarti il mio numero?" - mi domandò Erick, imbarazzato.
"Certo!" - sorrisi, porgendogli il mio telefono - "Scrivilo pure e memorizzalo!"
Afferò il mio telefono e salvò il suo numero nella rubrica, per poi restituirmelo.
"Chiamami, ci conto" - mi sorrise.
"Va bene. Ciao allora" - ricambiai il sorriso, salutandolo con un cenno della mano e incamminandomi verso casa.
  
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