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Autore: Melanto    12/10/2007    8 recensioni
Aria. Acqua. Terra. Fuoco. Alla disperata ricerca del Principe scomparso, mentre nel cielo rosseggia un'alba che odora di guerra. Una lotta contro il tempo per ritrovare la Chiave Elementale, prima che finisca nelle mani del Nero, e salvare il pianeta.
Siete pronti a partire?
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Alan Croker/Yuzo Morisaki, Hajime Taki/Ted Carter, Mamoru Izawa/Paul Diamond, Teppei Kisugi/Johnny Mason
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Elementia Esalogy'
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ELEMENTIA
- The War -





CAPITOLO 3: L’inizio del viaggio

Raskal, Capitale del Regno degli Ozora – Terre Centrali

Ryoma Hino non perdeva di vista un solo movimento dei soldati che si stavano preparando per la partenza verso le Terre del Nord.
Dall’alto di una delle mura di cinta, continuava a restare con lo sguardo fisso ai cortili sottostanti con le mani dietro la schiena.
Differentemente da chiunque altro, lui ardeva dalla voglia di partire e di arrivare al confine. Soprattutto, ardeva dalla voglia di spaccare il muso di Gamo: quel maledetto avrebbe pagato caro il suo affronto.
Un bieco sorrisetto gli tese le labbra, mentre sentiva prudergli le mani al sol pensiero di dover scontrarsi con il Golem: quello sì che era un avversario di tutto rispetto.
A dir la verità, gli bruciava ancora la sonora sconfitta che Santana gli aveva inferto all’ultima giostra e non vedeva l’ora di rifarsi, ma il loro prossimo scontro sarebbe stato molto più duro e il perdente avrebbe pagato con la vita.
D’altra parte, però, non c’era solo Gamo di cui preoccuparsi e la sua espressione cambiò, trasformandosi in una smorfia.
Lui aveva una particolare avversione per la magia e l’idea di scontrarsi con il capo degli Stregoni non lo allettava minimamente, come non lo allettava il pensiero di esser affiancato da quel presuntuoso di Master Hyuga. Se solo rievocava l’immagine carbonizzata del povero Akai, gli saliva l’aspro sapore di bile alla bocca.
Per quanto avesse un profondo rispetto per le Dee Elementali, non riusciva a non guardare con diffidenza tutti coloro che facevano uso delle arti magiche; lo innervosivano o, molto probabilmente, intimorivano. Questo perché, differentemente da un combattimento corpo a corpo, in cui c’era sempre una possibilità di difesa e contrattacco, contro la magia non si poteva adoperare nient’altro che la magia stessa, quindi, per affrontare un mago, si doveva essere maghi a propria volta o non si avrebbe avuto scampo.
E lui non era un mago.
Rilasciò un aspro sospiro, ripensando a quando il Re aveva comunicato a lui e al Comandante Hongo che sarebbero partiti degli Elementi alla ricerca del Principe, spiegando come dei semplici soldati avrebbero potuto trovarsi in difficoltà se avessero incontrato degli Stregoni. Lui aveva provato ad obiettare, sentendosi pervadere dalla collera per essere trattato quasi come un incapace, ma Hongo lo aveva fermato, appoggiando pienamente l’idea dei Master e dicendogli che loro sarebbero stati più utili organizzando l’offensiva contro le Legioni di Gamo, ma senza nascondere la reale preoccupazione per la sorte del Principe cui era profondamente affezionato.
Vistosi in minoranza, Ryoma non aveva potuto fare altro che chinare il capo ed accettare le volontà dei suoi superiori, ostinandosi a non ammettere che avevano ragione.
Il primo Elemento era arrivato dopo circa un mese da quella riunione e, per suo sommo dispiacere, era stato proprio uno di Fyar.
Tsk! Erano inconfondibili! Tutti con gli stessi presuntuosi modi di fare!
Era giunto al castello in groppa ad un màlayan e, doveva ammetterlo, era rimasto veramente colpito da quel meraviglioso animale alato, per quanto non fosse la prima volta che ne vedeva uno. Il primo màlayan che aveva visto aveva in sella quel maledetto di Kojiro Hyuga, ed il Master del Fuoco, per quanto lo irritasse rendergliene atto, aveva il suo dannato perché in groppa all’animale sacro alla Divina Maki.
L’Elemento che era giunto, invece, aveva l’espressione seccata di chi voleva trovarsi altrove.
Poi ne erano arrivati altri due, ad un paio di giorni l’uno dall’altro, mentre del quarto non si avevano ancora notizie ed erano passati più di cinque giorni.
“I preparativi procedono davvero velocemente” affermò una voce, distraendolo dai suoi pensieri. “Di questo passo, presto potremo cominciare a muoverci.”
Ryoma annuì. “Già, sembrerebbe di sì.”
Ramon Victorino, uno dei suoi ufficiali, si fermò accanto a lui appoggiandosi di spalle al muro interno più basso ed incrociando le braccia. “Non sembri convinto.”
“Sì che lo sono” confermò con stizza, mentre l’altro sorrideva.
“Ancora arrabbiato per la storia del Principe, vero?”
Ryoma cambiò posizione, portandosi una mano al fianco e l’altra sull’elsa della spada. “Dammi tempo…” cercò di giustificarsi.
“Tempo?! E’ passato un mese! Non ti sembra di esagerare?”
“Affatto! Non tollero che mi si dia dell’incapace!”
Victorino scosse il capo. “Nessuno si è permesso di farlo. È stata solo una scelta tattica ed io l’appoggio completamente.” Sorrise. “E sono sicuro che anche tu pensi che sia la mossa migliore, ma non lo vuoi ammettere.”
Il Primo Ufficiale roteò gli occhi, facendo una smorfia e cambiando discorso. “Ancora niente riguardo il quarto Elemento? Quanto diavolo ci mette ad arrivare?”
Ramon sospirò. “Sì, è in ritardo. Anche il Re è preoccupato, dice che non è da loro, che sono sempre puntuali…”
Ryoma fece schioccare la lingua con disprezzo. “Tsk! Sono solo dei fenomeni da circo.”
In quel mentre, si levarono delle grida allarmate che attirarono la loro attenzione. Alcuni soldati nel cortile indicarono il cielo, facendo alzare anche i loro sguardi per individuare la fonte di tale schiamazzo. Una macchia scura piombò nel centro dello spiazzo, accompagnata da una violenta raffica di vento che sollevò la terra, costringendo sia Hino che Victorino a schermarsi gli occhi.
L’intruso venne immediatamente accerchiato dalle guardie armate di lance.
“Siamo sotto attacco!”
“Gli Stregoni sono già arrivati?!”
“Non ci troveranno impreparati!”
Gridavano gli uomini, mentre il Primo Ufficiale ed il suo sottoposto scendevano a rotta di collo dalla cinta muraria, sguainando le spade e pronti a fronteggiare il loro primo nemico.
Ryoma si fece spazio, scuro in volto, cominciando a sbraitare. “Ma bene! Chi abbiamo… qui?…” ma il tono minaccioso andò lentamente scemando, quando si ritrovò davanti all’ ‘invasore’.
Era un ragazzo pressappoco della sua età, con l’espressione che era un misto di spavento e preoccupazione; le mani all’altezza della gola, frapposte alle punte di picca che gli pungolavano i palmi e il collo.
Il giovane lo guardò, cominciando a balbettare. “I-io… mi dispiace per l’atterraggio poco ortodosso…”
Hino inarcò un sopracciglio, osservando un altrettanto interdetto Ramon. “Ma… e questo sarebbe uno Stregone?!”
L’altro si strinse nelle spalle, scuotendo il capo, ma subito l’intruso si affrettò a negare.
“Stregone?! Oh, no no no! I-io non sono uno Stregone!” e fece per avvicinarsi, ma i soldati strinsero le loro lance strappandogli un gridolino di spavento. In quel momento, Victorino ebbe come un’illuminazione.
“Voi dovete essere il quarto Elemento!” esclamò, attirandosi anche l’attenzione di Ryoma.
“I-il… il quarto? Significa che gli altri sono già arrivati?” Tirò un profondo sospiro affranto, scuotendo il capo. “I-io…” e spostò leggermente la punta di una picca. “Vi dispiacerebbe? Sono un pacifista.”
“Abbassate le lance!” ordinò Ramon perentorio, e i soldati obbedirono immediatamente, facendo tirare all’Elemento un respiro sollevato.
“Sono davvero mortificato. Il mio ritardo è imperdonabile, ma mi sono perso…” spiegò il giovane profondendosi in una miriade di inchini, mentre Ryoma scoppiava a ridere.
“Vi siete perso?! E sareste un Elemento d’Aria per giunta?!” e giù un’altra risata “Oh Dea! Nelle mani di chi siamo capitati!”
Yuzo arrossì, non sapendo più dove guardare per l’imbarazzo, mentre Ramon dava una gomitata al Primo Ufficiale, lanciandogli un’occhiataccia.
“Venite con me.” Si rivolse poi al giovane con un sorriso. “Vi accompagnerò da Sua Maestà.” Ed incominciò ad avviarsi in direzione del castello, seguito immediatamente da Yuzo, mentre Ryoma, continuando a ridere senza ritegno, esclamava: “Beh, soldati: se questi sono gli Elementi, allora siamo proprio a cavallo!”
Le risate della guarnigione risuonarono in tutto il cortile.

I loro passi riecheggiavano negli altissimi corridoi.
Ramon aveva una mano sull’elsa della spada e l’altra abbandonata lungo il fianco e ad ogni suo movimento faceva tintinnare l’armatura che stava indossando.
Yuzo era al suo fianco con le mani intrecciate davanti a sé e il passo talmente leggero da non fare quasi rumore. I suoi occhi scrutavano i raffinati marmi e gli arazzi oscillanti sulla testa. Poi volse una rapida occhiata al suo accompagnatore. “Sono atteso da molto?”
L’altro sorrise. “Circa cinque giorni dall’ultimo arrivato, ma non preoccupatevi. È la prima volta che venite a Raskal?”
Veramente era la prima volta che metteva il naso fuori dalla scuola, ma questo preferì tenerlo per sé.
“Ehm… sì. E sapendo di essere in ritardo ho aumentato la velocità. Mi rendo conto di essere piombato dal nulla, ma non volevo allarmarvi.”
“Sì, capisco” annuì Victorino “a tal proposito, vorrei non teneste conto delle parole del Primo Ufficiale Hino: lui… non apprezza molto i maghi.” Tentò di scusarsi per il comportamento poco cordiale del suo superiore.
Arrivati che furono davanti alla sala del trono, i due soldati di guardia alle porte si misero immediatamente sull’attenti appena videro Ramon. Quest’ultimo fece loro un cenno di saluto, varcando le porte e precedendo Yuzo sul lungo tappeto rosso.
Ma l’Elemento aveva ben altri pensieri per la testa.
Lui ne era stato sicuro; lo aveva detto anche al Master che avrebbe combinato dei disastri e non era stato smentito. Il suo pessimo arrivo a Raskal ne era una prova, l’essersi perso come un principiante un’altra prova. La sua prima missione stava cominciando nella maniera peggiore possibile.
Cercando di trattenere un sospiro di sconforto e di celare il preponderante desiderio di tornare ad Alastra, Yuzo inquadrò il trono e il Re seduto sopra di esso. Accanto a lui c’era quello che ipotizzò essere il comandante dell’Armata Reale.
Appena giunse alla base della scalinata si inginocchiò in segno di saluto, imitato dal soldato che lo annunciò. “L’Elemento d’Aria è qui, mio signore.”
“Ah, ragazzo mio, finalmente!” esclamò il Sovrano con un sorriso. “Ti stavamo aspettando.”
“I miei omaggi, Vostra Altezza. Sono Yuzo Shiroyama da Alastra e vorrei che perdonaste il mio increscioso ritardo-”
“Oh, non darti pena per questo, l’importante è che ora anche tu sia qui, pronto per unirti ai tuoi nuovi compagni. Alzati pure.”
Yuzo fece come gli era stato ordinato.
“Visto che siete arrivati tutti” continuò Koudai Ozora “darò le ultime disposizioni per la vostra partenza, nel frattempo il Capitano Ramon Victorino ti accompagnerà alla stanza che ho fatto preparare per te, riposati se vuoi. Questa sera a cena vi comunicherò tutte le informazioni necessarie e all’alba di domani potrete finalmente mettervi in viaggio.”
L’interpellato annuì, facendo un breve inchino. “Grazie, Vostra Altezza.” Seguì il soldato che lo scortò nuovamente attraverso altri corridoi e lunghe scalinate prima di fermarsi innanzi a una porta in legno scuro.
“Siamo arrivati” disse Ramon aprendo l’uscio. “Questa è la vostra camera. Come detto dal Re, anche io vi consiglio di riposare il più possibile, non vi farà che bene.”
L’Elemento d’Aria sorrise. “Grazie, Capitano Victorino, credo che seguirò il vostro suggerimento.”
“Nel caso non dovessi incrociarvi: buona fortuna.”
“Anche a voi, ne avrete molto più bisogno di me.” Fece un inchino che l’altro ricambiò con un saluto militare, prima di allontanarsi, pronto ad occuparsi nuovamente dei preparativi per la guerra.
Yuzo entrò nella stanza, richiudendo la porta alle sue spalle e rimanendo finalmente solo.
Sospirò profondamente, godendosi quel momento di silenzio. La capitale era troppo rumorosa per lui che era abituato alla calma di Alastra, al canto delle phaluat o a quello degli Elementi a lezione di Musicologia. Lì c’erano solo schiamazzi e grida concitate. Tutti indaffarati, tutti frenetici e la fretta gli metteva ansia e quando diveniva ansioso… combinava guai. Doveva cercare di recuperare una certa tranquillità e l’idea di riposarsi non era affatto malvagia, ma…
Si avvicinò all’ampio terrazzo dai vetri aperti. Dall’alto poteva vedere gli uomini che si muovevano rapidamente come tante formichine portando cavalli, spostando merci e parlavano tutti assieme. Il loro chiacchiericcio lo raggiunse come un brusio, ma qualche voce riusciva a sovrastare le altre. Di lontano poteva scorgere le miniature delle case degli abitanti di Raskal.
Scosse il capo, sospirando di nuovo: dov’erano i torrioni di Alastra?
Quel paesaggio era sconosciuto e lui si sentiva un estraneo.
Tutto ciò non lo aiutava affatto a rilassarsi.
Osservò il cielo e solo quella immensa tavolozza carica dei colori del tramonto riuscì a strappargli un sorriso. Grazie a Yayoi, quello non era cambiato; almeno di giorno si sarebbe preservato identico a quello della sua Città Elementale, poi, alla sera, nuove stelle, diverse da quelle cui era abituato, avrebbero brillato sulla sua testa, rendendolo nuovamente uno straniero in terra straniera.
Cercando di non lasciarsi sfuggire l’unico appiglio di tranquillità, si librò in volo raggiungendo la punta più alta della torre maggiore del castello degli Ozora, da lì si sarebbe goduto il suo ultimo attimo di pace.
Con delicatezza si appollaiò sulle tegole del tetto spiovente dalla conica forma. Dal vertice partiva l’asta che reggeva la sventolante bandiera della famiglia reale.
Rimase per un lungo istante con il naso all’insù a studiare le sfumature che, dall’arancio carico, scurivano all’indaco, poi mosse lo sguardo al panorama circostante. Vista da lassù, Raskal sembrava un gigantesco mosaico i cui tasselli erano le case. Riconobbe la Via Crociata, che univa la capitale con le terre del Nord e quelle del Sud e dalla quale partivano le biforcazioni che portavano alle città principali rette dai Doge(1). Se avesse guardato alle sue spalle, avrebbe visto anche il Mare, dato che il castello era collegato al porto. A dir la verità, lo aveva già osservato mentre era in volo e si era ripromesso che, al ritorno, si sarebbe fermato a guardarlo più da vicino, magari passeggiando sulla spiaggia, perché lo incuriosiva e gli piaceva come catturasse il riflesso del cielo.
Era la prima volta che lo vedeva dal vivo. Alastra era troppo lontana dal mare e non c’erano nemmeno laghi nelle vicinanze, solo paesaggi sconfinati, montagne e pianure.
Senza rendersene conto si sentì più tranquillo di quanto non fosse prima e sorrise pensando a quanto fosse taumaturgica la sola idea della sua scuola.
Lentamente si portò una mano all’orecchio destro, giocherellando con il filo d’oro bianco del lungo orecchino alla cui estremità oscillava una piuma dello stesso materiale.
“Ehi, tu! Lassù in cima!”
D’un tratto, una voce che gridava a squarciagola si attirò la sua attenzione, facendolo sporgere per vedere chi lo stesse cercando.
Yuzo acuì la vista, notando un giovane con i capelli ricci che si sbracciava come un ossesso per farsi vedere. “Sei l’Elemento d’Aria, vero?!” domandò ancora, continuando ad urlare, e lui rispose un: “Sì”, tentando di essere il meno rumoroso possibile.
L’altro armeggiò con il terreno per qualche secondo e un attimo dopo Yuzo vide un enorme spuntone di roccia salire fino a lui, con il giovane seduto sopra.
“Ah! Ero sicuro che fossi quello di Alastra!” esclamò lo sconosciuto con un sorriso. “Io sono Teppei Kisugi, l’Elemento di Terra, è un piacere conoscerti!”
Lui ricambiò il suo sorriso. “Il piacere è mio, mi chiamo Yuzo Shiroyama.”
“Ti stavamo aspettando! Che ne dici di scendere? così ti presento anche l’Elemento d’Acqua.”
Perché no?
Tanto avrebbe dovuto conoscerli comunque, anticipare i tempi non era una cattiva idea e si ritrovò ad annuire, alzandosi in piedi e cominciando a lievitare. “Mi farebbe molto piacere, fammi strada.”
Lentamente il monolite su cui era seduto Teppei cominciò a ridursi, tornando nuovamente a far parte del terreno del cortile. Yuzo toccò il suolo poco dopo di lui che prese a camminare, tenendo le mani intrecciate dietro la testa e cominciando a raccontargli vita, morte e miracoli del suo viaggio per giungere alla capitale e di come il clima, lì, fosse totalmente diverso da quello di Tyran.
Lui sorrise della sua parlantina sciolta e del suo entusiasmo, prendendolo immediatamente in simpatia.
“Meno male che sei arrivato!” disse ad un tratto “Temevamo ti fossi perso!”
Yuzo arrossì piuttosto in imbarazzo. “Veramente è così…” masticò, attirando l’occhiata sorpresa del suo interlocutore che sorrise e gli diede una pacca sulla spalla.
“Prima volta alla capitale, eh? Invece per me è già la terza, ma ogni volta mi stupisco dei suoi paesaggi sempre in fiore. Ah! La loro ‘primavera perenne’! E’ pittoresca non trovi? E voi? Avete fiori ad Alastra? Me lo sono sempre chiesto, sai com’è… state in aria!”
“Sì, ci sono” rispose Yuzo, trovando buffa la sfilza di parole che il suo interlocutore sapeva inanellare in tempi brevissimi. “Per lo più sono rampicanti come le edere o di fusto sottile come i glicini. Ma qui ce ne sono molti e molti di più.”
Teppei annuì e poi si strinse nelle spalle. “Anche a Tyran ne abbiamo pochi, il clima non permette. Però è un peccato: un tocco di colore non guasterebbe ogni tanto.” Sorrise, aumentando il passo. “Ah! Ecco il Tritone!” esclamò, cominciando a gridare con il suo estroso modo di fare. “Ehi! Hajime!”
Yuzo notò un giovane seduto sul muretto basso di un portico che, appena si sentì chiamare, si volse nella loro direzione e trasse un profondo sospiro. “Ssst! Teppei, dannazione! Vuoi smetterla di gridare?! Cerca di essere meno rumoroso, siamo al castello degli Ozora!”
Il tyrano si sedette accanto a lui, grattandosi una tempia. “Oh, scusa. Hai ragione!” convenne, abbassando il tono. “Volevo presentarti l’Elemento d’Aria.”
Il giovane, con dei buffi denti a coniglio, focalizzò la sua attenzione su Yuzo; si alzò ed esibì un sorriso. “Allora sei arrivato anche tu. Molto bene, io sono Hajime Taki da Agadir.”
Lui rispose con un leggero inchino. “Piacere di conoscerti, mi chiamo Yuzo Shiroyama.”
Tsk! Alla buon’ora!” esclamò un’altra voce in tono sprezzante, facendo sospirare il Tritone e alzare lo sguardo del giovane d’Aria fino ad incrociare una figura di spalle, che restava poggiata al parapetto della camminata sovrastante il portico. “Ce ne hai messo di tempo.”
“Mamoru, cerca di essere meno scortese.” Lo rimproverò Hajime, ma l’altro si limitò a stringersi nelle spalle con indifferenza.
Fu Teppei a prendere la parola. “Ah, Mamoru, lui è-”
“Lo so benissimo” tagliò corto con asprezza, dandosi una spinta al muro ed effettuando un balzo che lo portò alle spalle di Yuzo. Quest’ultimo si volse, ritrovandosi due tizzoni color carbone a distanza ravvicinata, che lo guardavano con sufficienza.
“E’ il volante” concluse Mamoru, con una smorfia.
“Ah… pia-piacere…”
“E’ tutto tuo.” Lo azzittì quello che Yuzo comprese essere l’Elemento di Fuoco, visto il temperamento. “Per caso ho assistito alla tua entrata in scena nel cortile degli armamenti. I miei complimenti, per poco i soldati dell’Armata non ti infilzavano come uno spiedo.” Il modo in cui sghignazzava non gli fece presagire nulla di buono.
Yuzo arrossì, trovandosi in difficoltà. “Ah… ecco io… non volevo… è che…” ma la soggezione che gli mettevano gli occhi scuri del suo interlocutore, che erano neri come la pece e allo stesso modo ribollenti, non riuscì a fargli articolare una frase di senso compiuto.
Tsk! Patetico” borbottò Mamoru, superandolo di alcuni passi. “Allora, grand’uomo, sentiamo: te la sei presa con comodo? I soldati si sono ammazzati dalle risate quando sei arrivato: forza, fa’ ridere anche noi.”
“Mamoru vedi di smetterla” intervenne nuovamente Hajime “Lo stai mettendo in difficoltà.”
Yuzo cercò di rispondere. “Mi dispiace, davvero… è che mi sono perso tra le correnti…”
L’Elemento di Fuoco incrociò le braccia al petto, sgranando gli occhi. “Che cosa?! Oh, questa sì che è bella! Se sei il meglio che Alastra ha da offrire, non voglio nemmeno immaginare il resto!”
“Beh, è la prima volta che viene qui! Cerca di non essere così duro con lui” furono le parole di Teppei, ma l’altro sembrava averla presa sul personale.
“Sono solo scuse, e le scuse non ci faranno portare a termine la missione.”
Non che avesse tutti i torti e Yuzo lo sapeva, per colpa del suo ritardo non si erano ancora messi in viaggio, ma tutto voleva tranne che ne nascesse una discussione.
“Hai ragione” cominciò “ne sono davvero mortificato…”
“E smettila di scusarti, sei irritante.” Lo zittì nuovamente con tono annoiato. “Ad ogni modo, io sono Mamoru Izawa da Fyar.” Lentamente prese a girargli attorno. “E tu… Shiroyama, dico bene? Parente di quel Shiroyama?”
“E’ mio padre…”
Mamoru emise un fischio. “Ma tu pensa! Niente po-po di meno che il figlio del Console dell’Aria! Occhio! Abbiamo un pezzo da novanta!” Poi gli si fermò davanti. “E dimmi un po’: paparino ti ha dato il permesso di lasciare il tuo angolo di Paradiso?”
“Anche io, come tutti, devo sottostare agli ordini del Master, mio padre non c’entra…” rispose Yuzo, cercando di sostenere lo sguardo del suo interlocutore.
“Ma non mi dire.”
Per la terza volta, Hajime si sentì in dovere di intervenire. “Adesso basta, Mamoru. Il nostro viaggiò sarà decisamente lungo e gradirei che cominciassimo con il piede giusto, va bene?”
“Massì, massì. Voglio solo chiarire un’ultima cosa…” Si strinse nelle spalle l'interpellato, facendo un altro passo verso l’Elemento d’Aria, che automaticamente indietreggiò. “…cerca di non crearmi problemi, volante, o ti rispedisco ad Alastra in un’urna cineraria. Hai capito?” E dal tono che aveva usato, Yuzo si convinse che avrebbe potuto farlo davvero.
Con uno sforzo deglutì, annuendo piano, mentre l’altro esibiva un sorriso soddisfatto, volgendogli le spalle e allontanandosi di qualche passo. “Molto bene.”
In quel momento, uno dei servitori reali comparve sotto ai colonnati, attirandosi la loro attenzione.
“Giovani Elementi” salutò, con un inchino. “La cena è servita, se volete seguirmi.”
Mamoru fu il primo a muoversi, mantenendo sempre un’espressione poco accomodante e seguito da un Hajime che sospirò pesantemente per il pessimo inizio con cui si preannunciava quella missione.
“Elementi di Fuoco” mormorò invece Teppei all’indirizzo di uno Yuzo alquanto preoccupato. “Notoriamente dotati di un pessimo carattere, ma è anche vero che sono ‘tutto fumo e niente arrosto’. Non prendere troppo sul serio le sue parole, intesi?”
Il volante annuì, ricambiando il sorriso con gratitudine e avviandosi insieme alla sala allestita per la cena.

I candelabri che illuminavano la stanza erano sei.
Quattro grandi, a otto braccia e posti agli angoli, erano i principali ed illuminavano l’intero ambiente, mentre gli altri due più piccoli, a cinque braccia, erano sistemati lungo la tavolata per rendere più nitidi i contorni e le minuzie.
Il Re occupava una delle estremità del tavolo rettangolare, il Comandante Hongo sedeva alla sua destra e, di fronte a lui, c’era il Primo Ufficiale Hino.
I quattro Elementi erano accanto ai membri dell’Armata, uno di fronte all’altro.
“La Regina si scusa di non essere presente” cominciò il Re, indicando il posto vuoto accanto a sé “ma da quando è pervenuta la notizia della scomparsa di Tsubasa non si sente molto bene…”
“Capiamo perfettamente, Sire” rispose Mamoru “E non dovete affatto scusarvi. Vostra Altezza fa bene a riposarsi.”
Il Sovrano annuì con una certa mestizia. Si vedeva che era preoccupato per la sorte del figlio, e l’improvvisa quanto inevitabile guerra con Gamo non faceva che alimentare le sue ansie verso il futuro.
“Nella notte termineremo gli ultimi preparativi per la vostra partenza” affermò, intrecciando le mani all’altezza del mento, mentre un uomo serviva la cena dal profumo invitante. Purtroppo, nessuno dei presenti, eccetto Teppei, riuscì a godere di quella delizia. Troppo presi dalle proprie responsabilità e dalle incognite che la guerra e il viaggio imminente avrebbero riservato loro, per poter prestare attenzione al cibo.
Gli Elementi restarono per la maggior parte del tempo in silenzio, mentre Hongo metteva al corrente il Sovrano degli spostamenti delle guarnigioni che dal Sud cominciavano a muoversi verso la capitale, per marciare insieme alla volta del Nord. Il momento dello scontro era ancora lontano, ma ogni secondo era prezioso e non andava sprecato. Il Comandante gli parlò degli armamenti e, di tanto in tanto, Hino interveniva aggiungendo nuove informazioni.
Mamoru ascoltava attentamente ogni loro singola parola, soprattutto quando venivano nominate le forze Elementali e come avrebbero dovuto disporsi sul campo di battaglia, quando intervenire, come.
Non riuscì a non pensare a Fyar. Sicuramente i guerrieri dell’avanguardia stavano effettuando l’addestramento speciale, prima della partenza, diretti da Magister Schneider e, quando sarebbe giunto il momento di muoversi, si sarebbero levati in volo a cavallo di centinaia di màlayan: uno spettacolo che avrebbe tolto le parole di bocca a chiunque per la sua imponenza.
Sospirò seccato, inarcando un sopracciglio e disinteressandosi alla conversazione. Avrebbe dovuto essere anche lui a prepararsi, invece era alla tavola del Re a fare salotto con uno stupido volante, un rozzo tyrano e un Tritone saputello. Certo, il suo desiderio più recondito, come no! Alzò lo sguardo su chi gli stava di fronte, storcendo il naso.
Tsk!
L’odioso.
L’insulso.
Lo stupido.
Colui che, ne era sicuro, gli avrebbe creato solo problemi.
Il maledetto volante era proprio lì, diametralmente opposto a lui, compostamente seduto e le mani sulle gambe. Manteneva lo sguardo basso sul piatto che aveva davanti senza realmente vederlo. Ascoltava anche lui i discorsi del Comandante e del Re e sentirli parlare di guerra, battaglie e strategie sembrava non piacergli affatto, vista l’espressione dispiaciuta.
Mamoru scosse leggermente il capo con sufficienza. - Tsk! Mammoletta! - pensò. Ma perché quel cocco di mamma non ritornava ad Alastra a ricamar centrini, invece che giocare a fare l’eroe?
Mosse lo sguardo a colui che stava accanto a Yuzo, sgranando gli occhi. Teppei si stava ingozzando senza ritegno, spazzolando tutto ciò che gli veniva messo davanti.
“Ce n’è ancora?!” Lo sentì domandare all’indirizzo del servitore, che fece un rapido inchino annuendo e tagliando una porzione abbondante di arrosto.
“Sei una fogna” mormorò Hajime, bevendo un sorso di vino e Mamoru non poté non pensare: - Parole sante! -.
Infine, l’Elemento di Fuoco inquadrò il Tritone, accanto a lui.
“Hai finito di scrutarci tutti?” Gli domandò Hajime a sorpresa, osservandolo a sua volta.
Mamoru sorrise con ironia. “Sì, mi ritengo soddisfatto. Tanto, volente o nolente, vi avrò costantemente davanti, no?”
L’altro ricambiò il sorrisetto risaputo. “Vero” accordò, continuando a bere il suo vino. “Mi raccomando, però, cerca di essere… tollerante.” E sottolineò quell’ultima parola con una verve particolare, come se avesse un riferimento ben preciso e non ci volle molto perché Mamoru ne capisse il senso.
“Vedremo” disse infatti, spostando lo sguardo sul volante.
In quel momento, il Re attirò la loro attenzione. “Molto bene, Elementi, veniamo a voi” cominciò, cambiando posizione sullo scranno e disegnando un sorriso quantomeno stanco. “Scusate se non vi ho dedicato la massima attenzione, ma ci sono così tante cose da preparare e rivedere, che è difficile star dietro a tutte.”
“Il ruolo del Sovrano è sempre fonte di innumerevoli impegni, quindi, non datevi pena anche per noi” affermò Hajime con cortesia prima di aggiungere in tono più serio. “Piuttosto… non ci sono state altre novità dopo la partenza dei Master da Raskal?”
Koudai Ozora sospirò. “A dire il vero, abbiamo ricevuto una missiva dal Doge di Nankatsu, alcune settimane fa. La città guidata dai Nakazawa era l’ultima tappa del viaggio di Tsubasa. Al suo ritorno, avrebbe dovuto portare con sé la giovane figlia del Doge, Sanae, per sposarla nel giorno dell’incoronazione…” si passò una mano sugli occhi, massaggiandoli “…ma, stando a quello che c’è scritto nella missiva, Tsubasa non è mai giunto a destinazione.” Sospirò “E c’è di peggio: sembra che molte altre città non siano state raggiunte.”
“Quindi il Principe è stato fermato molto prima…” disse Hajime con aria meditabonda.
“Sì, ma perché? E dove?” sbottò il Re, perdendo per un momento il suo nobile autocontrollo in favore dello spirito paterno. “E, soprattutto, ad opera di chi?” Scosse il capo con rassegnazione. “Sono giorni che me lo domando, formulando le ipotesi più assurde, ma è tutto inutile. E l’assenza di una richiesta di riscatto mi preoccupa ancora di più, se possibile…”
“Restare qui a fare congetture non ci servirà a trovare il Principe” intervenne bruscamente Mamoru. “Ed abbiamo già perso fin troppo tempo.” Lanciò un’occhiata traversa a Yuzo che distolse lo sguardo, cogliendo il poco velato riferimento. “Non possiamo far altro che partire e verificare direttamente ciò che i fatti lasciano supporre…”
“Ovvero?” Teppei inarcò un sopracciglio.
“Stregoni” affermò cupamente, facendo scattare Hajime.
“Stregoni?! Ma non abbiamo nessuna prova che-”
“Questo è vero, ma la scomparsa del Principe proprio ora che siamo in guerra… è una coincidenza che non mi convince affatto. Dal Nero ci si potrebbe aspettare di tutto.”
Yuzo non poté non annuire alle sue parole, convenendo con lui.
“Anche questo è vero” sospirò il Re “ma fino a che non si avrà la certezza di ciò che è successo, vorrei che foste il più discreti possibile e che riduceste al minimo l’utilizzo dei vostri poteri: meno darete nell’occhio, meglio sarà. Il responsabile di questa missione sarà Izawa del Fuoco. Taki dell’Acqua farà da Navigatore, Shiroyama dell’Aria sarà il Diplomatico e Kisugi della Terra il vostro Braccio Armato. Vi fornirò una mappa in cui sono segnate tutte le tappe del viaggio di Tsubasa: non dovrete fare altro che ripercorrere il suo stesso tragitto… sperando di trovarlo.”
“Lo troveremo” confermò Mamoru “Statene certo.”
“Mi fido di voi” concluse il Re con un sorriso stentato, alzandosi in piedi e venendo imitato da tutti gli altri. “Spero perdonerete se mi ritiro: ho ancora molte cose da fare e i minuti contati per tutto.”
Gli altri annuirono con un inchino, lasciando anche loro la sala e dirigendosi alle proprie stanze; per quanto fosse relativamente presto, risparmiare tutte le energie possibili in vista del giorno dopo era la cosa più sensata da fare.
Yuzo richiuse la porta della sua camera, avviandosi quasi meccanicamente alla terrazza che dava sui cortili.
I servitori e i soldati erano ancora in movimento e quel via vai sarebbe durato sicuramente fino al momento cruciale in cui l’Armata sarebbe partita per il Nord.
I discorsi sulla guerra gli avevano praticamente stroncato il già poco appetito, e a tavola aveva mangiato quasi nulla. Inoltre, il solo pensiero che anche ad Alastra si stavano preparando a combattere gli faceva venire la nausea. Sperava solo che il conflitto non si estendesse fino alla Piana di Bryzla, ma si vergognò del suo egoistico pensiero, tirando un profondo respiro.
In teoria, la guerra non avrebbe dovuto essere la sua principale preoccupazione visto che lui si sarebbe mosso nella direzione opposta, ma non poteva non sperare che lo scontro rimanesse entro i confini del Nord: se fossero arrivati fin nei centri abitati, sarebbe stata una strage.
Lentamente si accomodò sulla ringhiera del terrazzo, inspirando la piacevole brezza serale raskana che veniva dal mare, portando con sé l’odore di salsedine. Era un profumo nuovo per lui, ma non gli dispiaceva affatto e rimase a goderne ancora un po’, con i piedi ciondolanti nel vuoto e pensando ai suoi compagni di missione.
Doveva ammettere che erano davvero simpatici. Almeno… lo erano Hajime e Teppei. In quanto a Mamoru… beh… si sarebbe potuto dire qualsiasi cosa di lui, tranne che fosse simpatico.
Sospirò con preoccupazione. Quel tipo gli avrebbe reso tutto più difficile e non era che fosse chissà quanto entusiasta di passare i prossimi mesi in compagnia di una persona che lo rimproverava anche per il semplice fatto che stesse respirando. Poteva capire che si fosse alterato per il suo ritardo, ma, accidenti!, si era scusato per quello! Che altro avrebbe dovuto fare?
Scosse il capo convinto del fatto che, se anche lui fosse giunto a Raskal nei tempi prestabiliti, Mamoru avrebbe avuto qualche altro motivo per dargli contro. Doveva proprio essere nel suo carattere l’asprezza.
Un refolo di vento sospinse un petalo davanti a lui, che lo afferrò prima che potesse allontanarsi. Era piccolo all’interno del suo palmo. Yuzo lo osservò con un sorriso. Chissà a che pianta apparteneva. Certo che Teppei aveva ragione: lì nella capitale c’erano tantissimi fiori, molti dei quali lui aveva visto solo sui libri. Un altro petalo, simile al precendente, svolazzò sospinto dalla brezza, attirandosi la sua attenzione. Si domandò da dove provenissero e notò con sorpresa come nell’aria se ne tracciasse quasi una scia. Sembravano coriandoli, ed erano uno spettacolo piacevole a vedersi.
Il volante si diede una leggera spinta, cominciando a lievitare e ricercando la fonte di quella pioggia leggera, seguendo a ritroso il loro percorso.
Quello che vide gli disegnò un largo sorriso sull’espressione di pura meraviglia.
Dietro ad una delle torri, c’era una grandissima terrazza piena di alberi in fiore. Non ne aveva mai visti tanti tutti insieme: ad Alastra c’erano per lo più glicini dai fiori a grappolo, ma quello scenario sapeva togliere il fiato.
Lentamente toccò terra, poggiando i piedi su quel tappeto di migliaia di petali sparsi e altrettanti presero a volteggiare intorno alla sua figura con delicatezza.
“Mai visto niente di simile” mormorò a sé stesso, guardandosi intorno. “Chissà che alberi sono…”
“Ciliegi” rispose lapidaria una voce. Yuzo non capì immediatamente da dove provenisse, fino a che non inquadrò una sagoma comodamente seduta sul ramo di uno degli alberi in questione.
E forse avrebbe dovuto capirlo dal tono che era lui, ma fu solo quando il giovane saltò giù dalla sua posizione che Yuzo lo riconobbe. “Ah! Mamoru…”
“Mai visto ciliegi in vita tua?” domandò la Fiamma con asprezza e le braccia incrociate. L’interloquito si limitò a scuotere il capo, strappandogli un verso di disappunto. “Ma dove vivi?!”
“Ad Alastra non ci sono ciliegi…”
“Non esiste solo Alastra, lo sai?”
Lo stava prendendo bellamente in giro senza nemmeno premurarsi di nasconderlo.
Yuzo abbassò lo sguardo, mentre l’altro lo superava, sedendosi sul davanzale di quella terrazza dalla quale era visibile un meraviglioso scorcio della capitale illuminata dalle luci provenienti dalle case e dalle strade.
“Mi dispiace” esordì il volante dopo un momento di silenzio “magari ti ho disturbato, non pensavo fossi qui.” Si librò in volo pronto a darsi alla fuga, quando Mamoru lo bloccò che era a mezz’aria.
“Aspetta” disse in tono quasi rassegnato “Non c’è bisogno che te ne vada. Siedi.” Indicò lo spazio sulla ringhiera accanto a lui con un cenno del capo, e Yuzo non seppe se sentirsi più perplesso perché gli aveva detto di non andarsene o perché lo aveva addirittura invitato a fargli compagnia. Ma, indipendentemente da tutto, preferì non contraddirlo e fece come gli aveva chiesto, accomodandosi sulla lastra di marmo.
Per quanto non potesse vederlo in viso, perché non aveva il coraggio di voltarsi e fingeva di godersi il panorama, l’Elemento d’Aria avvertì su di sé lo sguardo di quello del Fuoco che rimase a fissarlo per alcuni minuti, senza dire una parola.
Poi, Yuzo gli sentì sbuffare un sorriso. “Va bene, volante. Ammetto che Hajime non ha tutti i torti nel dire che il viaggio sarà lungo, e io e te non abbiamo cominciato nel migliore dei modi, ma siamo ancora in tempo per rimediare, che ne dici?”
L’Elemento d’Aria non rispose subito, come se stesse valutando le sue parole, poi si volse per incrociare il suo sguardo. “Io non ti sono simpatico, vero?”. L'altro si passò una mano nei lunghi capelli scuri, cambiando posizione.
“Ma non è che non mi sei simpatico tu in quanto… tu! Ma in quanto volante!” Assunse un’espressione disgustata “Detesto quelli come te! Mi irritano: sempre così pacifici, sorridenti, imperturbabili. Mi date l’orticaria! Avete quella perenne aria di arrogante ingenuità verso ciò che vi circonda…”
Yuzo lo interruppe, scuotendo il capo. “Non criticare ciò che siamo senza conoscere ciò che si cela dietro di noi” spiegò con calma “Il nostro autocontrollo è frutto di rigore e disciplina; meditazione portata avanti fin dal Livello Asylum Lower.” E sospirò profondamente, mentre l’altro continuava ad ascoltarlo. “L’Aria è un Elemento fin troppo mutevole che non deve essere utilizzato da persone interiormente instabili: potrebbe avere effetti devastanti. Quindi, il nostro essere irreprensibili non è dovuto ad un atteggiamento di superiorità nei confronti degli altri, solo… non possiamo permetterci di perdere la lucidità delle nostre azioni.”
Mamoru si strinse nelle spalle, apparendo alquanto scettico alle sue parole, infatti disse: “Sarà come dici tu, ma mi date sui nervi.” Poi abbozzò un sorriso sghembo. “Vedremo se saprai farmi cambiare idea, ne abbiamo di tempo” Gli tese la mano. “Tregua?”
Yuzo rispose al suo sorriso. In fondo, Mamoru non era poi così male come sembrava, certo il suo carattere non brillava per la cortesia, però… chissà che sotto la scorza ruvida non fosse così aspro come dava a vedere.
“Tregua” confermò stringendo le sue dita.

Alta la Luna sulla capitale
sono ancora lontane le forze del Male.
E ognuno ricerca dell’altro il pregio,
tra soffi di vento e fior di ciliegio.


[1]DOGE: la figura del Doge mi è stata ispirata dalla storia nostrana! XD Ma, in accezione obsoleta, sta anche a significare ‘comandante’, ‘capo’ (cfr De Mauro on-line). Il nome mi piaceva e visto che mi serviva una ‘carica pubblica’, per coloro che ricoprivano i ruoli di comando delle varie città appartenenti al regno degli Ozora, ho voluto ‘prenderlo in prestito’ dalla storia italiana dell’VIII / XVIII secolo. Come si vedrà nel proseguimento della storia, i Doge sono funzionari che tramandano la loro carica in maniera ereditaria e si occupano di far rispettare le leggi del Re nelle città a loro affidate. Hanno al loro servizio tre o quattro sottofunzionari (burocraziiiiiia! Anche su Elementia c’è la burocraziiiiiia!) e una guarnigione dell’Armata Reale che prende il nome di Guardia Cittadina.


…Il Giardino Elementale…

Finalmente i nostri eroi hanno avuto modo di conoscersi, per quanto non per tutti siano stati rosa e fiori.
Cosa riserverà loro questo viaggio dall’esito incerto?
E gli Elementi di Aria e Fuoco riusciranno ad appianare le loro innumerevoli divergenze, mantenendo fede alla ‘tregua’ stabilita?
Ma, soprattutto, gli Elementi di Terra ed Acqua sapranno tenerli a bada?
L’avventura comincia da qui…

Galleria di Fanart (una nuova fanart)

- L’Elemento di Fuoco Mamoru Izawa

L'Enciclopedia Elementale (nessuna aggiunta):

1) Enciclopedia Elementale – Volume Primo: Le Scuole Elementali e l’AlfaOmega

2) Enciclopedia Elementale – Volume Secondo: Elementia: storia e caratteristiche

  • Capitolo 1: La Storia
  • Capitolo 2: La Magia in Elementia
  • Capitolo 3: Le Divinità di Elementia


  • Angolino del “Grazie, lettori, grazie! XD”:

    Akuma: T___T ogni tua recensione mi commuove perché sei sempre fin troppo gentile con me e la cosa non può che farmi un piacere immenso.
    Testaccia com’è, Napoleon non poteva non essere un Magister del Fuoco. XD e giusto per sottolineare la loro opposizione di condotta: Pierre è Magister dell’Aria! XD
    E Kira ce lo vedevo benissimo circondato da alambicchi e cianfrusaglie varie, sempre con la sua barbetta incolta ed i capelli spettinati a mo’ di scienziato pazzo! XD
    Il capitolo appena terminato possiamo dire che è un po’ di ‘transizione’: ‘sti poveri figli devono avere un momento di calma, prima che incomincino i guai seri, o no?! XDDDDD
    (R&R, ovviamente, sono affiancati! XDDDDD)

    Solarial: Ammurina!*_* grazie mille per i tuoi complimenti! Se c'è una cosa che adoro in questo genere di fic è proprio creare l'ambientazione! XDDDD E, soprattutto, sono contenta quando il lavoro fatto viene apprezzato! T___T grazie anche a te, cara! Sono contenta di riuscire a strapparti anche qualche sorrisino *______*

       
     
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