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Autore: Fiamma Erin Gaunt    24/03/2013    1 recensioni
Cinque OS ambientate tra i 18 e i 22 anni di due giovani Mangiamorte: Evan Rosier e Rico Wilkes.
La raccolta è ispirata a Fire & Ice, la long di cui sono protagonisti, quindi troverete degli spoiler.
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La raccolta partecipa al contest:
"L'Oscuro Signore risorgerà! Gettaci pure ad Azkaban, Crouch. Noi aspetteremo" - Flash contest sui Mangiamorte" indetto sul forum da Rowan936
Genere: Generale, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dorcas Meadowes, Evan Rosier, Mangiamorte, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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Gennaio 1976 















- Siete fortunati ad avere un figlio come Evan, lui si che porta onore al nome della famiglia –
Arianna Zabini, seduta sull’elegante divano in pelle di casa Rosier, sorrideva con compiacimento. Era contenta di questa piccola rivincita che si era presa nei confronti della sorella maggiore. Suo figlio, benché meno dotato del cugino, stava inanellando una serie di successi non indifferenti.
- Evan sa cosa è meglio per la famiglia – assicurò, sorseggiando un po’ del suo te al latte.
- Vorrei che anche Rico mettesse da parte il suo egocentrismo e si comportasse come si conviene, credi che Evan potrebbe…? –
Adrianna non concluse la frase, ma la sorella capì perfettamente.
- Se lo ritieni necessario, gli chiederò di parlargli –
- Te ne sono riconoscente, sorella –
Arianna nascose il sorriso, che ormai si palesava chiaramente sul volto dai tratti delicati, prendendo un nuovo sorso dalla tazzina in porcellana.
Suo nipote, Rico Wilkes, era un mago incredibilmente dotato, sia nell’ aspetto che nelle arti magiche, ma non possedeva il carattere compiacente di un degno Purosangue. Evan, al contrario, era bello e dai modi galanti, un mix esplosivo per il futuro erede della dinastia Rosier. I due ragazzi erano oltremodo legati, al punto da considerarsi fratelli, e ciò che faceva uno condizionava in qualche modo le azioni dell’altro. Non c’era da stupirsi quindi se sua sorella aveva messo da parte il suo orgoglio e si era rivolta a lei: c’era in gioco la dinastia dei Wilkes.
Rico, infatti, si era categoricamente rifiutato di prendere moglie. Non che il suo parere fosse stato preso in grande considerazione, in effetti, ma il ragazzo era riuscito a far naufragare tutti i possibili contratti matrimoniali comportandosi in modo a dir poco sconveniente. Evan era l’ultima speranza.
Arianna, in verità, dubitava seriamente che suo figlio riuscisse a fargli cambiare idea, tra i due il vero capo carismatico era Rico, ma tentare non avrebbe certo nuociuto.
Dopo che la sorella l’ebbe ringraziata nuovamente, le due si separarono promettendosi di rivedersi al ballo dei Greengrass che si sarebbe tenuto la sera seguente.
- Kelly, dì ad Evan che lo attendo in salone –
La piccola elfa annuì e s’inchinò esageratamente, per poi Smaterializzarsi al piano di sopra in un sonoro schiocco.
- Padron Evan, la Padrona vi attende in salone – squittì, inchinandosi davanti ad un giovane dai capelli color dell’oro zecchino e gli incredibili occhi blu.
Il ragazzo posò il libro che stava leggendo e rivolse un pigro cenno d’assenso alla creatura. Sapeva con esattezza di cosa gli volesse parlare sua madre, era prevedibile almeno quanto la visita di sua zia.
- Mi avete fatto chiamare, madre? – interloquì, varcando la soglia del salone e accomodandosi sulla poltrona lasciata libera da Adrianna.
- Desidero che parli con tuo cugino, cerca di farlo ragionare, rifiutare di adempiere a un suo dovere è una sciocchezza –
Evan non la pensava esattamente allo stesso modo, visto che anche lui non nutriva il benché minimo desiderio di prendere moglie, ma annuì.
- Come desiderate, proverò a parlargli –
- Devi convincerlo – insistè Arianna.
- Ci proverò… c’è altro che desiderate dirmi? –
La donna scosse la testa e, con un lieve sventolio della mano, lo congedò.
Una volta tornato nella sua stanza, prese un pezzo di pergamena dall’aspetto consunto e scrisse, con la sua calligrafia elegante: Tua madre è stata qui, vuole che ti convinca.
Diede un lieve colpo di bacchetta e la scritta scomparve. Era un metodo che avevano brevettato per comunicare quando erano in punizione o si trovavano nelle rispettive dimore, una frazione di secondo e il messaggio giungeva a destinazione: facile e decisamente più rapido della corrispondenza via gufo.
Quella strega! Sto arrivando.
Nel momento stesso in cui comparve la risposta, Rico si Smaterializzò nella sua stanza.
- Salve, cugino – esordì, ravviandosi i capelli corvini e rivolgendogli un sorriso malandrino, gli occhi color ghiaccio scintillavano divertiti.
- Parlare per messaggio era troppo lento per i tuoi gusti? – chiese ironicamente, mentre lo invitava ad accomodarsi.
Rico si lasciò cadere sul letto a baldacchino con un sospiro teatrale.
- È così che accogli un condannato a morte, fratello? –
- Sempre il solito melodrammatico, è? –
- Allora, dovresti convincermi no? Forza, mostrami le tue arti persuasive – lo invitò, sorridendo beffardo.
- Dovresti sposarti –
- Perché? –
- Perché lo dice tua madre… Ecco fatto, io c’ ho provato – asserì Evan, mentre scoppiavano a ridere simultaneamente.
- Ricordami di non contraddirti mai, non vorrei essere travolto dalla tua logica stringente –
- Ti odio, lo sai, vero? – disse, lanciandogli un cuscino in pieno volto.
Rico rise, rispedendolo al mittente, - Tu mi adori, sei solo troppo timido per ammetterlo –
- Perché dovrei adorarti? –
- Bè… sono Rico Wilkes – replicò, sfoggiando il più affascinante dei suoi sorrisi.
Evan scosse la testa, incredulo, e lo colpì nuovamente. Andarono avanti per una buona mezz’ora, passata la quale Rico fece ritorno a casa e lui si preparò a dare la notizia a sua madre.
Arianna si disse molto delusa dalla mancata riuscita dell’arringa del figlio, ma dentro di sé ne era lieta: Rosier 1 – Wilkes 0.
 
 
 







********
 
 





- Allora, lei chi è? –
Evan lo guardò perplesso: non riusciva a capire di che accidenti stesse parlando.
- Non guardarmi con quell’aria da troll ubriaco, dimmi per chi ti sei preso una cotta – insistè Rico, mentre rifaceva per la terza volta il nodo alla cravatta.
- Basta, questa cosa non la metto, sembra un cappio – borbottò, accantonandola e sbottonando i primi tre bottoni della camicia.
- Tua madre avrà da ridire –
Evan non riuscì a decifrare con esattezza la replica del cugino, ma suonava come un: “Che si fotta”.
- Piuttosto, con chi è che ti scrivi? – gli chiese, deciso a trasformarsi da interrogato ad indagatore.
- Con nessuno –
- E com’è questo nessuno? –
- Bella da star male – replicò con un ghigno malizioso.
I due cugini si fissarono intensamente, prima di dire all’unisono – Dorcas Meadowes - - Eris Greengrass – e sgranare gli occhi.
Scoppiarono a ridere e continuarono finchè non furono pronti per scendere al ricevimento in onore del diciottesimo compleanno di Evan.
Trovarono ad attenderli un discreto numero di Purosangue, provenienti da tutta l’Inghilterra e intenti in amene conversazioni.
- Vedi Rabastan e Regulus? –
- Sono al tavolo degli alcolici, ma non trovo Barty –
- Chi se ne frega di quel piccolo idiota di Crouch –
Evan gli lanciò un’occhiataccia, - Cerca di essere gentile –
Il cugino inarcò un sopracciglio, guardandolo come se avesse appena detto la cosa più assurda del mondo.
- Ok, allora approssimativamente gentile –
- Credo di poterci riuscire –
Si diressero verso i loro amici, impegnati in una conversazione con Giano Selwyn e Jack Greengrass.
- Rosier, Wilkes – salutarono, prima di congedarsi e dirigersi verso il gruppo formato da Doholov, Mulciber e Avery.
- Barty? –
- Piantala di comportarti da fidanzata gelosa, Evan, sarà in giro a cercare di farsi notare da Katherine –
La replica di Rico fece scoppiare a ridere i ragazzi, coinvolgendo suo malgrado anche il diretto interessato.
- È un neofita e l’ho scoperto io, non voglio che Muciber e Avery ci mettano le mani – replicò.
Rico alzò gli occhi al cielo. Da un po’ di tempo Evan non faceva altro che prodigarsi nel cercare nuovi seguaci per l’Oscuro Signore, nella speranza che questi si decidesse ad imporgli il Marchio Nero. Lui non condivideva quella fissazione insana; non gli piaceva l’idea di prendere ordini da qualcuno, aveva lottato a lungo e duramente per la sua libertà e aveva tutta l’intenzione di godersela.
- D’accordo, d’accordo, vallo a cercare allora – sbottò, prendendo una bottiglia di Whiskey Incendiario e uscendo in terrazza.
Rovistò nella tasca dello smoking, estraendo una boccetta di liquido color smeraldo: laudano. Ne versò due gocce sulla punta della lingua e chiuse gli occhi. Bevve un lungo sorso di Whiskey per togliersi dalla bocca il sapore amaro dell’oppiaceo. Sì, ora andava meglio.
- Allora è quella roba che ti aiuta ad essere così macho – scherzò una voce femminile.
Si voltò, trovandosi davanti una ragazza alta e formosa, con morbide onde corvine che incorniciavano un volto dai tratti cesellati e un paio di occhi grigi.
- Non capisco di cosa stai parlando, Greengrass – mentì, facendo scivolare la bottiglietta nella tasca interna.
- Non insultare la mia intelligenza, Wilkes, ti ho visto. –
- Dovresti farti dare una controllata alla vista allora – borbottò, buttando giù un altro sorso di liquore.
- Il laudano non risolve i problemi –
- Tu non sai un bel niente dei miei problemi –
La ragazza non lo fulminò con una delle sue solite occhiatacce, ma gli rivolse un sorriso mesto.
- Allora parlamene, ti farà bene – sussurrò, avvicinandoglisi.
- È questa vita; tutti ti dicono quello che devi fare, dove devi andare, quando e con chi sposarti… è uno schifo. Io non voglio più essere la persona che tutti si aspettano che sia -
- Non devi esserlo per forza –
- Già, lo spieghi tu ad Evan? – chiese con triste ironia.
In quel momento tutto le fu immediatamente chiaro. Non aveva mai visto Rico Wilkes ridotto in quello stato, ma era anche vero che non lo aveva mai visto litigare con suo cugino. Quei due si volevano bene, in un mondo come il loro in cui tutto era accuratamente pianificato e deciso a tavolino, loro si erano trovati.
-Farete pace, voi due siete due facce della stessa medaglia – lo rassicurò, porgendogli la mano, il palmo rivolto verso l’alto.
Rico le rivolse un’occhiata perplessa.
- Il laudano, dammelo –
Controvoglia, ripescò nuovamente la boccetta e gliela consegnò. Eris la vuotò rapidamente, riversando il contenuto in una pianta.
- Ehi, quella roba mi è costata un occhio della testa –
- Non ti serve più, se vuoi parlare ci sono io… E, la prossima volta, spendi i tuoi soldi per farmi un bel regalo – replicò, abbagliandolo con un sorriso smagliante.
- Per te, tutto quello che vuoi, Greengrass –
- Bè, ora voglio ballare, ma non ho un cavaliere… ne conosci uno disponibile? –
Rico le porse il braccio, facendole un lieve inchino che la fece ridacchiare, - Al suo servizio, mademoiselle –
Danzarono per più di un’ora, parlando e scherzando come mai avevano fatto, finchè Eris non gli indicò un punto poco lontano da loro. Evan sedeva a terra, la schiena addossata al muro e lo sguardo puntato su loro due.
- Va a parlargli – lo esortò, spingendolo lievemente.
- Torno subito –
- Ti aspetterò, anche tutta la vita se non ci metterai troppo – scherzò, con un tono che lo spinse a tornare sui suoi passi e a trarla a sé. La baciò impetuosamente, sentendo le sue braccia cingergli il collo mentre lo ricambiava con trasporto.
Un lieve mormorio si diffuse nella sala: l’elitè del mondo magico avrebbe avuto qualcosa di cui spettegolare l’indomani.
- Dai spettacolo come sempre – commentò Evan, non appena l’ebbe raggiunto.
- Si fa quel che si può; piuttosto, perché te ne stai seduto a terra, non è così che si comporta un Rosier –
Sentendo l’imitazione del tono di sua madre, il ragazzo scoppiò a ridere.
- Mi dispiace non riuscire a capire le tue idee, Ev, ma voglio che tu sappia che sarò sempre al tuo fianco –
- Anche se prenderò il Marchio? –
- Sì, anche in quel caso –
- Spalla a spalla? –
- Spalla a spalla, fratello – confermò, attirandolo in un abbraccio cameratesco.
 












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